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Autore: Rainie    03/01/2011    2 recensioni
Rein e Shade.
Due ragazzi, non proprio come tanti.
E si conoscono, quasi per casualità. E cominciano a scoprirsi, a conoscersi, in maniera non proprio romantica.
Magari, in tutto questo c'è lo zampino del Destino, che considera le loro vite quasi come un gioco. Un gioco in cui sì, ci saranno felicità, gioia, ma anche tristezza e dolore.
Magari la loro vita era stata intrecciata in un tempo molto, troppo lontano. Il passato, il presente, ed il futuro sono destinati ad intrecciarsi anch'essi, inevitabilmente.
E magari il Destino vuole legare il loro diti con un filo sottilissimo, quasi invisibile un'altra volta. No, anche questa volta non sarà rosso.
Sarà del loro colore.
Cit.: “Non è esattamente questo a cui mi riferisco.” Mi sento addosso lo sguardo di Bright, smetto di frugare negli armadietti e mi volto di nuovo a guardarlo. Lui stava sorridendo, e mi dice ancora: “A volte sembra che tu gli ricordi qualcosa. Nel senso, sembra che stia proprio pensando a te.”
Se potessi, mi metterei a ridere per quello che ha detto. Shade che pensa a me?! Ma figuriamoci. Semmai mi pensa per elaborare altri insulti, non per ricordare qualcosa! (Rein POV)

[...]
Io suonavo, lei ascoltava. Non eravamo più Shade e Rein, eravamo semplicemente due ragazzi che si godono un po’ di musica suonata dal pianoforte. Eravamo finalmente in armonia, non stavamo litigando per nessuna ragione. Un po’ mi sono sentito sollevato.
Quando ho finito di suonare, mi volto per guardarla. Sulla sua faccia è dipinta un’espressione meravigliata, se non la conoscessi bene direi che è davvero carina. Ma, ahimè, la conosco, e purtroppo mi ritrovo a pensare al suo caratterino.
“Ti è piaciuto, principessa?” (Shade POV)

Pairing: ShadexRein
Attenzione: leggermente OOC
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 8
I’ll be here, forever With you
You promised Me, do you remember?
 
Shade POV
“Shade, stai bene?” La voce delicata e preoccupata allo stesso tempo della principessa dai capelli turchini mi fa aprire gli occhi. Mi sento la tempia destra pulsare, ed istintivamente mi porto una mano sulla fronte. Una smorfia di dolore appare sul mio viso appena sfioro quella parte, accorgendomi che porto una benda. “Che succede?” chiedo io, un po’ spaesato. “Sei caduto da Regina e ti sei ferito alla testa” mi risponde lei, mentre mi prende la mano. Mi sento un po’ arrossire a quel gesto. È strano che qualcuna che non conosco – o meglio, che l’io reale non conosce – mi faccia questo effetto. “Sei stato fortunato che io sia passata nei paraggi e che abbia avuto con me un piccolo kit di medicazione” continua a dire, guardandomi negli occhi. Il suo sguardo è limpido, di un colore che meraviglioso è dir poco, un verde acqua, con delle splendide sfumature azzurre. Quello sguardo avrebbe potuto ammaliare chiunque l’avesse guardata negli occhi. Ma in questo momento aveva un velo di tristezza.
“Mi chiedo perché si ostinino a continuare questa guerra inutile” dice lei, abbassando quelle iridi di cristallo. “Anche mia sorella è molto preoccupata, soprattutto per te.” Un po’ mi sento in colpa per aver spento il suo viso. “E tu dovresti stare più attento quando cavalchi su Regina mentre vieni da noi.”
“A proposito, dov’è finita?” le chiedo, guardandomi intorno. Regina è sicuramente la mia cavalla. Un muso mi da una piccola leccata alla guancia, e mi volto a guardarla. È davvero maestosa, il nome le si addice proprio. “Stai bene?” le chiedo, accarezzandole il muso. Lei nitrisce per darmi la conferma.
Mi volto verso la principessa, che ci guardava con un lieve e tenero sorriso, dicendole “Grazie”. È davvero una ragazza bellissima, assomiglia tanto a…
“Principessa Rein!” Una guardia la sta cercando, ed io, in fretta e furia, mi alzo, salendo su Regina che continuava a guardarci. Non so perché l’ho fatto, ma è stato un gesto istintivo. Anche lei si alza, lasciando la mia mano, mentre mi guarda preoccupata.
“Tornerò presto, non ti preoccupare” le dico, prendendo la sua mano chiara e vellutata, baciandole la pelle profumata, per poi lasciargliela. “Stai attento, mi raccomando” mi dice lei, guardandomi con quei suoi occhi meravigliosi. Le sorrido, e con un gesto, faccio fare a Regina dietrofront e ripartendo, mentre il vento mi va contro.
 
Rein POV
Pensavo che la notte più lunga della mia vita potesse essere la notte prima del mio matrimonio, o quello di Fine, ma non avrei mai pensato che potesse essere la notte in cui una persona che conosco da soli 5 mesi è sospesa fra la vita e la morte.
Era il tardo pomeriggio quando Shade è stato investito. Per colpa mia. Poi è stato tutto come un mosaico confuso, con troppi colori e troppe immagini: la chiamata all’ospedale da parte dell’autista, il viaggio nell’ambulanza mentre guardavo Shade che sanguinava pericolosamente dalla testa, l’arrivo all’ospedale più vicino, l’odore disgustoso di disinfettante appena sono entrata dentro e la sparizione di Shade dentro una delle migliaglia di porte che vedevo. Sono passate delle ore, ma mi sembra che siano passati anche molti, troppi anni.
L’autista è stato subito sottoposto al test dell’alcool, ma è risultato negativo. In questo momento, probabilmente, è ancora in questura.
Ma è stata tutta colta mia, in verità. Se solo mi fossi fermata ad ascoltarlo, probabilmente lui non sarebbe stato investito. I sensi di colpa mi stanno divorando letteralmente, non ce la faccio a pensare che lui saprà cavarsela.
Dio, non mi sono mai sentita così. Ci sarei dovuta essere io al posto di Shade. Lui non ha fatto niente, sono stata io, stupida ed ostinata, a non aver ascoltato la spiegazione.
Poco dopo che hanno portato Shade in ospedale, sono accorsi tutti gli altri: prima Mirlo, poi Bright, Auler, Altezza e Sophie, ed infine Lione con Tio e Fine. Vedendomi così, hanno subito cercato di rassicurarmi, che sarebbe andato tutto bene. Non mi hanno chiesto cosa fosse successo, e per questo sono grata a loro.
L’immagine di Shade che era sdraiato sull’asfalto tormenta i miei pensieri, ogni volta che chiudo gli occhi mi sembra di vedere ancora la sua lieve smorfia di dolore quando ero salita con lui sull’ambulanza.
Non ho molta fame, anche se ormai sono le 10 di sera. Me ne sto seduta per terra, con la faccia affondata nelle ginocchia, abbracciandomi le gambe. Alzo leggermente lo sguardo, vedo Bright che cammina nervosamente avanti ed indietro, Lione e Mirlo con lo sguardo preoccupato, Sophie che si mordicchia il labbro inferiore guardando di continuo le porte della stanza in cui c’era Shade, Tio che è seduto per terra davanti a me, Altezza che se ne sta con le braccia conserte a fianco a me ed Auler era vicino a lei, che le tiene la mano. Fine, invece, è seduta per terra anche lei, vicina a me. “Vedrai che si riprenderà, sorellina” mi dice lei, abbracciandomi per rassicurarmi. Strizzo gli occhi, sento che sto per mettermi a piangere. È come se fossi tormentata dai ticchettii dell’orologio sopra di me, che scandiscono i minuti che non passano mai. È come se dicesse “È  colpa tua, solamente colpa tua”.
Lui è troppo importante per me, lo ammetto. Se non si salvasse, non saprei chi riempirebbe le mie giornate con le continue prese in giro, chi mi chiamerebbe “principessa”, chi avrà quel tono di voce distaccato e freddo, ma, soprattutto, chi suonerebbe il pianoforte per me.
Ho paura, tanta paura. Mi stringo a Fine, cominciando a singhiozzare ininterrottamente. Mi sento gli sguardi preoccupati di tutti gli altri addosso, ma non mi importa.
Darei qualsiasi cosa perché Shade si riprendesse al più presto.
 
Sono quasi le 11 e mezza. Tutti gli altri hanno avvertito i propri genitori che non sarebbero tornati a casa per stare con me e Shade.
Ho sempre odiato gli ospedali: oltre alla puzza di farmaci e disinfettante, ci sono tante, troppe persone che lottano contro sé stessi per vivere. Li ho sempre odiati, non c’è posto peggiore.
Le pareti bianche ti danno un’aria “Benvenuti in Paradiso”. Disgustosa. I medici in camice verde vanno sempre avanti e indietro, non possono nemmeno fermarsi un momento. Odio gli ospedali, la vita delle persone sono sempre in mano alle altre, e se qualcuno passa a miglior vita, è colpa di chi lo avrebbe dovuto salvare.
Odio gli ospedali: adesso c’è Shade sospeso fra la vita e la morte.
Non avrei mai pensato di vivere qualcosa del genere per qualcuno che conosco a malapena.
Una bambina dai capelli rosa si butta addosso a Mirlo, guardandola con gli occhi imploranti: “Mirlo, cosa è successo al mio fratellone?”
Lei la guarda triste, non sapendo cosa dire. Gli occhi della bambina sono di un blu così intenso che sembrano quelli di Shade. “È colpa tua”, continua a dirmi la mia mente. “È colpa tua se adesso sua sorella sta per piangere.”
Una donna alta dai capelli blu a caschetto prende in braccio la bambina, che si aggrappa a lei, come se volesse avere un supporto. “Signora Moon” mormora Bright, accortosi della sua presenza, mentre tutti gli altri la fissano.
La donna non ha una bella cera, sicuramente avrà avuto una giornata pesante di lavoro. “Dov’è Shade?” chiede, con voce triste e preoccupata. La madre di Shade. Per un’altra volta, la terra mi manca sotto i piedi. Vorrei sprofondare, seppellirmi da qualche parte. Abbasso lo sguardo, chiudendo i miei occhi e mordendomi il labbro inferiore. Dovrei esserci io al posto di Shade.
“Ecco, è ancora in sala operatoria” risponde Altezza, guardando le porte che non accennavano ad aprirsi. Divento sempre più nervosa, è come se potessi sciogliermi da un momento all’altro.
Mi alzo, vado davanti alla donna appena arrivata. Abbasso lo sguardo, dicendo: “È tutta colpa mia, avrei dovuto fermarmi ed ascoltarlo, se lo avessi fatto lui sarebbe incolume.” Mi inchino davanti a lei, tanto che i miei capelli sfiorano terra. Le mie mani si stringono in due pugni appena sopra le ginocchia. Sento le mie unghie come se si conficcano nel palmo della mia mano, stringo così tanto i pugni fino ad avere le nocche bianche. Mi sento così in colpa.
La madre di Shade, posando la bambina per terra ed inginocchiandosi davanti a me, mi posa le mani sulle spalle e mi fa alzare la testa. Guardandomi apprensiva, mi dice: “Non ti preoccupare, è stata solo un po’ di sfortuna. Tu devi essere Rein, giusto?” Annuisco lentamente. “Bene, Rein” continua, “sono sicura che Shade ce la farà, è un ragazzo forte, supererà questa difficoltà come ha sempre fatto. Dobbiamo credere in lui. non è un tipo che abbandona le persone, anche se a volte il suo carattere può essere un po’ difficile da capire.”
“Vorrei tanto poter fare qualcosa” mormoro, il fatto è che non posso starmene qui con le mani in mano. Devo fare qualcosa.
“Per adesso l’unica cosa che possiamo fare è stare qui ad avere fiducia in lui. so che si riprendere” dice la signora Moon, comprensiva. Annuisco.
La porta della sala operatoria finalmente si apre, ed esce un dottore con il camice verde, togliendosi la mascherina e sospirando stanco. Ci avviciniamo tutti a lui, mentre la madre di Shade dice: “Dottore, come sta mio figlio?”
Lui muovendo lievemente la testa a destra e sinistra, risponde: “L’incidente gli ha causato un’emorragia interna, stiamo cercando di fare il possibile per evitare che muoia dissanguato. Le possibilità che sopravviva sono meno della metà. Inoltre, ho un’altra brutta notizia.” Il cuore comincia a battermi forte nel petto, tanto da farmi male. Se solo lo avessi ascoltato, tutto questo non sarebbe successo. Se Shade morisse, io…
“Ci dica, per favore” dice Mirlo, visibilmente preoccupata. Il signore abbassa lo sguardo, dicendo: “Temo che, avendo sbattuto violentemente la testa sull’asfalto, potrebbe avere un’amnesia sugli ultimi mesi prima dell’incidente. Ma non è sicuro, dobbiamo ancora approfondire le analisi una volta finita l’operazione.”
È come se mi sentissi i piedi mancare. Anche se si salvasse, probabilmente non mi ricorderà. Forse è meglio, non avrebbe nessun ricordo spiacevole. Anche se tutto questo mi ferirà.
 
Ormai è davvero notte fonda, e non riesco a dormire, mentre gli altri hanno preso sonno, anche se non facilmente. A volte qualcuno si svegliava e lo restava per un bel pezzo.
Dopo che il dottore ci ha dato quelle terribili notizie, ha detto alla madre di Shade di seguirlo per i dati personali del figlio, mentre tutti noi siamo restati nel corridoio ad aspettare. Nessuno aveva fiatato, ci siamo lanciati delle occhiate preoccupate, ma non era volata una mosca.
Stanca di aspettare, decido di andare via per qualche momento da quel corridoio un po’ troppo soffocante.
L’aria notturna della città è molto più fresca rispetto a quella del pomeriggio. È estate, eppure mi sembra che sia inverno. Sento così freddo.
“Shade…” mormoro, guardando il cielo stellato di agosto. Ecco, questo assomiglia a lui: Shade è un cielo stellato d’estate, limpido, senza alcuna nuvola. Perché lui non è affatto il ragazzo che pensavo che fosse appena lo avevo conosciuto. Sarebbe terribile se lui non sopravvivesse. Sospiro, mentre ripenso a tutti i momenti in cui siamo stati insieme. Il pianoforte, il giardino della scuola in cui gli ho minacciato di non parlarmi, il suo modo di chiamarmi “principessa”, la felpa che mi aveva prestato.
Perché l’ho sognato il giorno prima di conoscerci, perché ho sognato che bisticciavamo anche se non eravamo veramente noi.
È come se la terra sotto i piedi mi mancasse: mi inginocchio, continuando a guardare il cielo, mentre piango come una bambina pregandolo: “Ti prego, fa’ che Shade si salvi, te ne prego, ti scongiuro… mi va bene se non si ricorda di me, mi basta sapere che sarà vivo…!” Mi manca la voce, il groppo in gola non vuole scendere. Piango con tutte le mie forze, i singhiozzi riempivano la parte d’aria che non era coperta dal rumore delle macchine che sfrecciano per la strada.
Mi sembrava tutto un sogno. Io che piango – quando di solito non lo faccio mai – per qualcuno che conosco a malapena. È come se il destino avesse voluto farmi uno scherzo di pessimo gusto.
“Dio, Shade” continuo a mormorare, interrotta dai forti singhiozzi che emetto, “non andartene, ti supplico. Perché tu non puoi farmi questo, me lo hai promesso.” Le parole mi escono di bocca anche se non sono veramente io a pronunciarle, e, dopo tanto tempo, mi sono sentita come la principessa che ero nei sogni quando lo avevo incontrato. “Io… mi dispiace, Shade, mi dispiace… avrei dovuto ascoltarti, mi pento tantissimo. Noi ci siamo rincontrati, come ci siamo promessi, dovremmo stare insieme per sempre. Me lo hai promesso, Shade. Mi avevi promesso che saresti ritornato da me.” Non so bene neanch’io come potessi pensare a certi discorsi così insensati, o almeno per me. Però mi sento come se fossi tradita, leggermente. Ma sento anche come una sorta di speranza che rinasce dentro me. “Ritorna da me… principe mio…”
 
Guardo fuori dalla finestra. La nebbia era densa, soffocante, mentre io non ci vedo da un palmo dal naso. Sospiro, delusa, mentre richiudo la finestra, e mi dirigo verso il letto.
Un libro dalla copertina blu scuro giace lì, solo. Come d’istinto, lo prendo fra le mani, e lo abbraccio al petto. È come se sentissi un odore particolare, familiare. Ed ancora una volta, la mia bocca si muove da sola: “Dove sei, principe Shade?”
Non riesco ad avere nessun controllo su questi strani sogni, né posso muovermi come voglio. È come se fossi intrappolata in questo corpo mio/non mio.
“Rein? Tesoro? Sei in camera?” Bussano alla porta, ed io mi volto verso di essa. “Sì, ci sono. Entrate pure.”
La porta si apre, ed entrano due persone identiche ai miei veri genitori. “Ci hanno riferito che ti hanno vista con il principe Shade del Regno della Luna qualche giorno fa.”
Shade, Shade, Shade. Quel nome mi ronza in testa come se fosse una mosca. Ma non posso fare a meno di pensare a lui. Non dico niente.
“Senti, cara, so che tu gli vuoi bene, però non possiamo permettervi di rivedervi. I sudditi lo interpreterebbero come un tradimento da parte tua, che, per di più, sei una delle due principesse del Regno Solare.” La “mamma” mi dice tutto questo con tono gentile, ma che non ammette repliche. Abbasso lo sguardo, non perché non voglio guardare le due persone, ma perché il desiderio di rivedere Shade mi brucia dentro. “Quindi, tesoro, possiamo fidarci di te? Non lo rivedrai, non è così?” Non riesco a non annuire, sconfitta, alla domanda dell’uomo.
Quando se ne andarono, mi accascio sul pavimento, in preda a dei singhiozzi che non riesco a fermare. “Shade, mi hai promesso che saresti tornato da me… Fallo, te ne prego…”
 
Apro gli occhi, confusa. Mi accorgo che tutti sono davanti alla porta della sala operazioni, e la luce sopra di esse si era spenta. Strofinandomi gli occhi assonnati, mi dirigo verso tutti gli altri, chiedendo: “Cosa succede?”
Vedo un dottore che sorride lievemente, mentre anche tutti gli altri mi fanno un sorriso, qualcuno sospira come se fosse sollevato. “Shade sta bene, l’operazione è stata un successo, anche se adesso sta dormendo profondamente” mi informa Auler, sereno.
Felice è un aggettivo che non riesce ad esprimere quello che sento dentro di me. Un’ondata di emozioni mi travolge, facendomi spalancare gli occhi incredula e tirare i lati della bocca in un lieve ed incerto sorriso. “È che stavi dormendo così bene che non volevamo svegliarti” dice Sophie, sorridendomi gioiosa e calda. Mi porto una mano al cuore, e sento che sta battendo più veloce di quanto possa pensare.
Perché lui mi aveva promesso che sarebbe ritornato da me.

















N/A: Ecco, adesso aggiorno troppo spesso. Diamine, sono passati solo due giorni! Ma quando ho un'idea in testa non me la tolgo di certo U___U
Di questo capitolo non ho niente da dire, sinceramente. Però, quando ho riletto la parte in cui Rein piangeva, mi sono messa a piangere anche io. Davvero DD:
Eh, vabbè, bando alle ciance e via alle critiche >___>
Alla prossima!
Rainy
   
 
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