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Autore: ka_chan87    12/12/2005    11 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ragasssuoli – non per niente sono romagnola! W le sss!! - Come state? Io non c’è male…! Cavolo, siamo già al 12 di dicembre (me molto felice – stato di ebbrezza dovuto al sabato scatenato che ho passato e alla meravigliosa “My Sharona” degli Status Quo che sto ascoltando…! – adoro l’inverno!) e Natale si avvicina – Natale = tanti $; tanti $= ‘svaligiamento ’ della fumetteria!!
Allora…il capitolo che vi accingete, oggi, a leggere – sempre se lo farete…mmmh, il pessimismo del mio maestro Leopardi mi tiene ancora sotto la sua influenza… - è abbastanza…no, anzi, è importante – o, almeno…a me pare importante…@__@ . perciò leggete con attenzione, eh?!
Cavolo, se bastava compiere gli anni per ricevere così tanti commenti – soprattutto da chi non aveva mai commentato! – potevate dirlo prima! Chissà se farete lo stesso per Natale…mmmh, una volta basta e avanza, eh? Q__Q
Comunque, lasciando perdere tutta sta marea di cavolate – oggi, a quanto pare, sono in vena… - passerei ai ringraziamenti – più che doverosi…: la new entry kiky85; cri-chan (Sai, il sapere che il salvataggio da parte di Kagome nei confronti di Shippo, almeno in te, abbia suscitato sorpresa…mi ha resa enormemente felice! – non per niente era il mio obiettivo…. Comunque sono contenta che anche a te sia piaciuto il cap.!); Topomouse; bea; Lorimhar (Allora…per te ci vorrebbe tipo un papiro ma cercherò di limitarmi…! Comunque, sì, magari – no magari…è proprio così – il mio non è uno dei nomi più belli sulla terra ma mi chiamo Francesca – scriverlo fa un effetto più brutto che sentirlo…-__-‘’’ – Intanto, poi, ti do tipo 1000 punti in più visto che ho trovato finalmente qualcun altro a cui piace vedere Kagome e Inuyasha litigare – forse, però, sono io che ho qualche problema… - ! Bella la parte sul Drago, eh? Anche a me è piaciuta molto – anche perché non è niente di così sdolcinato (Kagome ormai lo manda pure a quel paese ihihih!!), c’è la giusta miscela. Ma comunque…a parte i bellissimi commenti che mi lasci su questo sito – addirittura ti sei innamorato della ff…ma mi vuoi proprio far sciogliere -_^ - me ne hai lasciato un altro – altrettanto più che bello e, in un certo senso, quasi di propaganda – su manganet.it!! Ti giuro mi sono commossa! Sul quel sito, purtroppo, ho qualche problema ad aggiornare perché, come ho scritto nel commento che ho lasciato qualche giorno fa, non so perché, ma non mi carica mai i nuovi capitoli Q__Q! Sai che poi ho letto anche la ‘storia ’ a proposito del tuo nick? – io sto attenta a tutto eheh! – Proprio originale! Comunque anche io conosco Warcraft3 e concordo nel dire che è veramente un bellissimo gioco! Bè, direi che mi sono dilungata anche troppo, alla fine! Comunque grazie davvero, anche se hai cominciato a commentare dall’ottavo capitolo ti sei rivelato uno dei lettori più appassionati!^^); raska81 (Grazie per l’in bocca al lupo per le verifiche – non parliamo di quella di Diritto, però…un completo disastro. Ho pure sognato di prendere 5-- Q__Q!); Vale_chAn; Chiba ( Evvai, un’altra non- amante degli immediati innamoramenti tra Inuyasha e Kagome! Tranquilla: in questa ff non ci sarà – avvertito probabile e immediato linciamento da parte dei lettori amanti di quel ‘genere ’! – Scusate ma a me proprio non mi è passata nemmeno per l’anticamera del cervello di un innamoramento immediato tra Inuyasha e Kagome! Non mi sembra affatto realistico – credo nei colpi di fulmine ma non in maniera così esagerata….); Mech (Grazie per avermi fatto notare quelle orribili ripetizioni! Mamma mia, mi vergogno ancora adesso! Eppure l’avevo riletto…mah! Comunque mi scuso ancora! Dovrei stare attenta a rendere se non perfetti, almeno il più leggibile possibile i capitoli e invece…bè, scusatemi!); Elychan (Ho 18 anni!!); Hikari_Takahishi87 (Sì, lo so, lo so…ho fatto delle ripetizioni orribili…per favore non infierite…-____-‘’’’ Comunque congratulazioni per la patente!! Anche io la voglio!! ^^). Infine ringrazio anche la mia compagna di classe, dona, che, seppur le mie resistenze e i miei divieti, ha letto lo stesso la ff!
Infine mando un super mega bacione alla mia sissi-chan!!
Ah, vi ringrazio tantissimo, tutti quanti, per gli auguri!! Grazie mille!
Bene, ora direi che ci siamo!
Vi lascio al cap, ciao belli!!

14° CAPITOLO “LA DOLOROSA FORZA DELLA VERITÀ…”

Aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi ad osservare, seppur in modo sfocato, un soffitto bianco. Li richiuse, respirando con calma per qualche minuto. Alzò di nuovo le palpebre, sbattendole più volte per cercare di mettere a fuoco.
Di nuovo le sue pupille rimasero a fissare quel soffitto bianco, mentre pensieri sconnessi e poco logici vorticavano nella sua mente.
Non cercò nemmeno di muoversi, consapevole che il suo corpo, in quel momento, non era in grado di rispondere ai suoi comandi.
Sospirò.
“Ti sei svegliata?” una voce dolce, chiaramente femminile, attirò la sua attenzione.
Girò, meccanicamente, da un lato la testa e vide seduta su una sedia, accanto al suo letto, una donna di mezza età che le sorrideva dolcemente.
“Do… dove…” biascicò, non riuscendo a concludere la frase
“Sei al Eldoras, nel Palazzo Reale. Di preciso ti trovi nell’infermeria del Palazzo… eri stata ferita gravemente e il veleno che avevi in circolo stava facendo grossi danni e se aveste tardato ancora… bè, comunque adesso stai meglio, per fortuna! Hai dormito per tre giorni interi!” la informò la donna mentre lei la guardava alquanto spaesata. I ricordi che aveva erano così sconnessi e poco chiari….
“Ve… veleno?” domandò confusa
“Sì, ma non ci pensare adesso. Sei ancora molto debole per via del veleno che ti ha anche intontita, insieme ai calmanti. Vedrai che i ricordi torneranno. Ti chiami Kagome, vero?” la ragazza annuì, almeno il suo nome lo ricordava.
“Bene, ora riposa ancora Kagome. Le risposte arriveranno…”. La giovane miko sentì posarsi sulla sua fronte la mano vellutata della donna e farle una lieve carezza e, infine, si riaddormentò, sperando di riuscire a ricordare quello che le era capitato.

Il giorno dopo, quando si risvegliò, si sentiva decisamente meglio. Le sembrava che quelle ore di sonno avessero del tutto spazzato via il velo di nebbia che, il giorno prima, ancora aveva impedito alla sua mente di ragionare con lucidità.
Seppur con un po’ di fatica, si sollevò leggermente, mettendosi seduta.
In quella posizione poté esaminare l’ambiente in cui si trovava; una piccola infermeria, completamente bianca, che conteneva comodamente sei letti, uno dei quali da lei occupato.
Il forte odore di medicinali e di disinfettante che impregnava quel luogo per un momento le fece girare la testa.
Poi sentì la porta aprirsi e da quella venire avanti la donna che aveva trovato al suo risveglio il giorno prima.
“Oh, buongiorno! Sì, oggi abbiamo decisamente un colorito migliore!” disse allegra quella, sorridendole e avvicinandosi verso le grandi finestre della stanza e aprendo le pesanti tende che, subito dopo, fecero entrare i luminosi raggi del sole i quali, per un momento, accecarono Kagome, con gli occhi ancora abituati al buio.
L’infermiera le si avvicinò
“Allora, ti senti meglio questa mattina?” le chiese gentilmente. Kagome annuì vigorosamente
“Sì, grazie. Non ricordo… per quanto ho dormito con precisione?” domandò di rimando la giovane miko
“Quattro giorni in totale. Il tuo corpo aveva decisamente bisogno di recuperare le energie”
“Capisco. Vi ringrazio per le vostre cure…” le disse gentilmente la ragazza, accennando un inchino con la testa
“Oh, suvvia, per così poco! Ho solo fatto il mio dovere, cara…. Piuttosto, la tua memoria come va?”
“Bene. Ricordo perfettamente tutto quello che è successo, anche se i momenti avvenuti dopo l’avvelenamento sono alquanto sconnessi”.
“È naturale…. Senti, te lo domando perché me lo hanno chiesto con una certa insistenza… ma qui fuori c’è qualcuno che desidera vederti ardentemente. Ti sei appena ripresa e non so se te la senti, perciò…”
“Chi è che vuole vedermi?” domandò curiosa Kagome. Forse era Sango….
“Si tratta del piccolo Shippo. È venuto qui tutti i giorni per sapere come stavi… c’è n’è voluta il primo giorno per convincerlo ad andarsene a letto quando aveva deciso che sarebbe rimasto a vegliarti finché non ti saresti ripresa!” rise quella mentre la ragazza, invece, rimaneva in silenzio.
“Devo mandarlo via?” le domandò, con un tono un po’ dispiaciuto al pensiero del piccolo Youkai che avrebbe dovuto attendere ancora
“No, fatelo entrare” le rispose Kagome, con tono freddo. La donna non vi fece caso e andò subito a chiamare il piccolo Demone.
Questo entrò titubante nella stanza, con gli occhi bassi. Kagome lo fissò a lungo prima di volgere lo sguardo all’infermiera
“Potreste lasciarci soli?” le chiese con una certa freddezza, cosa che fece rabbrividire Shippo, già dell’idea che la ragazza, dopo quell’incidente, lo odiasse ancora di più.
“Eh? Oh, certamente, tanto ho anche delle faccende da sbrigare…. Mi raccomando, però, non sforzarti troppo” si raccomandò la donna per poi uscire, scomparendo dietro la porta.
Kagome fissò il punto in cui era scomparsa l’infermiera per poi puntare il suo sguardo argentato sul piccolo Shippo che se ne stava un po’ in disparte, con gli occhi bassi.
“Allora… cosa mi dovevi dire?” gli chiese, con un tono meno freddo del solito, ma del quale Shippo non si accorse per la sua convinzione che la ragazza ce l’avesse con lui e che proprio lui fosse il solo responsabile delle sue condizioni.
“Io… - cominciò con voce tremante – Io… sono qui per… scusarmi. È… è… tutta colpa mia se ti sei ferita e anche se mi odi e anche se non vorrai perdonarmi io… ti chiedo scusa…” le disse, senza aver mai distolto lo sguardo dal pavimento. Facendo questo non aveva potuto però vedere l’espressione di pura sorpresa della ragazza che era rimasta ammutolita.
- Che… che cosa ho fatto a questo bambino?! Lui è convinto che… - .
Shippo, dall’altra parte, non avendo udito ancora alcuna parola dalla miko, osò sollevare leggermente lo sguardo trovandosi a fissare quello sinceramente sorpreso di lei che, nell’incrociare gli occhi verde brillanti del piccolo Youko, si ridestò.
Sospirò, chiudendo gli occhi
“Non hai nulla di cui scusarti, Shippo…” cominciò Kagome mentre, ora, era il piccolo Demone a rimanere sorpreso.
“Piuttosto – continuò quella – sono io che ti devo delle scuse” e riaprì gli occhi, rivolgendogli un lieve sorriso “Ti ho trattato ingiustamente, portandoti a pensare delle cose non vere. Tra i due, sei tu che dovresti odiare me” e abbassò lo sguardo, mortificata. Senza rendersene conto aveva ferito i sentimenti di un bambino, un bambino! Si morse il labbro inferiore, maledicendosi.
Poi sentì un peso sul letto e si girò, vedendo Shippo affianco a lei, che la guardava con gli occhi lucidi
“Quindi tu… non mi… odi?” le domandò, titubante
“No, non ti odio affatto!” gli rispose, sorridendogli e accarezzandogli la testa ramata.
Lui sorrise ampiamente, come se gli avessero tolto un enorme peso.
“E Inuyasha? Lui lo odi?” le domandò di nuovo, questa volta lasciandola un po’ spiazzata. Ma poi sorrise di nuovo
“No… non odio nemmeno lui. In realtà… credo di non aver mai odiato i Demoni… ciò che odiavo era…” sussurrò, riflettendo con lo sguardo colmo di dolore per ciò che aveva appena realizzato
“Kagome?” la richiamò il piccolo Youkai, avendo notato il suo stato
“Eh, oh, scusami, mi ero distratta…” gli disse dolcemente, rassicurandolo.
“Senti, adesso vado ad avvisare Miroku, Sango e Inuyasha! Anche loro erano molto preoccupati!” le disse allegro lui, facendola ancora sorridere leggermente
“Va bene…” e detto questo lo vide correre via con un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia.
Appena lo vide scomparire però il piccolo sorriso sul suo volto scomparve, venendo sostituito da un’espressione di dolore
“Io… sono una persona orribile…. Mi… mi dispiace, mi dispiace…” sussurrò, raggomitolandosi su se stessa con il cuore pervaso dalla sofferenza.
Concentrata com’era da quei tristi pensieri, non si era accorta che, ancora quando c’era Shippo, qualcuno, appostato dietro la porta leggermente aperta, aveva assistito alla loro conversazione e adesso aveva perfettamente percepito le parole da lei sussurrate.
Inuyasha, infatti, era arrivato lì poco dopo che il piccolo Demone era entrato nella stanza ed era rimasto a sentire i discorsi dei due – curioso, soprattutto, di sentire la reazione della ragazza. E, come il piccolo Youko, era rimasto sorpreso dalle parole di Kagome che non solo non odiava Shippo ma… nemmeno lui.
E poi quelle parole piene di sofferenza….
Rimase appoggiato alla parete ancora per qualche istante, poi se ne andò, visto che Shippo stava cercando anche lui che, quando lo Youkai era uscito dalla stanza, si era nascosto per non farsi cogliere in fragrante.

Sì e no mezz’ora dopo, Shippo tornò a far visita a Kagome, accompagnato da Sango e Miroku. Quest’ultimo in particolare era estremamente sollevato nel saperla fuori pericolo, cosa che la lasciò sorpresa e leggermente imbarazzata.
“Sono in debito con tutti voi…” disse loro, poi, sinceramente grata per tutto quello che avevano fatto per lei.
Miroku e Sango rimasero molto sorpresi delle sue parole nonché del suo stato… quell’esperienza doveva averla segnata in qualche modo.
“Non dire così, Kagome – cominciò dolcemente Miroku, sedendosi sulla sponda del suo letto – L’unica cosa importante è che tu sia sana e salva…. Piuttosto siamo noi quelli che dobbiamo dirti grazie, hai salvato Shippo senza pensarci due volte”
“Sono d’accordo! Non sai quanto siamo stati in pena! Ci sentivamo in colpa sia nei tuoi che nei confronti di tua nonna alla quale abbiamo promesso che ci saremo presi cura di te…” si aggiunse Sango, guardandola dispiaciuta
“Bè, magari adesso è il caso se ce ne andiamo, sarai ancora stanca” disse poi il ragazzo dal codino
“No, anzi…. Se fosse possibile vorrei alzarmi” obiettò Kagome, ansiosa di potersi muovere dopo i giorni passati in completa immobilità.
“Ma sei sicura? Non so se sia il caso…” cercò di far resistenza Miroku, preoccupato per la sua salute
“Vi prego…” insistette quella, fissandolo quasi supplichevole. Il ragazzo non poté fare altro che sospirare, sorridendo leggermente
“Dai Miroku, vedrai che le farà solo bene!” si aggiunse Sango per dar man forte alla giovane miko, facendole l’occhiolino in segno di intesa
“E va bene! Come volete voi mie dolci fanciulle!”
“Bravo…! Ci penso io a portarti dei vestiti puliti Kagome…”
“Grazie Sango e scusatemi del disturbo…”
“Ma quale disturbo! – intervenne allegro il Majutsushi – Però…”
“Però?” lo incalzò Kagome
“Devo andare ad avvertire mio padre del tuo risveglio. Ha bisogno urgente di parlarti… te la senti?” le domandò incerto
“Certamente, l’ho fatto aspettare anche troppo” gli rispose, sicura. Lui la fissò sempre con le stesso sguardo preoccupato… quello di cui sarebbe venuta a conoscenza le avrebbe cambiato la vita.
“Allora noi andiamo, ci vediamo dopo!” la salutò Sango, portandosi via Miroku e Shippo.

Dopo alcuni minuti, la ragazza del Nord fece ritorno nell’infermeria con in mano dei nuovi vestiti per lei.
“Conoscendo un po’ i tuoi gusti, ho optato per dei pantaloni così starai anche più comoda…” le disse, posando gli abiti su una sedia vicino al letto.
“Sì, vanno più che bene, grazie”
“E di che! Adesso scusami ma devo andare, ci vediamo dopo!” la salutò, frettolosa, scomparendo dietro la porta e senza nemmeno darle il tempo di chiederle DOVE si sarebbero viste…. Sospirò, in qualche modo si sarebbe arrangiata.
Decise poi di alzarsi, sperando che le sue gambe non avrebbero ceduto.
Sollevò le pesanti coperte che la coprivano e rabbrividì leggermente nel sentire l’improvviso cambio di temperatura. Poi, lentamente, spostò le gambe e le mise penzoloni sul fianco del letto. Aspettò qualche momento poi, decisa, si alzò, soddisfatta nel sentire le forze pervaderla.
Si avvicinò alla sedia sulla quale erano posati i vestiti e iniziò a cambiarsi. Nel fare questo cominciò a pensare come in pochi giorni il suo essere stesse mutando velocemente e di come la sua maschera di freddezza, costruita faticosamente giorno per giorno, si stesse sgretolando senza che lei potesse fare nulla.
Non sapeva se esserne felice o preoccupata. Solo, si ritrovò a pensare, che non poteva farsi vedere debole. Questo, in qualunque circostanza, non lo avrebbe permesso.
Finito di vestirsi si diresse verso il piccolo specchio presente nella stanza e, avendo trovato un nastro, si legò i capelli.
Avvertendo la sensazione che le mancasse qualcosa si guardò intorno, in cerca di quello che nemmeno lei sapeva. Poi, all’improvviso, si domandò dove fossero le sue armi. Le portava sempre con sé – se non l’arco almeno la spada – e il non averle non la faceva sentire del tutto sicura.
Non vedendole decise di uscire. Avrebbe chiesto a Sango.
Chiusasi la porta alle spalle si ritrovò in un ampio corridoio, ben illuminato, pieno, sia da una parte che dall’altra, di porte. Si guardò intorno, poi decise di andare dritto. Anche se era la direzione sbagliata, magari avrebbe potuto chiedere a qualcuno.
Il corridoio curvava improvvisamente e, facendo ancora qualche passo, si ritrovò in quello che, suppose, doveva essere l’ingresso del Palazzo. E che ingresso!
Kagome avanzò titubante, guardandosi attorno meravigliata dalla bellezza di quel posto.
“Kagome!” una voce attirò la sua attenzione e, girandosi, vide Sango venire verso di lei
“Ti prego di perdonarmi, non ho pensato che tu, ovviamente, non puoi conoscere niente di questo Palazzo! Però vedo che te la sei cavata bene lo stesso!”
“Bè… si trattava solo di azzeccare la direzione, niente di che” le rispose la giovane miko, con la sua solita aria sicura. Sango sorrise ampiamente
“Vedo che sei tornata quella di sempre! – ridacchiò – Ma sappi che qui non hai bisogno di farti vedere per quello che non sei…”
“Cos-” lo stupore di Kagome, per quelle parole, venne interrotto da un vivace Miroku che, avendole viste, si era lanciato verso di loro
“Siete qui, mie care fanciulle! Comunque vedo che stai più che bene, Kagome…. Mi fa molto piacere!” le disse, sorridente, il ragazzo che poi continuò, più serio “Ho avvertito mio padre. Se vuoi, può riceverti anche subito”
“Andiamo, allora. Non mi sembra cortese farlo aspettare per niente”. Miroku annuì e, insieme a lei e a Sango, si diresse verso la grande Sala del Parlamento.

“Nobile Takehiko…”
“Cosa c’è?”
“C’è qui fuori vostro figlio insieme alla nobile Sango e… insieme alla nobile Kagome”. al suono di quel nome il Governatore trasalì
“Fateli entrare immediatamente” ordinò, ansioso. Si alzò dalla sua postazione, il trono del Re, aspettando trepidante di poter vedere, finalmente… sua cugina. L’unica superstite di quella famiglia così sfortunata.
All’interno della Sala erano presenti anche il Ministro Mendion, Kouga e… Inuyasha. L’ Hanyou, pochi minuti prima, infatti, era stato espressamente chiamato dal Governatore perché fosse presente nel momento in cui avrebbero informato Kagome della sua reale identità e del suo dovere di dover far parte, insieme a lui, Miroku e Sango, del Consiglio.
Non sarebbe stato facile.
Le sue riflessioni furono interrotte dal debole cigolio della pesante porta che, lentamente, si aprì.
Per primo emerse Miroku, seguito da Sango e infine… Kagome.
Inuyasha notò – con un certo sollievo – che il terribile pallore sul suo viso era scomparso. Faticò, poi, a trattenere un ghigno nel vedere l’espressione tipicamente fiera della ragazza priva, però, di quella freddezza che le aveva visto sul viso la prima volta.

Kagome, insieme a Sango e Miroku, attese che annunciassero il loro arrivo. Nel giro di pochi secondi, poi, vide aprirsi l’enorme portone della Sala e Miroku procedere a passo sicuro, seguito da Sango, all’interno di quella che era, dalla relativa visuale che aveva, una delle costruzioni più belle che avesse mai visto.
Ma lasciando da parte la meraviglia, drizzò la schiena e seguì, con sicurezza, i due che la precedevano, facendo così anche lei il suo ingresso.
La Sala era relativamente vuota – mentre, da quello che poteva vedere, poteva contenere un numero abbondante di persone. Sulla destra vi era una zona rialzata tramite alcuni gradini, sulla quale era stato posto un trono; poco lontano dagli scalini vide un uomo di mezz’età, alto e con un espressione severa, anche se in quel momento le parve di leggervi sollievo. Un particolare attirò la sua attenzione, ovvero i suoi scuri e profondi occhi blu mare, così espressivi. Le parvero familiari, anche se, in un primo momento, non riuscì a richiamare alla memoria chi altri potesse avere occhi simili. Poi, come una folgorazione, il volto di Miroku si sovrappose a quella dell’uomo, nonostante la poca somiglianza dei tratti tra i due. Ma quegli occhi… erano davvero simili. Evidentemente, quello, doveva essere Takehiko di Eldoras. E doveva essere così, vista la sua aria così fiera e regale.
Accanto a lui vi era un altro uomo, d’aspetto più giovanile e con un’espressione molto più gentile.
Più indietro, quasi appartato, vi era un ragazzo di bell’aspetto, alto, con lunghi capelli neri raccolti in una coda alta e gli occhi più azzurri che avesse mai visto. A prima vista poteva sembrare un ragazzo normale ma poi, osservandolo meglio, non poté non notare le sue orecchie a punta e la fluente coda muoversi dietro di lui. Uno Youkai. Ma non si sorprese più di tanto… non per niente erano nella Terra Centrale.
Poi, il suo sguardo, non poté non cadere su Inuyasha che, come lei, la stava fissando. I due, a differenza del solito, non si scambiarono sguardi né di sfida né d’odio. Si guardarono semplicemente.
“Benvenuta a Eldoras, Kagome”. La ragazza dovette spostare lo sguardo dall’ Hanyou a quello dell’uomo che aveva identificato come il Governatore.
“Il mio nome è Takehiko di Eldoras e sono il Governatore della città. Come saprete già, sono il padre di Miroku” le disse, accennando un sorriso. Kagome lo guardò per qualche momento, essendo rimasta leggermente sorpresa nel sentirsi chiamata semplicemente ‘Kagome ’. Anche gli stessi Miroku e Sango, quando si erano appena conosciuti, le avevano parlato chiamandola ‘somma Kagome ’….
“Sì, infatti – rispose poi – Scusatemi se vi sembrerò brusca, ma vorrei sapere con esattezza cosa vi aspettate da me” disse, senza troppi preamboli. Inuyasha sorrise divertito accompagnato da Miroku e Sango.
Anche il Governatore si ritrovò a sorridere.
“Certo, ne avete tutto il diritto. Ci vogliamo accomodare?” le chiese, indicando alcune poltroncine
“No, preferisco stare in piedi” rispose di rimando l’altra
“Come volete”. Il nobile Takehiko, prima di parlare, sospirò, chiudendo gli occhi, come in meditazione. Kagome attese paziente anche se non capiva il motivo di tutta quella… non lo sapeva nemmeno lei… titubanza?
“Quello che ho da dirvi… non è semplice – ricominciò poi l’uomo, guardandola con estrema serietà – Ciò che mio figlio vi ha riferito, ovvero che vi avremmo voluta qui con noi per aiutarci a sconfiggere Naraku, grazie ai vostri poteri… è solo una parte della verità…” si interruppe, come aspettando che Kagome dicesse qualcosa. Ma vedendola immobile, si trovò costretto ad andare avanti mentre gli si formava un nodo alla gola. Il suo non era di certo un compito facile….
La tensione che aleggiava nella Sala si faceva sempre più pesante, cosa che irritò non poco Inuyasha che guardava la scena attentamente. La ragazza, per ora, non si era minimamente scomposta…si chiedeva se sarebbe riuscita a mantenere quella sorta di freddezza anche dopo le rivelazioni di cui stava per venire a conoscenza.
“Voi sapete di essere la nipote della somma Kaede e che siete la figlia dei defunti Kikyo e Hisoka-” cominciò di nuovo il nobile Takehiko che però venne subito interrotto da una Kagome irritata
“Per quale motivo ora parlate dei miei genitori e di mia nonna? Cosa centrano loro con me?!” chiese con foga. Non capiva per quale assurda ragione fosse stata messa in ballo sua nonna nonché i suoi genitori
“… Perché quella non è la vostra vera famiglia” le disse tutto d’un fiato il Governatore, guardandola negli occhi che, in quel momento, erano spalancati per la sorpresa.
“Co… cosa state dicendo…” balbettò, più confusa che mai. Con quale diritto quello sconosciuto si permetteva di dire che quella non era… la sua vera famiglia…?
“Come vi permettete di infangare così la mia famiglia?!?” urlò poi, furiosa
“Non sto infangando la vostra famiglia, è proprio l’unica cosa che non voglio. Sto solo dicendo che… quelli che credevate i vostri veri genitori… non lo sono. Semmai, siete stata adottata”.
Kagome non sapeva cosa dire. Voleva insultare, maledire quell’uomo che stava dicendo solo una marea di menzogne. Ma quegli occhi… erano sinceri. Troppo sinceri. Soffrivano per la crudele verità che le era stata mostrata.
“Se… se è vero ciò che dite… - cominciò poi la miko, tenendo lo sguardo basso – Di… di chi sarei… figlia?” domandò, timorosa però di sapere la risposta.
“Il vostro nome è si Kagome… ma il vostro vero cognome è… Higurashi. Voi siete l’erede della Famiglia Reale, secondogenita del Re Masahiro Higurashi, assassinato quattordici anni fa insieme a vostra madre Tohru e vostro fratello, il primogenito Souta….
“Voi avevate appena due anni quando furono assassinati e fui io stesso ad assicurarmi di mettere in salvo almeno voi. Fu allora che pensai alla somma Kaede che, per più di trent’anni, è stata un membro dei Consiglieri del Re, per poi ritirarsi sull’Isola di Arlem, sulla quale, appunto, siete cresciuta.
“In un certo senso, mi ritengo responsabile della morte dei vostri genitori addottivi. Perché se Naraku, dieci anni fa, è venuto a conoscenza del fatto che eravate ancora viva su una delle isole del Continente, è colpa della mia superficialità per non aver pensato a delle possibili spie all’interno della città.
“Tante persone sono morte in quegli attacchi, tra cui anche la madre della nobile Sango. Troppe persone hanno patito le vostre stesse sofferenze o potrebbero patirle.
“Per questo, in qualche modo, dovevo farvi tornare qui, a Eldoras, per farvi ricoprire il ruolo che vi spetta di diritto. Voi siete l’unica discendente della Famiglia Reale e come tale è vostro dovere far parte del Consiglio delle Tre Terre.
“Ci siamo trovati costretti a mentirvi anche sulle vere identità dei ragazzi che sono venuti a prendervi. Anche Miroku, Sango e Inuyasha faranno parte del Consiglio come rappresentanti della Terra Centrale, del Regno del Nord e del Regno del Sud. Sango, infatti, è figlia del nobile Fersen di Mend mentre Inuyasha… è figlio del defunto Inu Taisho, anche lui assassinato per mano di Naraku.
“Sono rammaricato per tutte le bugie che hanno circondato la vostra vita ma…era solo per la vostra incolumità. E, inoltre…desideravo davvero ardentemente di poter finalmente riabbracciare la figlia del mio amato cugino…”
. Tutto. Le aveva detto tutto. La osservò, preoccupato per il suo stato. Fin dalla prima parola, Kagome era rimasta a sguardo chino, nascondendo, quindi, a tutti, la sua espressione di completo stupore e sgomento.
Tutto quello che fino a quel momento credeva di conoscere… si era rivelato menzogna e fasullo.
Dieci anni fa… quelli che aveva creduto come suoi veri genitori… erano morti…per colpa sua? Per colpa di quella che non era nemmeno loro figlia?
E non solo loro…addirittura la madre di Sango.
Alzò improvvisamente la testa, guardando, quasi terrorizzata, la ragazza del Nord.
“I- io…” sussurrò, strozzata, ma le parole le morirono in bocca e, non riuscendo più a sostenere quella situazione corse via, lontana da quella nuova verità a lei così dolorosamente estranea.
“Kagome!!” le urlò dietro Sango, spaventata per lo sguardo stravolto che aveva visto nel volto della ragazza.
“No, Sango, è meglio di no…” la bloccò Miroku
“Ma Miroku! Non hai visto il suo sguardo?!? Era… era scioccata!” rispose quella, ansiosa “Lo so… ma credo sia meglio lasciarla sola per adesso…” insistette quello, cercando di convincere anche se stesso con quelle parole. Anche lui non aveva potuto non notare la terribile espressione della cugina. Ma cosa avrebbe potuto fare lui, adesso?
“Spero di aver fatto la cosa giusta…” sentì poi sospirare, preoccupato, il padre. Si voltò di scatto, guardandolo con rabbia
“Sì, quello che hai fatto è stato giusto…. Ma potevi risparmiarti di intimorirla ancora di più con quel discorso sul suo dovere! Ora non saprà nemmeno chi è e tu le vai a parlare delle sue responsabilità?!? Responsabilità che, peraltro, non avrebbe mai voluto?! Cosa ti aspettavi?! Che ne sarebbe stata felice?!? Non è colpa sua se i suoi genitori sono morti!!!” gli urlò contro, liberando la rabbia e la frustrazione che sentiva da tanto tempo. Aveva parlato pensando a Kagome, ma ciò che aveva detto forse… riguardava anche lui stesso.
“Miroku… calmati…!” gli disse piano Sango, avvicinandoglisi e guardandolo preoccupata, afferrandogli un braccio.
Lo vide veramente scosso mentre ansimava con lo sguardo pieno di furore ma senza fissare il padre. Questi restò ammutolito, scosso quanto il figlio per quelle parole così piene di rabbia. Si girò bruscamente, allontanandosi dalla Sala, seguito da un Mendion preoccupato.
Inuyasha, dal canto suo, sospirò. Era andata peggio di quanto si aspettava.
Lì non aveva più niente da fare…aveva qualcos’ altro o, meglio, qualcun altro a cui pensare.
“Dove stai andando, Inuyasha?” gli chiese Kouga, senza però rivolgerglisi col suo tono brusco. L’ Hanyou si voltò a guardarlo
“Non ho più niente da fare qui. Vado a farmi un giro” l’altro Youko annuì, per poi allontanarsi come lui.
Passando accanto a Sango, le lanciò uno sguardo di intesa perché fosse lei ad occuparsi di Miroku.
Uscì frettoloso dalla Sala, inspirando a pieni polmoni l’aria. Aveva qualcuno da cercare.

Kagome, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò su una delle alte balconate del primo piano superiore.
Si era messa a correre non prestando alcuna attenzione a dove stava andando…voleva solo fuggire.
Era la prima volta che esprimeva chiaramente quel desiderio.
Tante volte il suo inconscio aveva desiderato scappare, andarsene da tutte le cose che, lentamente, avevano logorato la sua esistenza.
Ma mai come in quel momento.
Nonostante tutte le difficoltà era sempre riuscita, in un modo o nell’altro, ad andare avanti, ad affrontare le situazioni…anche a discapito del suo essere.
Ma questa volta era tutto diverso. Un intero mondo si era sgretolato sotto i suoi occhi. Tutta la sua vita… era stata una bugia.
Come poteva affrontare una cosa del genere, senza più sapere chi era lei stessa?
Quella domanda la terrorizzò. E quello stesso terrore, mai provato prima in maniera così intensa, la spaventò ancora di più.
“Per essere una Ningen…corri in fretta!” una voce saccente la fece trasalire e, girandosi, poté vedere Inuyasha fissarla.
Lui, dal canto suo, si era aspettato di tutto, tranne quello sguardo. Ora comprendeva il perché Sango, prima, si fosse spaventata così tanto.
Quello, capì, non era il momento di fare le persone arroganti.
Mosse un passo, avvicinandosele
“Che cosa vuoi?!?” gli domandò però lei, brusca, avendolo visto muoversi verso di lei, bloccandolo
“Io…” non riuscì a trovare le parole, vista la sorpresa di quella domanda
“Sto bene, se è questo che volevi sapere. Non ho bisogno… di essere compatita…”
“Non era questo il mio obiettivo…” le rispose, sempre guardandola negli occhi
“Ma insomma, che diavolo vuoi?!?” gli urlò contro la ragazza, innervosita da quel comportamento apparentemente così premuroso e, allo stesso tempo, così falso per lei.
“Beh… volevo solo vedere…dove ti eri cacciata! Visto che sei nuova di qui, potevi esserti persa chissà dove con la testa che ti ritrovi e poi, in queste condizioni…”
“Ti ho già detto che sto benissimo!!” lo interruppe Kagome, stanca di quei discorsi inutili. Non le importava nemmeno se l’aveva offesa, non le importava più di niente….
“Non ho più bisogno di niente…” sussurrò poi, con gli occhi vacui. Inuyasha si avvicinò ancora. Era stufo. Era stufo di quella sua ostinata testardaggine e della sua assurda ossessione di ingannarsi da sola.
“Non hai bisogno di niente, dici? Io penso che… l’unica cosa di cui hai bisogno è… piangere” e le arrivò di fronte, osservandola severo. La miko si scostò brusca da lui, guardandolo quasi con timore. Ciuffi mogano, ribelli, le cadevano sul viso, mossi dal vento “Piangere? Non dire sciocchezze figurati se ho bisogno… di una cosa simile… io non piango da…”. Il pianto non era contemplato nella sua vita. L’ultima volta che aveva pianto…era stata dieci anni prima. L’ultima volta che aveva pianto… era stato per i suoi defunti genitori….
Genitori che erano morti per lei, per lei che era un’estranea.
Un singulto le sfuggì improvvisamente di bocca e, senza che potesse fare niente per impedirlo, i suoi occhi grigi vennero invasi da quelle lacrime che per tutti quegli anni aveva sigillato dentro di sé.
Si maledì mentre si copriva il volto con le mani, delusa di se stessa nel non riuscire più a controllare le sue emozioni che, con così tanta fatica era riuscita a fare… fino a quel giorno.
La sua schiena venne scossa da una serie di singhiozzi mentre il suo pianto andava aumentando di intensità.
Poi, improvvisamente, sentì una mano posarsi sul suo capo, accarezzandola lievemente. Era Inuyasha. Lei si appoggiò con la fronte sull’addome dell’ Hanyou, continuando a sfogare tutto ciò che aveva trattenuto per così tanto tempo.
Inuyasha, dal canto suo, era rimasto sorpreso del suo stesso gesto. Niente di che, le aveva messo solo una mano sulla testa, i loro corpi erano anche relativamente lontani…. Ma la cosa che lo aveva sorpreso era che non era riuscito a trattenersi dal non fare almeno quel piccolo gesto.
La cosa più sorprendente era, poi, come, nonostante tutto, la ragazza stesse esprimendo le sue emozioni in maniera così contenuta. Si era aspettato urli e disperazione ma l’unica cosa che vedeva… era il pianto silenzioso… di una persona sola.
Sola, come lui.
Non capì per quanto, ma intuì che stettero così per molto. E lui aspettò, attese finché Kagome non ebbe versato l’ultima lacrima.
Dopo alcuni minuti, questa si calmò. La sentì respirare a fondo, come se lo facesse per la prima volta.
Ma così come lui le si era avvicinato improvvisamente, lei fece altrettanto allontanandoglisi e voltandogli le spalle di scatto, anche se, prima di fare ciò, lui poté vedere chiaramente il leggero rossore diffuso sulle sue guance.
“Scu… scusami…” balbettò poi la ragazza, giratasi, senza però guardarlo negli occhi.
“Va meglio?” le domandò lui semplicemente, con voce quasi atona. L’altra annuì debolmente.
“E adesso? Che farai?” le chiese ancora, curioso di sapere come si sarebbe comportata da quel momento in avanti. Lei sollevò gli occhi, osservandolo con sguardo deciso
“Ora ho solo un obiettivo nella vita, la vendetta. Non ho più nient’altro, solo questo... e se per raggiungerlo dovrò far parte del Consiglio, se dovrò riappropriarmi del trono… lo farò”. Inuyasha la guardò intensamente, comprendendo i suoi sentimenti.
- Lei… è come me… - pensò. Ora capiva cos’era quel qualcosa di familiare che aveva avvertito dopo averla appena conosciuta.
Di certo avevano caratteri molto diversi… ma allo stesso tempo erano così simili…. Solo la vendetta li faceva andare avanti.
“Bene” disse poi lui, girandosi e facendo per andarsene quando la voce di Kagome lo fermò
“Inuyasha… aspetta…” lui si fermò, girandosi per sapere cosa volesse la ragazza
“Io… ti devo delle scuse. Ho trattato ingiustamente sia te che Shippo senza motivo. Da quando... da quando quelli che avevo creduto i miei genitori sono stati assassinati… ho cominciato a odiare i Demoni in modo indiscriminato nonostante il mio ruolo di miko non avrebbe dovuto permetterlo.
“Ma ora ho capito che quell’odio… non era nei confronti degli Youkai… ma solo verso me stessa. Non volevo accettare il fatto che se i miei genitori erano morti era solo… per colpa mia. Stavo solo scaricando le mie colpe su… chi non centrava niente…” gli occhi le si inumidirono di nuovo ma si trattenne.
“E ora… ora vengo anche a sapere che, sempre per colpa mia… anche la madre di Sango…” e una lacrima, seppur le sue resistenze, le solcò una guancia.
“Piantala di dire tutte queste sciocchezze” la voce dura di Inuyasha la interruppe e lei volse lo sguardo verso di lui
“Se credi che sia colpa tua se molte persone sono morte sei proprio una stupida” continuò, guardandola severamente, ma senza freddezza “Il vero e solo responsabile di tutto questo è Naraku. E se continuerai a dare la colpa a te stessa non riuscirai mai a portare a termine la tua vendetta”. Kagome lo guardò, stupita. Rifletté attentamente sulle parole dell’ Hanyou, trovandovi un fondo di verità. Ma i sensi di colpa restavano….
“Comunque… ti prego ancora di scusarmi…” gli ripeté, chinando il capo. Il mezzo- demone si imbarazzò leggermente e, per non dare a vedere le sue reali emozioni, si riappropriò della sua consueta arroganza
“Feh! Non ce n’è alcun bisogno. Per quello che me ne poteva importare avresti potuto continuare ad odiarmi, sarei sopravvissuto lo stesso!” le disse, girandosi leggermente di spalle. Kagome in un primo momento restò basita, guardandolo ammutolita.
Come… come si permetteva di dirle quelle cose dopo che gli aveva – con un certo sforzo – porso le sue scuse?
“Ma… ma come osi?! Io mi scuso e tu hai il coraggio di dirmi questo?!?” gli urlò contro, furibonda
“Tzè! Io faccio quello che mi pare e comunque… non voglio nemmeno i tuoi ringraziamenti anche se sei in debito con me!” le disse, ghignando soddisfatto
“E perché mai dovrei ringraziarti, di grazia?!?”
“Perché, se non fosse stato per me, saresti già cadavere! Perciò sei in debito…. E poi non scordiamoci che ti ho addirittura consolata e se non fosse, di nuovo, stato per me, saresti ancora in preda alla disperazione!” Inuyasha le lanciò uno sguardo di sfida…doveva ammettere che i loro scontri verbali lo divertivano parecchio. Grazie a lei poteva affinare la sua dote di ‘oratore ’ mentre con Kouga le sue doti di combattente.
“Ma tu senti questo! Ti rendo noto che non ti ha obbligato nessuno a fare nulla, tanto meno la sottoscritta!! Me la so cavare benissimo da sola!!”
“Oh, certo, questa è bella!!” sghignazzò quello in risposta. Kagome lo guardò furente, con le gote arrossate per la rabbia. Era la prima volta che perdeva il controllo in quel modo dopo tanti anni… certo che in quella sola giornata si era scaricata parecchio….
“La prossima che rischierò di rimanere ferita farò in modo che tu non ci sia, non vorrei mai che te ne approfittassi di nuovo, avvoltoio che non sei altro! Cos’è ti aspettavi forse una ricompensa per avermi salvata?! Che poi, da quello che so, ti sei semplicemente limitato a portarmi fin qui sul tuo Drago, sai che fatica!”. Inuyasha, questa volta, rimase leggermente spiazzato… le argomentazioni della ragazza erano decisamente valide….
“Feh!” grugnì semplicemente in risposta
“Aha! Ecco, questa è la prova che ho ragione! Bene, allora direi che adesso possiamo anche andare!” disse, chiudendo in quel modo quella discussione alquanto… assurda….
“Che?! Certo che sei strana forte tu!” le disse, stranito, in risposta l’ Hanyou, seguendola, visto che si era incamminata. A Kagome sfuggì un sorriso a quella affermazione. Credeva che la si potesse definire in tutti i modi tranne che ‘strana ’, lei che, per così tanto tempo, era stata così fredda. Ma, come lei stessa aveva sempre saputo… quella era solo una maschera. Una maschera che, forse, finalmente, poteva togliersi.
I due si avviarono verso l’interno, dirigendosi verso le scale che riconducevano dentro il Palazzo.
Kagome stava per scendere il primo gradino, seguita da Inuyasha, quando un brivido le percorse la schiena e una sensazione di assoluto terrore invaderla
- Finalmente ti ho trovata… - una voce sibilante, malvagia le si insinuò nella mente, paralizzandola.
“Ehi, stai bene?” la voce preoccupata di Inuyasha la fece trasalire
“S-sì, credo di sì…” balbettò lei, con la fronte impregnata di sudore
“Sicura? Sei pallida…” constatò l’altro, guardandola attentamente
“Sì, sarà solo un po’ di stanchezza. Non è stata una giornata facile…” mentì lei, accennando un sorriso per tranquillizzarlo. La cosa sembrò funzionare
“Già, per niente. Forza, andiamo ora… gli altri saranno preoccupati” la incitò l’ Hanyou, riprendendo a scendere le scale
- Che cos’era quella voce? – pensava intanto Kagome, camminando affianco ad Inuyasha.
- Non sono tranquilla… - .

“Kagome!!”. La voce preoccupata di Sango li accolse, quando lei e il mezzo- demone fecero ingresso nella taverna del primo piano sotterraneo.
La ragazza del Nord, accompagnata da Miroku, gli venne incontro, prendendo tra le sue mani quelle della miko.
“Stai bene? È… tutto a posto?” le domandò, apprensiva
“Sì, scusatemi se vi ho fatto preoccupare…. Avevo solo… bisogno di riflettere…” rispose flebile l’altra, accennando un sorriso.
“È naturale, non ti devi scusare…” le disse dolcemente Miroku, guardandola
“Miroku…” lo interpellò lei, guardandolo incerta. Lui fece un’espressione curiosa, come per incitarla a continuare a parlare
“Io e te… sì, insomma… in pratica… siamo parenti?” gli domandò, infine, leggermente imbarazzata. Il ragazzo dal codino, invece, sorrise ampiamente
“Proprio così, anche se siamo solo cugini di terzo grado…. È impossibile che tu possa ricordartene, ma da piccoli abbiamo spesso giocato insieme… ed anche allora eri davvero bellissima!” le rispose, allegro, facendola imbarazzare ancora di più per quel complimento.
“Ma non stiamocene qui in piedi… se non sbaglio non metti qualcosa sotto i denti da quattro giorni, Kagome” le disse poi
“In effetti…” rifletté lei che solo in quel momento fece caso alla morsa della fame che ora attanagliava il suo stomaco.
“Bene, allora mangeremo tutti insieme… non è nemmeno troppo tardi…” affermò, guardando l’orologio sulla parete che segnava appena l’una. Tra una rivelazione e l’altra erano passate un po’ di ore….
Così i quattro si accomodarono ad uno dei tavoli della locanda che era ancora relativamente piena.
Doroty non li fece attendere molto, prendendo le ordinazioni con la sua solita premura e facendo imbarazzare Kagome per quella grande accoglienza.
“Ehm… – cominciò poi la ragazza, dopo aver bevuto tutto d’un fiato il suo grande boccale pieno di acqua fresca – Volevo sapere… quanti sanno… sì, insomma, quanti sanno di me?”
“Per ora noi tre, – disse Miroku, indicando se stesso, Inuyasha e Sango – Shippo, mio padre, il Ministro della Difesa Mendion che era presente poco fa e Kouga, capitano del Reggimento d’Attacco di Metallo della Milizia”
“Coosa?!?” sbottò, più che sorpreso Inuyasha “Quel lupastro… sarebbe il capitano del…?”
“Già. Non ti sei chiesto come mai non abbia mai preso parte ad una delle nostre missioni? Al contrario di quanto pensi tu, Kouga è uno dei Cavalieri più in vista della Milizia…. Solo che in quest’ultimo periodo doveva prepararsi per diverse prove e non ha potuto partecipare al tuo recupero come a quello di Kagome” gli rispose, calmo, il ragazzo dal codino.
“Recupero?” domandò Kagome, riferendosi a quanto detto a proposito di Inuyasha.
“Sì, devi sapere che-”
“Questi non sono affari tuoi!” sbottò indispettito l’ Hanyou, bloccando Miroku
“Ma Inuyasha…” obiettò quello
“Non hai sentito quello che ho detto?” disse, con uno sguardo che non ammetteva repliche. Kagome restò in silenzio. Va bene, erano praticamente due estranei… ma non pensava che avrebbe reagito a quel modo… in fondo lui sapeva tutto di lei….
“Comunque – cominciò a parlare proprio lei, volendo abbandonare quell’argomento – quando parli di questo Kouga… ti riferisci a quell’ ookami Youkai che era nella Sala questa mattina?”
“Sì, proprio lui. Sai, nonostante i suoi numerosi impegni, avrebbe voluto a qualsiasi costo partecipare, insieme a noi, alla tua missione di ‘recupero ’. Ce n’è voluta prima di convincerlo perché pensasse a prepararsi come si deve!”
“Come mai… ci teneva così tanto?”
“Devi sapere che è stato, in pratica, grazie a tuo padre, il tuo vero padre, se è potuto diventare Cavaliere. È rimasto orfano che era solo un bambino ed è stato tuo padre a toglierlo dalla strada e ad accoglierlo qui, a Palazzo.
“Kouga si è sentito e si sente tuttora in forte debito con la tua famiglia. Per questo motivo, quando i tuoi sono stati assassinati, si ripromise che, quando saresti tornata, ti avrebbe difeso a costo della vita e che ti sarebbe sempre rimasto fedele per ripagarti di tutto ciò che la tua famiglia ha fatto per lui”.
Kagome abbassò lo sguardo, riflettendo su quelle nuove informazioni… a quanto pare la sua famiglia aveva governato in modo giusto e aveva fatto del bene….
“Posso vederlo?” chiese, poi
“Chi?” le domandò di rimando Miroku, non capendo a chi si fosse rivolta
“Kouga. Vorrei parlargli”
“Oh, bè… in teoria dovevamo vederci questo pomeriggio…. Comunque c’è la possibilità di poterlo incontrare anche prima, di solito, a quest’ora, gironzola qui nei dintorni…”.
“Capisco” la loro conversazione venne poi interrotta da Doroty che arrivò, portando delle succulente pietanze.
Kagome, nonostante la fame, mangiò poco visto lo stomaco chiuso per via di tutte quelle emozioni e notizie che, in una volta sola, l’avevano sommersa, cambiandole la vita.
Anche dopo finito di mangiare, i quattro rimasero lì alla taverna, tra una chiacchiera e l’altra, mentre il locale, man mano, si svuotava finché non rimasero solo loro.
“Ehi ragazzi!” una voce si intromise nei loro discorsi, attirando la loro attenzione. Era Kouga.
Questo si avvicinò loro e, nel fare ciò, si accorse anche della presenza di Kagome, cosa che lo fece agitare leggermente.
Da bambino, quando lei aveva appena due anni, aveva avuto modo di vederla più volte, visto che, già a quel tempo, se non era suo amico, comunque conosceva Miroku. E visto che quest’ultimo era il cugino della Principessa e che giocavano spesso insieme… avevano avuto modo di trascorrere del tempo tutti e tre insieme.
Ed ora, dopo quattordici anni, la rivedeva. Già da quando era piccola si era capito che sarebbe diventata una bella ragazza… ma, accidenti, era diventata più che bella!
Cercando di mantenere un minimo di dignità, si avvicinò a loro con passo sicuro
“Salve a tutti! – salutò, rivolgendosi ad ognuno di loro, per poi rivolgere la sua attenzione solo su Kagome – Questa mattina non ce n’è stata l’occasione, ma ora mi presento: sono Kouga, del clan Yoro, capitano del Reggimento d’Attacco di Metallo della Milizia del Dragone” e le si inchinò davanti, sotto lo sguardo attento della ragazza.
“Sai, stavamo proprio parlando di te, prima, Kouga…” gli disse allegro Miroku, facendogli poi segno di sedersi accanto a lui
“Spero in bene!” rispose quello
“Feh!” sbottò invece Inuyasha
“Ehi, se hai qualcosa da dire, cagnolino, fallo usando parole che anche noi poveri, comuni mortali possiamo capire, invece di fare quei versi!” lo rimbrottò l’ ookami Youkai
“Oddio, adesso cominciano…” sussurrarono, contemporaneamente, amareggiati, Miroku e Sango, sotto lo sguardo perplesso di Kagome
“Parla il genio dell’orazione! Senti un po’, piuttosto… quand’è che ti saresti degnato di dirci che eri diventato capitano?! È strano che non ti sia venuto a vantare subito… anche se continuo a non capire come tu lo sia potuto diventare!”
“C’erano cose più importanti di cui parlare” rispose semplicemente, serio, lo Youko, guardando Kagome. Gli altri due Cavalieri sperarono che la cosa si concludesse così, ma le loro speranze crollarono subito…
“Comunque – riprese, infatti, il Demone, con il solito tono saccente e di superiorità – Ti rode che sia stata finalmente riconosciuta la mia abilità eh, pivello? Infondo sei solo una matricola, è naturale che tu sia invidioso!”
“Matricola?” intervenne Kagome
“Ah, già! – sbottò Miroku – In effetti, non te lo abbiamo detto, sai, non volevamo insospettirti più del dovuto…. Devi sapere che, sia Inuyasha che Sango sono Cavalieri da nemmeno un mese… abbiamo dovuto accelerare i tempi, vista l’urgenza del tuo ‘recupero ’”
“Ma… loro… avevano dei Draghi… com’è possibile che in nemmeno un mese…”
“Quelli non sono i loro Draghi. Quelli che tu hai visto, tranne il mio, sono Draghi Veterani…. Ma ora è difficile da spiegare, lo capirai da sola, durante il tuo ‘addestramento ’…”
“Addestramento?” domandò lei, sempre più confusa
“Ovviamente. Anche tu diventerai un Cavaliere” la informò, semplicemente
“Io… un… Cavaliere? Ma…”
“Non devi preoccuparti, ora. Avrai tutte le risposte” cercò di tranquillizzarla Miroku. Non era ancora il momento di affrontare quell’argomento.
“Ora scusatemi, ma devo proprio scappare…” disse Kouga, alzandosi “Mi aspettano per gli allenamenti”
“Dura la vita, eh?” lo prese in giro Miroku, pensando di dargli fastidio nel fargli notare che lui, invece di faticare, avrebbe trascorso la sua giornata nell’ozio
“Guarda Miroku che, a differenza di te, non mi spaventa la fatica. E poi questo è il mio dovere e anche tu, ogni tanto, dovresti pensare al tuo!”
“Oh, ma io ci penso, ci penso in continuazione! E poi devo ancora riprendermi dalla missione!” piagnucolò il Majutsushi, facendolo sorridere. Non sarebbe mai cambiato
“Va bene, va bene…. Comunque adesso devo proprio andare, ci vediamo sta sera a cena. Ciao ragazzi…” e stava per andarsene quando venne richiamato da Kagome
“Kouga…”
“Sì? Avete bisogno di qualcosa, Kagome?” le domandò lui, leggermente teso
“Avrei bisogno di parlarvi… se potete concedermi un attimo…” gli disse lei, quasi titubante
“Certamente” e i due si appartarono, per poter parlare con tranquillità
“Accidenti… da qui non sento niente…” sbottò, deluso, Miroku
“Oh, insomma Miroku! Lasciali stare! Se avesse avuto qualcosa da dire che avremmo potuto sentire anche noi, Kagome non si sarebbe allontanata!” lo riprese Sango, infastidita dal suo comportamento infantile
“Capirai – sbottò annoiato Inuyasha – Chissà cosa avrà da dirgli di così privato… manco si conoscono…” disse, tenendo gli occhi chiusi e le braccia dietro la schiena, con fare scocciato. Quando riaprì gli occhi ambrati si ritrovò la faccia di Miroku a pochi centimetri dalla sua e per poco non si prese un infarto
“Miroku, si può sapere che diavolo fai?!? Mi hai fatto prendere un colpo!!” sbraitò, infuriato
“Mmh…” mugolò l’altro, continuando a fissarlo
“Si può sapere che cavolo hai da fissarmi?!? Sei molto irritante!!”
“Inuyasha…” disse, poi, serio, quello
“Che c’è?”
“Non ti sarai per caso innamorato di Kagome?!?” gli domandò, diretto, sempre con la stessa espressione, mentre Sango e Inuyasha rimasero basiti e impietriti da quell’uscita senza senso
“M- ma si può sapere che idiozie vai dicendo, adesso?!? Come ti è saltata in mente una cosa del genere?!?” gli sbraitò contro, furioso, cominciando a rincorrerlo per tutta la locanda con l’intento di farlo fuori.

E con il sottofondo delle loro urla, intanto, Kagome e Kouga, parlavano.
“Ditemi, Kagome… in cosa posso esservi utile?” domandò Kouga
“Ecco… io ho saputo… ecco, quello che la mia famiglia ha fatto per voi…” cominciò Kagome, mentre l’ ookami Youkai annuiva
“Io… non so niente di quelli che erano i miei veri genitori… e non mi sembra giusto che voi dobbiate sentirvi in debito verso di me, che non ho fatto nulla per voi…”
“Questo non ha alcuna importanza – la interruppe, con voce sicura lo Youko – Magari è una cosa stupida ma mi sento veramente in debito verso di voi. E poi non è la prima volta che ci incontriamo, perciò per me non siete una estranea…”
“Non… non è la prima volta?” domandò perplessa Kagome
“Bè, ci siamo incontrati diverse volte quando eravamo piccoli…” rispose, arrossendo, l’altro…. Sì, si erano incontrati… ma erano bambini e di cero non si poteva dire che ora, non fossero praticamente due estranei. Ma a Kagome sembrò far piacere quell’affermazione e sorrise
“Mi fa piacere che la pensiate a questo modo…. Comunque credo di capire che rimarrete della vostra posizione…”
“Kagome… non pensiate che il debito che io sento nei vostri riguardi sia forzato…. È stato vostro padre per primo che mi disse che non avevo nulla di cui sdebitarmi… ma, il giorno che mi accolse qui a Palazzo, nella sua casa e, soprattutto, il giorno in cui diventai Cavaliere feci una promessa a me stesso: avrei protetto a costo della vita la vostra famiglia grazie la quale ho potuto incontrare il mio Drago.
“Quindi non cambierò idea… ma spero che questo non vi crei fastidi…”
“No, affatto! – lo interruppe la ragazza – È che mi sembrava giusto dirvi che, sì, insomma, visto che non sapevo nemmeno di essere la Principessa… non ne valesse la pena di sacrificarsi per una sconosciuta…”
“Non lo penso adesso e non l’ho mai pensato in passato, state tranquilla. Anzi, mi sentirei onorato se avessi la possibilità di esservi utile…”. Kagome quasi si commosse. Nel vedere quanto ardore muovesse quel giovane, quanta fedeltà riservasse ancora a quella famiglia a lei sconosciuta le fece desiderare di sapere nei dettagli quali cose avessero fatto gli Higurashi per quel Paese.
“Vi ringrazio…davvero. In un certo senso, il sapere che c’è una persona così fedele alla mia famiglia e quindi a me… mi fa sentire meglio, più sollevata…”.
“Ne sono davvero felice. Comunque… sono davvero dispiaciuto per tutto quello che avete dovuto passare. Spero solo che, d’ora in avanti, riusciate ad avere una vita più serena…”
“Grazie, lo spero anche io”. I due rimasero qualche momento in silenzio, sollevati per quello che si erano detti.
“Ora, scusatemi, ma devo proprio andare…” disse poi lo Youkai, guardandola mortificato
“Oh, certo. Vi ho fatto perdere fin troppo tempo…”
“Questo mai. Sappiate che sono stato molto felice di poter parlare con voi dopo tutti questi anni. E, se non oso troppo, mi piacerebbe se continuassimo a farlo…”
“Volentieri” e i due si guardarono, sorridendo a vicenda. Poi Kouga la salutò di nuovo e se ne andò di corsa mentre lei lo seguiva con lo sguardo.
Le sembrava incredibile di aver trovato una persona che, pur conoscendola affatto, l’avesse accettata in modo così incondizionato… bè, lo avevano fatto anche Sango e gli altri.
Si voltò verso il resto della compagnia, con Miroku e Inuyasha ancora intenti nel loro rincorrersi e Sango sorridere divertita.
Sulle sue labbra si dipinse un largo, sincero sorriso.
Il primo vero sorriso dopo tanti anni.
Forse… quella era la sua possibilità….
Forse anche lei… sarebbe potuta cambiare.

FINE 14° CAPITOLO.

Ed ecco concluso anche questo capitolo!
Finalmente tutto è stato svelato e la nostra Kagome sa della sua vera identità!
Bene, direi che siamo a cavallo (bè, più o meno…se penso che mi sono ridotta a farli incontrare tutti solo nel 12° capitolo e che si scoprono le varie cose solo adesso…mi viene quasi il panico al solo ipotizzare quanto potrà durare questa storia – perché, dovete sapere, che non ho affatto pensato ancora a un possibile e probabile finale…!).
Ma comunque…sono soddisfatta. Spero solo, rileggendolo, di aver corretto eventuali errori (visto che in quello precedente ne ho scritte di ‘castronerie ’…!)…ma se c’è qualcosa che non va, segnalatemelo!
Nei prossimi capitoli svilupperò alcune delle cose accennate già tempo fa (non vado nello specifico, però, perché altrimenti non c’è più la ‘sorpresa ’…) e che, tra una cosa e l’altra, riesco – e non è detto… - a parlarne solo nel o nei prossimi capitoli.
Come ho spesso ripetuto…abbiate pazienza. Non me lo sarei mai aspettata, ma in questa storia si è creato un intreccio non indifferente che più vado avanti più si complica…per cui non è semplice.
Spero solo di non peggiorare – ma, credo, che peggio di così non potrei già fare…-__- - nel modo di scrivere…mah!
Bè, direi che è tutto – credo - … perciò vi saluto e spero di aver soddisfatto coloro che attendevano il momento in cui Kagome avrebbe scoperto la verità…. A me non dispiace questo capitolo ma starà a voi – come sempre ^^ - dare il parere decisivo.
Per cui vi saluto e vi auguro una buona settimana – la mia prima da maggiorenne eheh! a proposito…vi ringrazio ancora per gli auguri ^^.
Baci, baci
ka_chan.

  
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