Tutti ne erano consapevoli, un giorno assai vicino i nemici avrebbero fatto una grande mossa.
Il fucile venne caricato e la pallottola partì disegnando una retta perfetta a mezz’aria, per poi penetrare nel braccio destro di un giovane soldato.
Quel soldato era Peter Pevensie.
Il ragazzo si girò.
BUM!
La grande mossa era stata eseguita: la bomba.
L’esplosione creò una strana immagine: una criniera infuocata che contornava un muso orgoglioso di leone.
***
[Quando Aslan fa il suo ruggito qui l’inverno è già finito
Quando scuote la sua criniera è già tornata la primavera.]
Per un attimo a Peter sembrò di impugnare una spada e che lì tutti avessero in mano sciabole o lame.
Chiuse gli occhi.
Li riaprì e si ritrovò nel bianco immenso dell’infermeria.
Un suo braccio era fasciato ed era steso su un letto. Irruppe nel silenzio con il rumore dei suoi passi il dottore.
L’uomo lo visitò: sentì la frequenza del battito cardiaco e gli posò una mano sulla fronte sudata.
Poi il medico domandò al soldato come stesse, Peter lo fissò per qualche istante.
L’uomo era alto e aveva una folta e lunga barba bianca che ricadeva su una pancia non poco prominente, degli occhiali d’oro posati all’estremità del naso, aiutavano due minuti occhi di un azzurro intenso a vedere meglio, aveva sopracciglia folte e numerose rughe risiedevano sulla fronte. Nelle enormi mani teneva uno stetoscopio consumato. A Peter ricordava qualcuno, ma non rammentava chi potesse essere.
<< Non esattamente bene>> disse con una punta di sarcasmo. Il dottore lasciò Peter sbuffando infastidito.
Peter non sentiva altra voce oltre quella dei suoi pensieri.
Nel frattempo un’infermiera si era affrettata a giungere lì e a prendere gli appunti riguardo alla situazione del ferito. L’infermiera era molto giovane, non dimostrava più di diciassette anni, alta e bionda.