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Autore: Allie96    02/01/2011    6 recensioni
Vi siete mai chiesti quali erano i pensieri di Hermione quando deve lasciare i suoi genitori nel settimo libro?
Bhè allora questo testo fa per voi!
E' la mia prima Fan-Fic e spero che la possiate apprezzare, anche se abbastanza breve :)
Allie96
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Con il viso poggiato sulle ginocchia pensavo...
Ormai la decisione era presa, era tutta l’estate che ci rimuginavo e sapevo cosa fare, ma me ne stavo lì, sul letto, forse per allontanare il momento in cui avrei dovuto agire, ma era inevitabile e sapevo anche questo.
Pensai ad Harry, che aveva bisogno del mio aiuto: non poteva affrontare tutto da solo, poi il mio pensiero si rivolse a Ron, al dolce e impacciato Ron, che non si immaginava neanche quanto l’amassi, sì: l’amavo e me ne ero resa conto solo quando l’anno scorso aveva cominciato a pomiciare con quella Lavanda Brown...Mmh, quanto è odiosa quella ragazza! Ma Ron…Io non credo di piacergli, credo di essere solamente “l’amica-so-tutto-io”.
Distolsi i pensieri dal suo viso e mi concentrai sugli Horcrux…Anche se non amavo mostrarlo agli altri, avevo paura, una tremenda paura di non farcela, di non poter mai più vedere Harry, Ron…I miei genitori, i miei pensieri ricaddero ancora una volta su di loro…
Grattastichi mi si acciambellò vicino. ‘Quest’anno resterai a casa, bada tu a mamma e papà’ gli sussurrai.
Mi rigirai verso la finestra e vidi che l’alba stava arrivando: qualche raggio di sole si insinuava nella mia camera e granelli di polvere vorticavano sotto il davanzale.
Raccolsi la piccola borsetta in cui avevo messo tutto il necessario: libri, vestiti, una tenda e tutto ciò che mi sembrava utile per il viaggio, salutai distrattamente Grattastinchi e mi avviai verso la porta.
Inspirai profondamente e mi dissi “Hermione Granger! Forza: hai affrontato cose peggiori!”. Continuavo a ripetermelo da giorni, ormai, ma senza troppa convinzione...
Mentre rimuginavo ancora una volta sui miei pensieri, una voce mi richiamò alla realtà: ‘Herm, vieni a fare colazione, su: tuo padre ed io ti stiamo aspettando, muoviti o farai tardi a scuola! Non vorrai che il treno parta senza di te, eh!’. Stavo per risponderle che non avrei preso il treno, che non sarei tornata ad Hogwarts quest’anno, che forse non sarei mai più tornata a casa, che stavo andando incontro a qualcosa di pericoloso, che sarei andata a cercare di sconfiggere il mago oscuro più potente di tutto il mondo magico, ma non potevo, o perlomeno, non sarebbe servito a niente: avrebbero dimenticato, comunque…
Trattenni le lacrime e mi limitai ad annuire, poi andai incontro ai miei genitori, li abbracciai, e ormai le lacrime scendevano, non riuscivo più a trattenere tutte quelle emozioni che cercavo di nascondere. Mio padre mi guardò allarmato, mi chiese che cosa mi prendeva, se era successo qualcosa di grave, ma tra un singhiozzo e l’altro mi limitai a sussurrare: ‘Mamma, papà, vi voglio bene, sappiate che ve ne ho sempre voluto…’ e dalla tasca estrassi la mia bacchetta.
Con la voce che mi tremava e sotto gli sguardi spaventati dei miei genitori, alla fine dovetti arrendermi alla realtà e lo dissi: ‘Oblivion!’.
Con il viso ancora inondato di lacrime vidi tutto: la bambina con i capelli arruffati scomparve dalle foto, dove rimaneva solo una coppia felice e alcune cornici rimasero vuote, tutto ciò che mi apparteneva o qualsiasi cosa su cui avevo lasciato il segno scomparve: Hermione Granger non esisteva più, o perlomeno nel mondo babbano in cui era vissuta non c’era più nessuna traccia della sua esistenza, nella stanza ormai c’erano solo Wendell e Monica Wilkins, una coppia di sposi che si voleva trasferire in Australia, e una sconosciuta, sì: una perfetta sconosciuta. Guardai gli occhi dei miei genitori, che si offuscarono per un attimo e lentamente riposi la bacchetta nella borsa.
Mia madre guardò prima il soffitto, sembrò per un attimo smarrita, e poi mi rivolse la parola: ‘Signorina, che cosa ci fai qui a quest’ora? Chi sei?’. La guardai tristemente, ma poi mi voltai, e uscii dalla casa: non potevo sopportare un attimo in più lì, dove ero una perfetta sconosciuta per loro.
Mentre nuove lacrime silenziose mi solcavano il viso seppi di aver fatto la cosa giusta, se così si poteva ritenere, e mi immaginai mamma e papà che si guardavano perplessi nel vedere le cornici delle foto vuote, ma poi continuavano a vivere le loro vite, come se non fosse successo niente; pensai che se fossi sopravvissuta sarei tornata, li sarei andata a riprendere in Australia, e avremmo di nuovo vissuto insieme come una vera famiglia. Ma aiutare i miei amici a distruggere Voldemort era più importante adesso, e lo sapevo.
Rimuginando ancora su questi pensieri mi incamminai sotto le prime luci dell’alba, verso la passaporta che mi avrebbe portata alla Tana e, sovrappensiero, cominciai a pensare nuovamente a Ron. 
 

   
 
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