Film > The Phantom of the Opera
Segui la storia  |       
Autore: Alkimia    02/01/2011    0 recensioni
Storia partecipante al Phantom of the opera contest indetto da Kenjina e GiulyRedRose
Piccola raccolta di piccoli racconti sui piccoli personaggi del musical, i personaggi secondari, quelli di cui nelle fanfiction non si parla quasi mai, quelli che restano nient'altro che elementi di scena sullo sfondo, frammenti della scenografia, ma senza i quali lo spettacolo non sarebbe lo stesso... E Erik, il Fantasma dell'Opera, naturalmente sempre presente, ma visto attraverso i loro occhi.
Alle volte quel teatro sembrava una tomba e i morti non risorgono dalle tombe o, se lo fanno, allora sono dei fantasmi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lo squarcio nel buio (Joseph Boquet)

[AMBIENTATA DURANTE LA SERA DELLA RAPPRESENTAZIONE DE IL MUTO]

Nervosismo. Serpeggiava nei camerini, dietro le quinte del teatro, ben nascosto dalla sfarzosa scenografia, dal trucco, dai costumi, dalla mimica degli attori...
Dietro le loro solite facce, erano tutti nervosi anche se non volevano ammetterlo.
Affermare di avere paura significava rendere la paura reale e nessuno voleva che accadesse realmente qualcosa durante la prima de Il Muto.
Erano tutti ansiosi. Anche lui.
L'uomo mandò giù una lunga sorsata di cognac. Il liquore era di qualità scadente ma scaldava lo stomaco e alleggeriva i pensieri.
Sulla scia bruciante dell'alcol l'ansia divenne meno pressante.
Dopo essersi scolato mezza bottiglia non restava altro che un lieve prurito in mezzo ai pensieri, molto simile alla pressione contro il cavallo dei pantaloni quando indugiava più del dovuto nello spiare le ballerine.
Quando la bottiglia fu quasi vuota, tutta l'ansia era ormai sparita. Joseph Buquet cominciò a trovare la situazione persino divertente. Del resto spaventare le ragazzine lo faceva ridere e qualsiasi cosa il Fantasma dell'Opera avesse in mente per quella sera, di certo lui non ne sarebbe stato danneggiato.
C'era una cosa di cui Buquet era certo: il Fantasma aveva bisogno di lui. Aveva bisogno che qualcuno raccontasse storie paurose sul suo conto, perché i fantasmi si nutrono del timore che riescono a incutere e per incutere spavento c'è bisogno che il buio resti un guscio intatto attorno alle favole. E Buquet era quello che teneva accesa la brace della superstizione, quello che manteneva il buio intatto, che manteneva vivo il terrore. Terrore che il Fantasma seminava come briciole di pane lungo il sentiero. Un sigillo a forma di teschio sulle sue lettere, incidenti più o meno gravi ai membri della compagnia teatrale, sparizioni di oggetti... anche sparizioni di ballerine, ultimamente.
Che fine avesse fatto la piccola Christine Daae dopo la serata dell'Annibale sarebbe rimasto un mistero...
Buquet rise, una risata roca come lo scricchiolio delle assi di legno su cui camminava. Evidentemente il Fantasma aveva i suoi stessi gusti, gli piacevano le giovani ballerine, quelle fanciulle minute, donne nascoste sotto strati di raso e organza e seni e fianchi ancora troppo piccoli.
Il Fantasma doveva essersela spassata con la piccola svedese!
Buquet rise di nuovo. Pensieri sporchi per un'anima sporca.
Sempre ridendo, il macchinista si avviò al suo posto.
Lo spettacolo ebbe inizio. Buquet pensò che la serata sarebbe stata tremendamente noiosa.

*

La voce aveva un'eco strana, come se il suono si fosse fatto cristallo e stesse assorbendo i riflessi dei pendagli del lampadario. Come se ogni barlume di luce obbedisse alla figura in nero comparsa sull'ultimo anello del loggione.
“Non avevo forse dato istruzioni che il palco numero cinque venisse lasciato libero?”.
La luce si fece silenzio, il silenzio si fece stupore, lo stupore si fece paura.
“Paura di cosa, branco di idioti?”, Buquet sibilò le parole tra i denti, snocciolando le sillabe con la voce impastata dalla sbornia. Sentì il Fantasma dire qualcosa a proposito di un rospo e lo vide dileguarsi in un movimento fluido, sparendo dietro la piccola porta che immetteva nel sottotetto, dove c'erano le leve per muovere il lampadario.
“E' solo un uomo...”, Buquet ghignò. Stava cominciando di nuovo a trovare la cosa terribilmente divertente.
Giocare a rincorrersi, come dei bambini. La sua mente annebbiata dal cognac gli fece sembrare la cosa davvero davvero spassosa. Sarebbe stato ancora più spassoso quando avrebbe acciuffato quel tizio, quando tutti avrebbero detto di lui che era l'uomo che aveva liberato il teatro dai suoi spettri.
Il macchinista si lanciò all'inseguimento della figura mascherata.
“Quel pagliaccio travestito crede davvero di essere l'unico a sapersi muovere?”, Buquet sbuffò come un toro pronto alla carica.
Aprì la porta della saletta con le leve del lampadario: niente. Ma un attimo dopo avvertì uno scricchiolio in lontananza e riprese a correre.
“Vedi amico? Ci so fare anche io” disse muovendosi senza paura sulle assi sospese sopra al palco.
Poi un foro minuscolo si aprì nella trama di buio e un riflesso bianco fece capolino per un solo istante e sparì. Buquet inseguì il bianco attraverso il buio.

Il macchinista ci mise tempo a capire che i ruoli di inseguito e inseguitore si erano ribaltati, ma quando lo capì smise di trovare la cosa divertente. Avrebbe voluto fermarsi ed esclamare: “D'accordo! Il gioco è bello quando dura poco...”. Ma era troppo tardi.
Si voltò di scatto richiamato da un fruscio alle sue spalle. Il buio si aprì di nuovo, stavolta fu un vero e proprio squarcio, ne emerse un volto ghignante. Non il volto mostruoso di cui raccontava alle ballerine, ma quegli occhi e quel sorriso... quella doveva essere la faccia di benvenuto che il diavolo riservava alle anime dannate sulla soglia dell'inferno.
L'uomo pensò di scappare. Inutile, tutto inutile...
Un pensiero gelido e tagliente come una lama affiorò nella mente di Buquet, fendendo la nebbia dell'alcol e della paura. Il Fantasma dell'Opera aveva bisogno di lui, perché lui era quello che manteneva vivo il terrore con le sue storie. Ma nessuna storia sarebbe stata più terrificante della sua morte.
Era così che il Fantasma si sarebbe servito di lui. Per l'ultima volta.
Lo squarcio nel buio si allargò ancora di più. Ora c'era un uomo e c'era qualcosa che gli serrava la gola. Poi il buio si richiuse per sempre.


   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Phantom of the Opera / Vai alla pagina dell'autore: Alkimia