In quel
momento Thorgrim e i suoi uomini, appena vista la creatura, ebbero come
una
visione nella quale si mescolavano tutti questi racconti,
sovrapponendosi
talora in ibridi ancora più spaventosi. Tutti si armarono
prontamente, sebbene
nessuno sentisse che sarebbe sopravvissuto a quel mostro, che si stava
intanto
avvicinando al drakkar. Thorgrim si
appellò allora al dio Thor, lo stesso che gli aveva fatto
visita durante la sua
degenza nella tenda dei feriti in Islanda.
Fortissimo
Thor, fa’ che il tuo
possente Mjöllnir
ci difenda dalla brutalità di questo essere che, se
rimaniamo soli, non può concederci possibilità di
sopravvivenza alcuna.
Aiutaci, aiutaci per la salvezza di Miðgarðr, di Ásgarðr e dell’Universo intero.
La
spaventosa creatura arrivò a pochi piedi
dall’imbarcazione, provocando forti
onde con il proprio movimento rapido e violento. Il drakkar,
scosso con veemenza anche lungo la direzione trasversale,
rischiò di ribaltarsi. Thorgrim conosceva a sufficienza il
mare per sapere che,
con onde simili, sarebbe bastato poco perché avvenisse la
sciagura. Il mostro,
tuttavia, non si fermò. La sua orribile testa si
abbatté come una frana sul
ponte a prua, causando una voragine nel legno che lo componeva. Due
marinai
rischiarono di essere travolti dal mostro e si salvarono solo
perché
scivolarono accidentalmente, sul legno bagnato dalla violenta pioggia e
dalla
mareggiata, nella voragine appena formata, prima che il serpente
potesse
prenderli nelle proprie fauci. Due arcieri colpirono con delle frecce
infuocate
il corpo della creatura che, con un ruggito di dolore, si immerse per
un poco
sott’acqua per spegnere l’incendio delle proprie
carni e trovare sollievo;
questo concesse a diversi uomini il tempo per trovare ripari
più appropriati di
quelli, improvvisati, che avevano potuto accaparrarsi prima. Tuttavia
la tregua
durò poco e il mostro riemerse, ancora più
inferocito, strappando un altro
pezzo della prua e provocando anche uno squarcio nello scafo, che gli
uomini
cercarono al più presto di riparare dall’interno
con quel poco che avevano a
disposizione. Baldrir, barricato sottocoperta, era rassegnato.
Non possiamo
farcela. È uno scontro
impari. Siamo finiti.
Anche
Thorgrim ne era ben consapevole. La sua unica speranza era
rappresentata
dall’aiuto divino, che infine arrivò.
Dapprima nessuno ci fece caso, nel trambusto di quella situazione, ma a poco a poco si fecero sempre più nitide, nonostante l’oscurità e la pioggia ancora imperanti, le sagome di alcune navi; Thorgrim fu il primo a vederle. Inizialmente credette di stare sognando, che quelli che vedeva fossero solo miraggi, allucinazioni, ma poi si accorse che decine di drakkar, simili a quello su cui si trovava, stavano volgendo verso di lui. Sul più vicino, in posizione prominente, tenendosi con un braccio alla testa di drago scolpita sulla prua dell’imbarcazione, afferrando con l’altro un grosso martello, stava Thor, magnifico nella propria armatura, resa lucente dalla pioggia e dalle onde che la bagnavano di continuo. Sulle altre navi, che si avvicinarono a poco a poco, stavano gli altri dèi; tra di essi svettava Odino, che seguiva il figlio a breve distanza.
Il drakkar guidato da Thor puntò verso il mostro, che aveva ormai devastato la parte di prua del ponte della nave di Thorgrim e compagni. Il dio si teneva sempre aggrappato alla testa di drago: l’immagine che se ne aveva era di forza e valore incredibili. Thorgrim riprese dunque fiducia, confidando nelle doti belliche della divinità da lui invocata. Il Miðgarðsormr sembrò essere stato attirato da questa flotta spuntata dal nulla: trascurò la nave su cui aveva infierito fino a quel momento e si lanciò con forza contro Thor. Thorgrim non poté fare a meno di domandarsi se il mostro sapesse con chi stava per avere a che fare.
Il dio, senza mai smettere di osservare lo spaventoso nemico venuto dal mare, faceva roteare il suo Mjöllnir, in segno di sfida. Quando il mostro arrivò a una distanza sufficiente Thor vibrò il colpo, che si scaricò con incredibile violenza sopra ad alcuni denti del serpente, al punto che questi si troncarono di netto. La creatura si contrasse in una smorfia di dolore, mentre il dio si preparava a riattaccare. Il colpo seguente fece ondeggiare vistosamente il drakkar del dio, mentre gli uomini asserragliati nel Fjölnsviðr osservavano il combattimento, tifando a gran voce per la divinità. Thor fu colpito solo due volte, procurandosi profonde ferite sulle braccia e su un fianco. Il suo volto lasciava trasparire solo in minima parte il dolore che il mostro gli aveva causato: tante erano la determinazione del dio e la sua resistenza allo sforzo e alla sofferenza. Ma la sorpresa più grande venne da alcuni degli altri drakkar, su cui fino a quel momento pochi esseri umani si erano concentrati: nessuno lo comprese finché a spiegarlo non fu lo stesso Odino, ma su di essi si trovavano gli einherjar, i guerrieri caduti in battaglia che, da tempo immemore, alimentavano le fila del dio e che ogni giorno si esercitavano al combattimento nel Valhalla, in vista della battaglia finale. Non erano presenti tutti, ma erano in numero sufficiente a dare un senso di inferiorità anche al nemico più formidabile. Alla fine il Miðgarðsormr, bersagliato dalle frecce di umani ed einherjar e massacrato dai colpi di Thor, si ritirò nel mare da cui era spuntato, permettendo che, finalmente, si ristabilisse la quiete.
Gli dèi scortarono per il resto del viaggio il drakkar Fjölnsviðr e aiutarono gli uomini, colmi di gratitudine, a riparare i danni che esso aveva subito. La tempesta cessò e le nubi iniziarono a diradarsi, mentre i primi bagliori del giorno che stava venendo abbracciavano con dolcezza la maestosità senza tempo dell’Oceano infinito.