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Autore: Lady_blood    01/01/2011    7 recensioni
-Sebastian, quando la pianterai di seguirmi?
-Io non ti seguo.
-Ah no??
-No. Studio a fondo i tuoi movimenti.
-Sei un fottuto paraculo.
-Me ne rendo conto da me, senza il bisogno dei tuoi atteggiamenti scurrili, Veronika.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1:
Ciel.

Mi passai una mano fra i capelli, e poi sugli occhi. La mia vista si acuì, e riuscii a scorgere le anime nel salottino semplice, sui toni del verde. Tutte, o quelle che vedevo, erano terribilmente brutte, tanto da chiudermi lo stomaco.Ma insomma, non si poteva avere più un’anima normale da quando era stato inventato un mezzo di comunicazione più evoluto della missiva o del primo telefono. Terribilmente triste come cosa.

Storsi il naso appena mi resi conto che c’era addirittura un pervertito là dentro.
Disgustoso.
“Phantomhive! Non bighellonare!” ebbene si, stavo lavorando per qualcuno che non era la Regina. Beh, adesso c’era la democrazia, mi pareva alquanto difficile servirla adeguatamente.
“Si, Sharon.”
“Sbrigati, al tavolo tre ancora aspettano di ordinare.”
“Si, Sharon.”
“Sai dire solo Si, Sharon?!”
“SI, SHARON!” dissi, prima di incamminarmi. Bard rise dietro al bancone. Beh, non era QUEL Bard, ma le loro anime erano simili. Reincarnazione, probabilmente.
“Buongiorno, posso esservi utile?” chiesi, gentilmente. Così falso da darmi la nausea, ma la ragazza a cui mi rivolsi per prima non se ne accorse. Civettò, temo, ma civettare con un demone di più di centocinquant’anni che ne dimostra a malapena sedici mi pare abbastanza inutile.
“Tre frullati alla banana, un bicchiere d’acqua fredda senza lime o ghiaccio, una birra, ed una fetta di crostata alla mela.” Iniziai a scrivere, per poi gettare un altro sguardo disinteressato alla ragazza che mi guardava sognante.
“Una fetta di culo non gliela chiedi, Christie?” il ragazzo con quella battuta mi fece sorridere.
“Altro?” guardai gli altri sei, interrogativo.
“Un bicchiere d’acqua gassata.” Disse una ragazza in fondo, lanciandomi un sorriso garbato. Assottigliai lo sguardo, e notai quanto blu fosse la sua anima. L’odore, per quanto delicato, era uno di quelli che non dimentichi. Mi venne l’acquolina.
“Bene. Torno subito con le ordinazioni.”
Me ne andai in fretta, ignorando la manata sul sedere e le risatine frivole. Una protesta mi distrasse e mi fermai.
“Oh, Christie, sei un’idiota.”
“Che c’è, Vero, gelosa? Non è che lo conosci già?”
“Ti pare? Mi sono appena trasferita! Oggi è la prima volta che vengo qua.”
<< Fidati, non sarà l’ultima. >> pensai, ridacchiando.
Bard velocemente mi passò tutto e lo misi sul mio vassoio d’acciaio immacolato, e tenendo il tutto con una mano sola mi avviai verso il gruppo chiassoso.
“Ecco qua. Posso aiutarvi in qualche altro modo?” sorrisi ampiamente.
Quella che avevano chiamato Vero si alzò e mi si avvicinò di poco.
“Dov’è il bagno?”
“Dopo le cucine.”
“Dove sono le cucine?”
“Là.” Indicai dietro il bancone, e Bard agitò la mano. Idiota.
“Ehi, pivello, vuole essere accompagnata.” Guardai il ragazzo che l’aveva detto fulminandolo con gli occhi. L’avrei preso ben volentieri per i suoi capelli meshati e sbattuto al muro. Stupidi palestrati.
“Ah, ok. Venga, signorina.” Dissi, avviandomi. Lei mi si affianco, ed io la guardai per quella che era, e non per la sua anima.
Una bella ragazza dai capelli neri e curiosi occhi viola. Le punte arricciate dei crine erano di un rosa molto acceso, e sfioravano ondeggiando una vita stretta coperta da una cintura nera. Vestita sui toni del grigio, aveva un prendisole molto largo e leggero, che lasciava vedere un costume colorato. Al collo, aveva un anello di pietra blu montata su oro che mi era familiare in modo inquietante. In mano una borsa che aveva l’aria di essere pesante.
“Eccoci.” Mormorai, mostrandole le due porte bianche con gli omini stilizzati.
“Oh. Ehm, grazie.” Mormorò di rimando lei, ed io mi girai di scatto per tornare indietro. Sentii un tonfo e mi voltai di nuovo per vederla a terra, svenuta.
“Sebastian!” gridai.
C’era anche lui.
Ovviamente anche lui aveva fame. Ovviamente anche lui lavorava là. OVVIAMENTE anche lui aveva adocchiato quell’anima.
E, ovviamente, l’avrebbe conquistata e poi a me concessa per via del Contratto. Della serie, fanculo l’istinto demoniaco.
L’avevo costretto a cambiare forma, e fargli assumere l’aspetto di un ragazzo della mia età. E si, andavamo a scuola. Ironico, vero?
Ed ora, lui faceva il bagnino della spiaggia dove lavoravo come cameriere.
Devo dire che la spiaggia era parecchio frequentata.
Sebastian venne e cominciò a far scivolare piano le dita lungo il collo da cigno della ragazza, poi sulla nuca e sulla testa, infine premette le dita al centro della fronte imperlata di sudore.
“Sta bene, ha solo avuto un calo di pressione.” Disse lui, e sorrise.
“Per fortuna, sua e nostra, bocchan, non sanguina.”
“Ma io ne sento l’odore.” Dissi, polemizzando.
“Deve essere albina.”
“Un’albina. Ne sei sicuro?”
“Come sono sicuro che non c’è un’anima decente in questa sala a parte la sua, bocchan.”
“Lusingarmi non serve a nulla, Sebastian, e lo sai. Comunque, si riprenderà?” chiesi, con un velo di preoccupazione negli occhi. Lui sorrise addolcito dalla mia espressione.
“Che tenero che è. Comunque, si, ovviamente. Anche piuttosto stordita. Potrebbe addirittura innamorarsi di lei, bocchan.”
“Che fai, Seb, prendi in giro?!” ghignai. Avevo imparato a stare al gioco. Con lui non si poteva fare altro, ormai.
“Vado prima che si svegli. O che Sharon mi becchi, non riuscirei a sopportare altri ceffoni sulla nuca. Sta diventando sempre più insopportabile.”
“Ah, ma Sharon dimostra il suo affetto così… o almeno credo. Perché dovrebbe volere molto bene a Bard. Ti ricordi la padellata della Grande Otite del 2005?” ridemmo piano.
Lui si alzò e mi scompigliò i capelli. Presi in braccio la ragazza e la portai in sala.
Christie mi venne incontro e mi bombardò di domande, apparentemente inutili, a cui risposi semplicemente
“E’ svenuta.”
“MADDAI?! Porca puttana, mi mancava proprio oggi il Capitan Ovvio.” Disse il ragazzo biondiccio. Gli altri erano rimasti al tavolo.
Chissà come mai.. infondo… ma che mi prendeva?
“Se qualcuno sa dove vive, posso portarla io a casa sua.” Mi offrii. “Tanto oggi la paga è andata a farsi fottere, perciò concludiamo in bellezza, no?” ironizzai.
“Bocchan…” Mi girai, e Sebastian ghignò assieme a me.
“Perché non portarla da Grell? Infondo mi deve un bel po’ di favori. Se visita la ragazza ce lo togliamo dai piedi per un po’.”
Bene, problema risolto.
“Qualcuno mi spiega che succede?” la voce candida della ragazza ci riscosse dalla questione “luogo sicuro”.
“Sei svenuta.” Dissi, atono.
“Ancora insisti? Si era capito!”
“Ehi, tu, non ti tiro un cazzotto sul coccige solo perché sei un cliente.” Affermai. Poi aggiunsi “E perché ho la tua amica in braccio e mi parrebbe sgradevole lasciarla cadere a terra.”
Sebastian soffocò la risata.
“Comunque, signorina, la stiamo portando da uno specialista che ci deve un favore. Le chiedo gentilmente di non agitarsi e di non camminare visto che probabilmente ha un brutto caso di anemia e la pressione bassa. E per favore non mi fate più parlare come un pilota di una compagnia aerea.”
Risero. Bene, ora potevamo anche andare.
“Sebastian.” Dissi solo, e lui ci accompagnò alla fermata dell’autobus. Già, niente patente a quasi duecento anni. Che merda.






*****Angolo autrice*****
Ecco qui la tanto attesa storia nata dalla collaborazione di BumBj e di Lady_blood.
Che dire... entrambe speriamo che sia di vostro gradimento ^^

  
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