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Autore: VictoriaBook    05/01/2011    0 recensioni
Un racconto giallo che dipinge a tinte fosche un'anomala notte di Natale.
La "quasi investigatrice" Anne Wilson, aiutata dal formidabile intuito del commissario Anderson, si districa tra intrighi nascosti dal posticcio candore della vigilia di Natale.
Perché niente è come sembra.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La strada era quasi deserta. L'unico rumore perfettamente percepibile era quello di qualche macchina che sfrecciava ingoiando l'asfalto;

Anne immaginava che a guidare quelle auto fossero persone sole o, più verosimilmente, che si trattasse di qualcuno che stava raggiungendo la propria famiglia. 

Un uomo camminava nel marciapiede di fronte e, mentre aspettava il taxi, Anne fantasticava sulla sua vita. Lo faceva sempre... Cercava di scorgere le vite delle persone che incontrava. Soprattutto quando si trattava di qualcuno che poteva scrutare solo per poco; magari incrociava lo sguardo di una persona al semaforo, ci scambiava un sorriso, e poi la vedeva andare via sotto i suoi occhi. Allora pensava e ripensava a dove potesse essere diretta, che lavoro faceva, dove abitava, che sogni inseguiva. Quella dei sogni, poi, era proprio la parte più affascinante. Anche perché Anne, nella sua visione delle cose, vedeva le persone come cieche creature che vengono appoggiate per un po' sopra un sasso che rotola nel buio e, finché hanno la possibilità di mantenersi in equilibrio, le immaginava intente a cercare un baricentro e a rincorrere spasmodicamente il loro sogno di felicità. Cosa non accade mentre si aspetta un taxi.

Finalmente ne arrivò uno tipicamente londinese; andava veloce perché non c'era nessun'altra macchina ad affollare la strada.

Anne gli fece cenno di fermarsi e si intrufolò nella macchina. 

- Buonasera!- 

Un anziano signore borbottò dal sedile davanti: 

- Buonasera! Dove la porto, signorina?- 

- Alla stazione di King's Cross, grazie. - 

Con un po' di fatica il vecchio tassista ingranò la marcia e partì.

 

 

                                                       * 

 

 

- Sono 15 sterline, signorina. -

Anne cercò nervosamente nella borsa. - Ecco a lei. Buonasera! - 

Uscì dalla macchina. Come sempre, sbattendo la portiera un po' troppo forte. 

Stranamente la stazione era molto affollata e c'era un viavai di gente. 

Dopo aver fatto il biglietto Anne si diresse velocemente verso il binario 7. Non dovette neanche aspettare. Il treno arrivò come una saetta e inchiodò, intrappolato tra i binari. 

Anne si fece spazio tra il campanello di gente pronta a salire sul treno ed entrò prendendo posto nello scompartimento meno affollato. 

C'erano solo tre persone sedute lì. Una vecchia signora vestita in modo impeccabile e con i capelli acconciati in una piega vecchio stile; 

un ragazzo dall'aria distratta e indolente che non faceva altro che guardare fuori dal finestrino mentre ascoltava musica con un volume talmente alto che anche gli altri sentivano. Si sentiva anche perché c'era silenzio in quel vagone. Infatti anche l'altra passeggera era silenziosa. Era una ragazza sulla trentina, a giudicare dall'aspetto: 

era abbastanza curata e aveva l'aria pensierosa, tipica di chi sta pensando a come risolvere i propri problemi, piccoli o grandi. 

Anne tirò fuori dalla borsa il suo Ipod verde e, tra le tante canzoni, scelse I don't want to miss a thing degli Aerosmith.

Adorava ascoltarla quando aveva bisogno di fare chiarezza su qualcosa oppure, come in quel caso, quando doveva preparare la sua mente a un po' di acrobazie cerebrali. Insomma, se quello di Amberville era veramente un omicidio, lei avrebbe dovuto vederci chiaro. 

Quella degli Stevenson era, almeno apparentemente, una famiglia normale. La signora Allisone, morta quella stessa notte, era sposata da ormai tantissimi anni con il signor Edward Stevenson, medico di fama internazionale. Era una persona più che rispettabile nonché un uomo affascinate e affabile. Lui e sua moglie avevano due figlie: Sarah e Emily. Sarah era la figlia maggiore; era una ragazza solare e raggiante. E poi, era davvero bella. Una di quelle persone che quando ti passano affianco ti giri a guardarle. 

Emily, invece, era la secondogenita. Non assomigliava affatto a sua sorella. Emily era una ragazza lunare e introversa. Almeno, questa era l'impressione che dava a primo impatto. 

A Road Hill, il quartiere dove abitava la famiglia Stevenson, girava la voce che Emily non ci stesse neanche tanto con la testa. 

Dicevano che stava sempre chiusa nella sua camera, che si trovava nel secondo piano della casa, a scrivere. In effetti lei era una scrittrice, ma nessuno dei suoi libri aveva mai visto la luce.

Secondo molti viveva una sorta di complesso di inferiorità verso sua sorella maggiore, che invece appariva come la stella più luminosa della famiglia. E una personalità così è sicuramente molto ingombrante. Ma la gente, si sa, chiacchiera. 

E quelle, magari, erano solo chiacchiere. 

 

      

                                                        *

 



Dopo circa un'ora finalmente il treno frenò bruscamente alla fermata di Road Hill. Così si arrivava direttamente ad Amberville. 

Anne, che si era un po' assopita durante il viaggio, scese dal treno e uscì dalla stazione. La casa degli Stevenson si trovava in periferia ed era molto vicina alla stazione. 

C'era molto buio fuori, ma almeno le luminarie natalizie rischiaravano un po' la strada e quel percorso, seppur breve, le sembrò meno inquietante. Anche se, inevitabilmente, Anne si voltava di scatto ad ogni fruscio che sentiva. Deformazione professionale. 

Camminò percorrendo il marciapiede per circa mezz'ora, fino a quando non arrivo al quartiere di Road Hill. Anche la sua casa di trovava nei paraggi. 

Si infilò in quel dedalo di stradine ricoperte di ghiaia abitate dalla gente che faceva parte dell'élite cittadina. Dagli alberi sbucava una grande casa in stile vittoriano dove, evidentemente, c'era molta confusione. 

Dalle finestre si vedeva che le luci erano quasi tutte accese e si sentiva chiasso. 

Appena fu più vicina Anne vide che parcheggiata fuori c'era anche la macchina della polizia. Di notte, quando c'è buio, vengono dubbi anche sulle cose che si conoscono e si sanno, ma era sicura di essere nel posto giusto. In fondo, quello era il suo mondo. Anne si sapeva orientare bene nei quartieri della sua piccola cittadina.

Imboccò il sentiero che portava alla casa e man mano che si avvicinava vedeva ingrandirsi sempre di più le figure di una ragazza e un uomo, che doveva essere sicuramente l'ispettore. 

Un brivido di freddo le percorse la schiena, ma Anne non era certo una che si tirava indietro. 

  
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