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Autore: fatina83    05/01/2011    1 recensioni
Sophie è una ragazza semplice che fa l'incontro della sua vita ma il problema e che la sua semplicità andrà a scontrarsi inevitabilmente con quella di lui molto più dura e problematica. Riuscirà a cavarsela e uscirne comunque a testa alta???
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jackson Rathbone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10: MI STAVO INNAMORANDO


In quei mesi ero andato in giro per l’America, grazie a dio vicino casa, ma non avevo avuto molto tempo per me.
Due giorni da solo a sentire i complimenti delle fan, fare autografi e fare due chiacchiere, quante risate. Le domande erano tra le più varie, avvolte veramente irrilevanti, ma si divertivano e rispondere divertiva anche me. Alcune domande andavano sul personale, ma sdrammatizzavo sempre cercando di non scendere nei particolari. A Phoenix la mattina mi ero ritrovato Ashley in Hotel e feci colazione con lei. Mi ero dimenticato quanto fosse bella, ma per me era e doveva rimanere un capitolo chiuso. Cercavo in tutti i modi di evitare il suo sguardo ma i miei occhi come una molla si giravano sempre verso di lei, snobbando avvolte l’intervistatore. Lì in mezzo alle fan ridevo e scherzavo, mi comportavo da ragazzo scapestrato qual’ero. Ma quando tutti erano lontani e nella stessa stanza rimanevamo soli io e lei, tutto sembrava non esistere, lei era al centro di quel mio universo e nulla poteva distorcere il mio sguardo da quell’affascinante creatura nonostante tutto il male che mi aveva fatto. Quella sera mi lasciai persino convincere a rimanere a dormire lì, in hotel con lei, ma in cuor mio cercavo di incontrarla il meno possibile. Quella notte venne a bussare alla mia porta e io come uno stupido l’apri, voleva solo parlare, mi chiese di capire, di capire le sue scelte, la sua situazione, di comprendere quanto si sentisse a disagio quando io le facevo tutti quei complimenti e che in cuor suo non poteva ricambiare l’affetto che io provavo per lei. Andò a dormire a notte fonda salutandomi come se fossimo vecchi amici, come se io fossi Kellan…che rabbia. Il giorno partimmo per San Luis e cercai di comportarmi da amico, ma mi risultava difficile. Alla convention del giorno dopo provai la tattica del ”tengo le distanze” ma non sembrava tanto funzionare sino a che, dal fondo della sala vidi un viso familiare, almeno credevo di conoscerla. Cercai più e più volte di individuarla tra la folla ma fu impossibile. Mi fermai un attimo a riflettere “non può essere Sophie, lei non sarebbe venuta sino a qui, a da studiare, lei…”
 
«hey Jay cosa succede, ti sei incantato?»
«scusami Ash, pensavo di aver visto una persona»
«che ne dici andiamo a mangiare »
«no, scusami devo vedere se è lei»
 
Uscì dalla sala e cercai come un matto il gruppetto di ragazze che era stato presente nella sala, ma nulla sembrava una missione impossibile. Un gruppo di ragazzine mi raggiunse e persi del tutto la speranza, mi tennero fermo lì per mezz’ora.
“ ma…che diavolo mi era preso, solo perché pensavo di aver visto Sophie, ho dato buca ad Ash, non posso crederci” quella ragazza mi aveva stregato e il fatto che avessi piantato Ashley da sola ne era la prova. Il giorno prima a parlare con lei era solo servito a darmi una conferma, si probabilmente mi faceva ancora male, ma stavo guarendo e la mia medicina si chiamava Sophie.
 
Stavo tornando verso la sala della conferenza quando capelli castano dorato mi passarono d’avanti. Corsi veloce per raggiungerla dando avvolte delle spallate per passare, ma fortunatamente a me tutto era perdonato lì dentro.
 
«Sophie…Sophie» urlai per il corridoio dell’hotel, ma non si girò, continuai imperterrito a cercare di raggiungerla e ad urlare ancora il suo nome, due o forse tre ragazze si girarono rispondendo con un sorriso alla chiamata ma non erano chi volevo io. Finalmente la raggiunsi e la chiamai tamburellando ansimante sulla sua spalla.
«hey Sophie, ma non mi hai sentito»
Si girò ed incontrai due occhi sconosciuti, non era lei, mi ero illuso che fosse venuta sino a qui a farmi una sorpresa, ma in fin dei conti era impossibile, non le avevo detto neppure dove sarei andato, come potevo sperare che lei fosse a San Luis, mi scusai e dopo aver fatto dietrofront andai via raggiungendo il punto di partenza.
 
Quella sera salutai Ashley e dopo aver cenato con lei andai diritto in camera. Quella cena era diversa, non sembrava poi tanto importarmi chi sedeva di fronte a me, la testa vagava e molto probabilmente si trovava davanti al campus a spettando di incontrare Sophie, avrei voluto telefonarle, mandarle un messaggio, ma era troppo tardi. Il giorno dopo e l’altro ancora risultò essere senza sosta, non ebbi un minuto di fiato, io e le ragazze, Ashley e Nikki, fummo sopraffatti dal lavoro, non riuscì neppure e fare due chiacchiere con la mia dolce Niki, era come una sorella per me, ma non ero riuscito a stare da solo con lei neppure un secondo: interviste, convention, foto e persino un servizio per un giornale locale, crollai in aereo, non riuscì a tenere gli occhi aperti e si chiusero da soli senza un minimo di preavviso. Fui svegliato dall’hostess appena atterrato a Los Angeles e così anche quel giorno era passato senza sentire o provare a parlare con Sophie. Arrivai a casa a notte fonda e crollai inesorabilmente senza nemmeno togliermi gli stivali dai piedi.
 
La sveglia quella mattina suonò alle 5 e dopo una doccia veloce alle 5.30 ero già fuori di casa, la macchina mi aspettava fuori dal vialetto. Presi la giacca dal divano, il borsone che avevo preparato ed uscì. Appena dentro la macchina pensai che potevo sfruttare quel breve viaggio per telefonarle ma, primo: era troppo presto e nonostante mi fossi convinto a farlo; secondo: dopo aver afferrato il cellulare si spense appena aprì il menù. Cercai come un matto il caricabatteria sperando in cuor mio di averlo messo nella borsa, la svuotai ma dentro non c’era nulla. “ Accidenti e adesso come faccio” sconsolato dovetti arrendermi all’evidenza… continuare a far finta di niente ancora per un po’ e poi quando avrei avuto un po’ di tempo libero dedicarlo a lei… “tempo libero?!? Quando io ho un po’ di tempo libero”, arrivai in hotel ed aspettarmi c’era solo Nikki. Feci colazione con lei e ben presto finì col raccontagli di Sophie di come l’avevo conosciuta e di quanto mi intrigava il suo caratterino e il suo modo di fare. Nikki inquadrò bene la situazione mi consigliò di insistere e di buttarmi a capofitto su quella ragazza e che molto presto l’avrebbe voluta conoscere. Ringraziai Nikki offrendole la colazione. Presi il portafoglio e afferrai i contanti, tra la carta di credito e i documenti trovai i tovagliolo di carta del THE VIPER ROOM con scritto il numero di Sophie.
 
«scusami Nikki ci vediamo su in camera»
«ok Jay e successo qualcosa?»
«non nulla devo solo fare una cosa prima che arrivino tutti»
«va bene Jay ci vediamo dopo e grazie per la colazione»
«di nulla, a dopo» le baciai la guanci e corsi verso l’ascensore.
 
Arrivato al piano la security era d’avanti alla porta e dopo avergli fatto vedere il pass entrai. Sistemai la mia roba dentro l’armadio e afferrai l’I-phone, era il telefono del lavoro, ma non mi importava, volevo sentirla, erano giorni che non riuscivo a togliermela dalla testa e adesso l’avrei chiamata. Impostai il telefono nascondendo il numero e copiai la sequenza del foglietto sul display. Il telefono squillò varie volte ma non rispose, non volli arrendermi e finalmente dopo vari tentativi sentì la sua voce
 
«pronto» bastò quello a farmi esplodere il cuore dal petto, ma non dovevo fare lo stupido dovevo comportarmi come sempre, il solito Jay sarcastico e anche un po’ antipatico all‘occorrenza.
«buon giorno…ma dormivi? » “ si così va bene”
«scusa ma chi sei» “ mmm spero che sia ancora nella fase mi sto svegliando, non conosco nessuno al mattino”
«è una settimana che non mi vedi e già ti sei scordata di me»
«Jay? » sospirai,
«esatto, sono in hotel ad aspettare gli altri per le interviste, tu cosa fai? » “idiota non te l’ha chiesto”
«nulla sono nel letto, non ho intenzione di alzarmi, fa troppo freddo»
«ma…non dovresti studiare? »
«mmm. E tu non dovresti lavorare? » “come al solito …diretta e senza peli sulla lingua”
«lo sto facendo, sto aspettando gli altri e poi i giornalisti, ma fino a che non arrivano beh’ ho pensato che era meglio sentire la tua voce piuttosto che i miei pensieri» “ho esagerato, sono stato troppo diretto non dovevo dire così”
«dove sei? »
«sono a Los Angeles, sta sera dovrei finire relativamente presto e mi chiedevo se ti andava di venire a cena con me»
«mmm, ricordi il patto, prima Robert Pattinson poi la cena» “ Sophie mi fai male così, ti prego…come al solito sorpassato dal bello della situazione”
«ok..come vuoi» risposi deluso, in fin dei conti non potevo farci nulla, mi aveva classificato come passabile,
«beh’ ...è ti arrendi così…non è da te Jay» “oh mio Dio, e adesso che faccio, cosa le dico, beh è ovvio stupido insisti”
«se la metti così…ti passo a prendere alle 20»
«nessuna cena» “pensa, pensa…dove la potrei portare, cosa potrei fare con lei?”
«allora appena finisco …dovrei finire alle diciotto, andiamo a prendere una cioccolata calda ti và? »
«molto volentieri» “idea geniale”. la porta della camera si aprì e Nikki, Kellan ed Ashley entrarono dentro.
«adesso vado, sono arrivati gli altri a più tardi» chiusi il telefono ed uno strano sorriso sembrò stamparsi. Se ne accorsero un po’ tutti ma solo Nikki sapeva il motivo. Presi il pacchetto di sigarette ed andai in balcone, l’appuntamento con il primo dei 10 giornalisti era fissato per le 10 ma di loro nemmeno l’ombra quindi avevo tutto il tempo per una sigaretta. Niki mi raggiunse in balcone e mi sorrise, aveva capito tutto come era ovvio che facesse.
 
«allora cosa ti ha detto? le hai detto che ti piace o no? »
«no, l’ho solo invitata a prendere una cioccolata calda dopo il lavoro, spero di sbrigarmi presto»
«Jay, Jay…se proprio un dolcissimo ragazzo, spero che lei non faccia come qualcuna di nostra conoscenza, proprio non lo meriti»
«grazie mille»
«di che parlate voi due? » Kellan cercò di intrufolarsi nella conversazione
«di una ragazza» guardai in sordina Nikki, ma il guaio ormai era stato fatto
«che ragazza? » anche Ash, uscì fuori dopo essersi resa conto di essere la sola in camera
«nulla …scusate parlo a sproposito»
«no…adesso uno dei due parla…siamo una grande famiglia, quindi noi vogliamo sapere come sta il nostro Jay…se è passata la fase depressiva? »
«io me ne tiro fuori» Nikki cercò di rientrare ma fu fermata prontamente da Kellan
«su Nikky…adesso ti siedi e racconti»
«a me non importa poi così tanto» Ashley  incrociò le braccia e si affacciò al balcone dandoci le spalle
«ok, ok…Jay si è innamorato di una ragazza che ha conosciuto all’aeroporto» dopo che Kellan la torturò per bene, non riuscì a resistere, ma il mio sguardo la rincuorò, mi ero arreso prima di lei. Afferrai il telefono e le scrissi un messaggio
 
“non vedo l’ora di finire e di passare il pomeriggio con te”
 
Appena in tempo, il primo giornalista entrò ed iniziammo a lavorare. Alle 18 avevamo quasi finito, guadai ripetutamente l’orologio, non vedevo l’ora di andarmene e di raggiungere Sophie ma c’era ancora un altro che doveva porre le sue domande su Jasper e sulla saga. Nikki mi strizzò l’occhio e si rivolse verso la bionda donna
 
«Jackson deve andare via quindi la prego di cominciare l’intervista»
«il mio giornale voleva fare un intervista alle donne della saga, quindi se vuole può andare»
«grazie mille»
 
Presi in mio borsone ed andai via. L’auto mi accompagnò a casa, sistemai il telefono sotto carica, andai sotto la doccia e mi rilassai per pochi minuti. Alle 18.30 ero d’avanti al campus, grazie al cielo non distava molto da casa mia, parcheggia la macchina lontano dal dormitorio e mi sistemai vicino ad una panchina innevata. Presi il telefono e la chiamai, ma nulla lei non rispondeva, passava il tempo ma di lei nessuna traccia.  Fuori faceva freddo raggiunsi la mia macchina e continuai ripetutamente a chiamarla iniziai a pensare che il ritardo l’avesse irritata e che aveva cambiato idea stufa di aspettare. Rimasi quasi un ora ad aspettarla, ormai avevo perso le speranze, lo so avevo fatto tardi, ma se non voleva più uscire con me almeno avrebbe dovuto dirmelo. Scrissi il messaggio e lo inviai
 
“sono qui sotto da quasi un ora, inizio a stancarmi, se non vuoi uscire basta che tu me lo dica”
 
Aspettai altri 5 minuti ma nulla, iniziavo a perdere le speranze stavo seriamente pensando che si fosse offesa per il ritardo e mi sentivo in colpa, tremendamente incolpa, non avrei dovuto darle un orario ben preciso non ho mai un tempo ben preciso. Accesi il motore della macchina ed azionai la marcia ma…eccola era scesa era li che mi cercava e che si guardava in giro come se si fosse persa qualcosa. Scesi e mi avvicinai piano piano verso di lei, tesi la mano e la chiamai sbattendo il dito contro la sua spalla, si girò verso di me, tenendo lo sguardo basso
«sì, sì Katy scusami…ho di nuovo sbatt-u-t-o l-a- p-o-r-t-a…ciao»
«pensavo mi avessi dato buca»
«no, scusami …mi sono addormentata»
«pagherai pegno perché è quasi un’ora che ti aspetto al freddo dentro la mia macchina»
«ok, posso fare qualcosa per farmi perdonare? »
«mmm ci penserò…»
«bene sei pronta… bene allora si parte»
 
Era bello non pensare a niente e a nessuno, potermi divertire come facevo con i miei amici, solo che in questo caso avevo una bellissima ragazza al mio fianco. Per tutto il pomeriggio volle sapere tutto di me; del mio lavoro, di quello che facevo quando non lavoravo ma soprattutto cercò in tutti i modi di entrare nella mia vita privata, con discrezione e senza forzature. Il caratterino iniziale sembrava si stesse smorzando e dalle feroce e aggressiva Sophie era rimasto solo il lato piccante delle battute dirette e punzecchiati che venivano fuori solo quando cercavo di addentrarmi in strade a cui non mi era concesso percorrere

  
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