XXVIII
CAPITOLO
Giovanni
sbattè con violenza i sacchetti della spesa nel bagagliaio della macchina,
facendo rovesciare parzialmente il loro contenuto.
Silvia
faceva i capricci perché voleva andare a comprare un giochino non ben definito…
il fratello la prese per il braccio e la spinse bruscamente in macchina. Silvia
cominciò ad urlare, senza che alcuna lacrima le sfiorasse le guance.
La
madre, avendo assistito alla scena urlò: - GIOVANNI!! MA COSA FAI?? CHE COS’HAI??
TRATTA MEGLIO TUA SORELLA PERDINCI!!-
Giovanni
le lanciò uno sguardo come per dire :per favore non metterti anche tu”. La
madre si voltò verso il volante capendo che forse non era il caso di proseguire
con la sgridata.. d’altra parte Giovanni non aveva mai questi scatti d’ira ma
quando ce li aveva voleva dire che aveva i suoi buoni motivi.
Il
viaggio in macchina fu silenzioso
tranne che dagli urli insensati di Silvia
-PER
FAVORE SILVIA!!- le urlò la madre girandosi al primo semaforo rosso, -CHE COSA SARA’ MAI DAI!! Ma cosa avete
tutte e due?? Eravate cosi calmini prima…- disse guardando giovanni al suo
fianco.
Il
ragazzo non si voltò. La madre non poteva capire cos’era successo. Per sua
fortuna lei non aveva questi problemi… e neanche Silvia. Però Silvia poteva
diventare una potenziale ragazzetta da 4 soldi proprio come Francesca.
-Silvia..-
disse giovanni senza girarsi
-si-
dise lei con una falsa nota di offesa nella voce.
-cresci
bene. Gli uomini non sono giocattoli. Ricordatelo.- la sorella inarcò le
sopracciglia. Ma cosa voleva dire?
La
madre capì al volo. Qualcuno, o meglio qualcuna lo stava facendo sentire male.
-senti
ma….- gli chiese la donna
-quella
ragazza… Francesca.. come sta?-
Giovanni
rivolse gli occhi al cielo. Ma perché le madri capiscono tutto?-
-eh??-
disse lui con falsa indifferenza
-ah
bene bene..-
-bene-
disse la donna, che scema non era.
Arrivati
a casa Giovanni si perse nei suoi pensieri. Era stato uno shock. Un vero shock.
Come aveva potuto?? Come aveva potuto prenderlo in giro cosi? Era arrabbiato,
deluso, sconcertato… ogni sogno era sparito.
Anche
l’unico motivo per cui stava in quella città si era dissolto. Voleva tornare a
casa. Ma come? Con chi? Quando? Si ricordò che al suo vecchio paese c’erano gli
zii con gli odiati cugini… no no non poteva fare questo tipo di ragionamento:
impensabile. E la madre? La sorella?
Che ne avrebbe fatto di loro?
Però
tornare indietro non sarebbe stato male. Non c’era più motivo di stare a
Milano. Nessuno.
Quella
sera Giovanni pensò a tutti i modi in cui poteva dare uno schiaffo morale a
Francesca: farle capire la sua rabbia, farla disperare, soffrire… doveva
rendersi conto di quello che faceva.
Era
talmente disperato che un briciolo di ottimismo gli colpì l’animo: magari non
era Francesca quella ragazza. Era talmente preoccupato dal fatto di perderla
che la vedeva in tutti i posti.. no no. Era lei, i suoi capelli i suoi jeans..
niente da fare quel ragazzo stava baciando proprio lei: la sua unica speranza
di felicità in quel turbine di dolori.
Ma il
turbine ormai aveva risucchiato anche quel barlume di felicità. In un attimo,
improvvisamente.