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Autore: Miss Weasley    14/12/2005    7 recensioni
La giornata di un uomo all’interno della propria casa può non essere importante… ma sicuramente lo diventa quando quelle mura sono custodite da potenti magie, e quello è il suo ultimo giorno di vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giornata di un uomo all’interno della propria casa può non essere importante… ma sicuramente lo diventa quando quelle mura

 

 

 

 

 

THE LAST DAY

 

 

 

La giornata di un uomo all’interno della propria casa può non essere importante… ma sicuramente lo diventa quando quelle mura sono custodite da potenti magie, e quello è il suo ultimo giorno di vita.

 

 

 

Chiuso in quelle stesse mura da cui venti anni prima, da ragazzo, aveva tentato più volte di scappare, un uomo girava per la casa nella continua attesa di poter fuggire per l’ennesima volta.

 

Rinchiuso nuovamente da troppo tempo, per chi, dopo tredici anni in prigione si era ripromesso di morire prima di vivere di nuovo in gabbia. L’uomo si dedicava alla sua unica occupazione: ripulire quella casa da tutti i ricordi del passato.

 

Con gesti semplici ma decisi afferrava gli oggetti più svariati, e senza pensarci troppo li gettava risoluto dentro una grossa busta nera. Con sguardo intenso, i suoi occhi grigi ripercorrevano frenetici ogni angolo della stanza, alla ricerca di altri oggetti da gettare. Ogni cosa di cui freneticamente si liberava gli riportava alla mente troppi ricordi, troppe delusioni.

 

Ricordi di genitori, odiati genitori, che avrebbero voluto fare di lui tutto ciò che lui non era.

 

Ricordi di se stesso, un se stesso ormai ben diverso. Un ragazzo sfacciato e libero di fare ciò che voleva. E che certo, non si sarebbe lasciato spontaneamente rinchiudere dentro quelle quattro mura.

 

“Neanche io posso farmi rinchiudere” pensò tra se e se.

 

Avrebbe voluto fuggire con tutte le sue forze. Anche a rischio della sua stessa incolumità, ma sapeva che questo avrebbe fatto soffrire molte persone, mettendole oltretutto in pericolo di vita.

 

Pensava principalmente ad una fra tutte, qualcuno che da soli due anni aveva ritrovato. E di certo non poteva ne voleva allontanarsi da lui, che aveva i capelli sempre spettinati e due grandi occhi verdi e luminosi. Racchiudendo in se tutte gli aspetti delle due persone che in modi diversi aveva più amato.

 

Aveva amato suo padre come il migliore degli amici, come chi gli era stato vicino in ogni momento. Era proprio lui che l’aveva aiutato anni prima quando non aveva più una casa.  Colui che si era fidato a tal punto da affidargli il suo stesso figlio.

 

Ed aveva amato sua madre, come non aveva mai amato nessun’altra donna.

 

- No! - abbaiò improvvisamente a se stesso. Quel pensiero che da tanto non si affacciava alla sua mente, lo colpì improvvisamente. Facendogli provare lo stesso disagio che aveva provato per molti anni, quando distratto ammirava quegli occhi verdi, trovandosi  al fianco di colui a cui ormai essi appartenevano: il suo migliore amico!

 

Sembrava un pensiero quasi irreale, eppure sapeva che non lo era. Ne aveva un chiaro ricordo, riusciva ancora a sentirne l’intensità, ma con essa anche la vergogna. La vergogna di desiderare, lui che avrebbe potuto avere qualsiasi donna, l’unica che mai sarebbe stata sua.

 

Immerso in quel ricordo l’uomo si gettò ansioso alla ricerca, all’interno della grossa busta nera che teneva fra le mani, di un oggetto che era certo aver da poco gettato. Riemerse poco dopo, tenendo fra le mani un logoro quaderno rosso.

 

Con un lieve sorriso l’uomo aprì il diario, molte pagine erano state strappate, ed altre erano quasi illeggibili. Ma qua e là si potevano distinguere alcuni pezzi e leggendoli l’uomo riconobbe subito la calligrafia: la sua.

 

È notte, e sono nella mia stanza. Oggi è stato un altro giorno di esami, come al solito tutto è andato bene. Ma non sono certo queste le mie preoccupazioni, in realtà non c’è niente che mi tormenta, eppure non riesco a sbarazzarmi da questa fastidiosa sensazione di disagio.

Non è sicuramente colpa di ciò che ho fatto a quell’idiota di Severus, se lo meritava, soprattutto dopo essere stato tanto cafone con chi aveva cercato di aiutarlo… Lily Evans.

Lei… No… non può certo essere il suo pensiero a mettermi a disagio. Eppure perché nel pensarla mi manca il respiro, perché ricordarla mentre litiga con James mi fa sentire così male? Lui la desidera, su questo non ho dubbi. E nonostante tutto, sono convinto che anche lei provi qualcosa per lui. Ma allora perché non sono felice per loro? Perché non sono felice per lui che è -l ---li-re ---co…….

 

- No – disse ancora una volta, l’uomo furioso. La pagina che stava leggendo da quel punto in poi era totalmente illeggibile. E lui non poté continuare e quindi scoprire quali erano state le sue conclusioni quella volta.

 

Oggi, al lago con lei, è stato diverso. Non era certo la prima volta che ci andavo con una ragazza, eppure non mi ero mai sentito così. È strano, e non lo credevo possibile, di poter provare dell’affetto per un’altra. Eppure posso dire con una certa sicurezza di sentire qualcosa per lei.

E questo nonostante sia una Serpeverde… e con una parentela alquanto riprovevole.

Fa quasi ridere la cosa! Una volta tanto non sono uscito con una ragazza nella speranza di non pensare a… a LEI.

Ma l’ho fatto solo per fare dispetto a quel bastardo di suo cugino.

Invece alla fine ho passato davvero un bel pomeriggio. Certo all’inizio continuava a mantenere quell’insopportabile atteggiamento da oca, nel vano tentativo di imitare la mia insopportabile cugina, ma dopo che si è lasciata andare ed ha iniziato a mostrarsi per quella che è, le cose sono migliorate.

 

“ Non mi ricordavo di lei” pensò tra se e se l’uomo. Leggendo la pagina del diario riusciva a ricordare il pomeriggio trascorso in riva al lago: il caldo, i raggi di sole che risplendevano nell’acqua e due grandi occhi nocciola che lo scrutavano sognanti. Ma oltre a quello non riusciva a ricordare altro, non riusciva a ricordarsi il viso della ragazza, non riusciva a ricordare il suo nome.

 

Veloce sfogliò il diario verso l’ultima pagina, come rapito da un improvviso ricordo.

 

Ciao piccola,

sai quanto odi questo genere di cose, ma sembri così felice mentre dormi su quel letto, che non me la sento di svegliarti. Così come non me la sento di dirti a voce quello che sto per scriverti. Come posso guardarti in quegli occhi nocciola che così tanto mi hanno aiutato, e dire che non desidero vederti più? Dovrei mentirti e dire che non voglio, perché so che non capiresti che in realtà la vera ragione è che non posso. Li vedrei inondarsi di lacrime, e sarebbe tutto più difficile. Perché io vorrei tenerti ancora una volta tra le mie braccia e stringermi a te, ma anche dopo sarei costretto ad andarmene, e tu ne soffriresti ancora di più.

E non voglio che tu soffra, non voglio che tu t’innamori irrimediabilmente di me. E poi lo sappiamo entrambi che le parti da noi scelte sono opposte, se ne avessi il coraggio dovrei ucciderti, prima che sia tu durante la battaglia ad uccidere un mio compagno……….” 

 

Nuovamente la pagina era interrotta, ma questa volta l’uomo sapeva il perché. Si ricordava ancora quel giorno, si trovava a Diagon Alley in una piccola locanda, dove era solito incontrarsi con lei. La loro storia andava avanti a “singhiozzi” dai tempi della scuola. 

 

La ricordava ora: occhi nocciola, capelli color miele e un sorriso raggiante. Non si poteva dire bella come altre ragazze che aveva conosciuto, ma qualcosa in lei lo aveva aiutato a dimenticare. Non aveva più pensato, all’amore per la compagna del suo migliore amico.

 

Ricordava quel giorno, il giorno in cui Voldemort aveva ucciso i primi babbani. Il giorno in cui era ormai chiaro a tutti quali fossero i suoi piani. 

 

Avevano appena passato la notte insieme. Dopo essersi svegliato aveva cominciato a leggere “La Gazzetta del Profeta”. In questa aveva appreso la notizia della morte misteriosa di alcuni maghi mezzosangue. Tale notizia che per altri non era rilevante, per lui, che faceva parte de L’Ordine della Fenice, era di fondamentale importanza. E aveva un solo significato: la guerra era cominciata!

 

Resosi conto di questo, l’uomo aveva deciso di troncare la relazione con la ragazza. Era qualcosa che sapeva doveva succedere da molto tempo, ma aveva sempre rimandato. Aveva deciso di farlo con una lettera, lo trovava squallido, ma non aveva altro modo. Non poteva lasciarla guardandola negli occhi. Velocemente si rivestì e prese il vecchio diario  di scuola che per qualche motivo si ostinava a portare con se, e iniziò a scriverle. Avrebbe strappato il foglio e lo avrebbe lasciato da qualche parte. Ma qualcosa lo aveva interrotto.

 

Mentre scriveva la lettera, un gufo planò davanti alla sua finestra che aprì con cautela per non svegliare la donna. La lettera, portava la notizia della morte di alcuni suoi compagni dell’ordine. Senza pensarci aveva raccolto le sue cose, tra cui il diario e senza badare a lei che si stava svegliando,  si era smaterializzato dalla stanza.

 

Quella fu l’ultima volta che la vide, e questa la prima a cui ripensava a lei. Dopo quel giorno per lui tutto era cambiato, la guerra, la morte dei suoi migliori amici, la prigione, la ritrovata libertà…

 

- Signore… - un piccolo essere era comparso davanti a lui silenziosamente, interrompendo i suoi pensieri.

 

- Cosa vuoi? - chiese sgarbato l’uomo.

 

- Kreacher voleva solo avvisare il suo padrone che il suo animale è ferito, Signore - disse il piccolo elfo evitando lo sguardo intenso dell’uomo.

 

- Fierobecco… - disse l’uomo, dirigendosi verso la soffitta dal suo Ippogrifo e dimenticandosi per la seconda volta della ragazza che un tempo aveva forse amato.

 

Più tardi in soffitta dopo aver finito di curare la ferita dell’animale, chiedendosi come poteva essersela procurata, l’uomo fu di nuovo interrotto da qualcuno comparso all’improvviso.

 

- Sirius - si sentì chiamare.

 

- Severus – rispose, portandosi istintivamente la mano alla bacchetta.

 

- Allora sei sempre qui? - disse Piton.

 

Sirius non rispose, ma si limitò a chiedere: - Cosa vuoi? -

 

- Sapere dove eri - rispose Piton. - Potter ha farfugliato qualcosa circa il fatto che Voldemort ti avesse preso. Ha bisogno di cure quel ragazzo - aggiunse con un ghigno.

 

- Non permetterti di parlare così di… - cominciò a dire Sirius tenendo sempre più stretta la sua bacchetta, ma fu interrotto.

 

- Vedo che stai bene, quindi me ne torno a scuola… -  rispose Piton e poi aggiunse malignamente: - … fuori da qui. -

 

Ancora una volta l’uomo cercò di ignorare le sue provocazioni. - Severus aspetta… - disse prima che l’altro scomparisse. - Tu avevi una cugina a scuola vero? -

 

A quelle parole il viso di Piton cambiò improvvisamente, era diventato ancora più pallido e rigido. - Sì.. - rispose nervoso. - Perché? - aggiunse con tono interrogatorio.

 

- Non ricordo il suo nome… qual era? - domandò Sirius.

 

- Perché? - insistette Piton visibilmente scosso.

 

- Così, pensavo a lei. Che fine ha fatto? – continuò cercando di sembrare distratto.

 

Un attimo di silenzio riempì la stanza, e i due uomini continuavano a fissarsi e a tenere strette le rispettive bacchette. Finche Piton non si decise a rispondere, prima di scomparire dalla stanza: - E’ morta! -

 

Quelle parole risuonarono per un po’ nella testa dell’uomo, che rimase immobile ed in piedi accanto all’Ippogrifo ferito. Provava una strana sensazione di smarrimento e tristezza, non poteva credere che anche lei, come molti altri del suo passato, fosse morta.

 

Si sentiva davvero solo ed infelice come mai gli era successo in tutti quegli anni, compresi quelli passati ad Azkaban. Gli sembrava di aver sbagliato tutto in vita sua, a cominciare dal poco amore provato per lei, di cui ancora non ricordava il nome.

 

Poteva prendersi cura di lei ed evitare la sua morte. Poteva amarla e liberarsi dei suoi sentimenti per Lilly, sentimenti che non gli permisero di sentirsi degno di essere il custode del segreto dei suoi migliori amici.

 

Ma ora poteva riscattarsi, avrebbe difeso loro figlio a costo della propria vita. Avrebbe difeso loro figlio come se fosse stato il suo. Per questo quando Piton tornò per d’are l’allarme della scomparsa di Harry, non esitò un solo istante, si precipitò fuori pronto anche a morire.

 

 

********************

 

Piccola premessa(alla fine): tutte le mie fic, sulla saga di Harry, sono collegate tra loro.

Anche questa, la mia prima ONE-SHOT, lo è. Infatti anche lei fa parte di un progetto più grande.

Ciò non vuol dire che non si possa leggere anche da sola, devo dire che mi è venuta davvero bene (ME MODESTA), concordate? Beh fatemelo sapere!

Comunque se vi è piaciuta e vi ha incuriosito leggete anche “La nuova arrivata” e “Venti anni prima”, là ogni cosa verrà risolta (prima o poi)!

 

Altra premessa! Ho postato nuovamente la storia perché qualcuno è stato davvero GENTILE da darmi qualche suggerimento in più su qualcosa che non andava. A questa persona: GRAZIE (sei l’angelo protettore delle mie fic!).

Invece alle due ragazze che avevano recensito in precedenza, chiedo UMILMENTE PERDONO! Avevo (come comunicato in privato) intenzione di postare io nuovamente le vostre recensioni. Ma scema come sono ho cancellato la storia prima di salvarle… spero vorrete perdonarmi e inserire nuovamente i vostri commenti. GRAZIE!

Per quanto riguarda il commento di Dolceamara (che fa parte del Gruppo Recensori), lo inserisco qui. Questo perché visto che ho cancellato sbadatamente gli altri due (il tuo è salvo perché l’avevo postato nel forum) mi farebbe piacere che rileggeste tutte la “nuova” fic e lasciaste un nuovo commento!

 

Commento di Dolceamare alla versione precedente di “THE LAST DAY”:

Ciao, sono qui per rispondere alla tua richiesta di una recensione... Allora... devo dire che questa storia si evolve mano a mano che la narrazione prosegue... in tutti i sensi. Diviene più fluida, ricca, profonda... le sensazioni sono accentuate ed assumono un ruolo determinante. Dissemini qua e là qualche errore di ortografia, soprattutto nei verbi ( parli di ricordi, non scordarlo, e non sempre il passato remoto è adatto...); e inizialmente la narrazione è troppo ricca di punteggiatura. Questo toglie scorrevolezza alla storia e carica il lettore di un'ansia, un'insoddisfazione che trapela sì dal personaggio che descrivi, ma diviene eccessiva. Per la rimanente parte questa ff mi ha colpita. Nuova, originale, profonda... questo viaggio nei ricordi coinvolge colui che legge in una dimensione dimenticata e mistica, senza parlare di ciò che alla fine lo stesso protagonista scopre: una redenzione, un chiarimento che porta lui e il lettore in una riflessione malinconica ma emozionante. In conclusione: attenta alla grammatica e alla fluidità della fic, ma complimenti per le emozioni che riesci a trasmettere!

 

  
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