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Autore: _Lilli_    06/01/2011    3 recensioni
La vita di una giovane e aspirante Assassina, verrà stravolta dall'arrivo di una lettera, ricevuta dalla madre che 20 anni fà l'aveva abbandonata......
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Malik Al-Sayf , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte placida di Acri era scandita dal respiro ritmico e rilassato di Maria, che dormiva placidamente; Salima e Altair invece,  non riuscivano a riposare. Sedevano su alcuni cuscini posti sul pavimento, fumando un Narghilè per rilassarsi.
Nuvole di fumo si alzavano dolcemente verso il soffitto, e l'aria profumava di fresco; all'inizio Salima era contraria a certe usanze, soprattutto di fronte al padre: di solito era praticata solo dagli uomini, e si sentiva in imbarazzo a fumare con suo padre e suo zio. Ma con il tempo mise la sua timidezza da parte ed iniziò a fumare anche per distrarsi, magari dopo un lungo e faticoso allenamento.
La loro attività fù interrotta dall'arrivo di un piccione che recava un messaggio: Altair lesse in fretta, e un'espressione preoccupata si dipinse sul suo volto.
- Devo assentarmi, la mia presenza è richiesta alla sede. Credo che sia qualcosa di importante.- disse il siriano, mentre si preparava ad uscire.
- Fai attenzione padre, e torna presto.- disse semplicemente Salima, prendendo la sua spada e posizionandola accanto a sè. Altair annuì col capo, poi venne inghiottito dalla notte senza stelle.
L'Assassina non si sentiva tranquilla, e l'arrivo di quel messaggio l'aveva inquietata ancora di più; non voleva ammetterlo, ma la presenza di suo padre la confortava, ed ora che non c'era i suoi nervi divennero tesi, e sobbalzava ad ogni piccolo rumore. Si affacciava ripetutamente alla finestra, cercando di scorgere qualcosa, con la mano posata sull'elsa della spada; furono i trenta minuti più lunghi della sua vita.
Altair infatti tornò dopo mezz'ora, un'ombra scura posata sul suo bel volto abbronzato; Salima si era leggermnete appisolata con la schiena appoggiata al muro, e sobbalzò al suo ingresso.
- Purtroppo reco con me brutte notizie. La ragazza che abbiamo salvato ieri sera, è deceduta a causa della febbre e un'infezione al braccio.- il siriano disse tutto questo a capo chino, stringendo i pugni lungo i fianchi; Salima era rimasta senza parole, e rimase a fissare il vuoto con la testa completamente annebbiata.
Altair si avvicinò lentamente, si sedette accanto alla figlia e fece una cosa che non faceva ormai da anni: la abbracciò, un abbraccio un pò impacciato ma carico di conforto. Salima le era grata per quel gesto, e si lasciò andare ad un pianto liberatorio; appoggiando la testa contro la spalla del padre, si sentì un pò meglio. Le vennero in mente tanti bellissimi ricordi legati alla sua infanzia spensierata, quando Altair la prendeva sulle spalle e la portava in giro per Masyaf; o quando la notte andava a nascondersi tra le sue forti braccia perchè aveva avuto un incubo....
Ma poi la sua mente fu invasa dalle immagini della ragazza. Non poteva crederci.... Si sentiva così inutile e in colpa nei confronti di quella povera ragazza, che non riusciva a perdonarsi il fatto di non averla potuta aiutare meglio. Sicuramente da qualche parte ad Acri, c'era qualcuno che piangeva per la sua scomparsa, senza sapere a quale triste destino era andata incontro quella sfortunata fanciulla.....Ma poi un brutto presentimento si fece strada nella sua mente.
- Padre, e se quella ragazza fosse la sorella perduta di Amir?- il suo tono era quasi una supplica, o una preghiera affinchè tutto quello che stava vivendo fosse solo un brutto sogno. Altair intuì i suoi sentimenti, e scosse lentamente il capo.
- No Salima. Purtroppo di quella ragazza non abbiamo ancora scoperto nulla, ma abbiamo appreso da alcune spie che Karima si trova all'interno della Cittadella, come serva. Non sappiamo altro.- il volto del siriano tradiva il suo reale stato d'animo, ma Salima non voleva darsi per vinta; decise che il giorno dopo avrebbe trovato un modo per aiutare Karima e tener fede alla promessa fatta ad Amir.

Thomas non si aspettava certo un'accoglienza del genere...
Una volta entrato nel dormitorio, quattro templari gli saltarono addosso e lo scaraventarono a terra; Thomas era sorpreso e non fece in tempo a difendersi, che un templare gli legò le mani dietro la schiena, mentre altri due lo scortavano verso le segrete.
Passarono lungo stretti corridoi, debolmente illuminati da alcune torce appese alle pareti fatte di roccia; cercò di parlare, di chiedere cosa stesse succedendo, ma un forte pugno alla bocca dello stomaco lo indusse a tenere la bocca chiusa.
Arrivarono davanto ad un pesante portone di legno e ferro, e una volta all'interno di una modesta stanza circolare, Thomas potè intravedere dove si trovava: la stanza era piena di oggetti dediti alla tortura.
Su un lungo tavolo posto sotto ad una piccola finestra, il ragazzo vide un paio di guanti di ferro, e accanto c'era lei, la Maschera d'Infamia: provocava un dolore tremendo poiché stringeva la testa e, spesso e volentieri, una pallina al suo interno entrava in bocca in modo tale da impedire di urlare.
Poi lo sguardo di Thomas si posò su qualcosa che gli gelò il sangue...
La Vergine di Ferro: tenuto fermo in quella stretta dolorosa, il prigioniero veniva interrogato e se si rifiutava di confessare, le braccia della statua stringevano sempre più il suo corpo, inesorabilmente e lentamente, ammazzandolo. La parte anteriore di questo marchingegno, consisteva in due porte che si chiudevano; c'erano una gran quantità di pugnali inseriti sia nella parte interna del petto che dentro alla statua in modo da trafiggere con precisione il fegato, i reni e gli occhi.
Il ragazzo iniziò a tremare come una foglia, e sudore freddo iniziò a scorrere lungo la sua fronte; poi vide Gerard che se ne stava comodamente seduto ad osservarlo, un sorriso maligno che gli sfigurava la faccia.
- Figliolo, che gradita sorpresa!- disse l'uomo, allargando le braccia; alle sue spalle Thomas potè udire delle risatine di scherno.
- Ti ho fatto venire qui perchè avevo voglia di farti vedere i miei giocattoli. Ma stai tranquillo, non ho intenzione di usarli con te; mi servi vivo, e quindi mi limiterò a farti chiudere in una fetida cella.- Gerard stava passeggiando intorno alla stanza, fermandosi di tanto in tanto per lanciare uno sguardo all'espressione incredula del ragazzo; con un cenno della mano di Gerard, i due templari tornarono indietro, trascinando il povero Thomas verso le celle dei prigionieri.
Le celle erano buie e sporche, puzzavano di marcio e pullulavano di ratti e insetti; il ragazzo fu messo in una piccola cella che si affacciava sul mare.
All'improvviso si rese conto che non era solo: i templari se n'erano andati e davanti alla cella comparve la figura esile di Karima.....
Thomas non credeva ai propri occhi: Karima aveva con se una ciotola d'acqua e delle pezze, che la ragazza usò per pulire il suo viso incrostato di sangue; alla luce della luna, Thomas vide che Karima aveva un occhio nero e vari lividi sulle braccia.
- Cosa...Cosa ti è successo?- provò a chiedere il ragazzo, e il volto di Karima iniziò a riempirsi di lacrime silenziose: - Due templari mi hanno presa contro la mia volontà, e condotta qui; oh Thomas, come è potuto succedere? Quando ho visto che ti portavano nella stanza delle torture, ho temuto il peggio.... Perchè tuo padre ti ha fatto una cosa simile? E tua madre?- chiese la ragazza, col suo sgurado dolce e innocente, che tanto gli ricordava il suo migliore amico.
- Vedi Karima, in questi due giorni sono cambiate molte cose....Gerard non è mio padre; e mia madre è al sicuro da quel porco schifoso. Se ne sta occupando mia sorella.- le parole uscivano a fatica, e gli occhi di Karima si sgranarono nell'udire quelle parole.
- Ma cosa stai dicendo?- la ragazza non credeva a quello che aveva appena sentito, e Thomas raccontò di Altair, Salima, suo zio Malik e della setta degli Assassini. Karima ascoltava in silenzio, rapita dalle parole del ragazzo; quando Thomas concluse il suo discorso, la ragazza gli avvicinò una ciotola di acqua fresca alle sue labbra screpolate.
- Io sono stata fortunata; a parte qualche graffio, non mi hanno toccata con un dito, e poi il soldato che sta a guardia delle celle è un Assassino.- il suo tono reverenziale, fece sorridere Thomas.
- Dici davvero Karima?- chiese il ragazzo, con un barlume di speranza nella voce.
- Sicurissima; è una spia infiltrata, e sta indagando su altre ragazze scomparse. Quando mi ha vista, ha iniziato a farmi un sacco di domande, e poi mi ha rivelato che tu, Amir e alcuni assassini eravate sulle mie tracce.... All'inizio non gli credetti, ma poi inviò un messaggio ad un certo Malik, dicendo che mi aveva trovata. Aspettami, torno subito!- e Karima sparì, per tornare cinque minuti dopo con un pezzo di pergamena e una piuma intinta nell'inchiostro.
- L'assassino qui fuori farà in modo che non ci disturbi nessuno; scriverò il messaggio per te e lo invieremo a questo Malik.- era talmente euforica, che Thomas acconsentì e si fece contagiare dalla sua esuberanza.  Fortunatamente, le celle erano vuote, quindi nessuno poté ascoltare i loro discorsi, e dare l'allarme. Il mattino seguente Karima sarebbe andata alla piccionaia per spedire il messaggio, quindi Thomas trascorse una nottata tranquilla, con la consapevolezza che suo padre e sua sorella sarebbero venuti a tirarlo fuori da lì; e cosa più importante, avrebbe salvato Karima.

Quando Salima si svegliò, era ancora tra le braccia di suo padre, che dormiva profondamente, sorrise nel vedere il suo volto disteso e rilassato - Chissà cosa sta sognando!- pensò la ragazza, notando il lieve sorriso che increspava le sottili labbra del siriano. Diede un leggero bacio alla sua guancia e si alzò, coprendolo con un mantello; Maria era già in piedi, e sembrava in gran forma.
- Buongiorno madre, vedo che questa mattina sei di buonumore.- disse Salima, abbracciando la madre dalle spalle.
- Sto molto meglio, grazie. E Altair come sta?- chiese la templare con un lieve rossore sulle guance.
- Sta riposando. E' stata una nottata dura.- il volto sorridente di Salima si incupì al ricordo di quello che aveva saputo; Maria le chiese cosa fosse successo, e dopo vari tentativi, Salima le raccontò tutto. Maria non riusciva a parlare, ma intuiva il dolore che stava attraversando la sua adorata figlia. Cercò un modo per tirarla su di morale, e decise di portarla a fare un giro al mercato o a visitare la moschea, quando l'arrivo di Altair interruppe il filo dei suoi pensieri.
- Dobbiamo andare, Malik ci aspetta.- e detto questo, non diede il tempo di rispondere alle donne, che si precipitò all'esterno della casa,
Si incamminarono per le strade piene di pescatori, mercanti e pattuglie di ronda, dirigendosi verso la sede dell'Ordine.
Malik aveva un'aspetto trasandato: profonde occhiaie scure gli conferivano un'aria stanca, sicuramente non aveva chiuso occhio per tutta la notte.
Salima si diresse verso la sua stanza, e iniziò a lavare e vestire accuratamente il corpo ormai freddo della ragazza; le labbra bluastre e il pallore del suo viso, le conferivano un'aspetto ancora più fragile e delicato. La avvolse in un grande telo bianco, poi Altair e gli altri due assassini la portarono in un posto sicuro dove poter far cremare il suo corpo.
L'aria si era fatta pesante, e Salima decise di uscire per prendere una boccata d'aria; la vista del corpo senza vita della ragazza aveva risvegliato in lei quel senso di colpa che a fatica aveva nascosto.
I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di un piccione, che atterrò dolcemente accanto a lei; lo prese tra le mani per accarezzarlo, e si accorse che nella sua zampetta destra era legato un pezzo di pergamena.
Era troppo curiosa, quindi sciolse il nodo che tratteneva la pergamena, e lasciò andare il piccione; si accomodò meglio contro il morbido cuscino della veranda, e lesse il messaggio: man mano che le parole scorrevano, un'espressione incredula si affacciava sul suo viso abbronzato.
 - Cos'è, uno scherzo?- disse la ragazza ad alta voce, attirando l'attenzione di Malik e Maria, che si precipitarono da lei per vedere cosa era successo.

   
 
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