Epilogo
Quando Seto aprì la porta della sua casa, si ritrovò
addosso uno strano senso di malinconia nel non ritrovare il suo fratellino ad
accoglierlo, come faceva sempre. Ma la situazione era grave e, vista la
confusione appena capitata, la soluzione di nascondere Mokuba a Tokyo dalla sua
vecchia baby-sitter dei tempi di Gozaburo, alla quale era ancora legato, si era
rivelata azzeccata.
“Ti manca, vero?” gli chiese Shiho, mentre richiudeva
la porta dietro di loro.
“Certo che manca” rispose lui più ai suoi pensieri che
a lei. “E’ mio fratello”
Shiho non aggiunse nulla, ma si limitò a scuotere
leggermente la testa. “Anche a me…” sussurrò poi, ma Seto non riuscì a
capire precisamente a chi si riferisse. “Sarà meglio che mi cambi” commentò
dopo. Salì le scale e lo lasciò da solo nell’ingresso.
Lui si levò il soprabito, gettandolo senza troppa cura
sull’armadio delle scarpe, e si appoggiò al muro, senza alcuna voglia di fare
qualcosa. Sapeva benissimo che Yami aveva ragione, su tutto. Forse, lui da solo
sarebbe riuscito a salvarsi, ma gli altri? In queste condizioni, suo fratello
correva troppi rischi. Lei lo aveva avvertito e lui aveva sottovalutato la forza
della Black Organization. Però, poteva davvero mandarla via così, dopo che era
stato lui stesso a farle correre più rischi di quelli che avrebbe corso se
fosse fuggita da sola, com’era sua intenzione? E poi, non aveva proprio voglia
di vederla andarsene con il suo solito sorriso ironico, mentre lo accusava di
tutto.
“Io mi faccio una cioccolata calda” Shiho, già con i
vestiti puliti addosso, lo aveva interrotto dai suoi pensieri, mentre entrava
nella stanza a fianco, passandogli accanto, coi capelli e la pelle ancora
leggermente bagnati per la doccia che aveva appena fatto.
Seto notò allora che profumava non di rosa o di fiori come
una ragazza normale, ma di disinfettante. Lei non era una ragazzina ancora alle
prese con problemi di vestiti o di ragazzi, era una scienziata. Questo era il
ruolo che gli era stato assegnato, magari controvoglia. Dopotutto, anche il suo
ruolo di direttore, in un certo senso, era il compito a cui il suo patrigno lo
aveva addestrato e, sebbene adorasse il suo lavoro, non poteva dire di averlo,
in un primo tempo, scelto consapevolmente. Il secondo giorno di convivenza,
l’aveva paragonata ad uno Yuugi in gonnella, ma si era sbagliato. In realtà,
era un sé stesso in gonnella. Ma doveva scegliere: o lei, o suo fratello. Le
solite scelte facili della vita.
Entrò in cucina e si sedette al tavolo. “Una tazza anche
a me”
Shiho stava armeggiando con il pentolino nel quale versò
il latte e il cioccolato in polvere. “Sono stata promossa da cane a cuoca”
commentò. “Non male” Accese il gas e si sedette davanti a lui. “Devo
andarmene” disse seria. “Prima che qualcun altro venga a sapere di questa
storia” aggiunse mentalmente.
Il fatto che fosse lei direttamente ad iniziare
l’argomentò lo stupì. “Pensi che basti questo?”
Lei si rialzò. “Hai appena visto di cosa è stato capace
un solo uomo… Non hai nulla da guadagnare e non mi sembri il tipo che rischia
per nulla” Lui avrebbe voluto dirle che se si considerava “nulla” forse
davvero era un errore preoccuparsi per lei, ma Shiho intervenne prima.
“Lasciami andare” La frase risuonò talmente strana che Seto si domandò se
l’avesse sul serio fatta sentire come una prigioniera. In tal caso, non aveva
cambiato molto dai tempi in cui lei lavorava ancora per la Black Organization.
“Non voglio che muoia nessun altro”
“Ti preoccupi per gli altri, capisco…” mormorò Seto,
sistemandosi il mento sopra le mani giunte, coi gomiti appoggiati alla tavola.
“Ma potresti, per una volta, pensare anche a te stessa?”
“L’ho fatto” sostenne lei, alzandosi per prendere una
tazza. “E me ne devo ancora pentire”
“Comunque, non devi proprio angosciarti per me” commentò
lui, che non aveva voglia di essere scambiato per un codardo. “So cavarmela
meglio di quanto tu possa pensare”
Shiho tornò verso il tavolo e vi appoggiò la tazza con
un’insolita forza. “Ah, davvero? Ridimmelo quando sarai cadavere!” Fece un
passo indietro, stringendosi le labbra mentre gli occhi si inumidivano, carichi
di pioggia. “Tutti si preoccupano per me… Ma nessuno capisce che io non
voglio! Io devo preoccuparmi degli altri e morire per loro! Non viceversa!”
Respirò con la bocca aperta, cercando di calmarsi, e appoggiando le mani alla
credenza dietro di sé. “Anche Akemi mi diceva di non preoccuparmi, e adesso
è morta”
Akemi… Era la prima volta che la sentiva pronunciare
questo nome, eppure Seto ebbe la sensazione che fosse qualcosa di molto
importante, tanto da non dover essere mai nominata. Percepì nell’aria quasi
lo stesso sentimento che lui provava per Mokuba, tutte le volte che lui si
ritrovava nei guai per colpa sua. Stava per chiedergli spiegazioni, quando, come
sempre, il telefono squillò. Andò a rispondere, lasciandole il tempo di
calmarsi.
“Buongiorno, Kaiba. È da tanto che non ci si sente”
“Isis?” esclamò lui, riconoscendo la voce nella
cornetta.
“Ehi, ti ricordi di me” sorrise lei. “Che onore!”
Seto scoccò un’occhiata alla cucina, ma non vide nulla.
“Come mai mi chiami? Non avrai intenzione di sfinirmi ancora con le tue storie
sul destino e sul passato, vero?”
“Ti sembrerà strano, ma la risposta è no” disse Isis.
“Il faraone mi ha detto che hai bisogno di un luogo dove nascondere una
ragazza…” La frase suonò leggermente maliziosa. “L’Egitto mi sembra
abbastanza lontano e casa mia è grande”
“Potresti ospitare Miyano?” si domandò Seto. “Ma sai
che…”
“Il faraone mi ha spiegato tutto” annuì Isis. “E mi
ha anche pregato di chiamarti perché sapeva che tu non l’avresti mai fatto,
Mr Non-ho-bisogno-dell’aiuto-di-nessuno” Fece un respiro profondo. “Se
posso fare un favore a Yuugi…”
Seto abbassò leggermente la cornetta. “Miyano!” chiamò.
“Se proprio vuoi andartene, ti va bene come posto l’Egitto? Ti ho trovato
una casa”
Lei spuntò dalla cucina. “In casa di qualcuno?”
Lui annuì. “Non credo che la Black Organization riesca
ad arrivare anche in Medio Oriente”
Shiho dovette ammettere che non aveva tutti i torti e,
considerando che attualmente l’intera banda ignorava la sua posizione, prima
partiva, meno speranze c’erano che riuscisse a rintracciarla. Alzò le spalle.
“Qualunque posto va bene, purchè me ne vada” Ritornando nella stanza, si
rammaricò leggermente: così sembrava che non le dispiacesse affatto lasciarlo.
In fondo, era meglio che fosse proprio così.
“Allora d’accordo, te la mando con il primo volo”
acconsentì Seto, e rimise giù il telefono. Era finita, più in fretta del
previsto. Domani Mokuba sarebbe tornato a casa e sarebbe iniziato il solito tran
tran, niente più pericoli di morte e edifici zeppi di bombe pronte a saltare.
Era tutto perfetto. Entrò ancora in cucina.
Shiho fece scorrere sul tavolo, verso di lui, una tazza
bianca piena fino all’orlo di cioccolata scura e fumante. “Ne è avanzata un
pochino…” commentò solamente.
Curiosamente, l’immagine che Seto tendeva a ricordarsi
maggiormente di lei era proprio quella, il giorno prima della sua partenza,
quando gli aveva preparato la cioccolata. A pensarci, era qualcosa di assurdo,
perché sapeva bene che Shiho sarebbe stata adatta ai fornelli solo nel caso
avesse dovuto far bollire dei composti chimici. La parte della moglie casalinga
non le si addiceva per niente. Però, era così bella coi vestiti puliti, mentre
apriva i cassetti della cucina… O forse, la ricordava così semplicemente
perché lei, in quell’occasione, gli aveva rivelato una parte della sua vita
che riteneva veramente importante e che li rendeva simili più di quanto non
fossero già.
“Signore, è incantato” Roland gli sventolò
leggermente una mano davanti agli occhi, facendolo sobbalzare. “A cosa stava
pensando?”
“Cavoli miei” ribattè lui, precedendolo ed entrando
nella limousine.
Roland si mise al volante. “Chissà come si trova la
signorina Miyano all’estero…”
“Non me ne importa proprio nulla” rispose lui. “C’è
una pace, senza nessuno che mi insulta o cerca di uccidermi…” Lo fissò
duramente. “Che c’entra adesso, poi?”
“Proprio nulla, signore” Roland fece finta di nulla,
accendendo lo stereo.
“For
all this time, I been loving you, girl, oh, yes I have” cantarono i Blue, dal
cd che si trovava nel lettore. “Every since the day you left me here alone…” Seto tossì
leggermente e l’autista capì che sarebbe stato meglio cambiare canzone.
“I
need you back in my life/I never want just to be the other guy…” Seto
accartocciò i fogli di carta che stava consultando e Roland variò ancora il
motivo.
“I
thought my heart never break/Now I know that’s one big mistake…”
L’autista spesela radio, giusto un attimo prima che il
suo capo gridasse: “ma lo stai facendo apposta?!”
“Certo che no, signore…” rispose lui, agitato.
“Prima Mokuba e adesso tu… Vorrei proprio sapere cosa
avete tutti” commentò fra sé e sé Seto. “Fra me e Miyano non c’era
proprio nulla, se non un rapporto professionale…”
La limousine venne parcheggiata davanti alla società.
“Questo perché lei è uno stupido, signore” disse Roland, coprendosi un
attimo dopo la testa con le braccia, onde evitare attacchi diretti.
Seto, scendendo dall’auto, gli scoccò un’occhiata
assassina. “Non ti pago per impicciarti dei fatti miei!” esclamò, chiudendo
di botto la portiera. “Andiamo a lavorare, piuttosto!”
“A quest’ora sarà al lavoro…” pensò Shiho,
camminando annoiata fra i reperti storici del museo del Cairo. Fra tutte le
materie che aveva studiato, la storia era quella che preferiva di meno, avendo
la certezza che la frase “historia magistra vitae est” non fosse affatto
seguita, almeno a vedere dalla quantità di guerre che continuavano ad
imperversare per il mondo. Perché saperla, allora, se tanto nessuno imparava?
Si fermò davanti ad una curiosa stele, che raffigurava un
oggetto che somigliava in modo impressionante al pendaglio che aveva visto a
quel ragazzo che li aveva aiutati. “Sembra Yuugi…” commentò, guardando la
figura che era scolpita sul bassorilievo.
“Non sembra, lo è” intervenne dietro di lei la voce di
Isis. “E questo è Kaiba” Gli spiegò brevemente tutta la storia che la sua
famiglia custodiva da secoli.
“E lui lo sa?” chiese Shiho.
“Si, ma non ci crede”
“Mi stupirei del contrario” Dopotutto, nemmeno lei
prestava fede alla leggende sulla reincarnazione, perché non avevano nessuna
spiegazione scientifica.
“Non sarà che tu…” Isis le strizzò l’occhio,
vedendo con quanto interesse osservava il bassorilievo del sacerdote. “Sei
innamorata di Kaiba?”
“Oh, si, certamente”
L’egiziana ci rimase quasi male, prima di capire che
Shiho la stava solamente prendendo in giro. “Potrebbe essere, no?”
Shiho alzò le spalle. “Mi sa che sei un po’ troppo
poetica… Dimmi, cos’è per te l’amore?”
“Vediamo…” Isis ci riflettè su. “Quando ti viene
il batticuore a stargli vicino…”
“Troppa adrenalina nel sangue”
“Quando desideri stare sempre assieme a lui…”
“Semplice istinto alla convivenza tipico di tutti gli
animali”
“Quando
faresti di tutto pur di renderlo felice…”
“…per
rendere felice anche te stessa, egoismo tipico degli essere umani”
“Allora,
sentiamo, cos’è per te l’amore?” si accigliò Isis.
“Una
reazione chimica che ha luogo nelle nostre ghiandole endocrine” E con questa
spiegazione, la lasciò sola nella stanza dell’esposizione e si andò a sedere
sulle poltrone all’ingresso. Sospirò, osservando le sue mani. Forse lui non
aveva deciso la sua vita da solo, ma sicuramente aveva un futuro e lottava per
ottenerlo. Lei, invece, non stava facendo nulla. Era come se fosse già morta.
Ma aveva ancora diritto a fare qualcosa?
Marik,
un poco titubante, le si sedette a fianco. “Tutto bene?”
“Se
possiamo dire così…” allargò le braccia lei, prima di incrociarle sul
petto.
“Stai
ancora pensando a quello che è capitato a Domino City?” le chiese. “Dai,
non è successo nulla!”
“Ma
avrebbe potuto”
“Pensi
di essere un pericolo per tutti e che sia meglio allontanarsi da chiunque,
vero?” le chiese. “Devi sapere che io non sono meglio di te”
“Davvero?”
Shiho fece il suo solito sorrisetto ironico. “Hai fatto di peggio che
inventare un veleno letale che ha ucciso chissà quante persone solo per
sopravvivere?”
Nonostante
la sorpresa di quella rivelazione, lui annuì. “In un certo senso… Ho ucciso
mio padre” Shiho boccheggiò, voltandosi a guardarlo stranita. “Ero una
specie di… psicopatico” continuò lui. “Avevo
dei raptus omicidi e rischiavo di far del male alle persone che mi erano più
vicine. Ciò nonostante, mia sorella e mio fratello mi sono stati accanto tutto
il tempo. Credo che, se si voglia veramente bene ad una persona, non si abbia
paura dei rischi che questa può portare”
Shiho
emise un risolino sardonico. “Questo non è un postulato universale, nè un
assioma”
“Forse
no” ammise Marik. “Ma se prima non lo si sperimenta sui singoli casi, non lo
si può sapere con certezza” Si alzò dalle poltrone, salutandola con un
sorriso, e se ne andò.
Ripensandoci,
finora aveva fatto nella vita solo ciò che le avevano ordinato. Il tempo le
avrebbe concesso il giusto spazio per fare ciò che desiderava oppure no? Non
potendo saperlo, aveva ragione di restare ad aspettare? Si alzò, sistemandosi
la cintura nera che portava sopra i jeans. “Forse, sarebbe ora che queste miei
mani facciano qualcosa di buono…”
“Volete
fare qualcosa?!” esclamò Seto, arrabbiato.
Stavano
sperimentando una delle prime attrazioni di realtà virtuale che avrebbe voluto
inserire nel progetto di KaibaLand, il primo parco che stava prendendo forma
vicino a Los Angeles, accanto ai giochi più normali come le montagne russe o la
casa dei fantasmi. Tuttavia, essendo solamente un prototipo, il sistema
presentava parecchi difetti e bug, che rischiavano di compromettere l’intero
sistema, nonché rischiare seriamente l’incolumità del collaudatore che, in
questo caso, non era Seto stesso.
Lui
iniziò ad armeggiare con la tastiera che controllava il processore, verificando
se i dati fossero regolari e sistemando quelli sbagliati. Intanto, al computer
vicino, un altro tecnico stava, eseguendo, senza alcun risultato concreto, lo
stesso lavoro.
“Se
Miyano fosse qui, avrebbe terminato da un pezzo…” commentò Seto
mentalmente, scoccandogli un’occhiata furente.
Poi,
una donna dai lunghi capelli neri, che non aveva mai visto prima, prese il posto
del tecnico davanti al monitor, ed inserì un floppy dentro il sistema. In meno
di due minuti, grazie anche alle sistemazioni che Seto aveva fatto al programma
stesso, riuscì a fermare la simulazione. Finito il lavoro, lasciò la stanza
misteriosa com’era arrivata.
“Terminate
i controlli” ordinò lui, seguendola lungo il corridoio. La trovò ad
aspettarlo davanti all’ascensore. “Chi diavolo sei?! E come hai fatto ad
entrare?”
Lentamente,
lei si toccò la punta della fronte, quindi, con un gesto rapido, si strappò la
maschera e la parrucca, rivelando le ciocche bionde e mosse e i meravigliosi
occhi blu, così simili ai suoi per colori, così diversi per lucidità. “Ho
sempre detto che il tuo sistema di sicurezza fa acqua da tutte le parti… Ormai
è affogato”
“Miyano?”
Per un istante, lui temette di trovarsi di fronte ad una delle tante
allucinazioni sul passato di cui era spesso vittima.
“Aspettavi
qualcun altro?” chiese lei scettica. “Ma chi altri vuoi che venga a tirarti
fuori dai guai…” Entrò nella cabina dell’ascensore. “Forse Yuugi, se
sapesse fare qualcosa di più che mandare in bomba il pc…”
No,
certo che non aspettava qualcun altro… Ma dirlo sarebbe stato troppo semplice.
“Perché sei tornata?” La raggiunse nell’ascensore prima che lei premesse
il pulsante del parcheggio sotterraneo.
“Non
mi sembra male quel programma, visto chi è stato a progettarlo” sorrise
maliziosa lei. “Se non lo ritieni troppo offensivo per il tuo quoziente
superiore, posso darci una controllata io”
“Il
mio quoziente superiore è benissimo in grado di risolvere qualsiasi problema”
Ecco, forse queste battute ironiche non gli erano mancate poi così tanto.
“E comunque non mi hai risposto!”
L’ascensore
si fermò al piano sotterraneo e aprì le sue porte, illuminando il parcheggio.
“Ti sono mancata?” Shiho lo disse con totale noncuranza, senza nemmeno
guardarlo.
“Ma
che razza di domanda è?!” esclamò Seto, fermandosi sulla soglia della
cabina.
“Vedi,
nemmeno tu mi hai risposto” sorrise lei. E lui, osservandole la schiena mentre
si allontanava, riflettè sul fatto che, dopotutto, non gli importava molto la
ragione per cui lei fosse in quel luogo. Bastava che ci fosse.
Roland
si staccò dalla limousine che stava finendo di lucidare. “Miyano-sama…!”
esclamò, completamente sconvolto. “Sono contento di vederla! Ma…”
Shiho
rimase leggermente spiazzata, perché non avrebbe mai creduto di sentire una
cosa del genere, visti i guai in cui aveva fatto cacciare anche lui. “Non c’è
da preoccuparsi…” cercò di sorridere. “La Black Organization non sa che
sono qui, dopo la morte di Gin… E se non mostro il mio vero aspetto, non ci
sono problemi…”
“Meglio
così” intervenne Seto, aprendo la portiera dell’auto. “Mi devi ancora
ripagare la mercedes, non l’ho mica dimenticato…” E salì in auto.
“Andiamo alla Kaiba Maison”
Roland
le strizzò l’occhio, inutilmente perché indossava ugualmente gli occhiali da
sole, e si mise al volante. Allora, anche Shiho salì in macchina, sedendosi
accanto al presidente e, per un po’ di tragitto, rimasero in silenzio.
Poi
Seto alzò il vetro che separava la parte anteriore da quella posteriore.
“Posso farti una domanda?”
Lei
sorrise sardonica. “Che onore, da uno che odia gli affari degli altri”
Lui
la ignorò. “Akemi… Chi è questa ragazza?” Aveva un forte dubbio, ma
voleva sentirlo dire dalla sua bocca. Voleva che si aprisse ancora di più.
Shiho
strinse le mani sul grembo, lasciando cadere la frangetta bionda sugli occhi.
“Mia sorella maggiore” rispose, deglutendo leggermente.
Capendo
che le sarebbe stato difficile aggiungere qualcos’altro, lui la precedette.
“Come me e Mokuba?” disse, cercando di immaginare il loro rapporto.
“Come
te e Mokuba” ripetè lei, senza cambiare posizione. La voce cercava di
sembrare indifferente, ma non riusciva a nascondere il sangue che filtrava nel
cuore, pulsando ad ogni battito.
“Ed
è…” osò Seto.
“Morta”
Shiho annuì impercettibilmente. “Voleva andarsene, con me, e loro non ci
hanno pensato molto su” Si stiracchiò leggermente indietro, sospirando. “Lo
hai detto anche tu che è la fine dei traditori…”
“Tu
la biasimi, vero?” Lui rimise giù la gamba che teneva accavallata. “Perché
non accetti che sia morta per far scappare anche te”
“Non
la biasimo” negò lei. “Ma non avrebbe dovuto… Non per me…” E i suoi
occhi fissavano ancora quelle mani bianche e inesorabilmente bagnate di sangue.
“Io
la capisco, invece” disse Seto deciso, guardando di fronte a sé. “Perché
anche io ero disposto a morire per mio fratello” Rivide la scena del suo terzo
duello con Yuugi, nel Regno dei Duellanti di Pegasus, quando aveva minacciato di
gettarsi giù dalla torre, se avesse perso. “Dato che siamo i più grandi, è
nostro dovere proteggervi senza preoccuparci troppo di noi stessi”
“E
in questo modo non vi preoccupate nemmeno di noi” replicò Shiho. “Credete
che ci faccia piacere vedervi morire? Non avervi più accanto? A questo punto,
anche la morte sarebbe meglio…” Le mancava Akemi. Ed era per questa ragione
che anche morire non la spaventava più, perché non aveva più nulla che la
legava a questa vita.
“Dici
che siamo egoisti?” si chiese lui, alzando leggermente le spalle. “Forse si,
ma che ci vuoi fare, è insito nell’animo umano un po’ di opportunismo…”
Grazie a quelle frasi, Seto era riuscito a capire cosa fosse il sentimento che
sentiva sempre emanare dal suo corpo: Shiho non voleva, assolutamente, che a
Mokuba potesse capitare ciò che era invece successo a lei.
“Si,
siete egoisti” Shiho abbassò ancora di più lo sguardo, permettendogli di
vedere gli occhi incrinarsi leggermente, pronti alle lacrime. “Se c’era
Akemi, accanto a me, potevo sopportare tutto… Adesso, non ho molte ragioni per
rimanere viva…” Anche se, la parola “adesso” non risultava molto
veritiera, visto vicino a chi era seduta. “Lei era tutto il mio mondo”
Lui
non aveva proprio voglia di piagnistei, non in quel giorno che rappresentava una
sorta di svolta. “Un proverbio dice che, quello che per il bruco è la fine
del mondo, per il mondo è una farfalla” commentò, chinandosi leggermente
verso di lei. “Probabilmente Akemi sperava che non ti saresti fermata alla
farfalla, ma avresti continuato a vivere… Trovando qualcun altro” Senza
nemmeno riflettere, mentre riusciva a percepire, a distanza ravvicinata, tutti i
suoi battiti, le sfiorò l’angolo destro delle labbra. Il tocco leggero
riaccese tutti i sensi del suo cervello, contraendo tutti i muscoli. Si allontanò
di scatto, finendo per appoggiarsi totalmente alla portiera. “Oh, cazzo…”
pensò. “Ho appena baciato una ragazza…”
Shiho
alzò lo sguardo, senza più gli occhi umidi. “Bacio così male?” domandò,
con la fronte aggrottata, osservando la sua espressione vagamente sconvolta.
“Eh?”
Prima ancora che Seto potesse dare
forma ad una risposta plausibile, lei si schiacciò contro di lui e appoggiò
interamente la bocca sulla sua, aspettando che la aprisse per lasciar entrare la
lingua. “Non così male…” mormorò poi, mentre si separavano.
Roland
posteggiò la macchina in un parcheggio fuori città, giusto vicino all’English
Garden che avevano istituito da poco, e scese, chiudendo automaticamente tutte
le portiere. Si allontanò, con l’intenzione di sedersi su una panchina ad
aspettare. Scosse la testa: solo Seto Kaiba poteva andare in camporella… con
l’autista!
“Kaiba?”
chiese Shiho, riprendendo fiato.
“Che
c’è?”
“Mi
stai slacciando il reggiseno?”
“Direi
di si”
“Okay,
era tanto per sapere” E mise la mani dietro la schiena per aiutarlo.
Note
di Akemichan:
Ciao
a tutti ^^
Piaciuto
l'ultimo capitolo? Spero di sì ^^ Ovviamente, non è una fine chiusa, perchè
dopotutto ciò che mi interessava era descrivere l'evolversi del loro rapporto,
non completarlo. E poi, in questo modo, mi sono tenuta una porta aperta per un
eventuale seguito. A voi farebbe piacere se lo scrivessi (più avanti,
ovviamente, adesso tra altre storie e scuola non ho più tempo libero)?
La
traduzione delle canzoni dei Blue (venivano bene per la storia, spero siano
piaciute anche a voi) sono queste:
1.Per
tutto questo tempo ti ho amato, ragazza, oh, si l'ho fatto/sempre fin da quando
mi ha lasciato qui solo
2.Ho
bisogno di te indietro nella mia vita/non voglio più essere un altro ragazzo
3.Pensavo
che il mio cuore non si sarebbe mai rotto/ora so che era un grosso sbaglio
Bene,
ci sentiamo, spero, alla prossima ^^ So di fare una pubblicità occulta, ma,
probabilmente, per problemi logistici, l'altra storia che sto pubblicando (La
vera storia degli oggetti millenari) non potrà essere pubblicata questo sabato.
Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto durante la pubblicazione, grazie in anticipo per i
nuovi commenti,
se ce ne saranno, e grazie per aver letto la storia ^^ Bye a presto
Reviews:
Alisea: Ciao ^^ Grazie della recensione. Mi fa piacere che ti piaccia la coppia che ho scelto, a quanto sembra sto diffondendo una moda ^_- Comunque si, i capitoli lunghi sono comodi, ma faticosi sia per chi li legge che per chi li scrive. Direi che tra le tre e le sei pagine è una lunghezza giusta, che ne pensi? Bye ^^
Kelly: Ciao^^ Grazie della recensione. Allora, com'è andato l'esame? Spero tutto bene ^^ Mi fa piacere che la scena di Yami ti sia piaciuta, mi sono divertita molto a scriverlo, anche perchè era tanto che non vedevo Yami bastardo *_* Comunque, la storia è divertente proprio perché Seto rischia così tante volte la vita ^^ Come ho scritto sopra, forse domani non ce la faccio a pubblicare l'altra storia (pc coi dati fuori uso ù_ù), spero di risolvere il problema il più presto possibile. Bye ^^
Ishizu: Ciao ^^ Grazie della recensione. Seto innamorato? Eh, direi proprio di sì...^_- Ma sono una bella coppia, no? Grazie dei complimenti, mi fa piacere che anche le mie altre storie ti piacciano. Bye ^^
Ayu-chan: Ciao ^^ Grazie della recensione. Mi dispiace per l'altro giorno, ma avevo il cellulare scarico e non ho pensato di accenderlo, dopotutto erano le dieci di sera quando ha finito di caricare... T_T E per di più ora ho anche il pc di casa fuso... Spero di riuscire a ripararlo presto ù_ù E di ritrovarti presto in chat! Comunque, il ciccione di cui parli è Vodka, ma è un essere inutile, quindi non l'ho messo. Vermouth è un personaggio apparso da poco, ed odia Ai in modo particolare, non si sa bene per quale motivo. Mi fa piacere che la storia delle mutandine ti abbia fatto ridere ^^ Bye e spero presto in chat ^^
Heven89: Ciao ^^ Grazie della recensione e grazie per i complimenti. Si, questo è l'ultimo, ma potrebbe esserci il seguito, se vi facesse piacere ^_- Bye ^^
Nadia Sakura Kan: Ciao ^^ Grazie della recensione e non preoccuparti del ritardo, l'importante è avere la tua opinione, ci tengo ^^ Sai, la cosa che mi preoccupa è quando un recensore smette di farlo improvvisamente, perchè ti viene l'ansia "cos'ho fatto? Perchè la storia non gli piace più?" Invece, anche se lo fai in ritardo, l'importante è avere l'opinione ^^ Dopotutto, credo che, come tutti, tu sia impegnata, perciò è più che normale fare tardi ^^ Tranquilla. Anche io adoravo Yami con i suoi giochi delle tenebre, perciò ne ho subito approfittato per inserirlo nella storia *_* E per quanto riguarda quei due (sono nell'altra stanza, quindi posso dirlo con tranquillità ^_-), spero che l'epilogo del loro rapporto ti sia piaciuto come il resto ^^ Bye ^^
Katie87: Ciao ^^ Grazie della recensione. Si, ho notato che sei nuova del sito, quindi non preoccuparti. Piuttosto mi fa piacere che la mia storia ti piaccia ^///^ Bye ^^