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Autore: TellingTales    03/01/2011    3 recensioni
E' una storia basata sulla condizione attuale nella serie televisiva (per chi è arrivato alla seconda serie) abbiamo modificato alcuni dettagli e ci saranno colpi di scena! Parla di due sorelle che hanno incontrato i Salvatore nell'epoca rinascimentale in Italia e dopo che sono state trasformate le hanno abbandonate a Firenze in preda alla nuova condizione. 400 anni dopo le ritroveremo a mystic falls che si lasciano coinvolgere dai problemi dei Salvatore con Katerine e Klaus, i lupi mannari e tutto il resto senza mai svelare che cosa hanno realmente in mente. Oltre all'intreccio della storia ci saranno le storie d'amore che interferiranno nei problemi o aiuteranno a risolverli. Ancora non è completa e i numeri dei capitoli non sono stabiliti. La parte del passato composta da 6 capitoli e completa ma verranno pubblicati a distanza di circa una settimana l'uno dall'altro. Spero che vi piaccia! Enjoy it!
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6: SCELTE DI FAMIGLIA

 

Avevo provato ad avvertire Lorenzo. Lo avevo pregato perché allontanasse i suoi ospiti senza battere ciglio.

mai prima d'ora mi ero accorta quanto fosse banale quell'uomo. Senza immaginazione era solo un pallone gonfiato che si rimpinzava di stupide nozioni sfornate da ecclesiastici.

Ero rimasta nelle miei stanze. Incapace di realizzare ciò che stava succedendo. Vedevo il tempo passato felicemente con Stefano passare come un sogno davanti a me. Tutte bugie. Mostri. Erano mostri e volevano trasformare mia sorella in uno di loro. Saltai la cena e ordinai alle domestiche di fare la guardia e di non permettere a nessuno di varcare la soglia delle mie stanze. Con solo la camicia da notte vagai nella mia stanza come uno spettro sotto la luce della luna. Da lontano un lupo ululò ai compagni che risposero prontamente.

All'improvviso desiderai essere uno di loro. Un animale legato agli altri da robuste corde di lino che nessuno osava spezzare. Che nessuno voleva spezzare. Eppure Maria Silvia stava per farlo. Voleva spezzare la corda che ci univa e smettere di essere mia sorella. Non mi amava più. A quel pensiero crollai sul letto a baldacchino e nascosi il viso tra le mani. Cosa avevo fatto di così terribile per smettere di essere amata dalla mia unica sorella. Dall'unica creatura di cui mi importava più di tutti. Lei era la mia vita. Più volte avevo ipotizzato la sua morte, per incidente o vecchiaia, ed ogni volta la soluzione mi sembrava la stessa. Se fossi sopravvissuta a mia sorella l'avrei seguita verso l'ignoto. Sarei precipitata anche io nell'oscuro abisso. Ma qui la morte non era stata chiamata. Anzi sembrava che lo spettro dei morti si stesse allontanando sempre di più da mia sorella mano a mano che avanzavano i giorni. Ogni minuto passato con il mostro l'avrebbe allontanata per sempre da me. Nemmeno il paradiso o l'inferno l'avrebbero accolta e anche nel mondo avvenire sarei rimasta un anima muta e solitaria.

Smisi di singhiozzare e mi avvicinai alla finestra. Osservai il cielo. L'aria che gelida mi sollevava i lunghi capelli rossi mi sussurrava all'orecchio una nuova verità: potevo volare. Sorrisi a quella dolce rivelazione del vento. Il dolore mi stava portando alla pazzia. I peli del braccio mi si rizzarono quando mi sporsi un po' di più verso il baratro. Ma non era la paura a raggelare la mia carne o ad agitare il mio cuore. Qualcosa nella stanza era cambiato. Dietro di me maestoso ed imponente come un gigante un uomo era apparso.

Damon mi porse una mano e mi allontanò dalla finestra per poi richiuderla mentre io con lo sguardo perso nel vuoto mi sedetti sul letto.

<è un sogno? O sono già morta? Non ho esitato a balzare da quella finestra e adesso mi ritrovo giù in inferno con voi. Non è forse così?> domandai guardando la figura accanto a me.

lui fece di no con la testa.

ed indicò se stesso con fare teatrale <è iniziato da una disputa tra fratelli. Ora sono come incatenato a questa disputa, impossibilitato a perderla o a vincerla. Devo solo portarla avanti come meglio posso per fare in modo che l'inferno di mio fratello sia peggiore del mio>

voltò il suo viso verso il mio. Mi prese il mento fra le mani e fece in modo che i miei occhi fossero incollati ai suoi, che le sue labbra fossero a qualche centimetro dalle mie. Cercai di districarmi da quella morsa ma sembrava che le sue dita fossero marmo. Mi resi conto solo dopo che il tentativo di divincolarmi era solo nella mia testa. Gli bastava guardarmi per rendermi sua schiava. Gli sarebbe bastato un bacio per farmi desiderare la più dolce delle morti.

dimenticai queste parole appena le pronunciò.

chiusi gli occhi quando avvicinò pericolosamente il suo viso al mio. Sentii le sue gelide mani toccare la mia fronte calda poi sentii di nuovo quel cambiamento nell'aria. Aprii gli occhi. Era sparito. Riuscii ad addormentarmi alla fine. Le palpebre caddero pesanti a coprire le mie iridi nere come il più profondo dei pozzi.

Credetti di aver sognato. Ma mia sorella era sempre decisa a prendere la via della dannazione e io non potevo impedirlo.

La farsa della famigliola felice continuò per molto ancora. A colazione Lorenzo mi lanciava occhiatine preoccupate accompagnate da sorrisi di pietà. Damon aveva ancora quella sua impercettibile e perfetta maschera che non lasciava trapelare il minimo sentore che qualcosa stesse andando per il verso sbagliato. L'unico che sembrava essere realmente all'oscuro di tutto era Stefano che continuava ad imburrare quel crostino asciutto.

mi chiese Lorenzo.

le mie labbra si tesero simulando un sorriso. Il mio tono era calmo e fermo. Ma sapevo che due persone in quella stanza riuscivano a sentire il cuore che mi si agitava terrorizzato all'interno del petto supplicando forze superiori di essere liberato. Le diverse occupazioni che io e il resto dei commensali dovevamo intrattenere mi permise di scappare senza dover continuare a mentire. Mentre mi trovavo in biblioteca nascosta nella parte più buia della sala con un vecchio volume sulle creature di satana un urlo agghiacciante entrò dalla finestra che dava sul cortile. Abbandonai il libro e corsi alla finestra. Un piano più giù a contrastare il lucente verde del prato una figura esile giaceva in una pozza di sangue. Sembrava dormire eccetto per la posa scomposta del collo, il bianco candido delle ossa che mai avevano visto la luce del sole fino a quel momento e che mai avrebbero dovuto vedere. Il sangue non si era ancora rappreso e i capelli si erano inzuppato di quel intruglio denso. Solo la domestica era lì con lei. Ancora inginocchiata con le mani premute contro gli occhi quasi a volerli cavare via dalle orbite. Scesi di corsa le scale e spinsi via le porte che davano sul cortile ben curato. La domestica era in piedi. Con lo sguardo perso nel vuoto. Quando mi vide mi corse in contro e mi scrollò.

la guardai stranita gli occhi colmi di lacrime che si rifiutavano di scendere.

le urlai contro indicavo la pozza rossa con il dito. Indicavo la pozza e nient'altro. Il corpo era sparito. La domestica mi fece spallucce e si chinò pulendo con il proprio vestito il grumoso sangue incrostato di terra e foglie.

urlai in preda all'isteria .

la domestica mi guardò e mi sorrise.

mi disse sottovoce avvicinandosi al mio orecchio. Fui percossa da brividi che si sarebbero trasformati in spasmi se due braccia non mi avrebbero stretta e calmata.

Stefano mi accarezzava i capelli con dolcezza baciandomi a la fronte e le tempie. Io mi lasciavo cullare.

Avrei seguito il consiglio di quei lupi.

Sempre insieme.

 

***

 

 

Tutte le autorità dell'epoca si gettarono alla ricerca della graziosa piccola ed indifesa Maria Silvia. Certo non subito ma solo dopo che Lorenzo indisse una ricompensa: la giovane Maria Silvia sarebbe andata in sposa al giovane valoroso che l'avesse trovata. Era una trovata così medievale così poco brillante che quasi mi disgustò. Le nozze si avvicinavano e io sembravo sempre di più un invasata che una novella sposa felice. Stefano si era accorto delle mie stranezze ma suppongo le attribuisse alla scomparsa della mia cara sorella che solo io avevo visto morta.

Giunsi nella sua stanza correndo. Nella mia mente si era formato un pensiero dal momento stesso in cui avevo visto il collo spezzato di Maria Silvia.

Comandai alle serve di allontanarsi. Chiusi le porte con un leggero tonfo e lui si voltò leggermente sorpreso.

mi accarezzò il volto con le mani e cercò di leggere i miei occhi socchiusi rivolti verso il basso.

lui annuì distrattamente

disse con un tono secco. Aveva smesso di accarezzarmi e teneva le mani ferme sulle mie guance.

mi avvicinai al suo viso e premetti le mie labbra sulle sue. In quel momento tutto era chiaro e confuso. Sapevo cosa volevo e cosa dovevo fare. Lo spinsi sul letto e sbottonai i due bottoni della camicetta premendo il collo sulla sua bocca. Lui mi baciò innocentemente.

dissi con voce ferma ma suadente.

ansimò sulla mia pelle.

. Lui si ritrasse spingendomi ai bordi del letto. Mi guardò dritto negli occhi per un attimo, prima di voltarsi e fissare il pavimento.

tornò a guardarmi con fare canzonatorio

. Ritornai ad avvicinarmi e mi distesi accanto al suo corpo.

. Presi in tagliacarte posato sul comodino e me lo rigirai tra le mani.

<è comprensibile> rispose lui con tono più morbido.

Impugnai il tagliacarte e premetti forte la lama sul palmo della mano sinistra. Chiusi il pugno e sfilai via il tagliacarte come una spada dal fodero. Una grossa goccia di sangue si dipartì dalla punta del tagliacarte ma non toccò mai le bianche lenzuola di seta. Stefano si avventò sulla mia mano. Sentii il sangue scorrere via dalle mie vene. Le sue freddi labbra ora erano calde del mio sangue. Avevo ancora il tagliacarte in mano. Gli incisi la pelle del collo. Un rivolo di denso liquido rosso e caldo scese dalla piccola ferita. Senza esitare leccai il sangue dalla scapola alla ferita aperta. Succhiai dalla ferita e lo sentii ansimare. Premette più forte la sua bocca sulla mia mano e poi la morse. E io continuai a succhiare.

 

***

Stefano se ne andò nella notte. Come un ladro.

A svegliarmi fu il mio stesso respiro. Mi entrò dentro ai polmoni con forza. Il mio collo era ancora segnato da una riga nera. Impiccarmi era sempre stata una idea troppo teatrale per me. Eppure mi sembrava il modo migliore per abbandonare la vecchia vita.Quando mi svegliai scoprii che anche Damon se n'era andato.

Ladri di anime, ladri di vita, ladri di libertà. Dei della notte assolutamente totalmente sexy. Note delle autrici: Cari lettori... eeeeee... abbiamo finalmente finito la parte relativa al "passato" Adesso dovete concederci qualche giorno in più per gli altri capitoli.. che vi sconvolgeranno XD Causa studio ci saranno dei ritardi! Continuate a seguirci! E inoltre probabilmente cambieremo il titolo in "bloody mary" xoxo :P J & S

  
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