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Autore: SweetKaaos    07/01/2011    4 recensioni
"Ognuno vive la propria vita e paga il proprio prezzo per viverla. Il guaio è che molto spesso si paga per un unico errore. Anzi, non si finisce mai di pagare. Nei suoi rapporti con gli uomini, il destino non chiude mai i conti."
- Oscar Wilde
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Oscar Wilde'
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.

Questa flashfic mi ha svegliato alle 7 di mattina. E mi sono dovuta trascinare fuori dal letto per non rischiare di dimenticarla. Spero che ne sia valsa la pena... A mio parere, si ^_^

Beta-reader: Nefene. Cosa farei senza di te? ♥
Sotto suo suggerimento, vi avviso che c'è un lieve accenno di bondage all'interno della storia. Nulla di che, in verità. Per ora non mi azzardo ad addentrarmi in questo mondo; prima devo smaltire quelle già iniziate, poi potrò tentare di sbizzarrirmi anche in quella direzione, se mi riuscirà XD

Buona lettura ^^
Elly

p.s. Se vi va, andate anche sulla mia pagina di profilo a guardare l'immagine che ho fatto per questa storia ^_^




* * *



"Ognuno vive la propria vita e paga il proprio prezzo per viverla.
Il guaio è che molto spesso si paga per un unico errore.
Anzi, non si finisce mai di pagare.
Nei suoi rapporti con gli uomini, il destino non chiude mai i conti."


- Oscar Wilde -


Adoro il modo in cui la tua testa si solleva e volge verso la porta, ora che l’ho riaperta. Sei cosciente del fatto che sono tornato non tanto per lo scricchiolio del legno – oserei dire quasi del tutto inesistente – quanto per la luce che sfiora delicatamente la tua pelle.

È un cambiamento pressoché impercettibile, ma il tuo corpo sembra scattare sull’attenti, i muscoli irrigidirsi e risaltare in linee evidenti, proprio come farebbe un pavone nell’esibire la sua ruota, mentre passeggia libero per un giardino. Tu non sei libero, però cerchi lo stesso di compiacermi, di bearmi della tua forma migliore.

Quello che vedo è sicuramente ciò che di più bello i miei occhi abbiano avuto la fortuna di osservare. E tu, sei la creatura che più di qualsiasi altra ha reclamato il mio sguardo. Per anni lo hai istigato, per anni lo hai incontrato e per anni lo hai preteso.
Ora ce l’hai: incondizionato e senza schermi frapposti a offuscarne la vera natura.

Osservo con attenzione il movimento del tuo collo, lento e delicato, atto per saggiare la rigidità dei tuoi muscoli abusati. I nastri che pendono dal soffitto, e mantengono in trazione le tue braccia, non sono altro che un effimero ostacolo: avresti potuto metterti in piedi in qualsiasi momento, ma non l’hai fatto. Hai atteso docilmente il mio ritorno e ora fremi dalla voglia di avere il permesso di alzarti ed essere liberato.

Le dita delle tue mani rinunciano all’intreccio cui le avevi obbligate; paiono anch’esse smaniose di muoversi, toccare, esplorare. Stringi il pugno, prima di rilassarlo e lasciare che le dita si protendano verso di me, in una muta richiesta. Mi ritrovo compiaciuto da quel semplice gesto, tanto che prima ancora di rendermene conto, ho mosso un passo all'interno della stanza, e poi un altro ancora.

Non appena la mia presa si serra sui tuoi polsi, ti sfugge un sibilo che mi strappa un sorriso ferino. Senza alcuna fretta mi chino su ciò che è mio e reclamo tra le labbra una delle tue dita, che mi ha dimostrato senza alcuna esitazione quanto sia forte il tuo desiderio di avermi accanto. Sento il tuo corpo appoggiarsi in maniera discreta al mio: la tua schiena sudata mi sfiora i pantaloni e i tuoi capelli non riescono ancora a solleticare il mio addome, poiché sei tu il solo a non portare alcuna veste.

Stringo i denti alla base del dito e lascio che ti graffino fino all'ultima falange, godendo del malcelato brivido che tenti di frenare. La mia lingua serpeggia e lambisce più volte il solco morbido tra l’indice e medio, nel punto in cui soffri il solletico e dove ami essere vezzeggiato durante questi momenti.

Mi risollevo un attimo prima che il campanello suoni; gli Incantesimi di Protezione mi hanno avvertito dell’arrivo di un ospite, un amico. Ignorando il tuo gemito frustrato che tenta di trattenermi, mi allontano dal tuo corpo, tremante ed eccitato. Nuovamente quelle dita si protendono verso di me: mi chiamano, mi vogliono, mi pretendono.

Ho atteso nove anni prima che tu finalmente afferrassi le mie. Se adesso dovrai aspettare un’altra ora prima che io tocchi le tue, capirai ancor più quanto mi hai costretto a desiderarti.







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