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Autore: gaeshi    30/12/2010    0 recensioni
I ragazzi dell'Organizzazione XIII sono riusciti ad avere un cuore. Tutto sembra andare bene, la vita scorre tranquilla... Ma una notte un nuovo, potentissimo nemico fa irruzione nel castello e compie un osceno rapimento.
Mentre gli ex-Nobodies rimasti corrono a salvare i propri compagni, la grande clessidra fa scorrere i suoi neri granelli...
Seguito di "Nobody's tears", riassunta brevemente all'inizio del testo.
Genere: Avventura, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Premessa:
Questa fanfic è il seguito di "Nobody's Tears", che ho pubblicato anni fa sempre qui su EFP. Non è necessario averla letta per comprendere la storia, ma essendo presente un nuovo personaggio ho pensato di riassumerla in breve qui sotto:

Demyx e Zexion, incaricati da Xemnas, trovano Ayda, un Nessuno dai poteri molto simili a quelli del Superiore dotata di uno straordinario talento per la musica. La convincono ad entrare nell'Organizzazione XIII con il nuovo nome di Dayax, la Sinfonia di Lame.
Mentre la ragazza si abitua alla sua nuova vita e stringe un forte legame con i due che l'hanno trovata, la storia gira i suoi ingranaggi; Zexion viene inviato al Castello dell'Oblio, dove perderà la vita assieme a gran parte dell'Organizzazione.
Anche grazie a questa perdita il legame fra Demyx e Dayax si fa sempre più forte; essi diventano l'uno il cuore dell'altra, secondo la teoria di Marluxia: "Io dico che noi ce l'abbiamo un cuore! Esso prende forma nelle persone a cui teniamo di più! Io avevo un cuore... Larxene... E me l'hanno portata via!"
Per uno screzio con Saix Demyx è inviato alla Fortezza Oscura ad affrontare Sora da solo; Dayax cerca di raggiungerlo, ma arriva troppo tardi. I due fanno appena in tempo a dichiararsi il proprio amore, prima che il ragazzo scompaia affidando all'altra il suo sitar. La fanciulla combatte contro il Custode per vendicare il suo amato, ma giunta al momento del colpo di grazia preferisce risparmiarlo, affidandogli l'incarico di trovare un modo per resuscitare i Nessuno.
Il tempo continua a scorrere, e giunge il momento degli ultimi scontri nel Mondo che Non Esiste; intanto Dayax si esercita con lo strumento di Demyx, e si rende conto che unendo ad esso i suoi poteri è in grado di creare delle copie perfette di tutti i suoi compagni. Mentre suona, un sogno strano in cui rivede tutti gli amici scomparsi le suggerisce di recarsi all'Altare del Niente...
...Dove trova Ansem che cerca di codificare Kingdom Hearts. L'apparecchio esplode, Dayax viene travolta, ma invece di morire scopre con sorpresa che... Ha un cuore! Si reca quindi da Xemnas, che si stava preparando per la battaglia finale, ed evocando le copie di tutti i membri dell'Organizzazione, utilizza la sua energia per donare a ciascuna di esse un nuovo cuore.
Giorni dopo, miracolosamente, Dayax si sveglia: tutto è finito per il meglio, gli innamorati (Marluxia e Larxene, Saix e Xemnas) si sono ritrovati...
Happy ending. Per ora.


CAPITOLO 1



“Allora, ci siamo?”
“Sì, è tutto pronto Marl. Possiamo procedere.”
“Sicuri che non ci riempiranno di botte?”
“No, per niente. Ma non ti preoccupare Demmy, come scappi tu non c’è nessun altro!”
“Vai al diavolo Axel. E smettila di chiamarmi Demmy, è un nome idiota”
“Piantatela, voi due. Si va in scena! Meno tre... Due... Uno...”

La pacifica quiete del castello venne infranta dal prepotente suono della sirena d’allarme. Le reazioni dei suoi occupanti, o almeno di quelli che fino a qualche istante prima dormivano sonni tranquilli, non si fecero attendere.
Il corridoio su cui si affacciavano le stanze degli ex-Nobodies si affollò ben presto di gente in tenuta da notte e armi spianate, con espressioni più o meno preoccupate-confuse-seccate.
“Che succede? Chi c’è?” sbraitò Xaldin, i capelli sciolti con i dreadlocks che ricadevano scomposti sul villoso petto nudo.
“Bei boxer, amico” sghignazzò Xigbar riferendosi alla biancheria color acquamarina del Feroce Lanciere, il quale ricambiò con uno sguardo assai torvo prima di rientrare svelto nella sua stanza cercando un paio di pantaloni.
“Non mi sembra il momento, signori. Forza, muoviamoci e vediamo che sta succedendo.”
L’intervento di Saix sembrò calmarli, anche se Xigbar dovette trattenersi dal ridere del suo pigiama blu decorato con mezzelune gialle.
“Dov’è Demyx?” chiese Dayax, notando che il suo ragazzo mancava all’appello.
“Non c’è nemmeno Marluxia. Né Axel! Non possono essere ancora a letto, quella sirena spaccherebbe i timpani ad un morto!” strepitò una bionda che indossava una provocante camicetta da notte color crema.
“Larxene ha ragione. Umh...” esclamò Zexion “Andiamo nella Sala Maggiore, vediamo se la mia intuizione è giusta...”
Perplessi, tutti e dieci corsero, alcuni senza abbandonare le armi, e quando ebbero raggiunto la stanza più grande del Castello vennero accolti da un festante coretto:
“PIGIAMA PARTY!!!”

“Ammettilo Demyx, è stata tua l’idea”
“Cosa? Mia? Io non c’entro, la colpa è di Axel. Ha smanettato lui con l’impianto d’allarme, io ho solo procurato stereo e musica...”
“Mh? Sicuro?”
“Ma sì piccola, credimi... O questa festa ti sembra brutta?”
La ragazza rise, continuando a ballargli vicino.
“Affatto! Volevo solo sapere con chi complimentarmi per la trovata geniale!”
“Ah, grazie allora, non è stato niente di che, li ho convinti in fretta a darmi una mano...”
La mora rise ancora, dandogli un buffetto sul naso.

Xigbar beveva appoggiato al muro, fissando la pista da ballo dove le coppiette aspettavano i lenti e dove i single smaltivano alcool o semplicemente si muovevano a ritmo di musica. Xaldin gli si avvicinò di soppiatto, e con tono ironicamente galante gli fece un mezzo inchino.
“Mi concede questo ballo, madamigella?”
“Sparisci, maniaco acquamarinato!” fu la risposta, seguita da una serie di risate che contagiarono entrambi.
Anche il Numero III stringeva una bottiglia, meno piena di quella dell’amico.
“Questa roba non è male, no?”
“Già. Peccato che sia quasi finita... Come facciamo? È una situazione d’emergenza!”
Xigbar lo guardò con l’unico occhio che faceva intuire un piano malvagio.
“C’è la riserva speciale di Vexen...”
“Uuuh, dici quella?”
“Proprio quella...”
“Eh, ma allora io e te non bastiamo! Lex! Lexaeus, vieni qua un attimo...”
Il colosso si allontanò dalle tartine e raggiunse i compagni, che subito lo presero sottobraccio, uno a destra e uno a sinistra.
“Ci serve il tuo aiuto”
“Il mio aiuto?”
“I tuoi muscoli, per essere più precisi”
L’uomo li guardò sospettoso; pericoli non ce n’erano, a giudicare dagli sguardi furbi che lanciavano quei due...
“Cos’avete in mente?”
“Ottima domanda! Seguici, su, andiamo a salvare questa festa...”

“Tu non balli, Vexen?”
“Hai anche voglia di sfottere, Zexion?” rispose imbronciato il vecchietto dal pigiama color carne “Ti sembra che uno come me possa divertirsi così? Tu, piuttosto, mi stupisci. Ti facevo un tipo più serio!”
Il ragazzo sbuffò esasperato.
“Uff, ma quanto la fai lunga! È solo una festicciola! Vai a dormire, se ti annoi tanto!”
“Sì, con la confusione che state facendo? Credo proprio che resterò qui e guarderò male tutti, finché il disagio che proverete vi spingerà ad andare a letto...”
L’altro scosse la testa con rassegnazione, allontanandosi da quel bilioso essere che stava mettendo in pratica quello che aveva appena detto... Senza –ovviamente- ottenere alcun risultato.

Axel si era improvvisato disc-jockey, e gestiva la musica come meglio poteva destreggiandosi fra le dozzine di dischi che aveva portato Demyx; ad un cenno di Marluxia, mise su un lento che fece sospirare di piacere Xemnas.
“Oooh, finalmente, ci voleva qualcosa di decente...”
Saix non commentò, avvicinandosi al suo compagno cingendogli il collo con le braccia. “Non porti il pigiama che ti ho regalato” gli sussurrò all’orecchio con fare malizioso, indicando la maglietta a righe blu e bianche e i calzoncini con lo stesso decoro che portava il Superiore.
Xemnas arrossì, non nascondendo però un sorrisetto.
“L’ ho messo a lavare... Ed è una fortuna, non credi?”
“Mpf. È bellissimo.”
“Lo so. Forse fin troppo... Non è molto adatto ad una festa... Pubblica…”
L’altro sorrise sornione, posandogli un lieve bacio sul collo bronzeo.

“Cara... Non credi che questa camicia da notte sia un po’ troppo scollata?”
“Colpa vostra. Se mi avessi avvertito sarei andata dormire con qualcosa di più coprente addosso!”
“Ma... Doveva essere una sorpresa...”
“Sì, sì... E intanto noi tutti pensavamo ad un attacco nemico. E in caso di attacco nemico non posso mica mettermi a pensare “Oh, si vedranno le mie stupende grazie?”... Sono uscita così com’ero! Ti stavo anche aspettando, per la cronaca!”
Marluxia ridacchiò, cingendo i fianchi della sua donna.
“Perdonami. Dovremo rimandare a più tardi...”
“Puoi starne certo!” rispose lei, dando un rapido schiaffo sul fondoschiena del rosato.

Un rumore di vetri e mattoni infranti spinse Axel ad interrompere bruscamente la musica.
“Avete sentito anche voi?”
Xaldin, Xigbar e Lexaeus si affrettarono a depositare le bottiglie che avevano trafugato, e corsero per raggiungere gli altri... Seppur con una buona dose di barcollii.
“Cos’è stato? Proveniva dalla torre Nord!” esclamò Luxord, precipitandosi alla finestra...
...E venendo sbalzato immediatamente indietro da un raggio violaceo che distrusse i vetri con grande clamore. Il biondo andò a sbattere contro la parete opposta, e lì rimase, privo di sensi.
“Ma che diavolo...”
Tutti si irrigidirono, concentrati sulla fonte dell’aggressione; per stendere uno di loro con un colpo solo non doveva essere un avversario da poco... E per decidere di attaccarli nel loro castello quando tutti vi erano riuniti poteva essere solo due cose: o un totale imbecille, o un combattente formidabile. Purtroppo fino a quel momento la seconda ipotesi era la più accreditata.

Colui che stavano aspettando non si fece attendere troppo a lungo.
“Bene, bene, bene... Ho interrotto qualcosa, vedo...”
Il ghigno compiaciuto deformava il viso di un uomo anziano, privo di capelli e di sopracciglia, dalla pelle olivastra e i lineamenti molto delicati, che lo facevano somigliare ad un manichino; gli occhi erano giallo ambra, e sembravano crepitare di lampi arancione mentre scrutavano gli occupanti della sala con aria maligna. Lo copriva interamente un mantello blu notte, che pareva intessuto di una sostanza più liquida che solida, anche se ai lembi poteva persino apparire gassosa.
Dayax deglutì; quel tizio non le piaceva neanche un po’, e lo sguardo che le aveva rivolto –più lungo di quelli riservati agli altri, eccezion fatta per Larxene- le provocava gelidi brividi lungo la schiena.
Demyx se ne accorse, e con aria minacciosa apostrofò il nuovo arrivato.
“Chi sei? Cosa vuoi da noi?”
L’uomo fluttuava a mezz’aria senza toccare il pavimento; alzò un dito, e subito un altro raggio colpì Demyx al petto, strappandogli la maglietta azzurra pur senza intaccare la pelle chiara del ragazzo.
“Demyx!” urlò Dayax, chinandosi sul giovane che aveva perso i sensi all’istante.
“No-no-no, non ci si rivolge così agli ospiti, giovanotto” lo rimbeccò, dedicandosi poi al resto del gruppo. “Quello che voglio per ora è poco... Due... Oggetti, sì, possiamo chiamarle così... Ma ben presto capirete qual è il mio scopo... E quei miseri cuori che avete così faticosamente ottenuto non vi serviranno più!”
Tutti sussultarono, premendosi una mano sul petto quasi in sincronia.

“Si può sapere chi sei, allora?” esclamò Xemnas, furioso per quell’invasione e preoccupato per le sue conseguenze.
“Chi è possiamo chiederglielo anche dopo! Forza mammolette, volete stare lì fermi ancora un po’?”
Con un urlo, Larxene si lanciò contro il nemico; la sua rapidità era universalmente riconosciuta, eppure lo strano individuo si spostava come se quelli che lo stavano sfiorando non fossero pericolosi pugnali elettrici, ma soffi di vento primaverile.
“Muori, muori, muori!”
“Oh, suvvia tesoro... Così mi faciliti solo il compito...”
Con uno scatto pressoché istantaneo, la sua mano si strinse attorno al delicato collo della bionda; la Ninfa Selvaggia rimase paralizzata, con gli occhi sbarrati, mentre i coltelli le svanivano tra le dita.
“Larxene!!!”
“Così... Brava... Mi piacciono quando sono aggressive... Ma è meglio se imparano in fretta anche a stare buone...”
Nel momento stesso in cui Marluxia stava per scagliare la sua falce, Larxene sparì nel nulla. Tutti ammutolirono, colti dalla sorpresa.
L’istante successivo Dayax cominciò a sollevarsi in aria; che la cosa non fosse volontaria era evidente, vista l’espressione terrorizzata che si era dipinta sul suo volto, ma il suo corpo sembrava impossibilitato a muoversi. I suoi occhi saettavano da un punto all’altro, in una muta richiesta dell’aiuto che nessuno sembrava riuscire a darle.
“Fermati, bastardo! Lasciala!” gridò Zexion, mentre scagliava le pagine del Lexicon contro quel nemico così insidioso.
“Risparmiami i tuoi foglietti, moccioso” fece lui con noncuranza deviandoli con una mano; strinse il pugno, e anche Dayax scomparve.

“Bene, i miei oggettini li ho presi...” ghignò “Potrei anche dirvi chi sono...”
Una risata malvagia gli sgorgò spontanea, e con tono trionfale declamò:
“Io sono la generazione di Luce e Ombra... Figlio delle Antitesi, e possessore del potere supremo... Sono Yaru! E voi, patetici rifiuti, abomini che i miei stessi genitori si sono rifiutati di riconoscere... Presto imparerete a sussurrare questo nome con sacro timore!”
Non aveva finito la frase, che Saix, Xigbar e Marluxia gli erano già sopra, le armi spianate, i volti contratti dalla rabbia. Il Claymore gli sfiorò il naso, mentre la falce lo passò da parte a parte... Senza incontrare alcuna resistenza.
“Non è possibile!” urlò Xigbar incredulo scaricandogli contro i suoi proiettili, che lo attraversarono come se fosse stato un banco di nebbia.
“Patetici, patetici... Ma ci rivedremo presto, non temete...”
Un ultima risata, e Yaru si dissolse nel nulla lasciando dietro di sé una profonda angoscia e un’ancor più grande preoccupazione.
  
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