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Autore: Prue786    01/01/2011    1 recensioni
Una mano si stringe intorno al suo collo e, a poco a poco, i piedi prendono a penzolare nel vuoto... una frase sussurrata...
“Non ce la farete!!!”
La testa si reclina lentamente all’indietro e un berretto verde cade sulla sabbia, bagnato a poco a poco dall’acqua salmastra.
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte Quinta

 

 

“Tutto è cominciato tre anni fa, almeno per quanto mi riguarda.”Comincia Christopher con aria assorta: “Avevo 17 anni. Quel giorno stavo tornando a casa, dopo la scuola, e sentii qualcuno gridare. Ero in mezzo alla strada e, nel piazzale poco più avanti, ho visto due figure: Anthres e un uomo; quest’ultimo aveva un’aria terrorizzata, era seduto a terra e rimaneva immobile. Mi sono avvicinato in silenzio e li ho visti mentre afferravano...”

“Aspetta! Frena un attimo!” esclama Speranza con aria accigliata “Anche ieri l’hai fatto: perché usi il plurale quando parli di questo Anthres?”

Il giovane scuote il capo: “Una cosa per volta; abbi pazienza e saprai tutto!” Sospira lentamente e dopo un attimo di silenzio riprende a parlare.

“Ho visto Anthres mentre afferravano l’uomo per il collo, come a volerlo soffocare. Sono rimasto a fissare la scena, quasi incredulo, poi, ho deciso di fare qualcosa: ho trovato una pietra e l’ho scagliata contro la figura vestita di bianco... avrei dovuto centrare la testa!” Esclama con stizza: “La pietra ha colpito il fianco ed hanno mollato la presa. L’uomo è fuggito via in preda al panico ed Anthres hanno guardato me. Non nego di aver avuto un tremito d’orrore: quel volto sfigurato... quell’enorme cicatrice. Sì, ho avuto paura, ma ero anche incosciente. Quando mi si sono avvicinati non ho fatto una grinza.” Christopher scuote la testa prima di bloccarsi e portare lentamente la mano al collo. “Mi hanno afferrato per la gola e, con una facilità assurda, mi sono trovato a penzolare con i piedi a qualche centimetro da terra. Lo ricordo come se fosse successo ieri... Mi guardavano con un’espressione rabbiosa. In quel momento devo essermi reso conto della mia situazione, devo aver capito che non c’era più speranza perché la paura avuta fino a quel momento è sparita di colpo. Ho sostenuto lo sguardo nonostante avvertissi la stretta stringersi sempre di più e…” trattiene il respiro per pochi secondi “…e per un attimo ho avuto come l’impressione che la loro espressione cambiasse, come se li avesse colti un improvviso, quanto inspiegabile, moto di pietà... che è sparito in una frazione di secondo perché il suo sguardo si è fatto truce. Hanno sorriso in modo tetro e il respiro mi si è spezzato.”

Nella stanza cala il silenzio fin quando Christopher non riprende a parlare, la voce più fioca.

“Sono riuscito a resistere poco, ho tentato anche una debole reazione ma non c’era nulla da fare. Ho avvertito un dolore acuto ai lati del collo, poi il cervello mi si è annebbiato e tutto è diventato nero.

Quando ho riaperto gli occhi ero disteso a terra, nel stesso posto, completamente solo. Mi sono auto convinto che non fosse successo nulla o, almeno, che quella presenza inquietante fosse andata via. Sono tornato a casa quasi in trance; non riuscivo a togliermi dalla testa quel volto, quell’aria malvagia. Ho incrociato quasi subito mia madre che però non ha risposto al mio saluto. Mi ha completamente ignorato, come se fossi stato trasparente. Non ho dato importanza alla cosa. Un quarto d’ora dopo, però, la cosa ha cominciato a puzzarmi. Il resto della famiglia è rientrato e, nonostante fossi seduto regolarmente a tavola, nessuno, né mio padre, né tanto meno i miei due fratelli, mi hanno degnato di uno sguardo. Solo mia sorella, la più piccola, mi ha fissato.. almeno così mi è sembrato, senza però rivolgermi la parola. Ho addirittura pensato allo scherzo idiota di uno di loro ma, più i minuti passavano, più mi accorgevo che c’era sotto qualcos’altro.

Mia madre ha cominciato a preoccuparsi per il mio ritardo e, quando le ho poggiato una mano sulla spalla per dirle che ero lì, proprio accanto a lei… questa ha attraversato il corpo non sortendo alcun effetto.” Il giovane si guarda le mani stringendole poi a pugno  con un sospiro: “Ancora oggi, a distanza di anni, avverto quell’orrenda sensazione di essere fuori dal mondo... completamente tagliato fuori. Sono rimasto in uno stato di semi incoscienza per l’intera giornata. Sentivo la mia vita scivolarmi addosso; all’improvviso tutto è diventato inutile ai miei occhi.

Quella che ho trascorso a casa, è stata una settimana terribile. La mia famiglia preoccupata per la mai scomparsa ed io incapace di fare qualsiasi cosa... è stata la prima volta che ho visto mia madre piangere! Sono riuscito a resistere solo sette giorni, poi sono andato via…”

La voce diventa quasi un sussurro. Il giovane serra le labbra, fissando con aria assente il pavimento prima di scuotere la testa. Sembra sul punto di continuare quando Speranza esclama “Scusa se ti interrompo, ma, non capisco una cosa: perché non hai provato, che so, a scriver loro un biglietto, una lettera... qualcosa? Non dirmi che in tre anni non hai provato a metterti in contatto con loro!”

“Sì, certo e cosa avrei dovuto scrivere? Sono qui ma voi non potete vedermi, né sentirmi? Siamo seri!”

Christopher inarca le sopracciglia, con aria infastidita, e fissa la ragazza che a quello scatto improvviso, risponde abbassando lo sguardo.

“Hai ragione...”

“Sì, ci ho provato!” Aggiunge Christopher in tono più pacato: “Però mi sembrava crudele. In quel modo avrei rischiato di far soffrire ancora di più la mia famiglia. Ho preferito scomparire del tutto...” Con una mano scompiglia i capelli, in un gesto quasi impaziente: “Ho camminato senza meta per giorni senza avvertire la stanchezza, né la fame... era come se quella che andava in giro fosse solo la mia pelle, non il mio corpo! Camminavo fra la gente ma era come se non lo facessi. Invisibile agli occhi di tutti, incapace di far sentire la mia presenza.

Alla fine mi stancai di vedere senza essere visto e presi una strada di campagna, isolata. Almeno lì mi sarei sentito un po’ più normale. E fu proprio in quel posto che mi sentii chiamare, non per nome, ovviamente… però mi voltai e li vidi, di nuovo.

Non ci voleva un genio per capire che c’entravano loro in tutta quella storia ma ormai la rabbia era sbollita da un pezzo ed era subentrata solo la rassegnazione quindi non feci altro che ignorarli. Mi chiamarono di nuovo, pregandomi di aspettare.” Scuote la testa con un sorriso amaro “Mi avete rovinato la vita, cosa volete ancora?... fu questo che urlai, ma loro, con una calma irritante mi risposero che volevano… parlare! Volevano parlare, volevano spiegarmi... ma spiegarmi cosa? Perché ero in quello stato? Inizialmente non volli sentir ragioni, ma, poi, quando furono a poca distanza, notai qualcosa...

Non sembravano neppure lo stesso essere della volta precedente. Avevano l’aria da cane bastonato. Mi decisi ad ascoltarli! Hanno cominciato col dirmi il loro nome... Anthres... mi si è impresso nella memoria per quanto fosse strano...”

 

Seduto sul sentiero di campagna, Christhoper tiene d’occhio la figura seduta poco distante.

“È la prima volta dopo tanto tempo che riesco a parlare con qualcuno senza vedere nei suoi occhi il terrore!”

L’altro alza le spalle:“Non vedo dove sia il problema! È vero, hai il viso sfigurato, ma ci si può passare sopra!”

Un ghigno e un breve silenzio.

“Molti anni fa non ero così! Non ricordo più quanto tempo sia passato, ma, una volta eravamo due! Due persone distinte e separate!”

Christopher inarca le sopracciglia.

“Cosa stai dicendo? Due persone?”

“Sì  certo, due gemelli monozigoti!”

Il giovane prende a fissare Anthres: una cicatrice che parte dall’attaccatura dei capelli e che scompare sotto la veste bianca, divide in due il viso. La carnagione è chiara e, a primo acchito non vi è nulla di strano ma, dopo un’osservazione più attenta, la parte sinistra risulta avere lineamenti più delicati rispetto all’altra. Ma è quando la figura alza lentamente le mani che la cosa comincia ad esser più chiara. La mano sinistra è aggraziata e affusolata, le unghie ben curate, l’altra è grande e robusta... non sembrano quelle della stessa persona!

“Ma che diavolo...” sussurra Christopher sporgendosi in avanti.

“Cosa ne pensi?”

”Penso che sia la cosa più strana  che abbia mai visto! Ma... cosa ti è successo?”

“Eravamo in due, un ragazzo, Nartan, e una ragazza, Shiren. Giovani come tanti, ma in noi si annidava un animo spietato. Eravamo quelli che oggi definite teppisti, sovversivi, ultrà! Vivevamo in una comunità con tendenze all’isolamento, all’autonomia. Il nostro... diciamo così, paese, si trovava in una zona chiusa e difficilmente accessibile e questo non creava alcun disagio, al contrario, noi ci sentivamo al sicuro, protetti da tutti e da tutto. La vita trascorreva come in un qualsiasi altro posto. Noi ragazzi ci conoscevamo tutti ma, la nostra, era un vita un po’ monotona; sempre lì, sempre le stesse persone, le stesse facce e poi... quegli odiosi protettori che vigilavano su tutti!”

“Protettori?”

“Sì, degli spiriti che vegliavano sulla nostra vita!”

“Spiriti? Ma dove accidenti vivete?”

“Perché, che c’è di strano, ogni popolo ha i suoi spiriti protettori!”

Christopher inarca un sopracciglio.

“Amico, ti stai sbagliando... siamo nel XXI secolo. È vero, c’è ancora chi crede a queste cose, ma la maggior parte della gente non penso sia convinta che gli spiriti esistano... sarebbe come credere ai fantasmi!”

L’altro  alza le spalle.

“Beh, pensala come vuoi, io sono la prova vivente della loro esistenza! Come ti ho detto eravamo due gemelli; eravamo sempre insieme, ci capivamo al volo, ma la nostra condotta non era delle migliori. Fino a quel giorno era sempre andato tutto liscio, fino a quel giorno nessuno si era fatto mai davvero male...”

 

 

 

per kari87: eheh me contenta che Chris abbia fatto una buona impressione… chi sarà mai??? XD beh, in questo capitolo credo di aver spiegato un pochino! Ehhh Kari, Kari, vedi inciuci ovunque, tu? XD … Vincent regna e basta XDDD

 

   
 
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