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Autore: Unsub    06/01/2011    4 recensioni
Il nuovo team è finalmente tornato a casa. Ognuno di loro ha preso la propria decisione. Ma saranno tutte rose e fiori ? Avranno fatto la scelta giusta? Perchè questo nuovo caso sembra mettere in discussione tutte le loro vite?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emily Prentiss, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Profiler'
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1 Un grazie particolare a Purisuka, che mi fa da beta^^

Capitolo I. First level

Chris si stiracchiò nel letto. La sera prima erano rientrati da un caso piuttosto difficile a Houston e lui era rimasto a dormire da Isabel. Voltò leggermente il capo per poterla guardare mentre dormiva. Era girata di spalle e teneva il lenzuolo stretto al petto, la schiena era scoperta e così gli occhi verdi potevano vagare su quella pelle candida e liscia.
Si avvicinò a lei per poter sentire l’odore dei suoi capelli. Niente profumi per Isabel, niente trucco, niente espedienti per alterare la realtà. La chioma bionda e ribelle odorava di menta, scese con il naso lungo il collo per sentire il profumo della sua pelle. La sentì rabbrividire a quel contatto appena accennato e arricciò le labbra in un sorriso furbo.
Le circondò la vita con un braccio e si tirò su con il gomito dell’altro. Spostò le labbra sull’orecchio di lei e vi soffiò leggermente. Avvertì di nuovo quel fremito percorrere la pelle di lei.
-    So che sei sveglia – un sussurro delicato – Puoi anche smetterla di fingere.
Irons sentì le gote andarle in fiamme, mentre Reid le carezzava piano il fianco. Riusciva sempre a turbarla con quei modi delicati. Di solito, quando mettevano piede nell’appartamento dell’uno o dell’altra, non era così. Si avvinghiavano appena la porta si chiudeva alle loro spalle, non c’erano premure e delicatezze. Era pura passione che divampava come un fuoco in un campo di sterpaglie.
Ma il risveglio era diverso, Chris era diverso. La riempiva di tante piccole attenzioni, la carezzava piano e dolcemente, le mormorava tenerezze nell’orecchio. Era questo il problema: finché si trattava di dare sfogo ai loro impulsi andava tutto bene, ma a confronto con quel modo di fare da innamorati lei si sentiva come una verginella spaventata.
Si era detta e ripetuta più volte che con il tempo, conoscendosi meglio, le cose sarebbero cambiate. Invece eccola lì, dopo due mesi era ancora difficile per lei gestire quelle situazioni così intime come il risveglio insieme. Sbuffò spazientita con sé stessa, possibile che non riuscisse a rilassarsi con il proprio ragazzo?
-    Vuoi dormire ancora un po’? – Chris aveva preso a carezzarle piano la schiena – Non dobbiamo andare in ufficio, se vuoi vado a comprare la colazione mentre tu riposi ancora.
-    Ma la vuoi smettere? – Isabel si tirò su di scatto aggrappandosi al lenzuolo che usava per coprirsi come poteva.
-    Smettere di fare cosa? – Reid la guardò stupito di quella reazione.
-    Di essere sempre così maledettamente gentile – sbuffò ancora e tirò il lenzuolo per coprirsi meglio.
Chris per tutta risposta scoppiò a ridere e si mise a sedere a sua volta. La circondò con un braccio e le baciò il naso.
-    Eccola qui, la mia piccola peste scontrosa – sorrise carezzandole una guancia – No, non la smetto di essere “così maledettamente gentile”. Voglio solo coccolarti un po’, cosa c’è di male?
-    Non mi piace, ecco cosa c’è di male – si girò bruscamente per evitare di perdersi in quei due occhi verdi che la fissavano divertiti – Non ho bisogno di quel genere di premure, non sono una donzella in difficoltà e tu non sei il principe azzurro sul cavallo bianco.
-    Per fortuna! Preferisco una donna vera – la costrinse a girare la testa e la baciò – Doccia?
-    Preferisco farla da sola – il tono era meno acido.
Afferrò la maglietta che teneva sotto il cuscino e la indossò. Lasciò il letto e si diresse sicura verso la porta. Non sapeva neanche lei come, si ritrovò stretta contro la parete mentre il corpo caldo di Chris le premeva contro.  Chiuse gli occhi turbata dalla vicinanza di lui, incapace di gestire tutte quelle sensazioni che il contatto fra i loro corpi le procurava.
-    Isabel – la voce roca di lui la fece sussultare – Smettila di giocare.
-    Non sto giocando – le tremava la voce.
Chris la afferrò per i polsi e la costrinse a girarsi. Aveva un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra mentre le tirava su le braccia fino a poggiare le mani di lei sul suo petto. Lentamente allentò la presa e fece scorrere le mani lungo quelle esili braccia bianche fino ad afferrarle le spalle.
-    Ricordati che tu sei mia – dicendo così tornò a baciarla con passione.
Irons era senza fiato e completamente intontita da quel bacio. Aprì lentamente le palpebre avvertendo l’indice del ragazzo disegnarle i contorni delle labbra. Lui continuava fissarla in attesa di qualcosa.
-    Do… doccia – riuscì in fine  a balbettare lei.
-    Questa è la mia ragazza – aveva vinto di nuovo.

Sbatté l’anta del frigo e si girò come una furia.
-    Faccio il letto, mi vesto e usciamo – annunciò tornando in salotto.
-    Frigo vuoto? – ironizzò Chris alzando un sopracciglio.
-    Mpf.
Il ragazzo si alzò e la prese fra le braccia, cullandola dolcemente. Le posò un bacio fra i capelli e poi li scostò per guardarla in viso.
-    Ecco il programma: tu rifai il letto, io esco e procuro il cibo come gli uomini delle caverne. Dopo andiamo a fare la spesa e riempiamo quell’ingordo frigorifero che non ne vuole sapere di trattenere il cibo.
-    Lo stai facendo di nuovo – Isabel corrugò la fronte contrariata.
-    Cosa?
-    Mi tratti come una donzella in difficoltà.
-    Ti tratto come la mia principessa, è diverso – le fece l’occhiolino e uscì chiudendo piano la porta.
Isabel si catapultò in camera da letto e cominciò a togliere le lenzuola strattonandole. Era nervosa e agitata, tutta quella faccenda la metteva di cattivo umore. Raggomitolò tutto in un fagotto e poi lo scaraventò per terra con tutta la rabbia che aveva.
Aprì con malagrazia l’armadio ed esaminò spassionatamente il contenuto di quest’ultimo. Jeans, giacche sportive, tailleur che non aveva mai messo… niente, non aveva niente da mettersi. Chiuse le ante con violenza e si mise a sedere sul materasso rimirandosi i piedi nudi.
Sentiva che le lacrime stavano per arrivare e si buttò all’indietro sul letto. Come diavolo aveva fatto a farsi convincere? Una cena in famiglia, una cosa semplice… semplice un corno! Ci sarebbe stata anche la Strauss, prozia di Chris ed ex capo sezione, Lizzy e Jack, i coniugi Reid, le gemelle Crystal e Susan. Per non parlare del fatto che non sarebbe stata una tranquilla cenetta in casa, no troppo facile. Da Carlo’s! Uno dei locali più eleganti della città.
Già si immaginava la scena. Lei che entrava con una gonna al ginocchio, una camicia bianca e la sua aria insignificante al braccio di Chris. Belle ed eleganti ragazze sedute al bar che guardavano la scena e sghignazzavano, pensando che lei fosse la sorellina scema dello strafigo di turno. Cavoli!

Quando Chris tornò, la lavatrice era in funzione e le lenzuola erano state cambiate. Isabel si era ricomposta e vestita con i soliti jeans e maglietta. Era seduta al tavolo della cucina con lo sguardo perso nel vuoto e un’aria da funerale.
Reid posò il bicchiere di carta con il caffè davanti a lei e poi aprì la confezione di ciambelle. Si mise a sedere ostentando una calma epocale e cominciò a sfogliare il giornale. Sapeva che quando Isabel era di quell’umore era meglio non darle spago, altrimenti l’avrebbe impiccato.
-    Io stasera non vengo – tono piatto da parte di lei.
-    Come? – Chris aveva rischiato di rovesciarsi il caffè addosso per la sorpresa – Ne stiamo parlando da settimane ormai.
-    No, tu ne stai parlando da settimane – precisò lei continuando a guardare nel vuoto – Io non vengo, non me la sento.
-    Posso chiederti perché? – posò il giornale e incrociò le braccia sul tavolo attendendo una risposta.
-    Sarebbe imbarazzante – preferiva giocare sul sicuro, non voleva dirgli la verità.
-    Perché? Conosci già la mia famiglia. Persino zia Erin ti conosce, anche se il vostro primo incontro non è stato dei più… ehm…
-    Ci ha beccati mentre stavamo per baciarci, non credi che sia un buon motivo per sentirsi in imbarazzo?
-    Figurati, lei è stata la prima a buttarla sullo scherzo quando ne abbiamo riparlato.
-    Parli di me con loro?
-    Sei la mia ragazza, è normale che io parli di te alla mia famiglia.
-    Io non vengo, punto.
-    Tu vieni, punto! – Reid picchiò la mano sul tavolo e si alzò visibilmente irritato – Ti passo a prendere stasera alle sette e mi aspetto di trovarti pronta. Fine della discussione.
-    Perché l’ultima parola deve essere sempre la tua? – Isabel continuò a fissare la cucina davanti a sé.
-    Sei solo di malumore, come quasi tutte le mattine. Vedrai che nel pomeriggio di passa. Ci vediamo dopo – le baciò la fronte e uscì prima che lei potesse ribattere.
Irons sospirò rassegnata, quella poteva essere la fine della loro storia. Se lui fosse passato a prenderla e lei non si fosse fatta trovare, lui si sarebbe arrabbiato. Se gli avesse telefonato dicendogli di non sentirsi bene, lui l’avrebbe trascinata di peso. Se lei fosse andata, lui si sarebbe reso conto di quanto ridicoli fossero insieme. Per lei sarebbe stato comunque game over.
Svuotò il caffè nel lavandino e si decise a spostarsi in salotto. Si rannicchiò sulla sua poltrona preferita e cominciò a fissare un punto della parete. Se il telefono avesse squillato… se fosse stato necessario il loro intervento in qualche cittadina anonima del Paese. Ma sapeva che i miracoli non succedono e che doveva trovare il modo di risolvere la situazione da sola.
Ma come? Come sarebbe riuscita a sopravvivere a quella serata?

Continua…

Mi raccomando: commentate^^
   
 
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