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Autore: _Seppia    01/01/2011    4 recensioni
Eppure a lui piaceva così tanto illudersi. Gli piaceva pensare che quelle attenzioni fossero tutte sue, e di nessun altro. Si illudeva di poter davvero dimenticare ciò che vedeva ogni volta in quegli smeraldi. E si illudeva che l’inglese fosse in qualche modo consapevole del dolore che riusciva ad infliggergli quando, ad ogni suo “ti amo” lui fuggiva lontano col suo sguardo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sweet illusion

 

 

 

  Francis ne era consapevole, Arthur non era mai stato suo.

  Non che l’altro si dimostrasse attaccato ad alcuna persona, in realtà, ma poteva vantarsi di riuscire a capire abbastanza bene ciò che passava nella testa arruffata dell’inglese. E poteva vantarsi anche, suo malgrado, di riuscire ad andare oltre la freddezza che a volte dimostravano quelle pozze verdi che l’inglese si ostinava a tenere semi nascoste sotto quelle, a suo dire, orrendamente inglesi sopracciglia.

  E poteva capire che, no, non era e non sarebbe mai stato suo. Non lo era mentre, cercando di essere più fastidioso possibile, gli sedeva vicino e cercava di tenergli la mano durante le riunioni internazionali, alla vista di tutte quelle nazioni che, non riuscivano a tenere i loro occhi sul proprio foglio.

  Non lo era mentre, in un corridoio deserto, o per la strada, o al parco, o al ristorante gli rubava un bacio, cercando di spezzare quella cortina di freddezza che a volte tendeva ad isolarlo dal resto del mondo e ricevendo maree di improperi in seguito.

  Non lo era mentre litigavano, mentre si discuteva per le cose più banali come un pessimo sugo o un arrosto bruciato, a quelle più serie, quelle che sapevano di sangue e guerre, di manovre finanziarie tanto azzardate da poter portare un’intera nazione sul lastrico, se solo si sbagliava di pochissimo.

  Non era suo quando si curavano l’un l’altro le ferite, quando, dopo ogni guerra, si ritrovavano sporchi, malconci e feriti a riattaccare i cocci di nazioni andate in frantumi, di vite spezzate e sangue versato.

  Non era suo nemmeno quando facevano l’amore. Quando riusciva a sentirsi totalmente, interamente legato a lui. Non era suo. La sua testa era altrove, i suoi occhi vedevano sul suo viso quello di un altro. E sentiva altre mani sul suo corpo, sentiva qualcun altro muoversi dentro di sé, non veniva per lui. Dietro quel suo “Francis”, molte volte bisbigliato, poteva sentire, troppe volte, l’eco di un altro nome. Lo sentiva provenire da quel buco che l’inglese aveva all’altezza del cuore, quel buco che aveva deciso di riempire con quel vecchio amore, ormai sbiadito, consumato da secoli di guerre e sofferenze inflittesi l’un l’altro. O forse solo logorato dalla quotidianità di secoli di conoscenza.

  Quell’amore non era per lui. Non era per Francis Bonnefoy che Arthur accettava quei tocchi e quelle carezze così intime, che cercava di borbottare il meno possibile per quei baci. Non era per Francis Bonnefoy che sorrideva, stremato, quando ormai tutto era finito, lasciandosi stringere senza troppe lamentele.

  Eppure a lui piaceva così tanto illudersi. Gli piaceva pensare che quelle attenzioni fossero tutte sue, e di nessun altro. Si illudeva di poter davvero dimenticare ciò che vedeva ogni volta in quegli smeraldi. E si illudeva che l’inglese fosse in qualche modo consapevole del dolore che riusciva ad infliggergli quando, ad ogni suo “ti amo” lui fuggiva lontano col suo sguardo.

  Eppure non riusciva a separarsene, non riusciva a smettere di illudersi forse, semplicemente non riusciva a smettere di amarlo.

 

 “ Je t’aime Arthùr … “

 

  Un silenzio teso, un live scrollare di capo e l’inglese che si rannicchia di nuovo contro il suo petto evitando di guardarlo in viso. Quel contatto che non riesce a dare il calore che dovrebbe, che vorrebbe. Non riesce a raggiungergli quel muscolo che ormai batte dolorosamente nel suo petto.

 

“E puoi sentirlo, Arthùr, quel rumore nel silenzio? E’ il mio cuore che si spezza. Ma non preoccuparti, c’è abituato. Forse deve solo togliersi il vizio di amarti.”

 

 

 

Solito angolino della El:

 

Non mi piace, no, affatto. Eppure qualcuno (nome a caso, Giucchan) ci tiene che la pubblichi. Ergo eccola qua.

So che non è sto gran che. E so che, se siete arrivati fin qui, non smetterò mai di ripeterlo, avete un gran coraggio.

Se leggete e volete recensire mi fate felice. Altrimenti credo di poter vivere ugualmente.

Grazie per i pochi minuti che mi avete dedicato.

 

El.

  
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