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Autore: Ely_Van Baust    07/01/2011    6 recensioni
Continuò debolmente a parlare di ciò che avrebbe fatto appena tornato a casa, dei suoi progetti futuri e di alcuni aneddoti divertenti della sua vita passata.
La sua voce diventava fioca ad ogni parola finché non si spense del tutto.
E mentre la luna era in cielo, uno stormo di uccelli cantava una melodia.. una melodia di morte.
[Dedicata con affetto ad Amy Yraley Black]
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blue Moon

 

 

 

 

Era una mattina soleggiata quando Amy Black arrivò per la prima volta in quel piccolo paesino del Nord Carolina.

Era piuttosto nervosa, era stata costretta a cambiare stato, casa, scuola e amici. In quel paesino dove tutti conoscevano tutti, si sentiva come un pesce fuor d’acqua.

Quella mattina poi, si era alzata prestissimo. Non aveva ancora fatto conoscenza con nessuno e adesso doveva affrontare il suo primo giorno di scuola. Dire che era terrorizzata era poco.

Una volta sveglia corse al suo armadio per prendere i suoi vestiti, neri, come sempre.

Adorava il nero, e chiunque avesse i capelli, la pelle o anche solo i vestiti di quel colore.

Scese in cucina, pronta per gustare la torta preparata da sua madre, una cuoca eccezionale

-Buon giorno mamma.. – “esclamò” senza entusiasmo, mentre entrava.

La madre gli lanciò un’occhiata. –Su tesoro.. non fare così vedrai che ti farai tanti amici.. – cercò di incoraggiarla.

Ma Amy era incoraggiabile, mangiò lentamente la sua colazione, e sempre lentamente preparò lo zaino.

-Io vado mamma.. – sussurrò poi, salutandola e correndo in giardino per prendere il bus, non voleva di certo arrivare tardi il suo primo giorno di scuola.

Corse fino alla fermata e non appena il pullman giallo si fermò, salì a bordo andando a sedersi in un posto appartato.

Si sa, sugli autobus gli scherzi ai nuovi arrivati sono frequenti, non voleva di certo cominciare così l’anno scolastico.

Attraversarono si e no due fermate, quando ad un certo punto sentì una pressione sul sedile; una ragazza si era seduta accanto a lei.

-Ciao! – la sentì esclamare, pimpante.

Amy la guardò senza parole. Aveva davanti a sé una ragazza dai bizzarri vestiti punk, e i corti capelli castani con ciuffi neri sparsi qua e là. -Ciao.. – sussurrò di rimando.  

La ragazza sorrise. –Sei nuova di qui.. non ti ho mai visto.. piacere il mio nome è Alex.. vedrai diventeremo ottime amiche!

Quando finalmente finì di parlare, Amy scoppiò a ridere. –Ma quanto parli? – rise. –Comunque piacere.. il mio nome è Amy! E si, mi sono trasferita qui due giorni fa

Alex si mise a ridere. –Allora penso che ti troverai bene qui! C’è un sacco di gente simpatica

Una volta arrivati a scuola, Alex e Amy scesero in fretta dal bus, visto che erano in anticipo Alex si offrì di mostrare ad Amy la scuola.

Non era particolarmente grande, però era  ben fornita e strutturata.

La facciata era bianca con la bandiera dell’america alle finestre. Le aule erano grandi e alcune fornite di computer.

Era una bella scuola, nonostante fossero in mezzo ai boschi.

La campanella suonò e le due ragazze si diressero verso la loro aula. Quella di Matematica.

-Lei è la vostra nuova compagna di classe.. Si chiama Amy Black e si è trasferita qui dal South Dakota

Il professore di Matematica era un bell’uomo, giovane e muscoloso.

E grazie alle sue battute le prime due ore volarono, quasi come il resto della giornata, e in men che non di dica arrivarono all’ora di pranzo.

Come sospettato Amy e Alex si sedettero insieme, ma poco dopo furono raggiunte da un ragazzo.

-Ciao Alex! – la salutò, dandole il cinque.

Alex ridacchiò. –Amy lui è Dawson.. è il mio vicino di casa, siamo amici da tanto tempo..

Amy sorrise cordiale. –Piacere Dawson il mio nome è Amy – disse, stringendogli la mano.

Dawson sorrise. –Ti piace la nostra piccola cittadina?

Amy stava per rispondere, quando la sua attenzione fu destata da un ragazzo che era appena entrato in mensa.

Aveva dei bellissimi capelli corvini e indossava una camicia bianca con i risvolti alle maniche. Chiacchierava allegramente col ragazzo alla sua destra, e sembrava un bambino in quel suo sguardo innocente.

-Ah lui è Jean.. – ridacchiò Alex. –è il più carino della scuola, non sbavare, tutte gli vanno dietro..

-Che gran figo della madonna — disse  Amy, sgranando gli occhi, estasiata davanti alla vista di Jean.

Questo continuava a camminare con calma, mentre ridacchiava con il suo amico.

-Quello invece è Tyler.. non ti conviene incontrarlo nella tua strada Amy.. – spiegò poi Dawson.

Come se avesse ascoltato ogni parola, Tyler voltò lo sguardo verso i tre ragazzi, stirando le labbra in un sorriso di scherno.

Amy serrò i denti. –Mette i brividi.. – sentenziò, stringendo le spalle.

Tyler però non accennava a voler smettere di fissarli, e quando Jean se ne accorse voltò anch’egli lo sguardo verso di loro.

Non uno sguardo malvagio come quello dell’amico, ma uno sguardo curioso, quasi ingenuo.

E Amy non potè fare a meno che poggiare il viso sui palmi e guardare il suo principe azzurro, ignorando totalmente il “gemello” cattivo al fianco.

-Salve a voi giovani studenti! – una voce squillante, gli trapanò le orecchie.

Alex le lanciò uno sguardo omicida. –Elizabeth non vedi che stiamo guardando male qualcuno?! – esclamò poi.

Amy guardò l’amica. –Ah.. dovevamo guardarlo male?

Dawson si diede uno schiaffo in faccia. –Va beh.. levati dalle scatole Lizzy, non abbiamo voglia di sentire le tue storie sull’importanza delle ragazze ponpon! 

La bionda s’imbronciò. –Si dice Cheerleader! E comunque qui ci sono i moduli d’iscrizione, chi è intelligente  si iscriverà!

E detto questo corse in direzione di Jean e Tyler. –Ciao Jean.. ti va di venire a vedere i provini? – ammiccò, facendo l’occhiolino.

A quella visione Amy lanciò un’occhiataccia alla bionda tutta snob, ma prima che lei potesse dire qualcosa Tyler la scansò in malo modo, trascinando con sé Jean.

-Sarà per un’altra volta Lizzy – le sorrise, imbarazzato, mentre veniva portato via.

I tre ragazzi assistettero in silenzio alla strana scena. –Ma sono fidanzati per caso? – chiese Amy, sperando in una risposta negativa.

Alex scrollò le spalle. –Non credo.. ma Tyler è piuttosto possessivo nei confronti di Jean.. non lascia avvicinarlo a nessuno..

Suonò la campanella, segno che la pausa pranzo era purtroppo finita, ed era ora di andare a lezione.

-Ora tu hai Scienze.. noi invece letteratura.. – sussurrò Alex, davanti l’armadietto di Amy. –Cerca di sederti accanto qualche bel ragazzo!

Amy ridacchiò, e poi cominciò ad avanzare verso l’aula di scienze.

Era ancora vuota, e Amy non trovò difficoltà a trovare posto.

Si sedette vicino la finestra, perdendosi nel contemplare il boschetto davanti la loro scuola.

Non si accorse nemmeno del ragazzo che le si era seduto accanto, finché non voltò lo sguardo verso di lui.

--Ah! – esclamò, non appena lo vide.

Jean era seduto accanto a lei, con gli occhi chini sul libro e gli occhiali sul naso.

Quegli occhiali gli davano un’aria da bambino, e nuovamente Amy si perse nel contemplarlo.

Quando lui se ne accorse le rivolse uno sguardo interrogativo. –Ho.. qualcosa sul viso?

A quella domanda la ragazza sobbalzò. –Cosa?? No, no! – rispose agitandosi a destra e a manca.

Il moro sorrise benevolo. –Sei nuova di qui vero? È la prima volta che ti vedo..

Amy arrossì. –Si .. mi sono trasferita da poco.. è una bella cittadina.. e ci sono anche belle persone.. – sorrise, contemplando le pozze nere negli occhi del maggiore.

-Oh che sciocca! Non mi sono presentata! Il mio nome è Amy..

Jean scoppiò a ridere. –Il mio nome è Jean.. piacere.. – le disse, inclinando il viso di lato.

A quel gesto però Amy notò un particolare raccapricciante.

Fece tuttavia finta di nulla, continuando a sorridere.

-Jean! – sentirono urlare. Si voltarono entrambi in direzione della porta. Tyler era sull’uscio, con le mani in tasca e uno sguardo severo.

Jean sospirò. –Mi ha fatto piacere conoscerti.. Amy Black – sussurrò, alzandosi e andando via.

La mora trattenne a stento un’imprecazione. Avrebbe voluto prendere a calci quel maledetto, che si divertiva a tenere Jean solo per sé.

Attese la fine della lezione e poi corse al suo armadietto. Finalmente le lezioni erano finite.

-Che bello finalmente è finita! – esclamò, correndo fuori, seguita dai suoi nuovi amici.

Alex le corse dietro, mentre salivano sul pullman.

Il tragitto fino a casa fu più veloce di quanto Amy ricordasse, e quando scese salutò i suoi due amici, e tutta pimpante corse fino a casa.

Sua madre era appena tornata e stava preparando la cena.

-Ciao tesoro.. com’è andato il primo giorno di scuola? – le chiese, mentre metteva il pollo in forno.

Amy salterellò per casa. –Benissimo mamma! Ho fatto amicizia ed è finita prima di quanto pensassi!

La donna sorrise. –Sai cara anche io ho conosciuto una donna molto simpatica.. domani sera siamo invitate a cena da lei.. – spiegò.

-Credo sia la madre di un tuo compagno di scuola..

La madre continuava a raccontare, ma ormai Amy era in un mondo tutto suo. Pensava a ciò che aveva visto sul collo di Jean, e questo la spaventava non poco.

Due piccoli fori erano sul suo collo, e nonostante Amy lo credesse impossibile non poteva non pensare solo ad una cosa: vampiri.

Cenò con quel pensiero nella testa e decise che l’indomani ne avrebbe parlato con Alex. Se c’era qualcuno che sapesse qualcosa sui loro compagni era lei!

 

Quando l’indomani la incontrò sull’autobus, insieme a Dawson, non esitò a raccontarle ciò che aveva visto.

-Erano dei morsi da vampiro.. – sussurrò, dopo aver terminato il racconto.

I due ragazzi si guardarono in viso. –Sei sicura Amy? Può darsi che tu abbia visto male..

La mora scosse la testa. –No.. è proprio ciò che ho visto..

Arrivarono a scuola, e continuarono a parlare dei segni sul collo di Jean.

-Credo dovremmo parlarne con lui.. – propose Alex.

Dawson la fulminò con lo sguardo. –Oh certo.. Ciao Jean, senti abbiamo visto degli strani segni sul tuo collo, non è che per caso sei un vampiro?

-Chi è un vampiro? – sentirono poi sussurrare alle loro spalle.

Si voltarono di scatto. Jean era alle loro spalle, zaino in spalla e sorriso sornione stampato in faccia.

Amy diventò rossa come un pomodoro. –Ne.. nessuno! –esclamò, in imbarazzo.

Alex ridacchiò. –Jean.. è la prima volta che parli con noi.. che c’è..? la tua guardia del corpo ti ha dato la libera uscita..? – chiese tagliente, come sempre.

Jean però non fece una piega. –Ne approfitto a che è impegnato.. e comunque  volevo darti questo.. – sussurrò, uscendo dallo zaino il libro di scienze di Amy. –Ieri per sbaglio l’ho preso io..

Amy sorrise imbarazzata, prendendo il libro tra le mani. –Grazie.. sei stato molto gentile..

La campanella suonò nuovamente, ed Amy fu letteralmente trascinata via da Alex e Dawson.

Mentre Jean li salutava con un debole gesto della mano.

-Eccoti qui.. – sussurrò una  voce stridula alle spalle del moro.

Questo si voltò lentamente, visualizzando la figura di Tyler, che lo guardava severo. –Ti stavo giusto cercando – ridacchiò il moretto, ricevendo però uno schiaffo dal maggiore.

Voltò lo sguardo astioso, sfidando quello di Tyler.

-Non prenderti gioco di me! – gli ringhiò quest’ultimo, afferrandolo per il colletto della camicia.

Ma Jean non si lasciò sopraffare, non quella volta. –Lasciami subito.. – sibilò, poggiando le sue mani su quelle fredde del maggiore.

Il suo sguardo non accennava ad abbassarsi, anzi era pronto ad incassare ogni colpo.

Tyler sorrise, inaspettatamente, e lasciò la presa sul moro.

-Vieni con me.. – sussurrò, prendendogli il braccio e trascinandolo con sé.

Intanto Amy, Alex e Dawson erano in aula di filosofia, e si stavano sorbendo una noiosissima ora di quella noiosa materia.

Amy continuava a pensare a Jean, mentre Alex ridacchiava nel vedere l’amica sbavare continuamente.

-Eh mia cara amica.. se non metti fuori gioco il ragazzone, non potrai far cadere ai tuoi piedi il tuo principe azzurro.. – ridacchiò.

Amy si ridestò dal suo sognare. –Hai ragione.. ma come?

Si voltò in quel momento Dawson, del tutto distratto dalla spiegazione.

–Che ne dici di una spintarella sulle scale.. ? – propose, ridacchiando.

-A Tyler?

-No a Jean..

Amy strabuzzò gli occhi. –E perché a Jean scusa?

Dawson non ci pensò due volte. –Perché è solo un montato.. credimi uno come quello è meglio perderlo che trovarlo..

La punk andò in soccorso dell’amica. –Suvvia Dawson non lo conosciamo quindi non possiamo giudicarlo..

-Si, ma ciò non toglie che fa tutto l’innocentino per sembrare più figo..

Amy abbassò lo sguardo pensierosa, non ascoltando più le parole dei due amici. Qualcosa le diceva che Jean nascondeva qualcosa, e spettava a lei scoprirlo.

Quando finalmente fu ora di pranzo, si diresse a mensa con i suoi amici. Ma stranamente i corridoi erano vuoti, ed una folla era concentrata davanti gli armadietti.

I tre cercarono di passare in mezzo per scoprire cosa fosse successo, ma solo Amy ci riuscì, e ciò che vide fu uno spettacolo tremendo.

Elizabeth Smith stava riversa per terra, il viso contratto in una smorfia di puro terrore, e la pelle secca e striminzita.

Nessuno potè avvicinarsi al cadavere, ma Amy notò qualcosa che gli altri non riuscirono a vedere.

Erano presenti due piccoli fori sulla parte sinistra del collo di Elizabeth.

Amy capì subito di cosa si trattasse.. vampiri.

 

Venne la polizia, e in poche ore furono interrogati tutti i presenti.

Amy non sapeva se confidare ad Alex e Dawson ciò che aveva visto, sta di fatto che aveva già un sospetto per la mente. Un sospetto che portava il nome di Jean Russel.

Quando scese dal pullman si diresse svogliata alla soglia, pronta per una bella dormita, ma non era proprio destino per lei.

Infatti nel momento in cui aprì la porta, sua madre le urlò pimpante: -Avanti tesoro dobbiamo andare a cena dalla mia collega!

Amy non era proprio in vena. Lanciò uno sguardo d’aiuto al padre, ma questo le lanciò di rimando uno sguardo rassegnato.

Sospirò infine, andando a prepararsi.

La casa dell’amica della madre era a due isolati dalla casa di Amy, e lei non poteva proprio immaginare da chi andasse a cena.

-Ciao Mildred! – esclamò la padrona di casa, abbracciando la madre di Amy. Abbracciò anche la giovane, facendole sentire tutta la sua calorosa accoglienza.

Una volta entrati in casa Amy fece la conoscenza del piccolo Alan, un ragazzetto simpatico che amava giocare ai videogiochi.

-Lui è mio figlio minore Alan.. – proferì orgogliosa la donna, mentre presentava il figlio agli ospiti.

Era una stampa della madre.

-Alan, invece di giocare ai videogiochi va a chiamare tuo fratello.. – lo ammonì poi, mentre preparava la cena.

Il piccolo sbuffò sonoramente, cominciando a salire le scale.

Amy era proprio curiosa di conoscere il figlio di quella donna.

-Vuole una mano signora? – si offrì poi, mentre osservava la donna apparecchiare la tavola.

Prese un paio di piatti, ma quando si voltò, visualizzando il ragazzo davanti a lei, quasi non li fece cadere.

Jean era davanti a lei, con una canottiera aderente e un colorito più pallido che mai.

-Oddio! – esclamò, cadendo quasi all’indietro, fortunatamente  Jean era stato più veloce, riuscendo a prendere lei e i piatti pure.

-Ti senti bene?

Amy era diventata rossa come un peperone. Era tra le braccia del suo principe.. in quel momento il mondo attorno a loro sembrava come svanito.

Jean sorrideva teneramente, e lo sguardo di Amy vagava sul viso, sugli occhi.. sulle labbra. E poi sul collo, sulla quale stavano i due segni.. più rossi che mai.

Sgranò gli occhi terrorizzata, spingendo via Jean con l’aiuto delle mani. –Lasciami! – urlò, cercando di riprendere fiato.

Jean stava per controbattere, quando sua madre entrò portando la cena. –Su prendete posto..

Amy si sedette accanto ad Alan, mentre Jean stava dall’altra parte.

Non si guardarono in viso.. neanche una volta.

-Ragazzi.. ho saputo cos’è successo questa mattina nella vostra scuola.. povera Elizabeth.. – sussurrò ad un certo punto la signora Russel.

-Sapete quando saranno i funerali?

Amy bevve un bicchiere d’acqua e poi rispose: Si.. domenica sera..

Il piccolo Alan la guardò di sottecchi. –Tu sei la prima ragazza che varca la soglia di casa nostra.. – ridacchiò innocente. –Mio fratello è un po’ gay…

La signora Russel sobbalzò. –Alan! Ma che dici?

Jean non si scompose, continuando a mangiare. –No.. lascialo parlare.. chi fa delle congetture vuol dire che lo è per primo..

Alzò poi lo sguardo tagliente. –Sei gay Alan..? – sogghignò, tanto che Amy tremò al suo sguardo.

Più osservava Jean, più si convinceva che fosse un vampiro.

Anche il più piccolo non fece una piega. –Oh fratellone.. – sussurrò, calcando la voce su questa parola. –Oltre ad essere adottato sei anche gay? Che brutta cosa essere sempre il secondo.. emarginato da tutto e tutti – sussurrò malvagio.

-Ammettilo sei di troppo in questa famiglia

Jean continuò a guardare il fratello con occhi rabbiosi, ma impotenti.

-Ora basta Alan.. chiedi subito scusa a tuo fratello! – si intromise, questa volta il padre.

Ma Jean ormai era andato. Si alzò di scatto dalla sedia e andò vicino il fratello.

-Ti conviene guardarti le spalle.. se non vuoi fare la fine della Cheerleader.. – gli sussurrò all’orecchio, salendo poi in camera.

La signora Russel guardò il figlio con uno sguardo di rimprovero. –Alan non è carino quello che hai detto a tuo fratello .. – lo ammonì.

Il minore la guardò con rabbia. –Voi non capite niente! – urlò, salendo anche lui le scale.

Poterono sentire distintamente la porta della sua camera sbattere.

Amy rimase impietrita. Jean era stato adottato, aveva minacciato di morte il proprio fratellino ed era freddo come il ghiaccio.

Freddo in tutti i sensi.

-Mi dispiace abbiate assistito a questa scena.. ma purtroppo si verifica quasi ogni giorno..

 

L’indomani a scuola Amy era decisa più che mai a parlare con Jean.

Ma prima doveva chiedere consiglio ad Alex e Dawson.

Aspettò nuovamente che salissero sul bus per parlare con loro. Gli raccontò cos’era successo la sera prima, e cosa aveva notato sul collo di Elizabeth.

Alex e Dawson rimasero impietriti.

-È chiaro che è Jean il colpevole… è un vampiro! – esclamò Alex, mentre scendevano.

Dovevano solo aspettare il momento giusto.

In quel giorno non c’erano lezioni, ma gli studenti era stati comunque chiamati a scuola. Non volevano che il panico si diffondesse, i professori volevano avere la situazione sotto controllo.

Passarono quasi tutta la giornata nella biblioteca della scuola, dove i tre pensarono ad un piano per non restare uccisi.

L’idea era di avvicinare Jean, immobilizzarlo e interrogarlo.

Mossa astuta, non fosse stato per un piccolo, insignificante dettaglio.. Tyler.

Come facevano a farli separare?

La campanella suonò l’ora di pranzo, e i tre ragazzi si diressero in mensa.

-Ragazzi ho dimenticato una cosa in classe.. voi andate io vi raggiungo.. – disse ad un certo punto Amy.

I due la guardarono preoccupati, decidendo comunque di lasciarla andare.

Si diresse di corsa in classe, dove si sorprese di trovarla semiaperta.

Da dentro provenivano delle voci.. voci familiari, purtroppo.

Aprì di poco la porta, giusto per vedere due ragazzi.

Uno grande e grosso, e l’altro piccolo e minuto schiacciato contro la parete.

-Tyler.. mi fai male.. – sussurrò quest’ultimo, cercando di allontanare il maggiore dal suo corpo.

Tyler si allontanò di poco, giusto il tempo di mostrare i canini sporchi di sangue, sorridenti e guizzanti. –Su.. quanto ti lamenti.. Jean.. – gli soffiò all’orecchio.

Ma Jean non sembrava dello stesso umore dell’altro. Si sentiva stanco, e il dolore al collo non accennava a diminuire.

-Ne prendi troppo.. – sussurrò poi a fatica. –Non ce la faccio.. per favore..

Il maggiore lo spinse con violenza sul muro. –Te ne lascio abbastanza per sopravvivere! Dovresti essermene grato! – gli ringhiò contro.

Il corpo di Jean, era debole e pallido e a stento riusciva a reggersi in piedi.

Tyler gli passò poi una mano sul fianco, per sostenerlo e riprese a mordere quel candido collo che tanto adorava.

In quel momento Amy finalmente capì. Non era Jean il vampiro. Ma Tyler..

Aspettò pochi minuti, nascosta nell’aula adiacente. Da lì riusciva benissimo a sentire ogni loro parola, ogni loro movimento.

Sentì poi la porta aprirsi e poi chiudersi con un leggero tonfo. Inizialmente pensò che fossero entrambi usciti, ma dal muro poteva sentire dei respiri affannati.

Jean doveva essere ancora dentro.

Con tutto il coraggio di cui era munita, uscì dall’aula dirigendosi in quella dove si trovava Jean.

Doveva parlare con lui.

Entrò lentamente nella stanza, osservando la figura del ragazzo appoggiata al muro.

Era pallido, quasi quanto il giorno prima a casa sua.

Quando la vide però, si alzò di scatto, intimandole di andare via.

Era sfinito e tremante ed Amy non potè far altro che pensare che lui era solo la vittima della situazione.

-Voglio solo aiutarti.. – sussurrò, mentre si avvicinava lenta.

Jean la guardò per un istante. –Non puoi aiutarmi.. nessuno può farlo..

Amy gli carezzò i capelli. –Su.. non abbatterti.. – gli sussurrò, cercando di dargli conforto.

-Io e i miei amici stiamo cercando il colpevole dell’omicidio della Cheerleader.. è stato Tyler vero?

Jean la fulminò con lo sguardo. –Non dirlo! – le urlò contro. –Se Tyler scoprisse che tu sai… ci ammazzerebbe entrambi!

Amy annuì poco convinta. –Permettimi di aiutarti almeno..

-No! Va via.. ci ucciderà.. non c’è via di scampo

La minore sospirò. –D’accordo.. ma se cambi idea sono in mensa..

E detto questo cominciò lentamente a scendere le scale, dirigendosi alla mensa.

-Ehi Amy.. che è successo? Ti vedo giù di morale.. – le chiese Dawson, preoccupato per l’amica.

La ragazza scrollò le spalle. –Ho parlato con Jean.. – sussurrò flebile.

A quelle parole gli altri due sobbalzarono. –Che è successo? Ti ha fatto del male??

-No.. ma ho scoperto che non è lui il vampiro..

Stava per parlare, quando una voce alle sue spalle la precedette. –Il vampiro è Tyler..

Jean era dietro di loro, a mala pena si reggeva in piedi, era pallido e tremante.

Amy provò tanta pena per lui.

-Siediti Jean.. – gli sussurrò poi, aiutandolo a sedersi.

Jean respirò a fondo. –Non dovete indagare troppo su quest’ultimo omicidio.. – parlò, guardando i tre negli occhi. –Tyler è molto pericoloso.. se non volete fare la fine della Cheerleader restate fuori da questa storia!

Alex lo fulminò con lo sguardo. –Se a te sta bene così sono affari tuoi! Ma se non ti dispiace noi vogliamo cambiare questo stato delle cose.. siamo stufi di assistere ogni anno ad un omicidio!

Amy sgranò gli occhi. –Ogni anno..?

Dawson annuì. –Non è la prima volta che vengono uccisi degli studenti..

Amy guardò Jean allibita. –E tu lo sapevi? Sapevi che Tyler uccideva tutta questa gente e non hai fatto nulla?

Jean abbassò lo sguardo. –Credi che non ci abbia provato? Secondo te come sono finito in questa situazione …?

-Se vi opponete verrete uccisi..

Amy socchiuse gli occhi. –Mi hai delusa.. non ti credevo così..

Si alzò poi, lasciando i tre ragazzi ancora seduti al tavolo della mensa.

L’ora di storia passò velocemente, e quando suonò la campanella si diresse a piedi verso casa. Aveva voglia di schiarirsi le idee.

Pioveva a dirotto e questo non potè far altro che far piacere ad Amy.

Con la pioggia le strade erano deserte, avrebbe potuto riflettere in tutta tranquillità.

Ripensò a cos’era successo, alla morte di Elizabeth Smith, e al segreto di Jean.

Che anche lui ne fosse complice?

Chi le diceva che non faceva il doppio gioco?

Dopo un quarto d’ora fu a casa. Sua madre era in cucina a preparare dei biscotti e con lei c’era la signora Russel.

Il piccolo Alan stava davanti la televisione.

Amy li salutò cordialmente.

-Ciao tesoro.. com’è andata oggi? – le chiese la madre di Jean.

Fortuna che Jean non era lì con loro.

-Siamo ancora tutti in subbuglio per la morte di Elizabeth Smith..

Alan in quel momento si voltò verso di lei. –Ci farai l’abitudine.. – le sussurrò, con la disinvoltura di chi ne sa troppo.

Amy lo guardò accigliata. –Ne sai abbastanza di questa storia vero Alan? Vieni con me.. – gli disse, afferrandolo e portandolo nella sua stanza.

Alan era furbo per la sua età, ed Amy lo aveva capito.

-Tu ne sai qualcosa vero?

Il minore sorrise. –Vuoi sapere qualcosa su Tyler?

Amy annuì.

-Tyler commette un omicidio ogni anno. Non si può fare nulla..

-E gli altri del paese lo sanno?

Alan scosse la testa. –No.. solo io e Jean..

-E tu come lo hai saputo?

Ancora un volta il minore sorrise. –Ho visto mio fratello e Tyler.. insieme..

Amy sentì un groppo alla gola. –Che cosa stavano facendo.. ?

-Tyler si stava nutrendo..

La giovane ragazza sospirò sollevata, voltando poi lo sguardo fuori la finestra.

Non poteva sapere chi c’era là fuori ad aspettarla.

Jean era seduto sul bordo della strada, e anche se fuori pioveva non sembrava intenzionato ad entrare in casa.

Si accorse subito dello sguardo di Amy, ed alzò gli occhi per incontrare i suoi.

Sembrava davvero triste.

La ragazza scese in soggiorno, andando ad aprire la porta, ma quando uscì in giardino, non c’era più nessuno.

Che lo avesse immaginato?

La sera stessa, dopo cena, ricevette una chiamata dalla sua amica Alex.

-Pronto Amy?? Non sai cos’è successo!

-Alex? Perché sei così agitata? Che è successo?

-C’è stato un altro omicidio.. – sussurrò preoccupata.

Amy sgranò gli occhi. –Chi..?

Alex abbassò lo sguardo. –Rebecca Taylor.. era una ragazza dell’ultimo anno..

-Ascolta.. domani la scuola rimane chiusa, dobbiamo parlare con Jean! – la informò poi.

Amy aggrottò la fronte. –Io so dove abita. Andremo direttamente a casa sua

L’indomani come d’accordo si incontrarono a metà strada, e poco dopo le raggiunse anche Dawson.

-Bene.. Jean sa sicuramente cos’è successo ..

Si diressero a passi lenti verso casa sua. Non sarebbe stato difficile incontrarlo, ma dovevano fare attenzione a Tyler.

Era la prima volta che veniva uccisa più di una studentessa, doveva essere successo qualcosa di grosso.

Suonarono un paio di volte a casa Russel, ma non rispondeva nessuno.

-Che non sia in casa?

Ma neanche il tempo di finire la frase che la porta si aprì, rivelando la figura di Jean sulla soglia.

Indossava ancora il pigiama, ed aveva i capelli arruffati, segno che si era svegliato da poco.

-Ah.. siete voi.. – sussurrò, per niente sorpreso dalla visita dei compagni.

Dawson lo fulminò con lo sguardo. –Jean.. abbiamo urgente bisogno di parlare con te!

Amy annuì, avvicinandosi di poco al ragazzo. –Ti prego.. ieri sera c’è stata un’altra vittima..

Il moro sospirò. –Entrate..

Li fece sedere nel tavolo in cucina, e poi servì del cafè.

-Volete qualcosa da mangiare?

Amy scosse la testa. –Jean.. devi parlarci di Tyler..

Il maggiore posò la tazza di cafè. –L’ho conosciuto quando ero ancora all’orfanotrofio.. è lì che ho scoperto che era un vampiro.

-Inizialmente si nutriva di ogni essere umano gli capitasse a tiro, ma dopo avermi conosciuto ha cominciato a nutrirsi solo di me.. All’inizio andava bene, ma da un po’ di anni a questa parte non gli basta più. Ha cominciato ad uccidere sempre più frequentemente. Mirando ad ogni ragazza che si avvicinasse a me.

Amy abbassò lo sguardo. –Mi dispiace Jean.. Dev’essere dura per te questa situazione.

-Ultimamente è diventato ancora più oppressivo, e ancora più affamato.

Alex si alzò di scatto. –Come possiamo fermarlo?

Jean sospirò. –Il suo cuore.. è nascosto in casa sua.. non so dove, ma se distruggete quello, ucciderete Tyler…

Non era molto, ma era già un inizio.

Quella volta Tyler non sembrava intenzionato a terminare gli omicidi.

-Grazie Jean. Ci sei stato d’aiuto..

Uscirono in fretta, così com’erano entrati.  Lasciando da soli Jean.. e il suo peggiore incubo.

 

-Perfetto! Cosa sappiamo di Tyler? – chiese ad un certo punto Amy mentre camminavano.

Non potevano di certo intrufolarsi a casa sua senza avere un piano.

Alex si accigliò di poco. –Appartiene ad una delle famiglie più antiche del paese..

Dawson annuì. –E vive in una grande villa, dietro il cimitero..

-La famiglia? Normale?

Alex scosse la testa. –Morti in un incidente tanti anni fa.. in quella casa vive solo Tyler..

Amy sgranò gli occhi. –Non so se avere paura, o esserne rassicurata..

Dawson ridacchiò, una risata nervosa e spaventata.

A quanto pare tutti in paese ne erano terrorizzati.

Continuarono a camminare, senza meta, cercando di riordinare le idee.

A nessuno di tre ragazzi però, veniva in mente un’idea su come cogliere Tyler di sorpresa.

-Qualcuno di voi sa qualcosa a proposito di vampiri..?

Amy guardò Dawson con aria interrogativa. –Beh si uccidono con un paletto nel cuore..

Alex le lanciò un’occhiataccia. –Oh certo, come facciamo a ficcare un paletto nel cuore di quell’omaccione?

-Non lo so.. – rispose Amy imbronciata. –Ma un modo dobbiamo trovarlo

Osservò poi il cielo, era cupo e grigio. –Le vittime.. gli omicidi si verificano sempre in questo periodo dell’anno? –chiese poi ansiosa.

Dawson la guardò, poi lanciò un’occhiata preoccupata ad Alex.

-Sta notte ci sarà la luna piena.. le vittime vengono trovate sempre il giorno prima della notte di luna piena –le rispose quest’ultima.

-Allora dobbiamo agire sta notte!

-Armiamoci di qualsiasi cosa serva ad uccidere un vampiro. Prendiamo aglio, paletti di legno, accendini, rose.. qualsiasi cosa che possa anche solo scalfirlo!

Dawson e Alex annuirono convinti. –Per l’aglio possiamo prenderlo da casa mia.. mia madre ha la dispensa piena..

Camminarono allora diretti verso la casa di Dawson. Non era particolarmente grande, e aveva un tocco di classicismo.

Entrarono, dirigendosi subito in cucina. –Dobbiamo fare delle collane..

Alex guardò Amy. –Ma sei sicura che funzionino? Io ho sentito dire che non possono nulla contro i vampiri..

Che servissero davvero o no, era irrilevante. Dovevano armarsi di qualsiasi cosa fosse dannosa contro i vampiri.

-Non abbiamo tempo per cercare tutto.. dobbiamo dividerci a compiti..- puntualizzò poi Dawson, notando la difficoltà nel fare una collana d’aglio.

Alex annuì. –Dawson ha ragione..

-Dobbiamo preparare troppe cose.. conviene dividerci.. Stasera divideremo ciò che abbiamo preso..

Alex aveva ragione.

Si divisero così i compiti e ad Amy toccarono i crocefissi e le rose.

Come prima cosa si diresse in chiesa, lì di crocefissi ce n’erano in abbondanza.

Parlò con il prete, e gli chiese tre crocefissi semplici, tipo quelli che si usano per le comunioni.

Trovare le rose però, sarebbe stato alquanto complicato. Non poteva comprarle, poiché servivano selvagge. Quindi l’unico posto dove poteva trovarle era il boschetto dietro la scuola.

Dalla finestra della sua classe aveva visto un cespuglio di rose, doveva solo arrivarci senza perdersi.

Non ci mise molto ad arrivare all’entrata del bosco. Era oscuro e sinistro, ed Amy in quel momento avrebbe preferito procurarsi il paletto.

Non camminò molto, prima di trovare il cespuglio.

E il sole era quasi al tramonto.

Forse avrebbe dovuto chiedere a Jean se voleva unirsi a loro, dopotutto era il più coinvolto di tutti.

Corse allora verso casa Russel, suonando il campanello un paio di volte.

Le venne ad aprire la signora Russel, più ansiosa che mai.

-Ah sei tu Amy.. ciao.. – sussurrò preoccupata.

Amy cercò di sorridere. –Salve.. Jean è in casa?

Vide la donna fremere. –Speravo potessi dirmi dov’è.. – cominciò a singhiozzare. –Non lo vediamo da stamattina.. e quando lo chiamo al cellulare mi risponde un uomo.

Cominciò a piangere, scossa dai fremiti.

-Stia tranquilla signora.. vedrà che lo ritroveremo..

Amy sapeva dov’era Jean. Purtroppo era palese.

Si diresse al luogo dell’incontro, portando nella borsa i crocefissi e le rose.

Gli altri due ragazzi non ci misero molto a raggiungerla, e poi insieme si diressero a casa di Tyler.

 

Era una grande villa, con alberi antichi ed un piccolo cimitero a lato della casa.

Il cancello era aperto, e tra questo e la casa, intercorreva un piccolo sentiero privo d’erba. Amy, Alex e Dawson usarono questo per attraversare il giardino.

Non c’erano fiori, l’erba era appassita.

L’uniche cose che sembravano vivere erano gli alberi; alti e possenti, nella loro terrificante forma.

Arrivati davanti la porta d’ingresso i tre si guardarono in volto, indecisi se bussare o no.

-Ci penso io.. – si offrì Amy, ma ancora prima di toccare la porta in legno d’acero, questa si aprì lentamente, rivelando l’interno della casa.

Il grande salone era spoglio e vuoto, i lampadari erano accesi di una luce fioca e la scala sembrava invitare a lasciare quell’abitazione.

Amy deglutì tre volte, prima di fare il primo passo dentro l’inferno.

Sapevano che non avevano via di scampo.

Si guardarono intorno, notando un’infinità di stanze. E sicuramente al piano superiore dovevano essercene altre.

-Propongo di separarci! –

Alex ebbe il coraggio di dire, ciò che i tre membri del gruppo stavano pensando.

Non era saggio dividersi, ma uniti avrebbero costituito un facile bersaglio.

Dawson parlò per primo. –Andate al piano di sopra.. io rimarrò a perlustrare le stanze di questo piano.. Ci rivediamo tra mezz’ora..

Le due ragazze annuirono convinte. Non avevano alcuna voglia di perlustrare il piano superiore.. ma almeno erano insieme.

Cominciarono così a salire le scale che, ad ogni passo, cigolavano furiosamente.

Non avevano idea di dove cercare, quella casa non era grande, ma c’erano almeno un’infinità di posti dove nascondere un oggetto importante.

E quel cuore lo era davvero.

Cominciarono a setacciare le stanze del primo piano, mentre Dawson pensava al piano inferiore.

Non erano molte le stanze in cui cercare, ma di sicuro erano grandi.

Cominciò con la prima stanza a sinistra; era la stanza da pranzo.

Un grande tavolo partiva dall’angolo del vano, fino all’altra parte. Dove una grande finestra dava al cimitero.

Dawson rabbrividì, immaginando mostri che sbucavano dalle finestre.

Era il suo più grande difetto; immaginare una situazione, nel momento più sbagliato.

Socchiuse gli occhi, cercando di riprendere concentrazione e cominciò a setacciare la stanza.

Non c’era altro oltre al tavolo, solo un grande specchio dalle rifiniture dorate.

Il ragazzo ci andò davanti, battendo colpi sul muro per cercare di trovare un qualche punto vuoto.

Constatato che non c’era nulla, tornò sui suoi passi, focalizzando poi la sua immagine riflessa sullo specchio.

Era limpida e chiara, quasi come quella del ragazzo alle sue spalle.

Si voltò di scatto, pronto ad estrarre il crocefisso. Ma dietro di lui non c’era nessuno.

Lo aveva immaginato? La fantasia a volte giocava brutti scherzi..

Si strofinò gli occhi, pronto per cambiare stanza.

Uscì, chiudendo la porta e producendo un suono ovattato.

Passò alla stanza accanto. La cucina.

Era grande e piena di utensili sparsi a caso sui fornelli.

Chissà quanti addetti preparavano ogni giorno il pranzo e la colazione in quella cucina.

Dawson passò la mano sul mobile di legno bianco. Aprendo ogni cassetto per controllare cosa vi fosse all’interno.

Passò la mano sui fornelli, aprendo lo sportello in basso.

Sentì un rumore smorzato. Alzò lo sguardo per vedere cosa fosse, trovando inspiegabilmente i fornelli accessi.

Sgranò gli occhi, tremando impercettibilmente.

-Non è affatto divertente! – balbettò, spegnendoli con un gesto di stizza.

Sentì un altro rumore, più forte questa volta , e voltò lo sguardo spaventato.

Un mestolo era caduto a terra, non molto lontano da lui.

Dawson lo fissò, non sapendo cosa fare. I suoi piedi erano piantati per terra e non riusciva a muovere un muscolo.

Si fece coraggio, muovendo il primo passo per raggiungere l’oggetto, e con un gesto veloce della mano lo prese, riponendolo al suo posto.

Un altro rumore lo sorprese.

La porta dello sgabuzzino si era aperta, con un forte tonfo.

Questa volta Dawson non si voltò. –Se vuoi spaventarmi sappi che non ci riuscirai Tyler.. – sussurrò rabbioso, voltandosi verso lo sgabuzzino e addentrandosi con la croce in mano.

Solo che da quello stanzino.. non uscì più.

 

Alex si trovava in una stanza piena di bambole di porcellana.

I loro occhietti sembravano seguirla in ogni suo movimento.

E le labbra rosse, incorniciate dalle guanciotte fredde e piene, sembravano sorridere ad ogni suo gesto di nervosismo.

Aveva sempre avuto paura delle bambole di porcellana, e per quanto sua madre cercasse di propinargliele, all’età di undici anni le aveva buttate fuori la sua stanza.

Una punk come lei non poteva certo tenersi quelle figlie dell’inferno nella stanza.

Constatò che quella doveva essere la stanza della defunta padrona di casa, nell’armadio c’erano ancora i suoi vestiti.

Magnifici vestiti da sera, segno dell’alto ceto a cui apparteneva la famiglia.

Alex controllò nell’armadio, spostando la miriade di scarpe, ma nulla.

Il cuore non era di certo lì.

Guardò nei cassetti, trovandovi una spazzola e uno specchietto.

La cassettiera era in legno di mogano. Il grande specchio era delimitato da una cornice rosata.

Alex si specchiò, cominciando a sistemarsi i capelli con la spazzola trovata nel cassetto.

Attraverso lo specchio osservò la stanza, e il grande letto pieno di quelle bambole.

Una di loro sembrò sorridere. Alex si voltò di scatto, ma nulla, tutto era immobile.

La paura giocava brutti scherzi.

Continuò allora a specchiarsi, e ad aggiustarsi i capelli, quando ad un certo punto senti un suono stridulo.

Si voltò nuovamente, visualizzando una bambola a zanne scoperte, che digrignava i denti.

Il suono sgradevole continuò, finché Alex non si avvicinò alla bambola.

Sicuramente era un brutto scherzo tiratole da Tyler, e lei non voleva di certo cascarci come un’idiota.

Si guardò intorno, cercando un qualsiasi oggetto pesante, che potesse romperla.

Si ritrovò così a lanciarle la spazzola, osservando il suo visino di porcellana sgretolarsi.

Sorrise soddisfatta, tornando a specchiarsi.

Dal riflesso vide un passeggino venirle incontro. Si voltò di scatto, tenendo la croce stretta tra le mani.

La voce piangente di un bambino, proveniva dalla piccola carrozzella giocattolo che continuava ad avanzare.

Tenendo sempre la croce stretta in mano, Alex fece qualche passo verso la carrozzina. Dentro c’era un fagotto, interamente fasciato con un panno.

Allungò di poco le mani, giusto per togliere il panno che copriva per intero il fagotto all’interno del giocattolo.

Vi poggiò sopra le dita, socchiudendo gli occhi.

Uno.. due .. tre!

Con un colpo secco, tirò via il panno e osservando ad occhi socchiusi la bambola che piangeva.

Era una bambola di porcellana, dalle fredde e grandi mani, chiuse nei polsi di Alex.

Era in trappola. Tentò così di liberarsi, strattonando violentemente le braccia.

-Lasciami! Lasciami!!

Ma più strattonava i polsi, più le mani si stringevano.

Alex sentì ad un certo punto il suono di una catena. Una grossa catena che si stringeva attorno il suo piede.

La guardò terrorizzata. –Amy!! Amy!! – cominciò ad urlare, cercando di liberarsi.

Invano.

Quando finalmente le sue mani furono liberate, la catena si tese, venendo inghiottita dalla parete.

Alex fu trascinata per tutto il vano, cercando disperatamente un appiglio a cui aggrapparsi.

Ma non c’era nulla. –Aaaaaaaaahhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!  

Il muro si aprì, nascondendo la ragazza dentro si sé. Senza lasciarle più scampo.

 

I trenta minuti erano già passati. Ed Amy si ritrovava a cercare i suoi amici in lungo e in largo.

Aveva paura. Una paura matta che potessero essere scomparsi.

Fortunatamente aveva ancora con sé la croce e un mazzo di rose.

Aveva setacciato tutto il primo piano, ma del cuore non c’era stata alcuna traccia.

Si sedette cosi su un gradino a pensare.

Dove nasconderei il mio cuore se fossi un vampiro? Si chiese, guardando un punto fisso sul pavimento.

Entrare nella mente di Tyler non era affatto semplice.

Primo.. perché aveva scelto proprio Jean?

Amy lo trovava carino, ed anche mezza scuola.. quindi perché scegliere un ragazzo che dava così nell’occhio?

E perché Jean era sparito?Lo aveva rapito lui?

Cosa succedeva nelle notti di luna piena?

Amy non riusciva proprio a darsi pace. Era preoccupata per i suoi amici, era preoccupata per Jean.

Sentì ad un certo punto una canzoncina. Si guardò intorno, non riuscendo però a capire da dove provenisse.

Alzò lo sguardo verso le scale. Un piccolo carillon era posto all’ultimo gradino.

Amy si alzò, cominciando a salire lenta le scale.

Arrivata all’ultimo gradino la musichetta si fermò, ed il carillon si aprì, facendo uscire un clown giocattolo.

Amy indietreggiò rischiando di cadere. Non le erano mai piaciuti i clown.

-La piccola Amy si farà male.. la piccola Amy si farà male e morirà..

E continuando a cantale quella stridula canzoncina, il clown cominciò a trascinarsi verso la parete in fondo.

La ragazza lo guardò andare via, senza avere il coraggio di seguirlo.

Ma un rumore proveniente dal piano di sotto la fece sussultare.

Si voltò di scatto. –Dawson.. Dawson sei tu..? – chiese già pronta per scendere.

La porta si aprì di scatto, rivelando sulla soglia un uomo.

Un uomo con un grande cappuccio nero.

-La piccola Amy.. si farà male.. Si farà male.. E morirà..

Da sotto quel cappuccio proveniva una voce anziana e roca. Amy tremò e cominciò a correre dietro al piccolo Carillon.

Ad ogni suo passo una porta si apriva, rivelando occhi rossi e mani artigliate. La guardavano con occhi famelici.

Si fermò infine, giungendo alla fine del corridoio.

-E adesso..? – chiese spaventata.

Il piccolo Clown si voltò di scatto. –La piccola Amy entrerà nella parete.. la piccola Amy entrerà nella parete..

Stando ben attenta a non toccare ancora quel giocattolo, Amy si avvicinò alla parete, poggiando una mano su di essa. La mano fu risucchiata al suo interno, così come il corpo della ragazza.

Socchiuse gli occhi impaurita, sentendo la sensazione di qualcosa che le trapassava il corpo.

E quando li riaprì trovò davanti a sé una camera delle torture.

Ogni tipo oggetto era appeso alle pareti. Tutti sporchi di sangue.

Sul grande tavolo erano depositati capelli, unghia e sangue.

Il sangue regnava sovrano in quella camera di morte.

Amy trovò i suoi amici incatenati ad un palo.

-Dawson Alex!! – urlò, correndo verso di loro. –State bene? Vi ha fatto del male??

I due ragazzi scossero debolmente la testa. Erano spaventati, ma fisicamente stavano bene.

Amy si guardò intorno cercando un oggetto che potesse rompere quelle catene.

-Ora vi libero! – li rassicurò, muovendosi per prendere un’accetta, posta all’angolo della stanza.

-Non così in fretta.. Amy Black!

Una voce alle sue spalle la fermò con violenza.

Amy si voltò di scatto. –Tyler! – sussurrò, cercando di sembrare minacciosa.

Osservò il ragazzo sorridere. –Sono felice che tu ti sia unita a noi..

Amy indietreggiò, mentre Tyler continuava ad avvicinarsi a lei. –Oh non devi avere paura.. – sussurrò, continuando ad avanzare.

-Non voglio farti del male.. non l’ho fatto neanche ai tuoi amici quindi perché…?

-E allora perché sono così traumatizzati?? – gli urlò contro Amy, interrompendolo.

Il vampiro sorrise amaro. –Hanno assistito alla condanna di un essere umano..

Amy sgranò gli occhi. –Alla condanna.. di un essere umano..? cosa significa?

Con un solo gesto di Tyler, la stanza s’illuminò, esibendo il corpo di un ragazzo, appeso con pesanti catene alla parete.

Era interamente ricoperto di sangue, tagli e ferite spuntavano dal suo corpo martoriato.

Amy lo riconobbe subito.. –Jean..

Il vampiro sorrise. –Esatto Amy.. oggi Jean si è divertito a giocare con me.. e i tuoi amici hanno assistito alla sua fine..

-No.. non può essere!

Ma il corpo di Jean era immobile e sanguinante. Se davvero Tyler lo aveva torturato per tutto il giorno, non poteva essere sopravvissuto.

Stringendo l’accetta tra le mani Amy si lanciò addosso a Tyler. –Maledetto!!

Il vampiro però schivò abilmente il colpo della ragazza, spingendola verso l’altra parte della stanza.

-Non puoi nulla contro di me.. Se non trovi il mio cuore non puoi uccidermi..

Aveva ragione.. aveva fottutamente ragione! Amy doveva trovare quel cuore!

-Il.. Cari.. llon.. – sentirono sussurrare.

Jean aveva aperto di poco gli occhi. –Il carillon.. Amy.. lì.. si trova.. il cuore…

Tyler si voltò di scatto verso di lui. –Sta zitto!! –urlò, lanciandogli una sbarra appuntita allo stomaco.

Lo trapassò da parte a parte.

Jean cominciò a vomitare sangue e a tremare. Ma non si fermò.

-Impala il cuore.. e tutto sparirà..

Amy annuì convinta riuscendo a prendere il paletto e scappare dentro la parete.

Tyler la inseguì.

Il corridoio si era riempito di mostri neri senza volto. Amy dovette reprimere un conato di vomito per riuscire a correre in mezzo a loro.

Le facevano paura, ma il solo pensiero di ciò che le avrebbe fatto Tyler non appena l’avesse presa, le faceva ancora più paura.

Avvistò finalmente il carillon, gettandovisi addosso.

Il clown uscì, e per un attimo Amy esitò.

Quel secondo le costò caro. Tyler le si avvinghiò addosso, facendole volare l’oggetto dalle mani.

-Sei mia Amy Black! Non riuscirai a salvare nessuno!

Tyler sentì un forte dolore al fianco.

Dawson aveva tra le mani l’accetta e l’aveva usata per colpire il vampiro. –Amy il carillon!!

Amy corse a prendere il carillon, strappandovi da dentro il piccolo Clown e scorgendo finalmente il cuore.

-No! Ferma!!

Lo impalò con un colpo secco. Ma non successe nulla.

La luna era alta nel cielo e Tyler era ancora lì. Davanti i loro occhi.

-Perché non è successo niente?? - chiese Alex spaventata.

-La luna.. – sussurrò Jean, tenendosi aggrappato alla ragazza.

Amy osservò Tyler guardarsi le mani. –Ahahahaha!! Sono immortale!!

Non poteva essere vero. Non doveva esserlo.

Ad un certo punto il cuore s’illuminò, ed il pavimento si aprì, lasciando uscire grossi tentacoli  che afferrarono Tyler. Trascinandolo giù con sé.

-No.. no!! noooo!!!

Sentirono Tyler urlare, finché il varco si chiuse. Solo allora tirarono un sospiro di sollievo.

-Jean! – urlò Amy, correndo da lui.

-Come stai??

Lo fecero sdraiare, cercando di fermare l’emorragia allo stomaco.

–Sto bene.. non preoccuparti..- sussurrò a fatica Jean, carezzando il viso di Amy, bagnato dalle lacrime.

-Vedrai Jean! Ce la farai.. dobbiamo portarti da un dottore! – si voltò verso i suoi due amici. –Andate a chiamare qualcuno! È pericoloso spostarlo..

Alex e Dawson si guardarono in volto. –Si.. andiamo noi.. tu resta con Jean..

Amy e Jean furono lasciati soli, soli in tutta la villa.

-Tranquilla Amy.. me la caverò.. – le sussurrò Jean, cercando di calmarla.

Ma Amy non sembrava facilmente consolabile. Continuava a piangere e a tremare.

-Sono un quasi dottore.. se non le so io queste cose chi le sa?!

La ragazza alzò lo sguardo. –Davvero..? diventerai un dottore..?

Jean sorrise ed annuì. –Appena finito il liceo mi iscriverò all’università di medicina..

Anche Amy sorrise, asciugando il sangue rappreso sul volto del maggiore.

-Allora quando sarai diventato medico, porterò i miei figli a farsi curare da te..

Jean sorrise dolce. –Vorrei che i tuoi figli fossero anche i miei..

A quelle parole Amy arrossì. –A.. anche io..

Jean tentò di alzarsi, giusto il poco per guardare Amy negli occhi.

Si avvicinò poi brevemente, poggiando le proprie labbra sulle sue, in un contatto dolce, capace di cancellare tutta la paura provata in quella notte.

Quando si separarono, Amy aiutò Jean a sdraiarsi nuovamente.

Quest’ultimo socchiuse gli occhi. –Non vedo l’ora di poter tornare a scuola.. mi manca la mia gatta..

Amy sorrise, carezzandogli i capelli. –Hai una gatta?

-Si.. non le ho dato da mangiare oggi.. chissà come sarà affamata.. devo anche vendicarmi dello scherzetto di mio fratello.. – cercò di ridacchiare, ma era troppo stanco anche per stirare le labbra in un sorriso. –Poi mi preparerò una tazza di cafè.. e una torta alle fragole, devi venirla a mangiare qualche volta, mia madre la fa buonissima

Amy annuì. –Magari qualche giorno di questi verrò a mangiarla da te

Jean cercò di sorridere. –Poi guarderò un bel film horror.. ti piacciono i film horror Amy? Io ne vado pazzo. Il mio preferito è il mistero di Sleepy Hollow.. l’avrò visto almeno una dozzina di volte.

-Ora che ci penso non ho ancora finito i compiti di matematica.. poco male.. li farò dopo essermi rilassato. Spero solo che il maestro non mi interroghi..

Jean continuò debolmente a parlare di ciò che avrebbe fatto appena tornato a casa, dei suoi progetti futuri e di alcuni aneddoti divertenti della sua vita passata.

La sua voce diventava fioca ad ogni parola… finché non si spense del tutto..

E mentre la luna era in cielo, uno stormo d’uccelli cantava una melodia.. una melodia di morte.

 

Al funerale c’erano tre bare bianche. Tre donne piangevano, riversate su di esse.

Piangevano il ricordo del figlio che non c’era più ormai.

Amy era accanto a sua madre quando seppellirono la bara di Jean.

Per quanto cercasse di piangere non ne aveva la forza.

Tutto il suo dolore si era estinto nel momento stesso in cui Jean aveva smesso di parlare. Concedendosi ad un lungo sonno ristoratore.

La famiglia Russel era davanti la lapide del figlio.

Il piccolo Alan piangeva in silenzio accanto al padre, mentre la signora Russel piangeva disperata.

Alex e Dawson si avvicinarono all’amica, dandole la mano.

-Domani si torna a scuola.. – sussurrò Amy, persa nei suoi pensieri.

-Devo finire i compiti di matematica.. – si voltò verso i due ragazzi accanto a lei. –Andate voi.. adesso vi raggiungo..

Aspettò che tutti si fossero allontanati per andare a posare i fiori sulla lapide.

Sapeva che Jean l’avrebbe sempre protetta. Sapeva che non l’avrebbe abbandonata.

Socchiuse gli occhi, mentre le lacrime scorrevano sul suo viso. E mentre osservava il tramonto di quel giorno. col dito scriveva sul terreno un flebile ti amo .

 

 

Fine

  
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