Questione di coscienza
“Da domani comincio a studiare seriamente!”
Questo avevo detto ieri.
Oggi sono rincasata un po' meno convinta.
Ho acceso la playstation, attenta a non farmi scoprire, ma lei era già lì, seduta su una poltrona che avrebbe potuto fungerle da letto a due piazze, intenta a leggersi un giornale formato francobollo e a sorbire dignitosamente un ditale di tè.
Non un’occhiata di biasimo, non una parola.
Anzi, mentre giocavo a Resident Evil mi si è seduta sulla spalla facendo il tifo con urla a tutto spiano “Sì, ammazzali, ammazzali tutti! Massacra questi maledetti zombie!”
Forse è colpa mia, che non l’ho mai ascoltata più di tanto, ma, cavoli, anche lei avrebbe potuto imporsi un po’ di più.
- Non dovresti convincermi a studiare? – chiedo, con un pizzico di risentimento quando noto che l’esame è orrendamente vicino a oggi.
Lei si prende un altro sorso di tè, senza nemmeno guardarmi.
- Sì, dovrei. – replica con la più totale noncuranza.
- Ma… è il tuo lavoro!
Mi risponde con un sorriso complice e un occhiolino che le danno l’aspetto di una gangster formato pixie.
- Andiamo, una fancazzista come te non penserà mica di avere una coscienza seria!