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Autore: The_Viking    03/01/2011    1 recensioni
Ho sempre nutrito una forte passione per i Paesi del Nord e la loro cultura musicale, folkloristica, storica e non solo; non è semplicemente dovuto al fatto che, pur non avendo io origini nordiche, il mio nome sia Olaf. No, sarebbe stato troppo banale. E' qualcosa di più profondo, di radicato intimamente... come quando, guardando il cielo al tramonto, ogni tuo pensiero si blocca poiché tu, la stessa persona che tante volte si è fermata a riflettere, volgi ora tutte le tue energie mentali alla contemplazione di quello spettacolo e sai che, se per riflettere avrai ancora tempo, per osservare quella visione effimera non avrai che una manciata di secondi. Da questa sensazione di sospensione magica nasce Miðgarðr No More, una saga di ispirazione vichinga che vuole tradurre in parole tutto questo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hel, si comprende da quanto già è stato detto, era una dea molto riservata. Le altre divinità non la odiavano né la amavano, ma provavano per lei una sorta di fascinoso timore: era come se ne fossero attratti e respinti al tempo stesso. I loro sentimenti verso di lei erano un misto di ammirazione, invidia e un pizzico di paura. Da quando Surtr era sceso a Niflheimr per discutere con lei della sua eventuale partecipazione al suo piano, la dea non aveva avuto quasi alcun contatto con altri individui di nessun genere. Durante questa lunga pausa aveva riflettuto molto a lungo su di sé e sul suo rapporto con gli altri mondi: era giunta esattamente alle stesse conclusioni cui era già pervenuta dialogando con Surtr, cioè che non lo avrebbe seguito nel suo folle attacco a uomini e divinità. Infine, constatando la volontà degli dèi di intervenire al fianco degli umani a Miðgarðr, aveva deciso di unirsi al gruppo, senza tuttavia dare troppo nell’occhio e senza mai schierarsi apertamente con esso. Voleva vedere cosa accadesse laggiù per pura curiosità, non per convinzione.

Aprire i miei orizzonti non potrà farmi male. Conoscere non potrà farmi male.
Dopo essere stata in Islanda con gli altri dèi, appena  saputo che si sarebbe aperto un nuovo fronte in Scandinavia non aveva perso tempo e aveva preceduto tutti gli altri, arrivando con leggero anticipo sugli stessi giganti in procinto di invadere quella terra. Ora vagava, travestita da mendicante, per una foresta di abeti in Norvegia.

Il Sole filtrava tra le fronde gettando bagliori irregolari sul sottobosco. Soffiava una lieve brezza che spandeva tutt’attorno un morbido profumo di muschio e funghi: se ne aveva un’impressione di pace e tranquillità, proprio come piaceva a Hel. La dea cercava con la vista un segno che l’informasse su dove si trovava; per alcuni minuti vagò senza punti di riferimento, poi finalmente apparve la fine di quella foresta. Usciva silenziosamente dalla selva, guardando ammirata la magnificenza del paesaggio montuoso, quando vide una donna sulla trentina d’anni con le mani e le gambe graffiate e un’aria piuttosto spaesata e afflitta. Non avendo idee migliori le si avvicinò, intenzionata a conoscere lo stato di quella persona.
- Chi sei, mendicante, che vuoi da me? – le chiese Jàrnsa.
- Sono una donna che ha vagato a lungo e senza meta. C’è nulla che io possa fare per te?
- A meno che tu non abbia poteri sovrumani e un gran cuore temo proprio di no, grazie.
Hel avrebbe sorriso, se ne fosse stata capace.
- A seconda della situazione potrei averli oppure no – disse.
Jàrnsa la guardò, perplessa.
- Che significa? – chiese.
- Sai dirmi perché non c’è nessuno oltre a te qui nei dintorni? – fece Hel.
- Ci hanno attaccato i giganti. Ne so quasi quanto te: sono appena riuscita a liberarmi, non so cosa sia successo nel frattempo, maledetto verme che hai norme Surtr, io ti…
- Surtr? Ho sentito bene?
- Sì, purtroppo. Quel… quello schifoso ha ucciso mio marito, il nobile Baldrir!
Scoppiò a piangere. Hel le si avvicinò e le carezzò i capelli con una mano.
- Lo sai, penso che per te potrei usare poteri sovraumani, Jàrnsa – le disse Hel.
La donna si voltò di scatto verso la mendicante, senza capire.
- Come conosci il mio nome? Che poteri puoi usare? Per che cosa?
Hel si tolse di dosso gli abiti stracciati da mendicante e si presentò con una tunica candida e i capelli neri sciolti. La sua figura si ergeva stagliandosi contro il disco solare, conferendosi un aspetto mistico e grandioso: pareva la personificazione dell’immensità.
- Sono Hel, regina di Helheimr. Conosco Surtr, conosco tuo marito Baldrir. Voglio aiutarti.
Jàrnsa la abbracciò con grande forza, fiduciosa di poter recuperare il marito dall’oltretomba.
- Riporterai indietro mio marito? Puoi farlo?
- Tuo marito sta benissimo, Jàrnsa. Surtr deve averti mentito per farti soffrire. Non tollererò che un bestione imbecille si prenda gioco di una nobildonna: ti aiuterò a fare avere a quel bellimbusto quanto si merita, non temere.
Jàrnsa le diede un bacio sulla guancia, piangendo ora di felicità per la lieta notizia.
- Grazie, non finirò mai di ringraziarti, Regina.
- Non preoccuparti. Se non ci si aiuta tra di noi!
Jàrnsa, annuendo, sorrise.

   
 
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