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Autore: Fiamma Drakon    31/12/2010    3 recensioni
«Quindi, chi è il colpevole?»
Ancora quella domanda non aveva trovato risposta nella testa di Rin, che vi si stava lambiccando sopra senza sosta da giorni e giorni, fin da quando quella vicenda aveva avuto inizio.
Sei persone erano già morte, una per avvelenamento, le altre cinque annegate nell’oceano. Altre ancora sarebbero morte, con ogni probabilità, per questo doveva sbrigarsi a trovare il colpevole e fermarlo.
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The riddler who won't solve riddles - Len Version
«Quindi, chi è il colpevole?»
Ancora quella domanda non aveva trovato risposta nella testa di Rin, che vi si stava lambiccando sopra senza sosta da giorni e giorni, fin da quando quella vicenda aveva avuto inizio.
Sei persone erano già morte, una per avvelenamento, le altre cinque annegate nell’oceano. Altre ancora sarebbero morte, con ogni probabilità, per questo doveva sbrigarsi a trovare il colpevole e fermarlo.
Era possibile che le fosse sfuggito qualche indizio...? Era stata sulle scene del delitto per giorni in cerca di tracce, impronte o altro ancora che potessero condurla all’assassino, ma pareva che quest’ultimo avesse curato tutto nei minimi dettagli.
Alla faccia del “non esiste il crimine perfetto”.
Len continuava a parlare e a porre domande su ciò che, senza alcun indizio, non poteva sapere.
Domande circa questioni cui non poteva trovar risposta.
«Il primo mistero è: perché l’uomo era solo nella sua stanza e perché stava bevendo del vino avvelenato?»
E poi continuava:
 «Il secondo mistero è: perché quelle persone sono cadute nell’oceano? Ed il colpevole era veramente in mezzo a loro?»
Infine concludeva sempre con quell’unica, tormentosa domanda:
«Quindi, chi è il colpevole?»
Quel suo sorriso sembrava quasi lasciar intendere che tutto ciò era un semplice indovinello per lui, un gioco, invece che una triste realtà in cui sei persone avevano ormai perso la vita.
Sembrava invitarla a tentare la sorte.
Lei continuava a guardarlo senza capire il perché di quel suo strano comportamento: che cosa c’era da ridere in quel che era accaduto...? Non riusciva proprio a spiegarselo.
Poi, tutto d’un tratto, il sorriso di Len si fece più grande e dai connotati vagamente folli, malefici. I suoi occhi si dilatarono e l’espressione divenne simile a quella di un pazzo.
La ragazza afferrò il coltello nascosto nella sua tasca, ma il detective non se ne accorse e continuò a parlare...
Rin indietreggiò di mezzo passo, improvvisamente intimorita: che cosa...?
«L’errore fatale nel mio piano è stato l’altro detective che ho trascinato in questa storia»
La ragazza sgranò gli occhi all’affermazione: cosa significava? Perché...?
 Fu allora che, sentendosi minacciata, il suo istinto di sopravvivenza prese il sopravvento sulla ragione, imponendole estrarre finalmente il pugnale dal suo nascondiglio per puntarlo al petto del giovane, lanciandosi al contempo verso di lui.
Se avesse avuto un attimo per fermarsi e riflettere, avrebbe abbassato l’arma: lei non avrebbe mai voluto fargli del male in ragione di ciò che provava verso di lui.
Quest’ultimo indietreggiò, sempre sorridendo in quel modo malsano, gettando via l’arma dalla mano della fanciulla.
Il coltello roteò in aria e cadde a terra con un tonfo metallico.
«Quindi, chi è il colpevole?»
Pose di nuovo quell’ostica domanda, guardandola con un’espressione curiosa e attenta che era tornata improvvisamente innocente. Gli occhi di lei, al contrario, erano sbarrati e le labbra aperte in una “o” muta piena di spaventata sorpresa.
Tranquillamente, il ragazzo riprese a parlare:
«Forza, di’ il nome della persona che ti sta davanti»
Il suo sorriso era gentile, quello di una persona normale e per bene, ma le sue parole non avevano senso: lui non poteva essere quello cui avevano dato la caccia per tutto quel tempo. Non poteva e basta: non l’accettava.
«Perché dice così...? Non può... essere vero. No, non... lui...» pensò, triste, mentre una voragine le si apriva nel petto e le lacrime le salivano agli occhi.
Dalla loro collaborazione, tutto sommato, per lei era sbocciato un sentimento più forte, sorretto da una certezza che adesso stava andando in mille piccolissimi pezzi senza che potesse farci niente.
Lui... era veramente lui l’artefice di quel che era accaduto?
Le faceva indescrivibilmente male anche il solo considerare quell’eventualità.
Il viso del ragazzo mutò ancora e in esso ricomparve l’espressione da folle di poc’anzi.
L’espressione di un pazzo assassino.
«Di’ il mio nome!»
Si portò le mani sul petto ad indicarsi, reclinando appena il capo di lato, socchiudendo le palpebre in un’espressione che servì solo a spaventarla di più.
Lei non voleva ammetterlo. Voleva credere che fosse innocente, che tutto ciò fosse solamente un brutto incubo dal quale presto si sarebbe risvegliata.
Voleva continuare ad amarlo essendo consapevole che era una persona che non si era mai macchiata del sangue altrui.
Len proseguì, ignorando la sua espressione impaurita:
«Veramente non volevo che tu lo scoprissi»
Si guardò le mani, l’espressione improvvisamente triste: da ciò, la fanciulla ne dedusse che era dispiaciuto.
Dal tono che aveva usato, inoltre, le era parso di capire che volesse... proteggerla?
Il suo cuore palpitò più velocemente a quel pensiero: che in quel delirio, in quello sconvolgimento totale, fosse veramente venuto fuori ciò che lui provava per lei?
Che le si fosse affezionato?
«Sarò misericordioso: sbrigati! Se vuoi scappare, fallo in fretta»
Rin indietreggiò ancora di un passo.
Il terrore e la disperazione si erano impossessati di lei ormai definitivamente: era lui il colpevole, non c’era altro che potesse smentire la cosa. Le parve che il mondo intero le stesse crollando addosso: anche la debole speranza che tutto ciò fosse solamente uno scherzo di cattivo gusto si era dissolta nel nulla.
Lui era un omicida.
I suoi sentimenti erano destinati veramente a morire senza aver neppure avuto l’occasione di mostrarsi?
Dovevano sacrificarsi affinché lui potesse essere rinchiuso in prigione e la giustizia potesse fare il suo corso?
«Perché... la vita è così ingiusta con me?».
Si accorse che stava tremando e che non riusciva a smettere, così come non riusciva a smettere di piangere.
Lui alzò gli occhi a fissarla ancora una volta.
«Forza, se non ti sbrighi le mie mani ti uccideranno. Non hai molto tempo»
Voleva risparmiarla seriamente, ma lei... cosa doveva fare adesso?
Doveva veramente abbandonarlo?
Doveva lottare per consegnarlo nelle mani della polizia?
Doveva rimanere al suo fianco comunque ed onorare fino in fondo il suo amore per lui...?





Angolino autrice
Eccomi finalmente di ritorno sul fandom *-* con una mini songfic su una canzone che è tutto il pomeriggio che mi dà il tormento XD
Il video relativo alla canzone lo trovate qui, con tanto di traduzione inglese.
Intanto premetto che ho incasinato all'inizio l'ordine del testo, ma mi serviva così per metterlo nella fic, per cui chiedo umilmente perdono çOç e poi la fine l'ho lasciata volutamente sul vago perché anche nel video non si sa che caspita di fine fa Rin :D per cui non ho voluto tirare a sorte, visto che in ambedue i casi ci rimanevo comunque male.
Anyway, come penso si sia dedotto dal titolo, di questa canzone esistono due versioni :D io ho preso quella di Len per ora, ma ho in programma di mettermi d'impegno e provare a scrivere anche la versione di Rin, che è un tantino più lunga e complessa - e voi direte: "Ma a me che me ne frega?" e avete ragione, ma dovevo dirlo ùwù
Well, mi eclisso, sperando che questa cosina piaccia ^^
Bye bye - e buon anno a tutti! <3
F.D.
   
 
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