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Autore: Principessa Purosangue    02/01/2011    2 recensioni
Con Hao e lo Spirit King scomparsi, Yoh e i suoi compagni shamani non possono che tornare alla loro vita di tutti giorni e aspettare. Ma chi? Che cosa?
E poi arrivò Lei, un Angelo dalle sembianze umane.

Cosa c'entra in tutto questo la nuova arrivata in città? E perché Anna si sente così inferiore in sua presenza? Chi, divertendosi, li osserva da lontano giorno dopo giorno? Ma soprattutto: chi è la Dea della Vittoria che muove le fila dei burattini?
Signore e Signori, benvenuti al Teatro dei Tradimenti.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Kyoyama, Hao Asakura, Nuovo personaggio, Ren Tao, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hao le baciò con veemenza il collo, bloccandole i polmoni, indifferente alla forte pressione che il suo corpo gravava contro quello della sedicenne sotto di lui

Hao le baciò con veemenza il collo bloccandole i polmoni, indifferente alla forte pressione che il suo corpo gravava contro quello della sedicenne. La sentì gemere e respirare affannosamente ma perseguì con la sua libidinosa tortura, desideroso di cancellare ogni segno di purezza da quella pelle che rispecchiava qualcosa che non era.

- Ha-Hao... - Si lamentò piano, le sue piccole mani fra i lunghissimi capelli di lui che prontamente si ritrasse, liberandosi dalla sua presa.

- Lo sai che non mi piace mi si tocchino i capelli. - Parlò severo, vedendo come quegli occhi opachi di piacere passassero da disappunto a fastidio per giungere infine alla resa. Tornò quindi su di lei intento ad assalirne il capezzolo sinistro ma sentì il corpo della ragazza freddo, rigido. Rise, attirando l’attenzione della fanciulla che giaceva distesa come un morto.

- Che diamine hai da ridere? - Domandò secca.

- Ti ho forse offeso mia cara? - Le divaricò leggermente le gambe, accarezzandone le cosce. La vide arrossire: aveva imparato a conoscerla davvero bene in tutti questi anni di rapide scappatelle recondite. La giovane cercò di ignorare le velenose voglie che le dita dell’Asakura maggiore stavano lentamente insinuando in lei e strinse gli occhi nell’intento di non rimaner vittima di quel suo strafottente sorriso che da sempre era capace di domarla. - Invece credo dovresti sentirti onorata. - Continuò, entrando in lei con un dito. La sentì vibrare e gemere forte mentre cercava di tenere salde le braccia impegnandosi a non aggrapparsi a lui. Introdusse un secondo dito e questa volta la shamana tirò un pugno al materasso, contenendo la voglia di pronunciare il nome dell’amante. Hao di tutta risposta rise, baciandole il ventre. – Dovresti sentirti onorata perché non c’è altra donna con cui condivido le mie voglie, sai? - Le sussurrò all’orecchio prima di introdurre un terzo dito e venir da lei catturato con le braccia. Allora il ragazzo s’impossessò con violenza della sua lingua, incontrando una resistenza che si sciolse non appena sentì il corpo dell’amante vicino all’estati totale. Fermò il movimento delle dita e la guardò vincente. Ma dopotutto, sapeva sin dall’inizio che avrebbe vinto su di lei. La giovane ansimò due, tre volte prima di sussurrare quelle parole che sapeva lui attendere. Che sapeva essere desiderosa di pronunciare per lui e lei stessa.

- Hao... Prendimi! - Trionfante quindi la penetrò con tripudio, ridendo mentre il suo ventre conosceva il sapore della voluttà da lui concessogli e che successivamente raggiunse anche lui.

Era vero, lei era l’unica con la quale condivideva il letto. Ma non era l’unica presente nei suoi pensieri. Non era lei l’unico volto inciso nel suo cuore.

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti.

Atto secondo: Vacanza.

- Scheletri nell’armadio -

 

 

 

Si svegliò con le gambe terribilmente addolorate quella mattina. Cercava di muoversi fra le coperte ed era un’impresa, quasi ogni pezzo di carne presente nel suo corpo avesse il peso di dieci "Big Guy" Bill Burton. Sospirò resa, voltandosi quindi a guardare la compagna di stanza che sentì lamentarsi.

- Auch! - La vide muoversi piano e alzare la gamba che prontamente ritrasse, urlando di nuovo.

- Che hai da urlare di prima mattina? - Si mosse leggermente, ignorando le urla che volevano fuoriuscire dalle labbra.

- Buongiorno anche a te Kyoyama-san... Aia! - La sua voce sempre tenera e sensuale aveva ora perso la solita nota spensierata e felice, sostituta da un tono in preda all’agonia e alla frustrazione totale. - Mi fanno male gambe e cosce... A te no? - Domandò quasi cercando conforto.

- Tsk. Sei una debole. - Rispose fredda girandosi su se stessa, muovendo visibilmente le gambe e mordendosi fortemente la lingua nell’intento di reprimere anche il più piccolo gemito di dolore.

- Aia... - Questa volta poté udire chiaramente il lamento della moretta fondersi a quel tono previo alle lacrime. - Per quanto qui sia bello, prometto non camminare più così! Chissà come staranno Manta e Yoh. - Anna sorrise fiera, immaginandosi la scena: tutti indolori tranne la povera Kurohime, così debole da farsi abbattere da una giornata a camminare, correre e svolgere alcuni esercizi fisici. Perché Yoh, lei lo sapeva, anche se avesse avuto le gambe distrutte, non l’avrebbe mai dato a vedere perché ciò avrebbe significato più allenamento una volta tornati a casa. Spesso se lo chiedeva e anche in quel momento ci pensò: Yoh era ancora capace di provare il dolore causato da attività fisica pesante? Lei non lo sapeva ed era meglio per lui se non l’avesse mai saputo. Mai.

- Se dici così allora sei una rammollita. - Si fece sentire continuando a darle le spalle. - Non abbiamo fatto niente di che ieri sera. - Continuò, massaggiandosi le cosce che non avrebbe osato guardare: la sofferenza patita parlava al posto loro.

- Gne, che voglia di alzarsi... - Pianse di nuovo guardando fuori dalla finestra dalle tende parzialmente aperte. Il sole la guardava, fiero, baciandone i lineamenti e ogni piccola parte scoperta del sensuale corpo. I lunghissimi capelli erano sparsi fra il cuscino e le spalle, alcuni sopra il prorompente seno seguivano il ritmo del suo respiro. Sentì dei raggi battere forte su di lei, facendo quasi pressione sul suo corpo, il che la portò a spostare le coperte e rimanere solo con la scollata canottiera e i pantaloncini che più che un pigiama su di lei sembravano degli abiti erotici e infantili alla volta a causa dei motivi a coniglietto.

Se solo lui l’avesse vista... Avrebbe sgretolato il sole fra le sue mani per fargli pagare tale affronto.

Ma un nuovo pensiero s’impossessò della sua mente: e se lui fosse il sole? Quello stesso sole che ora marciava su di lei arrogante, strappandole la vista, stuprandone l’essenza.

In quel caso io sarei la luna. Luna che s’incastra senza fobia nell’oscuro e silenzioso telaio della notte.

Se lui era sole, lei era la luna. Non aveva paura di lui.

Così pensando sospirò forte e, stringendo fra le dita la stella a cinque punte disegnata sul suo ciondolo, si alzò di scatto aprendo del tutto le tende e lasciando che la magnificenza del sole brillasse su tutta la stanza e bruciasse così ogni atto di ferocia che vi poteva essere.

Sì: oggi non aveva più paura di lui.

- Coraggio capoclasse! Fra’ poco serviranno la colazione e il giorno è appena iniziato, abbiamo tante belle cose da fare oggi! - Esultò saltando da un lato all’altro della camera prendendo gli abiti da indossare. Anna, ancora a letto impossibilitata di muoversi, la seguì semplicemente con lo sguardo domandandosi dov’era finita quella Kyrie piagnucolona di poco prima. La vide poi entrare in bagno e sentì un forte getto d’acqua; bene, pensò: aveva tempo per alzarsi in tutto il suo dolore. Iniziò quindi a sedersi sul letto piano, facendo ben attenzione a non lamentarsi, anche se si maledì mentalmente: forse avrebbe dovuto ammettere che un po’ di dolore lo provava anche lei, seppur poco, e anche così avesse mentito, ma sarebbe stato l’unico modo per proseguire la giornata al suo ritmo.

Invece no. Invece lei si era appoggiata al dolore di Kyrie che già s’immaginava a lamentarsi tutto il giorno, chiedendo di procedere con un andamento lento che lei stessa avrebbe condannato seppur poi ne avrebbe usufruito. Errore di calcolo: non avrebbe mai pensato che la giovane avesse una tal forza di volontà da poter superare lo sfiancante dolore alle gambe e agire come se nulla fosse. Ora ne avrebbe pagato lei le conseguenze perché sarebbe indubbiamente stata costretta a seguire il loro ritmo fingendo indifferenza verso quell’ardore che sembrava divorarle per intero le gambe.

Dannazione. Dannazione a Kyrie Kurohime e a tutta la sua generazione a venire, dannazione!

Circa mezz’ora dopo si ritrovò seduta a fianco di Kyrie, Yoh e Manta davanti a loro. Come aveva immaginato nessuno dei due giovani accennò evidenti dolori alle gambe che tuttavia erano abbastanza ovvi nei movimenti, in particolare di Manta che non abituato a omettere sofferenze fisiche. Notò invece come la compagna non accavallasse le gambe come suo solito; probabilmente era troppo anche per lei. Dal nulla quindi Anna considerò una cosa di cui non si era ancora resa conto: da quando Kurohime Kyrie faceva parte del loro gruppo?

- Oggi cosa facciamo? - Domandò Manta avendo finito di sorseggiare il latte, il che fece sorridere teneramente la moretta di fronte a lui: lo beveva nella speranza di poter crescere, un giorno.

- Si era deciso di passare la giornata al mare ieri con gli altri a cena, no? - Ricordò Kyrie finendo anche lei il suo latte.

- Oppure di stare in giro ma sempre nelle vicinanze della costa. - Completò Yoh col suo solito sorriso a trentadue denti. Anna represse l’automatico istinto di dare un calcio al fidanzato già per la snervante fitta alle gambe, già perché avrebbe così reso ovvia la sua gelosia nei confronti del giovane. Per tutti gli spiriti però, quanta voglia aveva di fargli del male! L’Asakura era suo, suo il futuro cognome, suo il futuro titolo di Regina degli Shamani.

Non gliel’avrebbe mai ceduto per nulla al mondo.

- Allora dovremmo fare così: prima girovaghiamo un po’ per la zona, così avrò anche l’occasione di fare più foto, e poi andiamo a farci un bagno in mare! Che ne dite? - La proposta della ragazza fu prontamente accettata da tutti tranne che segretamente da Anna che non poté far altro che acconsentire silenziosamente.

Foto. Quella parola le aveva fatto venire il voltastomaco. Anna odiava le foto, le aveva sempre odiate, le avrebbe sempre odiate. Non trovava significato nelle foto. A cosa serviva ricordare luoghi e persone che non torneranno più? A cosa serviva immortalare gioie, delusioni, vittorie, istanti che non si ripeteranno? Il passato è passato: è dove deve stare, perché la necessità di ricordarlo?

Ma Kyrie? No, lei la pensava completamente differente. Kyrie amava le foto, le aveva sempre amate, le avrebbe sempre amate. C’era tutto nelle sue foto. Perché è necessario immortale ogni cosa, ogni luogo, ogni oggetto, ogni persona, ogni singola emozione. Ricordare è importante poiché ricordare, è sinonimo di imparare. Certe emozioni, certe persone... Non le puoi dimenticare e basta. Se fa male, devi imparare a convivere col dolore e andare avanti fiero, schiena dritta e testa alta, solo così ogni esperienza può dichiararsi utile. Ogni persona lascia dentro di noi un segno, buono o cattivo che sia, non si può semplicemente bruciarle via come se non fossero mai esistite. Non esiste un modo per estirpare via dall’anima i sentimenti, non li puoi cambiare se non semplicemente allietare. Il passato indubbiamente lì deve restare ma ogni tanto va bene riguardarlo e ripulirlo. Dopotutto non si possono mettere abiti nuovi in un armadio pieno di ragnatele, no?

Come deciso quindi si ritrovarono tutti nella hall dell’albergo alle ore quindici e si diressero nelle vicinanze del lido, dove presero a dividersi, chi andava in acqua e chi li avrebbe raggiunti dopo. La moretta dall’alta coda di cavallo, minigonna nera e mini-top rosa legato dietro al collo a formare una x che ne copriva unicamente il seno e alcune costole sotto di esso, aveva al collo penzolante la sua bellissima e costosissima fotocamera professionale e l’immancabile ciondolo con la stella a cinque punte. Yoh l’aveva guardata numerose volte, conscio di andare contro una morta violenta eppure più non voleva e più lo faceva: non riusciva a staccare gli occhi da lei. La fidanzata lo notò e, mordendosi la lingua, non ebbe altra scelta che stargli semplicemente a fianco, con la speranza vana che almeno per paura lui l’avrebbe guardata di meno. Era volgare quella ragazzina dagli occhi a mandorla e dall’espressione infantile, era una poco di buono quella giovane sprizzante sensualità da tutti i pori. Se lo ripeteva una e una volta ancora nel vano intento di convincersene ma ogni volta che ne incontrava lo sguardo, non poteva che tacere.

Non era assolutamente vero. Forse su altre ragazze quel mini-top sarebbe stato eccessivo, poco adatto per una sedicenne, eppure non per Kyrie. Era solamente più sexy del solito seppur rimanesse contornata con quell’aura d’infantile purezza che ne fuoriusciva da ogni singolo respiro. E persino quel piercing all’ombelico del quale prima nessuno ne conosceva l’esistenza su di lei rimaneva qualcosa di tenero. Ma divenne istintivamente sospetto quando ne notò il motivo: una fiamma nera. Si ricordò all’istante del portachiavi: la fiamma era nera, come quella presente sul piercing, la stella a cinque punte era rossa, come quella disegnata sul ciondolo; guardò quindi gli orecchini: delle foglie nere dalle strane incisioni il cui carattere le ricordò istintivamente la tribù dei Pache.

Sbarrò gli occhi chiedendosi dove diavolo aveva avuto la testa prima d’allora.

- Silva...

- Mmh? Scusa hai detto qualcosa Kyoyama-san? - La bionda allora incontrò i suoi occhi scuri, intensi, puerili. Evidentemente quei dieci passi che le separavano erano giusti abbastanza per non farsi sentire chiaramente ma non abbastanza da poter sussurrare senza attirare l’attenzione.

- No, niente. - Yoh la guardò perplesso e quando qualche istante dopo Kyrie e Manta avanzarono per fare delle altre foto, ne approfittò per raggiungerla.

- Anna... Ti ho sentita prima. Perché hai nominato Silvia? - Parlò piano eppure dalla sua bocca quelle parole sembravano fuoriuscire pesanti, preoccupate. - Credi lui o i Pache sappiano qualcosa riguardo...

- Ne riparliamo una volta giunti a casa. Questo non è il luogo né il momento. - Tagliò corto raggiungendo gli altri due che fra poco sarebbero stati molto lontani.

Perché lei sperava poter tornare a casa intatta. Ma da quando il Destino aveva iniziato a sorridere ad Anna Kyoyama? Mai. Per lo meno non ancora.

Non allora.

 

 

 

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Hello! (:

Come promesso, sono tornata! ;D Ho voluto aggiornare ora anche perché durante queste due settimane a venire mi dedicherò allo studio e a finire i pochi compiti delle vacanze che mi rimangono così da poter poi dedicarmi alle fan fiction durante il periodo scolastico dei recuperi! ^^ Allora, cosa ne pensate finora? *w* Ho talmente tante idee in testa per questa storia che non immaginate, mi sento come incinta di fantasie: partorisco idee dai lunghi sviluppi, lol. Il prossimo episodio sarà l’ultimo del secondo atto e finalmente entreremo nel terzo, dove apparirà un altro PG chiave del Teatro dei Tradimenti. Perciò beh, cosa dirvi, rimanete sintonizzati per saperne di più. :P

Ma ora passiamo alla recensione:

Ekiyo: ammetto mi aspettavo una tua recensione ma ammetto non me l’aspettavo così. Grazie davvero! (: Mi ha fatto piacere leggerla perché credo tu stia davvero prestando attenzione a ogni parola che leggi che fra l’altro non è mai casuale. Ogni cosa, ogni aggettivo, ogni singolo respiro, il titolo stesso, i nomi, i capitoli... Nulla è a casaccio, tutto ha una spiegazione logica che solo leggendo la fiction si può comprendere o si comprenderà nei capitoli a venire. Tu stai riuscendo a cogliere un po’ questo ed è buona cosa perché comunque non c’è da dimenticare tutto il resto dato che il mondo continua a girare. Spero davvero la mia fiction possa darti grandi soddisfazioni! ^^

Bene tesori miei, al prossimo aggiornamento che se va tutto bene, vedrete entro il 15. ;) Take care!

xoxo

 

Prinny.

   
 
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