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Autore: _YeongWonhi_    31/12/2010    6 recensioni
Quando odi una persona non puoi farci niente,l’odio è un sentimento che viene pur sempre dal cuore,e a quest’ultimo non si comanda. Nessuno può farmene una colpa. E fin qui niente problemi,a parte la mia ostinazione nei confronti del mio “patrigno” ,più grande di me solo di qualche anno. I problemi si fanno vivi quando l’odio tramuta in amore,un amore impossibile,complicato. Non posso amare il presunto "fidanzato" di mia madre!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie alle recensitrici :memy881, Kyara Agatha Mainlander,Jiada95,Veri_995....   Sono felice che la storia vi piaccia,spero continuerete a leggerla... ^_^
Grazie anche a chi legge e basta...


BUONA LETTURAAAAAA!! KUSSEN,Alice...

CAPITOLO 2:

 

Purtroppo il giorno che io paragonavo alla mia condanna era giunto. Mia madre mi aveva costretto a fare le valigie contro la mia volontà. Non avevo molto da portarmi dietro,ma mi ero ostinata tantissimo nel raccogliere tutte le foto di famiglia e nasconderle nel diario di scuola. Odiavo questa nuova vita,odiavo tutto ciò che mi stava capitando. Il mio unico desiderio era quello di scappare,di farmi una nuova vita. Ma ovviamente non mi era possibile,non mi era possibile niente,e questo lo detestavo.

-“Sei pronta?” mi chiese Jessica,ormai volevo smetterla di considerarla una madre.

-“Si.” Mi limitai a dire solo questo monosillabo,lo sconforto mi dominava senza ostacoli. Ogni speranza sembrava vacillare ed andare in frantumi. Ogni cosa sembrava perdere significato. Mi sarebbe toccato voltare le spalle al passato,come stava facendo Jessica. Ma lei non sapeva che io non avrei mai dimenticato mio padre,e non doveva farlo nemmeno lei. Avrei fatto di tutto per impedirglielo.

-“Andiamo!” esclamò altezzosa. Io uscii svogliatamente dalla mia camera,che probabilmente sarebbe stata di qualcun altro ora. Stava succedendo tutto troppo in fretta. Salimmo in macchina senza proferire una singola parola. Solo che il silenzio mi deprimeva ancora di più,così decisi di farmi coraggio.

-“Posso sapere come lo hai conosciuto?”chiesi.

-“Non è importante.” Disse scontrosa.

-“Io direi che devo saperlo!” insistetti.

-“E va bene! Lui è chitarrista,fa parte di un gruppo famoso,ed io sono un’intervistatrice.”

-“Da quando? Credo di essermi persa qualcosa.” Rimasi stupita da quell’affermazione,non mi aveva detto niente. Così volli approfondire l’argomento.

-“Da qualche mese! Fatto sta che l’ho incontrato.”

-“Come hai fatto ad ottenere quel lavoro? E come mai lui,un bel ragazzo giovane,avrebbe dovuto interessarsi a te?”

-“Ho ottenuto quel lavoro grazie a delle conoscenze. E comunque non ha importanza. E si è interessato a me per la mia bellezza.” Disse con una smorfia.

-“Che sei bella non ci sono dubbi,ma mi sembra strano che punti sulle donne più grandi.”

-“Noi donne abbiamo più esperienza,è normale che i ragazzi rimangano affascinati da noi. Soprattutto se abbiamo una certa età e la nostra bellezza rimane intatta,impedendo di intuirne l’età.”

-“Se lo dici te.” Dissi sgarbatamente. La situazione mi sembrava troppo strana. Lui potrebbe essere stato il mio ragazzo in base all’età,non il suo. Fatto sta che mi stava già antipatico. Anche se non lo conoscevo ero già ostile a costui. Solo per il semplice fatto che avrebbe dovuto sostituire mio padre.

-“Ma la nostra casa che fine farà?” chiesi poi,emergendo dai miei pensieri contrastanti.

-“L’ho messa in affitto per guadagnarci qualche soldo,così se qualcosa dovesse andare storta potremmo tornare là. Ovviamente non sono così scema da venderla.” Rispose con fare ovvio. “Peccato che era scema per altre cose” mi ritrovai a pensare.

-“Dove abita?” domandai.

-“Qui a Magdeburgo. Ci vuole solo un quarto d’ora da casa nostra. Quindi stai tranquilla,Evelyn!”

-“Mai stata così tranquilla.” Replicai sarcastica. Poi,ormai stufa della conversazione,presi l’mp3 e cominciai a lasciarmi cullare dalle note della musica a tutto volume. Nemmeno il tempo di ascoltare due canzoni per intero che la macchina si arrestò di colpo,facendomi quasi spaventare. La mano di Jessica mi strappò la cuffia dall’orecchio per dirmi un semplice:

-“Siamo arrivati!”. Innervosita da quel gesto irruente scesi dall’auto prendendo le mie valige. La casa che ebbi davanti agli occhi era una villetta dalle modeste dimensioni,e dovetti ammettere che era bellissima,ulteriore prova della ricchezza di Tom. Jessica si precipitò al cancello,suonando insistentemente il campanello. Io fossi stata in lui sarei uscita a l’avrei strozzata. Una faccia a me conosciuta fece capolino dalla porta,con uno sguardo felice,troppo felice.

-“Jessica,finalmente sei arrivata. Ti stavamo aspettando!” esclamò il ragazzo. L’avevo già visto un miliardo di volte in televisione,ma vederlo dal vivo faceva un altro effetto. Era davvero bello. Giunse a passo lento e armonioso fino a noi e ci aprì il cancello. Salutò mia madre con un bacio sulla guancia. Poi si voltò verso di me,porgendomi una mano,che io strinsi di malavoglia.

-“Piacere! Sono Bill Kaulitz,cantante…” cominciò la sua presentazione.

-“Si,lo so chi sei.” Lo interruppi innervosita “Piacere! Evelyn!”

-“Hai un bel nome.” Provò a mostrarsi gentile,ma sapevo che in fondo,dopo la mia rispostaccia,non gli stavo più simpatica.

-“Seguitemi!” aggiunse poi “Mio fratello è dentro e vi stava aspettando.”

-“Sei per caso il maggiordomo?” sbottai divertita,sembrava decisamente un cameriere.

-“Spiritosa.” Disse,assumendo un’espressione contrariata al mio comportamento.

-“Evelyn! Smettila immediatamente!” mi rimproverò Jessica.

-“Agli ordini,capitana.” Ribattei,ero stufa di obbedire ad ogni sua parola.

-“Che caratterino!” borbottò Bill.

-“Qualche problema?” chiesi,dimostrando di averlo sentito.

-“No,sono abituato a certi atteggiamenti da bimbetta!” rispose pronto. Primo colpo affondato. Allora anche lui sapeva rispondere,non lo avrei mai detto.

-“Cominci a farti intendere.” Notai sorridendogli amichevolmente. Se prima mi sembrava altezzoso,ora mi iniziava a stare simpatico. Lui ricambiò il sorriso e ci accompagnò all’interno della casa,sotto lo sguardo infastidito di mia madre. La sala era la prima stanza visibile appena entrati,dalle dimensioni piuttosto grandi e dai colori accoglienti. Forse non sarebbe stato così tremendo vivere qui. Ma cambiai subito idea quando vidi la figura di Tom venirci incontro.

-“Ciao Jessica!” esclamò felice,abbracciando calorosamente la donna al mio fianco. Poi il suo sguardo si posò su di me,e provai un brivido di rabbia dentro,sembrava che mi stesse ispezionando con quei suoi occhi color nocciola.

-“Tu dovresti essere Evelyn,giusto?” chiese amichevole.

-“Si,e tu dovresti essere Tom.” dissi priva di intonazione.

-“Ehm..si.” rispose intimidito dal mio atteggiamento indifferente.

-“Bene,ora che siamo tutti insieme parliamo un po’.” Propose Jessica. Io la fulminai con lo sguardo,senza guardarla veramente.

-“Io non ne ho voglia. Bill,non è che potresti mostrarmi qual è la mia stanza,per favore?” chiesi gentilmente. Il gemello moro mi stava simpatico,per il semplice motivo che non avrebbe dovuto sostituire nessuno nella mia vita. Tom rimase allibito di fronte alla mia contrarietà. Speravo avesse già capito che con me non sarebbe mai riuscito ad instaurare un buon rapporto.

-“Certo. Se vuoi ti porto anche le valige!” propose.

-“No,grazie. Faccio da sola.” Replicai. Poi lo seguii per un lungo corridoio,fino ad arrivare davanti ad una porta.

-“Questa è la tua stanza,è accanto alla mia.” Disse indicando una porta laterale a quella di fronte a me. “Se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi.”

-“Perfetto!” esclamai. “Potresti aiutarmi a sistemare le mie cose?” domandai poi.

-“D’accordo. Mi auguro solo che non siano troppe.” Disse,grattandosi il collo.

-“Tranquillo.” Insistetti. Poi aprii la porta trascinando le due uniche valige che avevo al suo interno. La camera non era niente male,le pareti erano azzurre e donavano un senso di pace estrema. Il letto posizionato al centro aveva l’aspetto di essere molto comodo e soffice. Gli armadi ai lati erano in legno chiaro,belli,e spaziosi.

-“Ti piace?” chiese speranzoso Bill.

-“Si si. Va benissimo.” Risposi,cercando di essere il più gentile possibile. Poi cominciammo a disfare le valige. Osservai i modi di fare di Bill e li apprezzai sin da subito,sembrava un ragazzo a posto,con la testa sulle spalle.

-“Chi è quest’uomo?” domandò incuriosito,indicando la persona in una foto sbiadita dal tempo. Non riuscii ad impedire che una lacrima attraversasse la mia guancia.

-“Quello è mio padre,è morto.” Dissi,asciugandomi velocemente.

-“Oh…lo so…” disse,seriamente dispiaciuto di aver sollevato la questione.

-“Non ti preoccupare. Non è colpa tua.”cercai di tranquillizzarlo con un sorriso dolce,e ci riuscii.

-“Continuiamo a sistemare le cose!” esclamò lui,riprendendo vitalità. Non me lo feci ripetere una volta e riprendemmo il nostro lavoro,che venne portato a termine nel giro di mezz’ora nemmeno.

-“Posso farti una domanda?” chiesi improvvisamente.

-“Si,anche più di una.” Rispose tranquillamente.

-“Come mai tuo fratello si è interessato a mia madre?”

-“Oh,bella domanda. Lui è sempre stato considerato il donnaiolo della band,insieme a Georg,il nostro bassista,i giornali creavano molte fantasie su ciò. Lui ormai era stufo così ha deciso di trovare una donna che stesse al suo fianco. I giornali ne parleranno molto,facendo sparire la figura del “sexgott”.”

-“Ma Jessica le piace davvero? E poi perchè proprio lei,che è più grande di nove anni?”

-“Da come lo conosco si. Ma non si tratta di amore,non ancora. Comunque perchè è la donna che ha incontrato al momento giusto,a quanto pare. Nel senso che quando ha deciso di cercarne una,è arrivata lei. Come se l'avesse deciso il destino.”

-“Ah...Comunque menomale che non è amore per ora.” Dissi sospirando.

-“Perché?” domandò incuriosito da tale affermazione. Non volevo che sapesse tutta la storia,ma mi ritrovai ugualmente a parlargliene,forse come sfogo.

-“Perché mio padre è morto solo un anno fa,e io non voglio che venga rimpiazzato così facilmente. Mi dispiace ma io odio tuo fratello,lo odio perché dovrebbe prendere il posto di mio padre. Quando scommetto che non sa neanche cosa vuol dire tale responsabilità!”

-“Ti capisco,ma non puoi odiarlo per questo. Non è colpa di Tom.”

-“Non mi interessa di chi è la colpa. I fatti sono questi,e non possono cambiare.”

-“Come vuoi…Però non odi anche me,vero?”

-“No..per ora. Diciamo che mi stai leggermente simpatico. Almeno questa è un impressione.” Dissi divertita.

-“Come leggermente?!” replicò,fingendosi offeso.

-“Ti conosco da appena un’ora,devo ancora identificare il tuo carattere.” Mi spiegai con facilità.

-“Hai ragione.” Disse,per poi alzarsi dal letto sul quale ci eravamo seduti.

-“Dove vai?” chiesi curiosa.

-“A vedere come procede di là.” Rispose “Vuoi venire anche te?”

-“No,grazie. Rimango in camera a fissare il soffitto.” Dissi.

-“Come ti pare…A più tardi.” furono le ultime parole che sentii,seguite dal cigolare della porta che si chiudeva sul pavimento. Poi ripresi l’mp3,mi sdraiai sul letto e cominciai a canticchiare le canzoni che si susseguivano lentamente.

 

 

 

   
 
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