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Autore: Berenike    05/01/2011    18 recensioni
FANFICTION VINCITRICE DEI NESA 2010 TURNO SPECIAL NATALIZIO NELLE SEZIONI BEST KISS E BEST READER'S CHOISE
Richard Castle e Kate Beckett partono per un viaggio del tutto inaspettato verso Venezia: quattro giorni, una città magica, ed una sola camera.
Riusciranno Richard e Kate a rimanere professionalmente solo "colleghi" senza lasciarsi andare alle emozioni?
Decisamente, l'atmosfera Natalizia non sarà di loro aiuto.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se volete durante la lettura di questo decimo capitolo potete ascoltare QUESTA CANZONE, che mi ha ispirata ed emozionata durante la stesura del testo. Se vi concentrate sulle parole, capirete che è una canzone magica, perfetta per questa coppia.


Insieme a Venezia




Capitolo 10: Ripensamenti

Richard Castle poteva finalmente sedersi e riflettere su quanto era accaduto quella notte. Fino all'ora di pranzo non aveva avuto un attimo libero: quello era il loro ultimo giorno a Venezia, per cui aveva dovuto occuparsi di tutte quelle cose necessarie alla fine di un viaggio.
Come prima cosa aveva chiamato Christian per accordarsi sull'orario di partenza del giorno successivo; lui e la moglie erano in fila davanti alla basilica di San Marco e lo scrittore poteva sentire le urla agitate dalla Signora accanto al Capitano.
Poi preparò la propria valigia, saldò tutti i conti in sospeso (il centro benessere, le camere, le colazioni) in modo tale che il giorno successivo non incontrasse grandi problemi.
Aveva salutato poi Martha ed Alexis che si erano dirette verso il centro, ed i negozi. Aveva dato loro la sua carta di credito American Express Oro: nel dargliela sperò con tutto il cuore che la figlia riuscisse a tener d'occhio la nonna...
Infine si era vestito, lavato e si era diretto verso il pontile. Ad attenderlo c'era un taxi, pronto a portarlo ovunque lui desiderasse.
Appena salito sorrise al taxista, che in un inglese elementare gli chiese:
-Dove desidera andare, San Marco?- Evidentemente era la meta preferita da tutti i turisti.
Castle scandì bene le parole, nella speranza di non sbagliare pronuncia.
-No, mi porti a Dorsoduro, all'università di Ca' Foscari. - Il taxista lo guardò sorpreso. Non erano molti i turisti che chiedevano quella meta, era piuttosto insolita.
Lo scrittore di gialli si godé il tragitto: sapeva che l'università non doveva essere lontana e sperò con tutto sé stesso che le cose non fossero cambiate affatto dall'ultima volta che l'aveva visitata, tanti anni prima.
Come previsto non ci mise molto, pagò il veneziano più di quanto fosse necessario e si diresse con passo deciso nell'unico luogo in cui poteva pensare davvero.
La sua casa. Quella casa che poteva trovare in tutto il mondo, che gli dava conforto, lo coccolava come solo una vera casa sa fare.
La biblioteca.
Ricordava bene dove fosse lì a Venezia: era proprio accanto all'università; qualche anno prima vi si era recato per tenere un convegno sulla scrittura creativa, ed era rimasto affascinato dalle aule così antiche ma allo stesso tempo così tecnologiche, per non parlare della biblioteca centrale, così grande, così spaziosa e così ben fornita.
Dopo qualche ponte e poi due o tre calli si ritrovò di fronte all'antico palazzo che stava cercando.
Sentiva il bisogno di ritrovarsi a casa, in mezzo ai libri, in mezzo alla cultura e così sorpassò l'entrata ed esibendo il badge dell'università che aveva conservato ancora dall'ultima volta, entrò senza problemi.
La biblioteca era vuota: tutti gli studenti erano a casa per le vacanze di Natale e così tutti e nove i piani ripieni di scaffali erano solo per lui.
Quindi si diresse al terzo piano, nella sezione che più amava: Letteratura Inglese.
Assaporò l'odore di carta che aleggiava nell'aria; poi chiuse gli occhi, cercando di rilassare la mente e pensare con razionalità. Iniziò così a sfiorare le copertine dei vecchi libri e ne aprì alcuni a caso, andando sempre più avanti con i secoli: prima Chauser, poi Keats, Shelley, Shakespeare, Pope, e poi ancora Wordsworth, Coleridge, Byron... Andò su e giù per gli scaffali fino a che le rime e le strofe non gli riempirono la testa e lo confusero...
Era a casa. Lontano dal dolore, lontano dalla realtà, rifugiato in quel solo suo mondo che riusciva a confortarlo.
Infine, stremato da quella lettura compulsiva, si sedette nel freddo pavimento di marmo ed estrasse il cellulare. Nonostante fosse tornato per un attimo a casa, la tentazione di fissare quel piccolo aggeggio malefico era stata troppo forte.
Lo fissò come se con la sola forza dello sguardo potesse farlo squillare. Questo era tra le sue mani, inerme, assolutamente silenzioso e non curante dell'ansia del proprio proprietario. Castle, da uomo ferito qual'era, aveva deciso di non interessarsi del destino della detective: lei aveva deciso di intraprendere la propria strada, respingendolo, e doveva ora far fronte alle conseguenze delle proprie azioni.
Ma era troppo preoccupato.
Sbloccò la tastiera. Cercò l'applicazione di Internet e la connessione wireless. La trovò immediatamente.
Digitò sul canale di google il sito dell'aeroporto di Venezia e cercò i voli del mattino.
La detective Beckett doveva aver preso il volo delle dieci e mezza per New York. Richard cliccò sul volo e ne scoprì il prezzo: 450 euro.
Una morsa si impadronì del suo stomaco, poi delle gambe, delle caviglie fino ai piedi, impedendogli di muoversi. Cercò rifugio in quel libri che tanto lo avevano aiutato negli anni di difficoltà, ma nemmeno questi gli furono d'aiuto.
450 euro. La metà dello stipendio mensile della detective.
Non era giusto; doveva ridarle ogni centesimo di quella somma, anche se lei non glielo avesse mai permesso. Lui l'aveva trascinata dall'altra parte del mondo; era solo colpa sua se Beckett si era ritrovata a spendere quella cifra.
Decise che una volta tornato a casa, avrebbe ripagato tutto.
Una volta tornato a casa...
Un brivido gli percorse la schiena.
Cosa sarebbe successo, una volta tornati a New York? Avrebbe continuato a collaborare con il distretto, o la detective lo avrebbe allontanato come aveva fatto quella notte?
Quella notte... Maledetta notte. Ora che il sole splendeva fuori, quel litigio assurdo sembrava così stupido, così surreale.
Castle ripensò a ciò di cui era stato accusato: di essere un bambino, un viziato, un traditore...
Era davvero così che lo vedeva la detective?
Non aveva ancora capito che non c'era nulla, nulla di più maturo e sincero dei sentimenti che provava per lei?
Richard Castle sembrò sentirsi male: gli mancò l'aria e cercò conforto nell'unico mondo che più volte gli aveva salvato la vita.
Aprì a caso Tutte le opere di Shakespeare in lingua originale e cercò ispirazione tra quelle pagine giallastre. Fermò il dito poco prima della metà del grosso libro e lesse la prima frase che vide:
“Chiunque può sopportare un dolore tranne chi ce l'ha”
Richard Castle sorrise. Si fece forza e pieno d'una nuova energia uscì alla biblioteca.
Non aveva perso, non ancora.


Kate Beckett corse verso l'aeroporto di Venezia. Nonostante qualche difficoltà nel trovare un taxi disponibile a quell'ora di notte e nel raggiungere il grande aeroporto, riuscì ad arrivare in tempo per il volo delle dieci e mezza.
Mancavano più di due ore alla partenza, aveva giusto il tempo di bere un caffè, fare il check-in e lasciare quella città magica: senza dubbio l'aveva incantata.
Ma in questo ormai non trovava più nulla di positivo: aveva perso la propria razionalità, il proprio buon senso, il proprio fiuto nel sentire le situazioni pericolose.
Ripensò ad Alexis e Martha e si sentì in colpa per essere partita così, senza ringraziamenti o quant'altro.
Era così stanca che non riusciva nemmeno a pensare ad un modo per tirarsi su di morale.
Poteva sentire il proprio cuore pulsare nel petto: cercava di scappare, di ritornare dal proprio amore... Da Richard. Ma il cervello lo teneva ben saldo e non gli permetteva di esprimersi come avrebbe voluto.
Aveva fatto fin troppi danni.
Due caffè ed un waffle dopo l'aereo della detective fu chiamato. Salendo ed accomodandosi la detective si sentì male nel pensare che metà del proprio stipendio era stato scalato dal proprio bancomat. Forse per Castle quelli non erano che spiccioli; lei invece avrebbe dovuto chiedere un prestito a suo padre quel mese, per pagare l'affitto.
Maledizione Pensò.
Questi erano i piccoli compromessi che doveva accettare per essere una donna indipendente: era ovvio che l'aiuto economico di un fidanzato, o perfino di un marito, l'avrebbe aiutata molto ma... Non ne valeva la pena. Non era mai valsa la pena.
Fino a quel momento.
Stava davvero facendo la cosa giusta? Era giusto sacrificare l'amore della propria vita in cambio della libertà?
L'avrebbe scoperto solo con il tempo.
L'unica cosa che chiedeva era di non rivedere più Richard, almeno per il momento: rivedere quegli occhi, ripensare a quel momento... L'avrebbero uccisa.
Solo un ricordo la fece sorridere: quello della sera prima, al Casinò. Quel bacio era stato così perfetto, così istintivo, così sincero, così selvaggio...
Ma faceva parte di una favola che era ora arrivata all'ultima pagina, alla parola: fine.
Se solo avessero fatto l'amore, sarebbe tutto diverso, ora.
Solo la sera prima Kate aveva pensato che avrebbero avuto tutta la vita per fare l'amore e per parlare e per costruire un futuro insieme a quell'uomo...
Sembrava un tempo così lontano.
Allora la realtà non era ancora arrivata a bussare alla loro porta. Ma non si era fatta aspettare a lungo.
-Allacciare le cinture, siamo in fase di decollo. - sentì dire all'altoparlante.
Si strinse forte al sedile, sperando di non pentirsi mai di quella partenza. Guardò per l'ultima volta fuori dal finestrino, cercando di intrappolare nella propria mente ogni ricordo di quella città meravigliosa che l'aveva incantata ed ingannata.
Era stata ingannata da quelle luci e da quella felicità apparente, tanto da dimenticarsi chi era e cos'era...
Infine allungò appena la mano, come per toccare la fredda terra e conservarne un ricordo eterno.
Una lacrima le rigò il volto, mentre le sue labbra sussurrarono, piano:
-Addio, Richard. Ti amo. -
Poi, esausta dalla notte passata in bianco e dal proprio cuore ferito, si addormentò, le lacrime che ancora scendevano sul suo volto stravolto.

Quando la detective scese dall'aereo, quel 27 Dicembre 2010, si sentiva come se avesse lasciato un pezzo del proprio cuore lontano da sé, a Venezia.
Non riusciva a capire cosa ci facesse a New York, senza Castle. Senza di lui nulla era lo stesso: i colori erano grigi e spenti, avevano perso il loro splendore. I fiori non profumano più, al contrario non emanavano nessun profumo che lei riuscisse a sentire.
Il distretto le parve così vuoto, così triste, così malinconico senza di lui che capì immediatamente di aver sbagliato ogni cosa: non aveva capito che Richard Castle non le toglieva la vita, né la libertà.
Lui le dava la forza per andare avanti, era la sua energia, ed il suo ossigeno: era il motore che la spingeva ogni giorno a proseguire. Senza di lui, niente era più lo stesso.
New York non era più la stessa.
Conoscere e poi lasciare lo scrittore era stato come venire a sapere dell'esistenza dell'elettricità per poi tornare nella propria casa fredda, senza luci né riscaldamento...
Kate Beckett sperò solo che non fosse troppo tardi.









ANGOLO DELL'AUTRICE
Eccomi qui, tornata più in forma che mai! Due capitoli in due giorni: ammettetelo... mi sto facendo perdonare eh?
Il capitolo di ieri vi aveva scioccato: spero che con questo decimo capitolo abbiate tirato un sospiro di sollievo.
Come vi avevo preannunciato, non tutto è perduto! I nostri due amanti (lontani) stanno ripendando alle proprie azioni...
Che sia l'inizio di un nuovo riavvicinamento? :-)
Questo capitolo è un pò più corto degli altri... Mi serviva per spiegare la situazione e per far capire che cosa stanno attraversando i due personaggi.
Castle si rintana in biblioteca (che tra le altre cose esiste davvero ed è... la biblioteva dalla mia università!) per cercare risposte che gli arrivano da Shakespeare. In realtà è il proprio cuore che ammette di aver sbagliato e che vuole cercare di riprendere le redini della situazione...
Che dire di Beckett: lei è davvero un osso duro! Rinuncia all'amore della sua vita per mantentere la propria libertà ed indipendenza; ma una volta arrivata a New York si accorge che tutto è cambiato... ora che Castle non è più con lei!
Si sta avvicinando la fine di questa long-fiction... che emozione!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto... La dolcezza regna sovrana!
A presto con l'undicesimo capitolo quindi... Ogni recensione sarà davvero davvero molto gradita!
Berenike



La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE.
Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



   
 
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