Grazie anche a chi legge e basta...
BUONA LETTURAAAAAA!! KUSSEN,Alice...
CAPITOLO
2:
Purtroppo
il giorno
che io paragonavo alla mia condanna era giunto. Mia madre mi aveva
costretto a
fare le valigie contro la mia volontà. Non avevo molto da
portarmi dietro,ma mi
ero ostinata tantissimo nel raccogliere tutte le foto di famiglia e
nasconderle
nel diario di scuola. Odiavo questa nuova vita,odiavo tutto
ciò che mi stava
capitando. Il mio unico desiderio era quello di scappare,di farmi una
nuova
vita. Ma ovviamente non mi era possibile,non mi era possibile niente,e
questo
lo detestavo.
-“Sei
pronta?” mi
chiese Jessica,ormai volevo smetterla di considerarla una madre.
-“Si.”
Mi limitai a
dire solo questo monosillabo,lo sconforto mi dominava senza ostacoli.
Ogni speranza
sembrava vacillare ed andare in frantumi. Ogni cosa sembrava perdere
significato. Mi sarebbe toccato voltare le spalle al passato,come stava
facendo
Jessica. Ma lei non sapeva che io non avrei mai dimenticato mio padre,e
non
doveva farlo nemmeno lei. Avrei fatto di tutto per impedirglielo.
-“Andiamo!”
esclamò
altezzosa. Io uscii svogliatamente dalla mia camera,che probabilmente
sarebbe
stata di qualcun altro ora. Stava succedendo tutto troppo in fretta.
Salimmo in
macchina senza proferire una singola parola. Solo che il silenzio mi
deprimeva
ancora di più,così decisi di farmi coraggio.
-“Posso
sapere come
lo hai conosciuto?”chiesi.
-“Non
è importante.” Disse
scontrosa.
-“Io
direi che devo
saperlo!” insistetti.
-“E
va bene! Lui è
chitarrista,fa parte di un gruppo famoso,ed io sono
un’intervistatrice.”
-“Da
quando? Credo di
essermi persa qualcosa.” Rimasi stupita da
quell’affermazione,non mi aveva
detto niente. Così volli approfondire l’argomento.
-“Da
qualche mese! Fatto
sta che l’ho incontrato.”
-“Come
hai fatto ad
ottenere quel lavoro? E come mai lui,un bel ragazzo giovane,avrebbe
dovuto
interessarsi a te?”
-“Ho
ottenuto quel
lavoro grazie a delle conoscenze. E comunque non ha importanza. E si
è
interessato a me per la mia bellezza.” Disse con una smorfia.
-“Che
sei bella non
ci sono dubbi,ma mi sembra strano che punti sulle donne più
grandi.”
-“Noi
donne abbiamo
più esperienza,è normale che i ragazzi rimangano
affascinati da noi.
Soprattutto se abbiamo una certa età e la nostra bellezza
rimane intatta,impedendo
di intuirne l’età.”
-“Se
lo dici te.” Dissi
sgarbatamente. La situazione mi sembrava troppo strana. Lui potrebbe
essere
stato il mio ragazzo in base all’età,non il suo.
Fatto sta che mi stava già
antipatico. Anche se non lo conoscevo ero già ostile a
costui. Solo per il
semplice fatto che avrebbe dovuto sostituire mio padre.
-“Ma
la nostra casa
che fine farà?” chiesi poi,emergendo dai miei
pensieri contrastanti.
-“L’ho
messa in
affitto per guadagnarci qualche soldo,così se qualcosa
dovesse andare storta
potremmo tornare là. Ovviamente non sono così
scema da venderla.” Rispose con
fare ovvio. “Peccato che era scema per altre cose”
mi ritrovai a pensare.
-“Dove
abita?”
domandai.
-“Qui
a Magdeburgo. Ci
vuole solo un quarto d’ora da casa nostra. Quindi stai
tranquilla,Evelyn!”
-“Mai
stata così
tranquilla.” Replicai sarcastica. Poi,ormai stufa della
conversazione,presi l’mp3
e cominciai a lasciarmi cullare dalle note della musica a tutto volume.
Nemmeno
il tempo di ascoltare due canzoni per intero che la macchina si
arrestò di
colpo,facendomi quasi spaventare. La mano di Jessica mi
strappò la cuffia dall’orecchio
per dirmi un semplice:
-“Siamo
arrivati!”. Innervosita
da quel gesto irruente scesi dall’auto prendendo le mie
valige. La casa che
ebbi davanti agli occhi era una villetta dalle modeste dimensioni,e
dovetti
ammettere che era bellissima,ulteriore prova della ricchezza di Tom.
Jessica si
precipitò al cancello,suonando insistentemente il
campanello. Io fossi stata in
lui sarei uscita a l’avrei strozzata. Una faccia a me
conosciuta fece capolino
dalla porta,con uno sguardo felice,troppo felice.
-“Jessica,finalmente
sei arrivata. Ti stavamo aspettando!” esclamò il
ragazzo. L’avevo già visto un
miliardo di volte in televisione,ma vederlo dal vivo faceva un altro
effetto. Era
davvero bello. Giunse a passo lento e armonioso fino a noi e ci
aprì il
cancello. Salutò mia madre con un bacio sulla guancia. Poi
si voltò verso di
me,porgendomi una mano,che io strinsi di malavoglia.
-“Piacere!
Sono Bill
Kaulitz,cantante…” cominciò la sua
presentazione.
-“Si,lo
so chi sei.” Lo
interruppi innervosita “Piacere! Evelyn!”
-“Hai
un bel nome.” Provò
a mostrarsi gentile,ma sapevo che in fondo,dopo la mia rispostaccia,non
gli
stavo più simpatica.
-“Seguitemi!”
aggiunse poi “Mio fratello è dentro e vi stava
aspettando.”
-“Sei
per caso il
maggiordomo?” sbottai divertita,sembrava decisamente un
cameriere.
-“Spiritosa.”
Disse,assumendo
un’espressione contrariata al mio comportamento.
-“Evelyn!
Smettila immediatamente!”
mi rimproverò Jessica.
-“Agli
ordini,capitana.” Ribattei,ero stufa di obbedire ad ogni sua
parola.
-“Che
caratterino!”
borbottò Bill.
-“Qualche
problema?”
chiesi,dimostrando di averlo sentito.
-“No,sono
abituato a
certi atteggiamenti da bimbetta!” rispose pronto. Primo colpo
affondato. Allora
anche lui sapeva rispondere,non lo avrei mai detto.
-“Cominci
a farti intendere.”
Notai sorridendogli amichevolmente. Se prima mi sembrava altezzoso,ora
mi
iniziava a stare simpatico. Lui ricambiò il sorriso e ci
accompagnò all’interno
della casa,sotto lo sguardo infastidito di mia madre. La sala era la
prima
stanza visibile appena entrati,dalle dimensioni piuttosto grandi e dai
colori
accoglienti. Forse non sarebbe stato così tremendo vivere
qui. Ma cambiai
subito idea quando vidi la figura di Tom venirci incontro.
-“Ciao
Jessica!” esclamò
felice,abbracciando calorosamente la donna al mio fianco. Poi il suo
sguardo si
posò su di me,e provai un brivido di rabbia dentro,sembrava
che mi stesse
ispezionando con quei suoi occhi color nocciola.
-“Tu
dovresti essere
Evelyn,giusto?” chiese amichevole.
-“Si,e
tu dovresti
essere Tom.” dissi priva di intonazione.
-“Ehm..si.”
rispose
intimidito dal mio atteggiamento indifferente.
-“Bene,ora
che siamo
tutti insieme parliamo un po’.” Propose Jessica. Io
la fulminai con lo
sguardo,senza guardarla veramente.
-“Io
non ne ho
voglia. Bill,non è che potresti mostrarmi qual è
la mia stanza,per favore?”
chiesi gentilmente. Il gemello moro mi stava simpatico,per il semplice
motivo
che non avrebbe dovuto sostituire nessuno nella mia vita. Tom rimase
allibito
di fronte alla mia contrarietà. Speravo avesse
già capito che con me non
sarebbe mai riuscito ad instaurare un buon rapporto.
-“Certo.
Se vuoi ti
porto anche le valige!” propose.
-“No,grazie.
Faccio da
sola.” Replicai. Poi lo seguii per un lungo corridoio,fino ad
arrivare davanti
ad una porta.
-“Questa
è la tua
stanza,è accanto alla mia.” Disse indicando una
porta laterale a quella di
fronte a me. “Se hai bisogno di qualcosa sai dove
trovarmi.”
-“Perfetto!”
esclamai. “Potresti aiutarmi a sistemare le mie
cose?” domandai poi.
-“D’accordo.
Mi auguro
solo che non siano troppe.” Disse,grattandosi il collo.
-“Tranquillo.”
Insistetti.
Poi aprii la porta trascinando le due uniche valige che avevo al suo
interno. La
camera non era niente male,le pareti erano azzurre e donavano un senso
di pace
estrema. Il letto posizionato al centro aveva l’aspetto di
essere molto comodo
e soffice. Gli armadi ai lati erano in legno chiaro,belli,e spaziosi.
-“Ti
piace?” chiese
speranzoso Bill.
-“Si
si. Va benissimo.”
Risposi,cercando di essere il più gentile possibile. Poi
cominciammo a disfare
le valige. Osservai i modi di fare di Bill e li apprezzai sin da
subito,sembrava un ragazzo a posto,con la testa sulle spalle.
-“Chi
è quest’uomo?”
domandò incuriosito,indicando la persona in una foto
sbiadita dal tempo. Non riuscii
ad impedire che una lacrima attraversasse la mia guancia.
-“Quello
è mio
padre,è morto.” Dissi,asciugandomi velocemente.
-“Oh…lo
so…”
disse,seriamente dispiaciuto di aver sollevato la questione.
-“Non
ti preoccupare.
Non è colpa tua.”cercai di tranquillizzarlo con un
sorriso dolce,e ci riuscii.
-“Continuiamo
a
sistemare le cose!” esclamò lui,riprendendo
vitalità. Non me lo feci ripetere
una volta e riprendemmo il nostro lavoro,che venne portato a termine
nel giro
di mezz’ora nemmeno.
-“Posso
farti una
domanda?” chiesi improvvisamente.
-“Si,anche
più di
una.” Rispose tranquillamente.
-“Come
mai tuo
fratello si è interessato a mia madre?”
-“Oh,bella
domanda. Lui
è sempre stato considerato il donnaiolo della band,insieme a
Georg,il nostro
bassista,i giornali creavano molte fantasie su ciò. Lui
ormai era stufo così ha
deciso di trovare una donna che stesse al suo fianco. I giornali ne
parleranno
molto,facendo sparire la figura del
“sexgott”.”
-“Ma
Jessica le piace
davvero? E poi perchè proprio lei,che è
più grande di nove anni?”
-“Da
come lo conosco
si. Ma non si tratta di amore,non ancora. Comunque perchè
è la donna che ha incontrato al momento giusto,a quanto
pare. Nel senso che quando ha deciso di cercarne una,è
arrivata lei. Come se l'avesse deciso il destino.”
-“Ah...Comunque
menomale che non è amore per ora.” Dissi
sospirando.
-“Perché?”
domandò
incuriosito da tale affermazione. Non volevo che sapesse tutta la
storia,ma mi
ritrovai ugualmente a parlargliene,forse come sfogo.
-“Perché
mio padre è
morto solo un anno fa,e io non voglio che venga rimpiazzato
così facilmente. Mi
dispiace ma io odio tuo fratello,lo odio perché dovrebbe
prendere il posto di
mio padre. Quando scommetto che non sa neanche cosa vuol dire tale
responsabilità!”
-“Ti
capisco,ma non
puoi odiarlo per questo. Non è colpa di Tom.”
-“Non
mi interessa di
chi è la colpa. I fatti sono questi,e non possono
cambiare.”
-“Come
vuoi…Però non
odi anche me,vero?”
-“No..per
ora. Diciamo
che mi stai leggermente simpatico. Almeno questa è un
impressione.” Dissi divertita.
-“Come
leggermente?!”
replicò,fingendosi offeso.
-“Ti
conosco da
appena un’ora,devo ancora identificare il tuo
carattere.” Mi spiegai con
facilità.
-“Hai
ragione.” Disse,per
poi alzarsi dal letto sul quale ci eravamo seduti.
-“Dove
vai?” chiesi
curiosa.
-“A
vedere come
procede di là.” Rispose “Vuoi venire
anche te?”
-“No,grazie.
Rimango in
camera a fissare il soffitto.” Dissi.
-“Come
ti pare…A più
tardi.” furono le ultime parole che sentii,seguite dal
cigolare della porta che
si chiudeva sul pavimento. Poi ripresi l’mp3,mi sdraiai sul
letto e cominciai a
canticchiare le canzoni che si susseguivano lentamente.