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Autore: Crystalya    02/01/2011    2 recensioni
Come può una ragazza come tante come me aspirare a qualcosa che le faccia capovolgere l'esistenza?
Uhm, forse dovrei presentarmi, avete ragione. Il mio nome non ve lo rivelo, però. Sappiate che mi chiamo L, e voglio narrarvi la mia storia.
Ci state?
Citiamo anche una frase dal racconto:
"Stop, il film è finito. Sta di fatto che me ne innamorai all'istante. Senza troppi petali di rosa o altri convenevoli sì, innamorarsi è facile durante l'adolescenza."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Oddio. Oggi. E'. Il. Giorno.
Calmati, Lya, calmati, non succederà nulla di nuovo, tanto ti aspetti già la sua impressione: "fa schifo", "è brutta" o qualcosa del genere.
Però penso che se Fede me ne ha parlato c'è qualcosa sotto...forse gli piaccio e vuole avvicinarci.
Ma cosa dico? Figurati, io piacere a quello lì. A quello piaceranno le belle ragazze, non gli scorfani.
Allora cos'è questa strana convinzione? Devo farmela passare.
Decisamente. 
Cosa mi metto? Meglio che cerchi nell'armadio qualcosa di carino. Devo truccarmi? No, meglio di no, oggi c'è ginnastica."
Che stupida, con quei pensieri assurdi! Non mi avrebbe di certo cambiato molto farmi tutte queste paranoie, ma evidentemente un'adolescente non può vivere senza farsi inutili castelli mentali.
Beh, proprio per questo l'adolescenza è il periodo migliore...o no? 
Quelle assurde paranoie facevano continuamente capolino tra i miei pensieri anche nel mio viaggio verso scuola.
Mentre salivo verso la succursale con Bian e Isa ero distratta, non ascoltavo i loro discorsi, insomma avevo decisamente la testa tra le nuvole!
Giunta nel cortile, camminavo a grandi passi, e come al solito LUI era lì: non me ne fossi mai accorta!
Intanto il mio volto era diventato di un colore non definito, in più i miei occhi non si staccavano dai suoi lineamenti così perfetti....così dolci...ma che mi prendeva? 
Infatti non avevo neppure fatto in tempo a pensarci che il mio piede si era incastrato non so come tra una mattonella e l'altra e, naturalmente, ero inciampata nel mio solito goffo stile. Che disastro, tutti i ragazzi presenti ridacchiavano, e lui mi aveva guardato quasi male. Ma perchè tutte a me??
Beh, almeno avevo identificato il colore del mio viso: tra il rosso peperone e il bianco morto. So che non esiste una via di mezzo del genere, però il mio colorito continuava a passare da un colore all'altro.
Tra l'imbarazzo e le risatine mi ero decisa a salire in classe il più veloce possibile, così avevo afferrato per un braccio le mie compagne e mi ero sbrigata.
In classe, prima del suono della campanella, pensavo al fatto che tre ore prima di ricreazione sarebbero state troppo lunghe da sopportare: volevo farla finita e troncare le mie speranze subito. Purtroppo la prima ora era iniziata proprio mentre elaboravo queste argute riflessioni, così sospirando avevo tirato fuori il libro di matematica.
Sentivo una voce molto distante, ma non la identificavo molto bene.
Ora la sentivo meglio: chi è che urlava il mio cognome?
Mah, meglio tornare ai miei pensieri.
Ora sentivo qualcuno che mi scuoteva violentemente.
"CHE C'E'?" avevo urlato spaventata dallo scossone della mia compagna.
"Lya, la prof ti sta chiamando."
Avevo aggiunto alla mia collezione di colori per faccia il viola. Evviva!
Il mio sguardo era passato freneticamente dalla mia compagna di banco alla prof.
Fortunatamente la prof l'aveva presa sul ridere, perchè esser chiamata alla lavagna in quel momento non era la mia massima aspirazione.
Le tre ore erano passate più velocemente di quanto pensassi: dopotutto era vero che non stando attenti il tempo passa più in fretta. O era solo una mia impressione? L'unica cosa che sapevo è che avevo pensato tutto il tempo a quel stramaledetto ragazzo che mi aveva rubato il cuore.
Al suono della terza campanella mi ero precipitata fuori dalla classe correndo come una dannata: volevo farla finita sul serio!
Mentre uscivo dalla classe con il fiatone, mi si era parato davanti lui. Che cavolo!
Mi ero guardata attorno cercando di distrarmi e pensando che la brutta (anche se speravo fosse bella) notizia sarebbe arrivata solo la sera, quindi avevo raggiunto un mio ex compagno delle medie e avevo cominciato a chiacchierare innocentemente. 
Al suono della campanella mi ero fiondata di nuovo in classe: avrei mille volte preferito fare un compito in classe a sorpresa che vivere un quarto d'ora d'inferno come quello! Il cuore mi batteva all'impazzata e non riusciva a fermarsi. Mamma mia.
L'unica volta che smise di battere totalmente fu quando la prof di fisica ce lo aveva assegnato veramente un compito in classe a sorpresa, e in quel momento ero riuscita addirittura a maledirmi da sola.
Per il resto la giornata era andata bene, se non fosse per quella maledetta ansia che mi assillava. Da un lato non vedevo l'ora che fosse sera, dall'altro ero spaventata.
Per fortuna, o sfortuna, la sera giunse inaspettatamente veloce. Peccato che il messaggio tanto atteso non arrivasse, così decisi di prendere io l'iniziativa, più speranzosa del solito.
"Allora? :)" avevo scritto.
Dopo una mezz'oretta mi era arrivata la risposta, subito, senza convenevoli:
"Ha detto che gli fai schifo. Scusa la schiettezza."
Dopo quel messaggio sorrisi inaspettatamente. Sorrisi pensando che le persone non avevano proprio tatto quando volevano. E, contemporaneamente al sorriso, erano giunte le lacrime. Dapprima mi si erano solo un po' velati gli occhi, poi mi si erano formati due lacrimoni. Avevo cercato di scacciarli sbattendo le palpebre, ma avevo ottenuto l'effetto contrario, perchè erano già partite per la tangente e mi stavano marcando il volto, quasi fossero d'inchiostro.
Evidentemente mi ero scordata di ringraziare "Fede" per il grande tatto (anche se sapevo che non era colpa sua) perchè mi era arrivato un altro messaggio dopo un bel po' di tempo.
"Tutto bene?"
"Sì, tranquillo, l'ho presa bene. Dopotutto non mi aspettavo niente." Cosa cercavo di fare? Nascondere i miei sentimenti? Sapevo che non avrebbe funzionato, ma scrissi comunque così. "Fede" non era nessuno per me e mi sentivo liberissima di mentirgli.
"Mi dispiace". Messaggio inaspettato.
"Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace." queste due parole continuavano a rimbombarmi nella mente.
Senza accorgermene, le lacrime avevano ricominciato a rigarmi il volto. 
  
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