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Autore: Alys93    02/01/2011    4 recensioni
Cosa succederebbe se qualcuno scoprisse il segreto di Kagome e del pozzo vicino al suo tempio? Soprattutto se quel qualcuno scoprisse di possedere poteri che non avrebbe mai immaginato di avere? Le avventure non mancheranno, ve l'assicuro! Se la trama v'interessa, sarò felice di leggere i vostri commenti e \ o suggerimenti (è la mia prima storia) Grazie in anticipo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Salve a tutte! scusate il ritardo, ma nn ho avutomolto tempo x scrivere. a stento potevo postare qualke recensione... Vabbé, nn sto qui ad annoiarvi cn i miei problemi. spero ke il nuovo cappy sia di vstro gradimento! attenzioni, nuovi personaggi sono all'erta, quindi, state all'erta!

Capitolo 18:Un viaggio imprevisto
 

Inuyasha fissò l’entrata della Grotta degli Spiriti, indugiando sugli antichi simboli incisi sulle pareti.
“Non m’intendo di queste cose” mormorò nervoso “Ma qualcosa mi dice che questi simboli impediscono agli spiriti di uscire dalla caverna”.
“Il tuo intuito ha fatto centro” confermò Miroku “Sono sigilli molto antichi e potenti. Questo spiega perché siamo noi a dover andare dagli spiriti e non viceversa”.
Lanciò uno sguardo preoccupato a Sango, che si stava sistemando l’hiraikotsu sulla schiena, ed aggiunse “Non mi va il fatto che dobbiamo andarci tutti”.
“Anche io sono preoccupato per Kagome” ammise l’amico “Ma non abbiamo altra scelta. Siamo stati chiamati tutti, compreso quel ghiacciolo di Reito”.
“E come lo sai?” chiese Shippo “Lui non ha mai detto una parola e sembra sempre così riposato!”.
L’hanyou fece una smorfia “Può fingere quanto gli pare, ma l’ho sentito chiaramente chiamare il padre nel sonno. Si è svegliato di soprassalto appena un attimo dopo”.
Non sapeva se però quello di Reito fosse stato un semplice sogno, o qualcosa di più, com’era successo a loro.
Forse aveva frainteso…
Fissando la Grotta, si chiese cosa li aspettasse in quel posto così strano e dovette scuotersi per scacciare il nervosismo.
Non si sentiva tranquillo e la cosa lo metteva a disagio, soprattutto perché temeva per la sua Kagome.
A furia di rifletterci sopra, la ragazza era riuscita ad associare il viso della donna che la chiamava in sogno, ma ne era rimasta totalmente spiazzata.
Perché Midoriko, la creatrice della Sfera dei quattro Spiriti, l’aveva chiamata?
Nessuno di loro aveva trovato una risposta a quella domanda, ma la cosa era piuttosto strana.
“Credete che l’idea di Kaori funzionerà?” chiese Sango “Quest’idea del filo non mi convince molto…”.
“Fidati, Sango” esclamò la diretta interessata, comparendo con parecchi gomitoli sotto braccio.
“Ho preso i più grossi che ho trovato” mormorò, passandoli agli amici, “Ma quel cretino del commesso era più tonto di Jaken! Per averli, ho dovuto dirgli che stavo organizzando una caccia al tesoro!”.
Guardò il gruppo e chiese “E Reito, dov’è? Il Gran Capo Ghiacciolo non è stato chiamato dagli spiriti?”.
Kagome scosse la testa “Ha detto che, se volevamo rischiare la pelle per seguire dei sogni, erano fatti nostri”.
“Ogni giorno che passa è sempre più scontroso ed antipatico!” sbottò la demone, facendo una smorfia, “Di questo passo, toglierà a Sesshomaru il titolo di -Demone più gelido dell’epoca Sengoku-!”.
Afferrò i capi di tutti i gomitoli e ne fece una grossa treccia, che infilò nel buco praticato in una roccia poco distante.
Dopo aver fatto un grosso nodo, si assicurò che il cappio non sfuggisse dall’apertura e disse “D’accordo, possiamo andare”.
Prima di entrare nella caverna, prese dallo zaino alcune lampade ad olio e chiese a Shippo di creare alcune sfere di fuoco fatuo, intrappolandole velocemente sotto il bulbo di vetro.
Le porse a Sango, Miroku e Kagome, dicendo “Il fuoco fatuo non ha bisogno di essere alimentato, quindi non correte il rischio che si spenga”.
Lei, Shippo ed Inuyasha non ne avevano bisogno, ma gli altri sì.
Fortuna che aveva già fatto campeggio con i suoi…
Prese un profondo respiro e mormorò “Andiamo. Prima entriamo qui dentro, prima sapremo cosa vogliono gli spiriti da noi!”.
Passò i gomitoli agli amici e, preso il proprio, iniziò a svolgerlo man mano che avanzava nella grotta.
L’imboccatura non era molto grande e, dopo poche centinaia di metri, tutto fu avvolto dal buio e dal silenzio.
Il muschio che ricopriva le rocce attutiva il rumore dei loro passi e la giovane non poté fare a meno di chiedere ad Inuyasha come facesse a camminare scalzo su quella coperta verde e bagnata.
Lui si limitò a rispondere che il muschio era morbido, prima di rinchiudersi nel suo silenzio.
Il nervosismo era tangibile nell’aria fredda ed umida della caverna, mentre ognuno di loro si chiedeva cosa avrebbero scoperto.
Fortuna che Kaori ha scelto dei colori accesi per i gomitoli mormorò Kagome, continuando a svolgere il filo fuxia Così sarà più facile ritrovarli.
Si avvicinò ulteriormente al mezzo-demone, sentendosi più tranquilla quando le loro mani s’intrecciarono.
La vecchia Kaede aveva ragione: quel luogo era pieno di cunicoli che s’intrecciavano a più riprese.
Perdersi era maledettamente facile…
Kagome…”; una voce proveniente da un cunicolo laterale la fece sobbalzare e la ragazza si bloccò sul posto.
Shippo la guardò preoccupato “Kagome, che ti prende? Qualcosa non va?”, “Midoriko” sussurrò la giovane miko “Mi ha chiamato di nuovo”.
Indicò la grotta laterale da cui veniva la voce e mormorò “Devo andare di là… La voce viene da quella parte”.
Lo youkai aggrottò le sopracciglia “Vengo con te. Sento la voce di mia madre venire da quella stessa direzione”.
“Fate attenzione, mi raccomando” mormorò Kaori “E non tendete troppo il filo. Meglio evitare di rischiare di spezzarlo…”.
I due annuirono, sparendo rapidamente nel cunicolo da dove provenivano le voci che erano più volte entrate nei loro sogni.
Gli altri proseguirono lungo il cunicolo principale, osservando i simboli incisi della roccia.
Shippo saltò sulla spalla della yasha, che sorrise per tranquillizzarlo e continuò a camminare.
La voce di quella sacerdotessa non si era ancora fatta sentire e si ritrovò a fissare ogni piccolo meandro alla ricerca di un qualunque indizio.
Quella ricerca alla cieca non le piaceva affatto!
Mi chiedo chi sia quella miko… mormorò tra sé Che cosa vorrà da me? E perché somiglia tanto a mia madre?.
Si bloccò quando avvertì una presenza alle loro spalle, ma si limitò a fare una smorfia nel vedere un innocuo pipistrello sorvolare l’ampia caverna.
“Bleah!” commentò Sango disgustata “Odio i pipistrelli!”, “Allora siamo in due” mormorò l’altra.
Le venivano ancora i brividi di disgusto ogni volta che ripensava alla notte in cui aveva affrontato quel demone pipistrello per salvare la vita a Reito.
E quell’ingrato che aveva fatto per ringraziarla?
L’aveva insultata e ferita come nessuno aveva mai fatto prima d’allora.
No, doveva smettere di pensarci, o si sarebbe innervosita.
Stringendo i pugni, continuò a camminare con gli amici nel cunicolo, che tendeva a restringersi man mano che avanzavano.
La sterminatrice lanciò uno sguardo incuriosito a Miroku, che si era improvvisamente fermato e fissava insistentemente una delle tante vie laterali.
“Hai sentito qualcosa?” gli chiese impensierita, “Sì, mio padre mi sta guidando” replicò lui.
La guardò negli occhi per un lungo istante, soffermandosi su ogni dettaglio del suo incantevole viso, e sorrise.
“Tornerò presto, sta’ tranquilla” la rassicurò “Cerca di stare attenta, anche per me. Voglio rivederti sana e salva, d’accordo?”.
La vide aprire la bocca per dire qualcosa, ma la bloccò con un morbido bacio “Non mi farò ingannare da nessuno, non temere. Per me ci sei solo tu, mia dolcissima Sango”.
“Volevo dirti di stare attento, ma anche questa raccomandazione mi sta bene” sorrise lei, abbracciandolo, “Tieni gli occhi aperti, Miroku. Torna presto da me”.
Il monaco sorrise di nuovo, poi disparve velocemente nella caverna, lasciandoli in tre a proseguire, ma non passò molto che ognuno prendesse la propria strada.

Kaori fece una smorfia, fissando la fitta oscurità che l’avvolgeva; fortuna che era dotata di una buona vista, o sarebbe andata in panico…
Con un sospiro, continuò a camminare, stando ben attenta a dove metteva i piedi.
Più di una volta, era incappata nel corpo scarnificato di qualche poveraccio che non era riuscito a trovare l’uscita di quella dannata grotta.
E non tutti erano umani…
No, non devo pensarci! mormorò risoluta Se continuo a fare questi pensieri, mi farò prendere dal panico e buonanotte!.
Una strana sensazione l’avvolse come una calda coperta e la giovane si ritrovò a fissare la fine del cunicolo che stava attraversando.
“Chi c’è?” chiese con voce ferma “Se sei uno spirito, mostrati senza indugio. Se sei un nemico, ti avverto che non sono una con cui si scherza!”.
Una leggera risata la fece voltare e si ritrovò a ricambiare lo sguardo verde smeraldo di un’anziana miko, vestita di un abito verde e rosso.
I capelli, raccolti in una bassa coda, erano ormai totalmente argentati, ma qualcosa le disse che una volta dovevano essere stati color mogano.
Era proprio la stessa donna che le era apparsa più volte in sogno…
“Chi sei?” chiese senza tanti preamboli “E che cosa vuoi da me? Perché mi hai chiamato?”.
La miko sorrise indulgente “Hai ereditato lo stesso sguardo di tua madre, giovane demone”.
“Come fate a conoscere mia madre?” domandò la ragazza, cercando di mostrarsi un po’ più rispettosa, ma senza riuscire a calmare l’impazienza, “Posso sapere chi siete?”.
La vide sorridere più ampiamente, mentre aggiungeva “La cocciutaggine e l’impazienza, però, le hai sicuramente prese dal ramo demoniaco della famiglia”.
La donna incrociò le braccia dietro la schiena e disse “Proprio come la mia cara nipotina… Si vede che sei sua figlia”.
La yasha sgranò gli occhi, stupita, “State dicendo che… o siete la sorella di mia nonna, o…”.
“O sono la nonna di tua madre Fumiyo” replicò l’altra, sorridendo amichevole “Il mio nome è Nazuna”.
La mia bis-nonna? si chiese la demone lupo Sto parlando con la mia bis-nonna! Oh, Kami-Sama! E questa chi se l’aspettava?!.
“Perdonate la mia curiosità, Nazuna-sama” mormorò incerta “Ma, per quel poco che so, le miko non dovrebbero avere figli…”.
Il volto della sacerdotessa s’indurì appena “Lo so bene, mia cara ragazza. Ma non sono riuscita a sfuggire alla rete dell’amore”.
Le fece cenno di seguirla ed iniziò a raccontare “Ero diventata una miko già da qualche anno, quando conobbi un giovane artigiano. È stato un vero e proprio colpo di fulmine”.
“L’amore è davvero imprevedibile…” mormorò Kaori, comprendendo la situazione, “Ma come avete fatto a nascondere vostra figlia?”.
“La mia piccola Hiroe…” sussurrò Nazuna “Dissi agli abitanti del villaggio che era mia nipote, la figlia di una sorella persa da poco. Così nascosi la sua identità e potei crescerla senza problemi”.
Un leggero sospiro le sfuggì dalle labbra “Vivace, come tutte la bambine, ma costretta a non sapere nulla di sua madre…”.
“Le cose andarono bene, finché non raggiunse l’età di diciannove anni” continuò tranquilla “Fu allora che conobbe un demone lupo della tribù Xenjo, tuo nonno”.
Una scintilla a metà tra il divertito ed il sofferente le illuminò lo sguardo “Quel Noriaki… Neanche le mie minacce di creare una barriera che lo uccidesse gl’impedirono di frequentare la mia Hiroe. Eppure, sapeva bene che ero abbastanza potente da metterlo in difficoltà”.
Lanciò uno sguardo alla giovane pro-nipote, che arrossì lievemente, e chiese “Voi demoni siete sempre così cocciuti?”.
Scosse la testa ridendo e continuò “Pochi mesi dopo, mia figlia mi annunciò che era incinta ed io mi ritrovai ad inventare continue scuse per coprire le sue mancanze”.
“Quando nacque tua madre, credetti di morire di gioia. Non credevo che avrei riprovato sensazioni così forti nel tenere un neonato tra le braccia” aggiunse sorridendo “Ma la cosa che mi rese felice fu soprattutto il fatto che Noriaki continuò a venire al villaggio. Non voleva abbandonare Hiroe”.
La giovane demone rimase sorpresa nel apprendere tutte quelle notizie sulla famiglia di sua madre e si ritrovò a sorridere, pensando che suo nonno non aveva abbandonato la donna umana che gli aveva dato una figlia.
Non tutti i demoni completi lo avrebbero fatto.
Il sorriso le scomparve improvvisamente dal volto, quando vide l’espressione di Nazuna; il peggio era in agguato.
“Purtroppo, in un villaggio così piccolo, i segreti non restavano tali a lungo” mormorò la miko “Gli abitanti scoprirono Fumiyo e cercarono di ucciderla, sicuri che, una volta eliminato il demone più piccolo, l’altro non sarebbe tornato”.
Un’espressione addolorata le contrasse il volto “Hiroe morì nel tentativo di proteggere la sua creatura ed io mi ritrovai a crescere tua madre, proteggendola continuamente con una barriera, in modo che gli abitanti del villaggio non potessero ferirla”.
“Noriaki tornò alcuni mesi dopo, rimanendo sconvolto nel sapere della scomparsa di Hiroe” continuò Nazuna “La tribù l’aveva tenuto lontano per molto tempo e sua figlia aveva ormai due anni. Disse che sarebbe tornato, ma sapevo che non si sarebbe rifatto vivo tanto presto”.
“Così, crebbi tua madre, finché la morte non decise altrimenti” concluse infine “Prima che me ne andassi, affidai Fumiyo a suo padre. Da allora, non l’ho più rivista”.
Kaori abbassò lo sguardo “Mia madre non deve aver avuto vita facile, tra i demoni, così come non l’ha avuta tra gli umani”.
Guardò la donna negli occhi e mormorò “Non ho parole per esprimere la gratitudine che vi devo, Nazuna-sama. Però… non capisco perché mi avete chiamato”.
La miko annuì “Saprai tutto a breve” e la guidò in un’immensa cavità della Grotta, dove la giovane rivide tutti gli amici.
“Ragazzi!” esclamò sorpresa “Anche voi qui?”, poi vide diversi spiriti accanto a loro e rimase in silenzio.
Aveva di fronte buona parte della famiglia dei suoi amici e non poté trattenere un sorriso nel vedere Shippo con i suoi genitori.
Il piccolo sembrava finalmente felice.
Lasciò scorrere lo sguardo sui vari spiriti e rimase piacevolmente sorpresa nel vedere Inuyasha accanto a sua madre.
Era davvero una bella donna, dai lunghi capelli neri e dallo sguardo dolce, avvolta in un elegante kimono che faceva risaltare la carnagione chiara e gli occhi neri.
Il mezzo-demone le somigliava in maniera impressionante, quando, con la luna nuova, assumeva sembianze umane.
“Bene” disse Nazuna, spostandosi verso il centro della sala “Direi che ci siamo tutti. Possiamo iniziare”.
“Iniziare cosa?” chiese Inuyasha, lanciando un’occhiata a Kaori “Chi è quella miko?”, “La mia bis-nonna, Nazuna”.
Il gruppo rimase in silenzio, mentre tutti gli spiriti si spostavano sotto un cono di luce che proveniva dal soffitto.
“Preparatevi” disse Midoriko, fissandoli uno per uno, “Non molti esseri viventi hanno potuto assistere ad una cosa del genere”.
Un improvviso boato scosse l’intera Grotta ed il gruppo si mise in posizione di difesa, mettendo mano alle armi che avevano con sé.
“Che scherzo è questo?” chiese l’hanyou, con una mano pronta a sfoderare Tessaiga, “Madre, che cosa volete fare?”.
“Non avrai bisogno di usare Tessaiga, Inuyasha” disse una voce profonda e piena di autorità “Nessuno ha intenzione di attaccarvi”.
Kaori strabuzzò gli occhi nel vedere un demone avanzare verso di loro e si chiese se non stesse avendo un abbaglio a dir poco pazzesco.
Quel demone aveva gli stessi occhi ambrati di Inuyasha e Sesshomaru, i capelli lunghi ed argentati erano raccolti in un’alta coda ed un morbido mantello, che le ricordava tantissimo la coda che Sesshomaru aveva sulla spalla destra, gli ricopriva la schiena.
Sul viso, due segni bluastri gli corpivano parte delle guance, chiaro segno della sua potenza. Non poteva essere…
“Padre?” sussurrò Inuyasha, sgranando gli occhi per la sorpresa (fate conto che Songa sia già stata sconfitta).
La yasha cercò di ricomporsi, ma non poté trattenere un brivido nel sentire l’immensa aura emessa dal padre del suo amico.
Era a dir poco spaventosa, ma, dopotutto, aveva di fronte nientepocodimeno che Inuken, il Gran Generale Cane!
Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi al cospetto di un demone tanto potente!
Le mettava soggezione e a fatica riusciva a guardarlo negli occhi, ma se c’era una cosa che aveva imparato, era proprio quella di non mostrarsi debole.
Inuken guardò il figlio minore per un lungo istante, poi disse “Ne è passato di tempo, da quando ci siamo rivisti”.
“Dopo la sconfitta di Songa” mormorò lui, rammentando il terribile scontro che lo aveva coinvolto assieme al fratello.
“Perché ci avete chiamato, padre?” chiese poi, avanzando di un passo, “Cosa desiderate dirci?”.
Il demone maggiore sollevò appena gli angoli della bocca in un accenno di sorriso “Voi state lottando per sconfiggere il demone che è chiamato Naraku. Forse, posso indicarvi un modo per eliminarlo”.
A quelle parole, Sango e Miroku si fecero avanti, con gli occhi che scintillavano “Cosa dobbiamo fare?”.
Lo spirito del monaco rivolse al figlio un sorriso indulgente “Non siate impazienti. Capiamo il vostro desiderio di vendetta, ma sarà meglio che ascoltiate tutta la situazione”.
Izayoi si affiancò al suo amato e disse “Tempo fa, nel mio palazzo era custodito un potente monile, la Pietra della Notte. Il suo potere può aiutarvi a sconfiggere Naraku”.
“Parlate del palazzo dove sono nato, madre?” chiese Inuyasha “Mi raccontaste che bruciò quella stessa notte!”.
“Ormai, il territorio sarà cambiato moltissimo. Duecento anni non sono pochi…” notò Kagome “Come potrete trovare questa Pietra?”.
“Semplice, farete un viaggio nel passato” ribatté Nazuna, “Un ulteriore salto nel tempo?” mormorò la demone lupo “Wow… e di quanto torneremo indietro, stavolta? Già io e Kagome facciamo un salto di cinquecento anni!”.
“Un bel salto, non c’è che dire!” ridacchiò Sango “Chissà di quanto aumenterà, stavolta”.
Inuken mise fine alle loro congetture, dicendo “Inuyasha, devi trovare quella Pietra. Solo così, avrai una possibilità di farcela. Naraku ha alleati potenti, che potrebbero darti parecchi problemi”.
“Bene, ditemi solo come posso fare a tornare indietro nel tempo” replicò il figlio “C’è per caso un pozzo simile a quello da cui passa Kagome?”.
“No” disse il padre di Sango “Ci penseremo noi a creare un passaggio che vi permetta di andare indietro nel tempo”.
“Allora non perdiamo altro tempo in chiacchiere!” esclamò Kaori “Prima partiamo, meglio è”.
Lanciò uno sguardo alla sua bis-nonna, attendendo pazientemente che le dicesse cosa dovessero fare.
“Figlia di Masaru” disse Inuken, richiamandola “Vieni avanti”; la giovane s’irrigidì di colpo e si voltò nella sua direzione, fissandolo sorpresa.
Cosa voleva da lei, il Gran Generale Cane?
Cercando di mascherare la tensione, avanzò lentamente fino ad arrivare a pochi passi dal demone maggiore e rimase in silenzio.
Lui le rivolse uno sguardo carico d’autorita e disse “Tu accompagnerai mio figlio in questo viaggio. Dovrete essere rapidi ed attenti. I vostri sensi più affinati vi saranno fondamentali”.
La demone lupo sbatté un paio di volte le palpebre, chiedendosi se avesse capito male; dovevano andare solo lei ed Inuyasha?
Per quale motivo? Che c’entrava lei?
Kagome si fece timidamente avanti “E noi? Dovremo restrae qui, mentre loro cercano la Pietra della Notte?”.
“Esattamente” rispose Midoriko “Un piccolo gruppo passa più facilmente inosservato e, grazie alle loro capacità, potranno coprire grandi distanze in pochissimo tempo”.
Davanti alle espressioni contrariate dei giovani, sorrise comprensiva “Ma non temete. Il vostro tempo non andrà sprecato. Ci sono molte cose di cui dobbiamo parlarvi”.
Sango fece una smorfia “Certo, i demoni sono più forti e veloci degli umani. Possono attraversare un villaggio senza essere notati…”.
Cercava di convincere se stessa a restare, ma non era affatto felice di quella situazione.
Non le andava di restare lì, con le mani in mano, mentre i suoi amici cercavano un’arma per eliminare Naraku una volta per tutte.
Vide Kaori rivolgere uno sguardo confuso a lei e Kagome e capì che anche l’amica non riusciva a comprendere quella decisione.
“Nazuna” mormorò Inuken “Dobbiamo aprire il passaggio. È tempo che vadano”, “Certamente” rispose la miko.
Si posero a circa cinque metri di distanza l’uno dall’altra e tesero un braccio davanti a sé.
Dalle loro mani scaturirono fasci di luce multicolore, che presero a girare vorticosamente fino a formare un cerchio dalle mille sfumature.
L’intero gruppo fissò quel fenomeno con gli occhi sgranati, mentre l’intera caverna veniva illuminata da quel vortice.
Nazuna fissò la pronipote e disse “Anche tu hai un oggetto da cercare, Kaori. Tempo fa, tua madre possedeva un bracciale formato da sfere spirituali”.
La fissò seria ed aggiunse “È un oggetto che ci tramandiamo da generazioni ed è fondamentale che tu lo ritrovi e lo restituisca a tua madre”.
La ragazza annuì e prese un grosso respiro, pronta a varcare quella strana soglia, ma la voce di Izayoi la bloccò “Dovrete lasciare qui le vostre armi” disse la donna “Non potete portarle con voi, in questo viaggio”.
Inuyasha fissò Tessaiga per un lungo istante, poi la slacciò dal kariginu e disse “Sarebbe un bel guaio se vi incrociassi, padre. Non possono esistere due spade uguali nello stesso periodo”.
Affidò la spada a Kagome, sussurrando “Torneremo il prima possibile, non preoccuparti”.
“Lo so, ma state attenti” mormorò la giovane miko “Non correte rischi inutili, mi raccomando”.
Kaori lanciò Sendeiga ed il pugnale a Sango e Miroku, dicendo “Faremo il possibile, ma non credo che sarà una passeggiata”.
“Questo è poco, ma sicuro” mormorò Miroku, afferrando il pugnale “Tornate presto, ragazzi. E fate attenzione”, “Anche voi”.
La yasha lanciò uno sguardo d’intesa all’amico e, sistemandosi lo zaino sulle spalle, mormorò “Dovremo trovare il modo di camuffarci, in qualche modo”.
Lui si strinse nelle spalle e si avviò verso il vortice “Qualcosa ci verrà in mente. Adesso andiamo, dobbiamo trovare quella Pietra”.
Rivolse un ultimo sguardo a Kagome ed attraversò il portale, seguito a ruota dalla demone lupo, mentre, alle loro spalle, gli amici mormoravano “Buona fortuna”.
 
I due si ritrovarono in un’ampia foresta, dall’aspetto antico e selvaggio.
Inuyasha mosse le orecchie, leggermente a disagio senza il peso familiare di Tessaiga al suo fianco.
“Beh, direi che siamo arrivati” mormorò Kaori “Siamo tornati indietro nel tempo di circa duecento anni… Quindi tu, o non sei ancora nato, o hai solo pochi mesi”.
Scosse leggermente la testa e sorrise “Dai, cerchiamo un modo per passare inosservati in questo posto”.
Lasciò scivolare lo zaino a terra e si mise a frugare tra i vari oggetti, cercando qualcosa che potesse rivelarsi utile.
Di colpo, aggrottò le sopracciglia e ne tirò fuori un pacco quadrato, su cui era forte l’odore di Yuka, Eri ed Ayame.
Che cavolo si saranno inventate, quelle tre? si chiese sorpresa, mentre scioglieva il nastro.
Il suo volto si contrasse in una smorfia quando vide il bigliettino Questi ti potrebbero servire, nel caso volessi mettere alla prova la fedeltà del tuo ragazzo. Usali bene e buona fortuna!.
Dentro c’era una tintura per capelli, di un nero molto intenso e dai rilfessi bluastri, assieme ad una parrucca castana, un miliardo di forcine e perfino uno scatolo di lenti a contatto.  
“Cos’è quella roba?” chiese Inuyasha, fissando quegli strani oggetti, a lui totalmente sconosciuti.
La yasha sorrise di colpo e rispose “La soluzione ai nostri problemi! Cavoli, quelle tre non sanno che favore ci hanno fatto!”.
Il suo sguardo riluceva quando disse “Dobbiamo procurarci degli abiti meno vistosi, poi vedrai a cosa serve tutta questa roba”.
“Davvero vuoi rubare dei vestiti?” chiese il mezzo-demone, fissando l’amica, stesa accanto a lui tra l’erba alta che circondava un piccolo villaggio.
“L’idea non mi piace affatto, ma non vedo altro modo. Non ho soldi di quest’epoca con me” ribatté lei, fissando alcuni vestiti appesi ad asciugare.
Facendogli cenno di muoversi n silenzio, si avvicinò alla casa e prese un kimono femminile ed un abito da uomo, scomparendo rapidamente tra gli arbusti.
Gli porse una veste tipica degli artigiani e mormorò “Vediamo di farceli andare bene. Spero solo di non doverli portare per molto”.
I due si allontanarono velocemente nella foresta e si cambiarono in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Inuyasha storse il naso nel sentire l’odore della veste che gli era toccata, ma si costrinse a fare finta di niente e finì di allacciarla.
Lanciò uno sguardo alla macchia di cespugli dove si era nascosta la ragazza e strabuzzò gli occhi nel vederne uscire una giovane con lunghi capelli castani, raccolti in una bassa coda.
La veste verde ne risaltava lo sguardo serio, mentre la fascia grigia che le stringeva la vita riprendeva il colore del nastro con cui aveva raccolto i capelli.
“Allora” disse lei “Sei pronto con quel vestito? Non è che abbiamo molto tempo da perdere”.
Notando l’espressione sorpresa dell’amico, sorrise “Che c’è? Perché fai quella faccia? Guarda che sono sempre io!”.
“Ma che cos’hai fatto ai capelli?” chiese l’hanyou “Sono… diversi!”, “Ho solo messo una parrucca” replicò Kaori, sfilandosela per fargli capire meglio il concetto “Sono capelli finti”.
Lo vide sbattere le palpebre un paio di volte e sorrise di nuovo “Dai, vieni, che ti devo sistemare”.
Prese il flacone con la tintura e lo fece sedere su di un ceppo “Adesso sta’ fermo. Mi ci vorrà un po’, dato che hai capelli così lunghi. Ma ne vale la pena, te l’assicuro”.
Si versò il liquido sulle mani e, armata di pettine e di santa pazienza, iniziò a tingergli la chioma argentea.
Ci volle almeno un’ora buona, ma, alla fine, il risultato era impeccabile; “Se Kagome ti vedesse, mi darebbe ragione. Sei fantastico!” ridacchiò la ragazza.
Lo youkai la fissò corrucciato “Posso sapere che cosa hai fatto? Sento una puzza tremenda venirmi dai capelli”.
“Li ho tinti” ridacchiò l’amica “Ma adesso viene il difficile. Come faccio a camuffare le orecchie?”.
Alzò un paio di ciocche, adesso nere come la pece, e iniziò ad intrecciarle, cercando un modo per nascondere le morbide orecchie canine.
Lui storse il naso per l’odore e fece una smorfia, sentendola armeggiare con i suoi capelli.
Ma che cavolo stava combinando?
Dopo qualcosa come un quarto d’ora di stress, durante il quale la yasha aveva sbuffato a più non posso, infilandogli chissà che cosa nella chioma, la sentì allontanarsi.
“Benissimo!” commentò Kaori, porgendogli uno specchio davanti al viso, “Sei praticamente irriconoscibile!”.
Il giovane si guardò nella superficie riflettente e per poco non gli venne un colpo!
Aveva i capelli totalmente neri, come quando perdeva i suoi poteri demoniaci, raccolti sulla testa in un’acconciatura tipica dei samurai.
Chissà come, la sua amica era riuscita a raccoglierli in modo che coprissero le orecchie canine.
Sbatté un paio di volte le palpebre, chiedendosi come diavolo avesse fatto, poi mugugnò “Ehi, genio. Come la mettiamo con il fatto che non ho orecchie umane?”.
La ragazza annuì e, sfilando un paio di forcine, lasciò cadere due lunghe ciocche ai lati del suo viso, in modo da non far notare quella mancanza.
“Adesso, se ufficialmente perfetto!” ridacchiò allegra “Scommetto che neanche tua madre sarebbe in grado di riconoscerti, in questo momento”.
Gli porse una scatolina di lenti a contatto e disse “Mettitele. Gli occhi dorati non sono esattamente tipici degli esseri umani”.
“Che roba è?” chiese lo youkai, “Lenti a contatto. Servono a cambiare il colore degli occhi”.
Lo aiutò a mettersele e ridacchiò “Cavoli! Così passerai totalmente inosservato! Basterà che non muovi troppo le orecchie”.
In effetti, con i capelli neri e raccolti in quel modo, oltre che con quello sguardo castano scuro, il suo amico era praticamente un altro.
Con un sospiro, si sistemò la fascia del kimono e disse “Andiamo, dai. Dobbiamo andcora scoprire dove siamo, esattamente”.
Lo vide annuire e, dopo aver fissato meglio la parrucca in modo che le coprisse le orecchie appuntite, iniziò a corrergli dietro, attraversando la foresta secolare.
Continuarono con quell’andatura per qualche ora, finché non incrociarono un grosso villaggio.
“Credo ci convenga chiedere informazioni” mormorò la giovane, “Tsé!” ribattè l’altro “So riconoscere l’odore di mia madre. Non abbiamo bisogno di chiedere niente”.
“Non sappiamo quanto dista il palazzo” gli fece notare lei “Potrebbe essere a giorni di cammino! Almeno cerchiamo di non sbagliare direzione”.
Si mordicchiò il labbro inferiore e disse “Dovremo cambiare nome. Certo non possiamo usare i nostri!”.
“Pure i nomi?” esclamò l’hanyou “Prima l’aspetto, poi questo! Ma si può sapere che altro dobbiamo cambiare?”.
“Noi non esistiamo ancora, scemo” la sentì replicare “Sarebbe strano che uno sconosciuto avesse lo stesso nome di un piccolo mezzo-demone che, forse, non è ancora venuto al mondo!”.
Le lanciò un’occhiata scettica e si sedette tra l’erba, mentre la sentiva mormorare vari nomi.
“Mi piacerebbe Shiori” disse all’improvviso la demone lupo “Tu che ne pensi, può andare?”, “Sì, non è tanto diverso dal tuo vero nome”.
“Per te… mi viene da dire Kentaro. Ti sta bene?” chiese lei, abbracciandosi le ginocchia, “Non è difficile da ricordare…”.
Inuyasha annuì “Adesso vogliamo andare? Il sole ha già superato il punto più alto”.
I due scesero nel villaggio e fermarono un vecchio che portava sulla schiena un grosso carico di fascine.
“Mi scusi, buon uomo” disse Kaori “Potrebbe cortesemente indicarci la strada più breve per il palazzo della principesa Izayoi?”.
L’anziano oscillò pericolosamente sotto il carico, che lo youkai afferrò prontamente, e mormorò “Grazie, ragazzo. Il palazzo della principessa Izayoi, dite? È a due giorni di marcia verso est, se camminate di buon passo”.
“La ringrazio molto, signore” sorrise la ragazza, dirigendosi nella direzione indicata.
Due giorni a buon passo umano volevano dire una buona giornata di corsa, senza fare soste…
Non era poi così vicino come speravano.
“Ah! Aspettate!” li richiamò l’uomo “A metà strada, incontrerete un piccolo tempio. Se prendete il sentiero dietro il tempio, vi risparmierete una buona mezza giornata di viaggio”.
“Molte grazie dell’informazione” disse lei, sorridendo più ampiamente, “Ci è stato di grande aiuto”.
Lanciò uno sguardo all’amico, che poggiò le fascine a terra e si mise a seguirla, mormorando “Soddisfatta, adesso?”.
“Sì” rispose la yasha “Dai, andiamo. Ne abbiamo di strada, prima di arrivare a destinazione!”.
Si rimisero in marcia e, verso sera inoltrata, avvistarono il tempio menzionato dal vecchio.
Avevano incrociato solo altri due villaggi, prima di arrivarci, e si erano fermati a chiedere informazioni, giusto per essere sicuri.
Era sempre stata Kaori a chiedere informazioni sul tragitto, ma, ringraziando il cielo, Inuyasha non si era lamentato, né si era dimenticato i nomi che si erano dati.
Era evidente che si stava sforzando di tenere a mente ogni informazione importante e la giovane apprezzava moltissimo quel gesto.
Sapeva che non vedeva l’ora di tornare indietro, da Kagome, e anche lei fremeva di tornare a casa sua.
Voleva rivedere il villaggio di Kaede, la foresta ed il Dio Albero, oltre che…
Arrossì di botto e frenò quel pensiero prima che si facesse largo nella sua mente; doveva essere ammattita, se faceva quei pensieri così assurdi!
Imbarazzata, si passò una mano dietro la nuca e fissò la strada davanti a loro, chiedendosi se fosse sicura.
Il sentiero di montagna che si snodava dietro al tempio aveva l’aria di non essere molto trafficato, né molto sicuro.
Inuyasha annusò l’aria corconstante “Non sento odore di demoni, in giro. Io direi di proseguire, finché c’è luce”.
L’amica annuì “Sì, andiamo avanti. Tanto abbiamo ancora mezz’ora di tempo, prima che il sole tramonti del tutto”.
La stradina era piuttosto scoscesa e, più di una volta, la giovane riflettè su quanto fosse stata appropriata la decisione di Inuken nel mandare solo loro due a cercare quella Pietra della Notte.
Kagome e gli altri avrebbero fatto parecchia fatica a stare al loro passo, solo Reito non avrebbe avuto problemi; era meglio che fossero rimasti nella Grotta degli Spiriti.
Diversi arbusti costeggiavano il sentiero, rendendo più difficile scorgere le varie buche che costellavano il tragitto.
Fortuna che riuscivano a salire senza troppi problemi!
La forza demoniaca era una vera e proprio benedizione.
Mentre si arrampicavano su alcuni speroni di roccia, si chiese cosa avrebbero fatto una volta arrivati a palazzo.
Non sarebbe stato affatto facile farsi ricevere da Izayoi, e, sicuramente, sarebbe stata circondata di guardie…
La situazione non era delle più rosee.
Inoltre, c’era un’altra cosa che la preoccupava; una cosa che non riguardava affatto la missione.
Perché, ogni volta che pensava, anche solo vagamente, a Reito, sentiva il cuore farle un tuffo nel petto?
Che diamine le stava prendendo, così di botto?
Ogni volta che incrociava quello sguardo color ghiaccio, si sentiva come fatta di gelatina e faticava molto a nasconderlo agli altri.
Basta! si disse risoluta Quell’idiota non merita che io lo pensi, ed io stessa non so perché lo faccio. Devo darmi una regolata!.
Con un sospiro, superò l’ultima cresta rocciosa e seguì Inuyasha fino ad una sporgenza.
“Ci fermiamo qui” propose lui “Ormai è troppo buio per proseguire e non abbiamo idea di cosa ci aspetta domani”.
“Va bene” rispose la yasha, sistemandosi la veste “Vado a cercare un po’ di legna per il fuoco”.
Quando tornò con un grosso carico di fascine, trovò il mezzo-demone a scrutare la radura sottostante.
“Qualcosa non va?” chiese, accendendo rapidamente il fuoco, “Senti qualche presenza demoniaca?”.
Lui annuì “Due, per l’esattezza. E si stanno avvicinando molto velocemente”.
La demone lupo gli si affiancò e rimase sorpresa nel vederlo così serio; cosa aveva percepito?
Si concentrò a sua volta e trattenne un lieve gemito “Inuyasha… Ma quello che sento.. non sarà mica chi penso io?”.
L’hanyou non rispose, ma si stese a pancia in giù nell’erba, fissando un tratto ben preciso di foresta.
Improvvisamente, tra gli alberi illuminati dalla luna quasi piena, apparve un enorme cane argentato.
Un cane demoniaco che Kaori aveva già visto in sogno, molto tempo prima…


ke ne dite? è venuto bene? spero tanto di sì. il viaggio nel passato di Inuyasha e Kaori nn è ke all'inizio, vedrete cosa succederà in seguito! ringrazio tutte coloro che mi seguono ed in Particolare Visbs88n ed eien91. grazie a tutte! bacioni! 
   
 
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