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Autore: VaniaMajor    01/01/2011    0 recensioni
Seguito de Lo Scettro dei Tre: Raistlin Majere convoca la sorella ritrovata per mettere in atto il suo piano contro il Conclave. Non ha fatto però i conti con Takhisis, che sta addestrando una setta di maghi per uccidere i Majere e conquistare il mondo. Una nuova battaglia inizia e anche stavolta saranno necessari dei sacrifici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno dei Gemelli'
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Author's note: Auguri di buon anno a tutti!!

CAPITOLO 1

LE MIRE DI RAISTLIN

Katlin rise piano alle parole di Tasslehoff, poi sospirò. Era seduta con la schiena contro la sedia, il corpo rilassato, mentre ascoltava i kender narrarle le loro ultime avventure. Stuzzicava con le dita le briciole sul tavolo, preda di un piacevole torpore. Ancora non riusciva a credere di essere tornata a casa. Un anno prima, aveva lasciato quella calda dimora per tornare nel mondo in cui era nata, in quanto doveva regolare la sua posizione e permettere a sua madre, la sua genitrice yoltiana, di vivere una vita dignitosa. La lunga burocrazia di Yolta l’aveva trattenuta più di quanto pensasse, ma finalmente le sarebbe stato permesso di vivere la sua vita come Katlin Majere, maga delle Vesti Rosse, residente a Solace…e alla Torre di Palanthas, di quando in quando. Yolta non era mai stata la sua casa. Krynn lo era diventata. Sorrise tra sé, cullata da quei pensieri.
«Pensi di continuare a tenere i capelli bianchi, Kat?» le chiese Tika, scuotendola da un principio di assopimento.
«Uh? Questi?» chiese Katlin, sfiorando le due ciocche che le incorniciavano il viso. Si erano imbiancate quando Takhisis l’aveva maledetta, in conseguenza dello shock, e ancora adesso Katlin si riteneva fortunata ad essersela cavata con quel solo segno evidente. La maledizione di Takhisis le aveva anche gentilmente donato i maledetti occhi a clessidra, ma quelli erano scomparsi una volta spezzata la possessione.
«Potresti tingerli, se volessi.» le propose Tika. Katlin rise piano e scosse il capo.
«Perché dovrei?- chiese- E’ una seccatura. Prima o poi diventeranno tutti bianchi e sarò a posto.»
«Ti tingerai i capelli di bianco?!» chiese Tas, sorpreso.
«No, sto dicendo che diventerò vecchia!» rise Katlin.
«Credo che Tika intendesse dire che agli uomini non piacciono le donne con i capelli bianchi.- disse Kyara, facendo arrossire Tika e ridere Caramon- Se vuoi conquistare qualcuno, devi essere bella.»
«Ma senti tu…Kyara, da quando in qua sei diventata così esperta in questo genere di cose?» chiese Tika, irritata.
«Ho ripetuto le cose che dite tu e Dezra, veramente.- disse Kyara, innocente- Personalmente credo che Kat sia bella così. Ma forse è perché quando l’ho conosciuta era peggio, nel senso che…»
«Abbiamo capito il senso, grazie.» disse Tika, acida.
«In ogni caso, un uomo che non mi volesse per questi capelli bianchi non sarebbe degno di me.- disse Katlin, lapidaria- Perciò, il problema non esiste.» Fu interrotta da un possente sbadiglio.
«Hai sonno, Kat?» chiese Tika,  dolcemente, posandole una mano sul braccio coperto dalla veste rossa.
«Parecchio, a dire la verità.» ammise Katlin, soffocando un altro sbadiglio.
«Ti conviene andare a letto, allora.- disse Caramon, alzandosi in piedi- Ti accompagno…»
«No, Caramon. Raistlin mi deve parlare.» disse Katlin, con un sospiro, avvedendosi che Tas e Kyara avevano immediatamente assunto un’espressione interessata. Raistlin aveva lasciato la tavola già da un pezzo, ritirandosi nella sua camera e ingiungendo a Katlin di raggiungerlo il prima possibile. Si prospettava una chiacchierata interessante.
«Può benissimo farlo domani. E’ evidente che sei stanca.» replicò il guerriero, corrugando la fronte. Katlin fece un sorrisetto.
«Mi alletta l’idea di disobbedirgli così apertamente.- sogghignò- Purtroppo mi terrebbe poi il muso una vita e sinceramente non ne ho voglia. Sono appena tornata.» Sospirò e si alzò in piedi, un po’ barcollante. «Perciò, ubbidirò ai suoi voleri, sbuffando apertamente.»
Tika e Caramon sorrisero. Katlin scoccò un’occhiata ammonitrice ai due kender, che quasi fremevano per l’aspettativa. «Voi due non venite a spiare.- disse, alzando un dito per sottolineare le sue parole- Tas, lo dico soprattutto a te. Sai di cos’è capace Raistlin quando si arrabbia, no? Se fate i bravi e portate pazienza, dopo vi racconto di cosa si è parlato. Anche se sospetto che un viaggio a Wayreth non me lo levi nessuno…»
«Certo, Kat. Ti aspetteremo senza ficcare il naso in quella merav…ehm…nella stanza di Raistlin.» promise Tasslehoff, disinvolto, con un gran sorriso. Katlin riconobbe l’atteggiamento, ma non aveva voglia di continuare a discutere con i kender. Sapeva che era fiato sprecato.
«Ne approfitto per andare a controllare Sturm.- disse Tika, alzandosi a sua volta- Caramon, sparecchi tu, per favore?»
Con un cenno di saluto agli altri, Katlin si inoltrò nel corridoio, diretta all’ultima stanza in fondo, quella contrassegnata con il marchio dello stregone. La maga ristette un attimo davanti alla soglia, corrugando la fronte. Raistlin aveva qualcosa in mente fin dalla sua partenza per Yolta. Katlin non era riuscita a capire cosa fosse, ma le poche chiacchierate che avevano fatto durante la sua permanenza nel mondo al di là delle lune le avevano dato ad intendere che c’entrasse in qualche modo il Conclave dei Maghi. Per la prima volta da quando era tornata in possesso del proprio corpo e della propria anima, Katlin sentì di rimpiangere di non poter sondare la mente del gemello per carpirne i piani. Sospirando, bussò. All’interno vi fu un fruscio, poi dei passi, quindi una chiave girò nella toppa. Il viso magro di Raistlin si profilò sulla soglia.
«Entra.» le disse soltanto. Katlin controllò che Tas e Kyara non l’avessero seguita, e fu rassicurata dal basso chiacchiericcio in cucina, poi sgusciò nella camera, chiudendo la porta dietro di sé. Udì uno scatto. La serratura si era richiusa automaticamente. Non fu quello, però, ad attirare la sua attenzione.
«Per gli Dei…cos’hai combinato a questa stanza?» mormorò Katlin, sorpresa.
La semplice ma bella camera che Caramon aveva inserito con tanta cura nel blocco della casa aveva quadruplicato le sue dimensioni. Per meglio dire: era diventata una stanza doppia. Per circa quattro metri dalla soglia, si stendeva la solita camera da letto con scrittoio non troppo dissimile a quella che era stata assegnata a Katlin. Oltre il letto, però, la parete di fondo era scomparsa e il pavimento si trasformava in pietra, che si allungava nell’oscurità di una camera da letto cupa in cui troneggiava un grande letto con baldacchino e le pareti erano ricoperte di scaffali di libri. Katlin riconobbe quella stanza. Al suo interno era quasi morta, un anno prima. La visione scomparve e Katlin corrugò la fronte, poi rivide di nuovo l’altra camera, oltre l’illusione della parete.
«Hai collegato la tua camera nella Torre di Palanthas a questa?!- sbottò- Raistlin, non trovi sia rischioso?»
«Ho spesso necessità di fare avanti e indietro. L’incantesimo è permanente, mi risparmia molta fatica. Una mente non abituata al riconoscimento della magia non vedrebbe nulla di insolito.» disse Raistlin, noncurante, prendendo posto su una sedia con lo schienale imbottito e facendo cenno a Katlin di trovarsi un posto. Kat guardò con desiderio il letto, ma si fece coraggio e scelse una sedia di legno scomoda. Doveva stare sveglia!
«Intendevo dire che…beh, in una casa abitata da kender un tale collegamento mi sembra inopportuno.» continuò, pur ammirando la perfezione di quel collegamento spaziale. Raistlin fece una smorfia sarcastica.
«C’è un incantesimo alla porta. Chi tocca la maniglia muore.» disse l’arcimago, noncurante di fronte all’esclamazione di disapprovazione di Katlin. «Solo io posso aprire la porta, con questa chiave. Prima che tu esca te ne darò una copia. Mi pare superfluo ricordarti di proteggerla il prima possibile con potenti incantesimi.» continuò, mostrandole una chiave d’argento lavorato.
«Ti dispiacerebbe mettere qualcosa di non mortale a quella porta?- chiese Katlin, seccata- E’ ovvio che prima o poi quei due proveranno a…»
«Due kender in meno sulla faccia di Krynn. Non un gran danno.» disse Raistlin. Il cipiglio di Katlin aumentò e Raistlin fece un gesto vago con la mano. «In realtà il contatto provoca solo convulsioni. Sono tutti così goffi, in questa casa, che potrebbero toccare la maniglia anche solo accidentalmente. Non ho voglia di aprire la porta e trovarmi fra i piedi il cadavere della moglie di nostro fratello.»
«Velenoso come sempre.- sospirò Katlin, rilassandosi- Va bene, allora possiamo chiudere il discorso.»
«Compassionevole fino a un certo punto, noto. Proprio degna di essere mia sorella.» mormorò Raistlin, con uno scintillio negli occhi. Il sorriso di Katlin fu gelido e l’arcimago annuì, approvando. Proprio perché Katlin capiva l’importanza di certe lezioni, si sentiva sicuro nell’affidarle l’altra chiave.
«E Dalamar?- chiese Katlin, fingendo indifferenza- Usa anche lui questo passaggio?»
«Ovviamente no. Perché mai il mio apprendista dovrebbe avere interessi a Solace?» chiese Raistlin, unendo le punte delle dita davanti al petto. Katlin scrollò le spalle e Raistlin trattenne un sorrisetto. Per quanto si sforzasse, quella sua sorella di nuova acquisizione non era brava a nascondere il suo interessamento per l’elfo oscuro.
«E Crysania come sta?» ritorse la giovane donna, apparentemente senza l’intento di punzecchiare l’arcimago.
«Crysania è a Palanthas. Come capirai, ha molto da fare.» disse, e una punta di astio gli si insinuò nella voce.
«Riuscite a vedervi?» chiese ancora Katlin.
«Di quando in quando.- rispose Raistlin, sbrigativo- Finché rimarrà a capo della Chiesa, permangono degli ostacoli alla nostra…relazione.»
«Non ha ancora trovato un sostituto adatto?» mormorò Katlin, delusa. Era stata un’impresa vedere i due, così orgogliosi, ammettere il proprio amore l’uno per l’altra. Era seccante che il loro ruolo fungesse ancora da ostacolo.
«Se vuoi sapere come sta Crysania, potrai chiederglielo quando saremo a Wayreth. Anche lei è chiamata a testimoniare.» disse Raistlin, chiudendo l’argomento. Katlin annuì, pensierosa, poi corrugò la fronte.
«Testimoniare cosa?» chiese, sospettosa. Il sorrisetto che comparve sul volto di Raistlin non le piacque per niente. Accavallò le gambe e incrociò le braccia sul petto, incupendosi.
«Va bene, basta con i convenevoli.- disse, fredda- Mi hai richiamata a casa con una fretta sconveniente, lanciando il tuo strale riguardo al Conclave. So già che li stai facendo impazzire, quindi la domanda è: cosa c’entro io?»
«Finalmente me l’hai chiesto.» disse Raistlin, sollevando appena un sopracciglio con fare ironico.
Katlin gli lanciò un’occhiataccia. Quel suo gemello, nella cui mente aveva vissuto gran parte della sua vita, non era un mistero per lei, senza contare che le somiglianze caratteriali fra loro erano davvero molte. Raistlin aveva giocato con il Conclave, quando si era trattato di comunicare ai maghi il suo ritorno in vita e la distruzione del Portale. Katlin gli aveva dato una mano con estremo piacere. Nemmeno lei aveva grande stima o affetto per quel gruppetto di maghi tanto bravi a rischiare la vita degli altri ma ben attenti a non mettere in gioco la propria. Pensava, però, che ora Raistlin avrebbe continuato i suoi giochi da solo.
«Dai, sputa il rospo.» sospirò. Raistlin si tolse un pelucco dalla manica di velluto nero, perdendo tempo.
«Voglio che tu entri a far parte del Conclave.» disse, colloquiale.
«Te lo puoi scordare!» replicò Katlin, secca. Negli occhi dorati del gemello passò un lampo d’avvertimento.
«Katlin, non dare risposte affrettate.- le ingiunse, gelido- Non sei una bambina.»
«Non sono nemmeno una tua pedina.- ritorse lei, velenosa, poi fece un gesto distratto- Spiegami cos’hai in mente. Magari cambierò idea.»
Raistlin la scrutò per un attimo, il volto fine pieno di carisma, poi annuì.
«Forse non sai che tra poco meno di un anno Par-Salian lascerà il suo ruolo di Capo del Conclave.» disse. Katlin roteò platealmente gli occhi.
«Era ora.- disse, acida- Ha già fatto abbastanza danni, quel vecchio.»
«Lascia da parte i nostri rancori.- disse Raistlin- Il fatto è epocale ed è terreno fertile per nuovi e inaspettati sommovimenti all’interno del Conclave.»
«Fammi capire.- disse Katlin, sporgendosi un po’ in avanti- Hai spostato le tue mire sul Conclave. Vuoi farli impazzire del tutto?»
Raistlin fece un sorrisetto, chiudendo per un attimo le palpebre sugli occhi maledetti.
«Divertirsi va bene, ma non senza uno scopo.- disse, sarcastico- Katlin, tu sei più potente di Justarius, che al momento è a capo delle Vesti Rosse. Immagina a chi dovrebbero dare quel ruolo, se tu entrassi a far parte del Consiglio.»
«A me.- disse lei, senza falsa modestia- Ma Raistlin, io quel ruolo non lo voglio. Non me ne frega un accidente di…»
«Adesso non parlare come Caramon.- la interruppe lui, caustico, con una smorfia- Ti sto offrendo del potere, Katlin. Ti pare poco?»
«Mi pare di non avertelo chiesto.- disse Katlin, con una smorfia- E poi che accadrebbe? Ovviamente, se Ladonna salta, tu…» Perse un attimo la parola, poi sussurrò: «Tu prenderai il suo posto!»
Raistlin non si mosse né parlò e un’altra ipotesi si affacciò alla mente di Katlin.
«E se prendi il suo posto, sei a capo del Conclave…con me a darti sostegno come capo delle Vesti Rosse! Vuoi il seggio del vecchio Par-Salian!» continuò, senza fiato. Di nuovo, Raistlin non si mosse né parlò. Passarono alcuni momenti, in cui i due maghi si osservarono in silenzio, poi Katlin si appoggiò con la schiena alla sedia, incrociò di nuovo le braccia sul petto e si rilassò. «No, a te non interessa quella sedia.» disse, noncurante.
«Cosa te lo fa pensare?» chiese Raistlin, laconico. Katlin sollevò appena un sopracciglio.
«Il Maestro della Torre di Wayreth deve risiedere a Wayreth per tutta la durata del suo mandato. Ciò significa che dovresti abbandonare la Torre di Palanthas, e tu non lo faresti mai, e vivere laggiù fino alla morte, visto che raggiungere il tuo potere e sostituirti è impossibile.- disse Katlin, tranquilla- Non so come vuoi legare a te il Conclave, ma di certo non sarà prendendo il posto di Par-Salian.»
«Molto perspicace, mia cara sorella. Mi congratulo.- disse Raistlin, con un sorrisetto, abbozzando un applauso ironico- Quello che dici è vero. Tengo alla mia indipendenza e non lascerò mai la Torre di Palanthas. Ciononostante, voglio poter controllare i maghi di Krynn. Se non mi resta altro, desidero il potere sulla mia razza.»
«E come farai?- chiese Katlin, suo malgrado interessata- Dalamar alle Vesti Nere, magari sul seggio più alto, e io alle Vesti Rosse?»
«Non Dalamar, su quel seggio, mia cara. Lavora ancora un po’ di fantasia.» mormorò Raistlin, con gli occhi che gli luccicavano d’ambizione. Katlin ristette, poi si portò una mano alla bocca.
«Io?!» ansimò. Raistlin sorrise, un sorriso contorto.
«Tu prenderai il posto del vecchio Par-Salian.- disse, duro, mentre Katlin si copriva il viso sconvolto con le mani, sopraffatta dall’imponenza del piano di Raistlin- So che ne sei in grado. Il tuo potere è più forte del loro, secondo solo al mio. La tua giovane età non è un problema, in quanto anch’io sono diventato Maestro così giovane. Le tue imprese ti precedono e già in molti sono interessati a te. Dalamar sarà tuo alleato, a capo delle Vesti Nere. Se mia sorella sarà Maestra della Torre di Wayreth, io avrò potere su tutte le Torri della Stregoneria rimaste.»
«E ti fidi di Dalamar?» chiese Katlin, atona, sempre senza scoprirsi il viso. Raistlin la scrutò, apprezzando il fatto che i sentimenti non avessero accecato Katlin.
«Ti sarà fedele.- disse- Una donna ha più potere su un uomo, che un Maestro sul suo apprendista.»
Attese che lei dicesse qualcosa. Per qualche tempo la stanza fu immersa nel silenzio, poi Katlin sussurrò: «Maestra della Torre di Wayreth…»
Raistlin si avvide che sotto la copertura delle mani, Katlin sorrideva appena.
«Accetti?» chiese, la voce sottile e insinuante. Katlin lo guardò. Nei suoi occhi luccicava l’ambizione.
«Voglio provarci.- disse, stringendo i pugni mentre il suo sorriso diventava feroce- Sì…desidero provarci!»
«Molto bene. Allora siamo d’accordo.» disse Raistlin, soddisfatto. Katlin alzò una mano per frenarlo.
«Se ci riesco, non sarò una marionetta nelle tue mani. Lo sai?- chiese, dura- Siamo troppo simili, fratello mio. Non mi piegherò a qualunque tuo volere. Pensaci bene prima di dare a me questa opportunità.»
«Ci ho pensato e non mi interessa avere tra le mani un fantoccio.- disse Raistlin, noncurante- La Torre necessita di un Capo forte e tu lo sei. Abbiamo imparato che le nostre somiglianze si sublimano nell’amore per la magia, perciò presumo che non avremo mai grandi screzi. In quel caso…» Un lampo pericoloso gli passò nelle pupille a clessidra. «…vedremo il da farsi quando se ne presenterà l’occasione.»
«Mi sembra giusto.» ammise Katlin.
«Del vino, sorella mia?» chiese Raistlin, facendo comparire con un gesto brocca e bicchieri. Katlin annuì e i due fecero un brindisi ai loro progetti. Per un po’, ognuno sorbì il suo vino, pensando al futuro. Katlin non riusciva ancora a credere all’opportunità che le si era presentata. L’irritazione per essere manovrata da Raistlin era scomparsa di fronte alla grandezza del suo piano e non poté trattenere un sorriso al pensiero che il gemello l’avesse manipolata per bene. Ma per prendere il posto di Par-Salian avrebbe fatto carte false. Due Majere a capo delle Torri…
«Da dove si comincia?» chiese Katlin, quando ebbero finito di bere.
«Dopodomani andremo a Wayreth. La tua storia sarà raccontata di nuovo, in presenza di testimoni. Caramon verrà con noi e Crysania sarà già là ad attenderci.- disse Raistlin, pensieroso- Dalamar ci raggiungerà il giorno dopo. Inoltre verrà esaminato il tuo reale potenziale magico.»
«Altre Prove, altri esami…» sbuffò Katlin.
«E’ inevitabile.- tagliò corto Raistlin- In ogni caso saranno costretti ad accettarti in seno al Conclave. Dopo di ciò, vedremo come muoverci.»
Katlin annuì, poi si alzò dalla sedia e si stiracchiò.
«Se non c’è altro, io andrei a letto.- disse, poi sorrise- Anche se mi hai dato un ottimo motivo per stare sveglia.»
«Sapevo che la proposta ti avrebbe allettata.» disse Raistlin, con un sorrisetto.
«Il problema è proprio che lo sapevi.- sospirò Katlin- Avrei dovuto dirti di no solo per ripicca.»
Raistlin si alzò facendo leva sul Bastone di Magius, le si avvicinò e le porse una chiave argentata.
«Tieni, e conservala con cura.» disse. Katlin annuì, soppesandola nella mano. Alzò lo sguardo quando vide il fratello scrutarla. «Ti sei fatta più sicura, sorella.- mormorò l’arcimago- Quando ci siamo conosciuti, una simile responsabilità ti avrebbe fatta tremare.»
«Allora non sapevo chi ero.- disse Katlin, con un sorriso mesto- E ti voglio ricordare che ho comunque preso un bel peso sulle mie misere spalle, nonostante i dubbi che avevo.»
«Te lo concedo.» disse Raistlin, sollevando un sopracciglio con ironia. Katlin scrutò la chiave.
«Sicuro di volermela dare?- chiese- Non intendo irrompere qui dentro in momenti inopportuni…»
«Ovviamente mi avviserai prima di entrare.- fu la brusca risposta di Raistlin- Te la do perché può capitare che io abbia bisogno di averti a Palanthas mentre sei qui a Solace. Non si può mai sapere come e quando un’emergenza si presenta.»
«Giusto.» disse Katlin, cominciando a dirigersi verso la porta.
«Ti devo ricordare quanto sia importante che tu la protegga?» le disse Raistlin, restando presso la sua sedia.
«Lo so, lo so.- lo rassicurò Katlin, sbadigliando- Buonanotte, fratello mio. Ci vediamo domattina.»
Aprì la porta e subito gli occhi le si spalancarono nel vedere Tasslehoff e Kyaralhana colti sul fatto, con l’orecchio teso. Sgusciò fuori con un movimento fluido e chiuse la porta, così da non permettere ai kender di vedere la stanza e da evitare che Raistlin si accorgesse dei due spioni.
«Tas!- sibilò, abbassandosi verso i due- Che diavolo ci fate qui?»
«Ah…ciao, Kat!- disse Tasslehoff, riprendendosi- Ecco…noi non avevamo sonno. No, proprio per niente. Così, ci chiedevamo se tu non volessi chiacchierare un po’…»
«Però eri ancora dentro la stanza. Siccome non volevamo disturbare, non sapevamo come chiamarti, e…» disse Kyara.
«Già, già! Non sapevamo come chiamarti senza disturbare!- riprese Tas, acchiappando la palla al balzo- Così abbiamo deciso di aspettarti qui. Il fatto è che da quella porta non si sente niente, perciò cominciavamo a dubitare che tu fossi dentro.»
«Già, non si riesce a sentire nemmeno una parola.» borbottò Kyaralhana, quasi offesa. Questa reazione consentì a Katlin di capire che le loro parole erano vere, almeno per quanto concerneva il fatto che non avessero sentito nulla della sua conversazione con Raistlin. Tirò un sospiro di sollievo. A quanto pareva, Raistlin si era davvero premunito per bene dalle intrusioni dei kender.
«Sentite, io ho un sonno che casco.- disse, mettendosi in tasca la chiave d’argento- Ne parliamo domattina, va bene?»
«Nemmeno un accenno?» chiesero in coro i due kender, supplichevoli. Katlin sospirò.
«Devo andare a Wayreth con Caramon e Raistlin…domani o dopo.» disse. Sbadigliò. «Niente di molto eccitante, come vedete.»
«Beh, noi verremo con voi, così…» iniziò a dire Tasslehoff. Katlin scosse la testa e recuperò la chiave d’argento che chissà come stava per scomparire in una delle tasche di Tas.
«Questa volta voi restate a casa, amici miei. Mi dispiace ma è così.- disse, tenendo alta la chiave- Comunque ne riparliamo domattina.»
«Ma Kat…» si lamentò Tas.
«Domattina!» tagliò corto Katlin, salutandoli e scomparendo lungo le scale. Tas e Kyara rimasero soli nel corridoio buio.
«Ehi, Tas…che facciamo?- chiese Kyaralhana, delusa- Ci vogliono lasciare a casa.»
«Sono sicuro che è tutto un grosso equivoco. Non possono andarsene in giro senza di noi.- disse Tasslehoff, battendosi con decisione un pugno sul palmo della mano- Vedrai che troverò un sistema per convincere Katlin a portarci a Wayreth.»
Di sopra, Katlin lanciò i primi due strati di un incantesimo sulla chiave d’argento, prima di crollare per la stanchezza. Se avesse saputo come l’immagine della chiave d’argento si era impressa nella mente di Tasslehoff, si sarebbe pentita di aver ceduto al sonno.

   
 
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