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Autore: Alys93    07/01/2011    1 recensioni
Il destino... Non si mai cosa ci riserva. E' qualcosa di oscuro, insondabile, eppure c'è gente che non smette mai di provare a prevedere cos'ha in serbo per noi. Non sappiamo mai come andrà la nostra vita, se riusciremo a realizzare i nostri sogni. E lo sa bene Richard, che, a diciassette anni, non sa ancora cosa fare, se troverà qualcuno disposto ad andare oltre le apparenze.
Se vi ho incuriosito, spero che leggerete la storia. Ve ne prego, siate clementi. E' la prima storia "decente" ke ho mai scritto. [Dopo molto tempo ed alcuni cambiamenti, più o meno lievi, ho deciso di continuare a postare questa storia. Spero che apprezzerete i miei sforzi]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ok, eccomi di nuovo qui, a rompere le scatole a tutti! XD beh, ragazze, sn felicissima di vedere ke al FF vi sta piacendo, siete tantissime a leggere tutti cappy! grazie! grazie! *.* grazie! Visbs, cerca di nn cercare di battere ulteriormente il tuo record, o il pc rischia di andare in tilt! ^_^ dai skerzo! la tua recensione mi ha commossa, davvero! sei davvero insuperabile! adesso vi lascio al cappy e ancora grazie!

13-Il volo

Il 20 maggio arrivò in un lampo e la IV D era in pieno fermento. Il giorno prima della partenza, il preside andò nella loro classe e raccomandò loro per tenere alto l’onore della loro nazione in campo straniero. Poi si rivolse Richard, ringraziandolo per la disponibilità di suo nonno nel fare da guida nei meandri pieni di storia e d’arte di Napoli. Il ragazzo arrossì lusingato e chiese qualche informazione in più sull’itinerario della gita. Preferiva non avere tutta l’attenzione addosso, in modo da riuscire ad osservare Megan di nascosto. Era meraviglioso vederla sorridere con le amiche, mentre discutevano sulle cose che avrebbero fatto durante il viaggio. Gli occhi le brillavano per l’eccitazione, facendoli sembrare due gemme lucenti, incastonate in quel volto meraviglioso. Tutti i ragazzi ricevettero una cartina delle città che avrebbero visitato, più le foto degli alberghi di Napoli e Venezia dove avrebbero alloggiato. Avrebbero soggiornato per tre giorni a Venezia e per quattro a Napoli, visitando tutte le zone più caratteristiche. Sarebbero atterrati a Roma, trascorrendo lì la prima giornata, per poi arrivare in tarda serata a Verona e quindi Venezia, nell’albergo prenotato. “Un bel viaggio, non c’è che dire” commentò Nicky alle amiche “Le scarpe da ginnastica sono d’obbligo, se dobbiamo camminare così tanto”. “Già, ma spero di poter indossare anche qualcosa di più elegante” mormorò Wendy “Almeno la sera”. “Però c’è un giorno che non abbiamo visite da nessuna parte. Anzi, non c’è scritto niente” disse Miriam “Chissà che faremo…”. Ormai, nella classe c’era un continuo cicaleccio, che fu spento solo dalla voce dell’insegnante. “Ragazzi, datemi le vostre preferenze” disse la professoressa, passando tra loro con un blocnotes tra le mani “Dobbiamo organizzare le stanze”. Ci fu un piccolo trambusto prima che la signorina Winkest riuscisse a scrivere l’elenco delle camere, pieno di cancellature e correzioni. Megan ringraziò la sua buona stella poiché Jennifer si trovava dalla parte opposta del corridoio che avrebbero occupato. Più lontano le stava, meglio era per lei. Almeno sarò più tranquilla, lontano da quell’arpia si disse con un sospiro di sollievo. Susan rivolse un sorriso triste alle amiche “Purtroppo non possiamo stare tutte insieme! Ci siamo dovute dividere”. Crystal, Dalia, Miriam e Wendy avrebbero occupato la stanza 221, mentre Megan, Nicky e Susan quella successiva. Il numero massimo di studenti per camera era appunto quattro e non c’era stato modo di restare tutte insieme. “Pazienza, tanto la sera ci riuniremo tutte in una stanza e chiacchiereremo fino all’alba!” disse Miriam, attirando il consenso di tutte le compagne. “Ci puoi scommettere!” ridacchiò Susan, “È ovvio, no?” mormorò Crystal “Direi che non c’è bisogno di dirlo”. Anche i ragazzi erano divisi in camere da due, tre e quattro persone e Richard era capitato con Karl, William e suo fratello Jack. Meglio di così non poteva andare! pensò il ragazzo, poggiando la nuca sulle braccia incrociate. La sua stanza era la più lontana da quella di Walter e, dalla parte opposta, da quella di Jennifer. Questo voleva dire che poteva stare tranquillo almeno la serata e la compagnia era la migliore che potesse desiderare. Per uno strano caso poi, era anche piuttosto vicino alla stanza di Megan ed il solo pensiero gli faceva nascere un grosso sorriso sulle labbra.
Intanto, Walter ed altri ragazzi continuavano a tormentarlo affinché portasse a termine la scommessa, ma lui non voleva vedere Megan soffrire ancora ed inventava scuse per rimandare il più possibile. Ora che sapeva quale sentimento gli si agitava dentro quando erano vicini, il suo unico scopo era quello di starle accanto. Voleva vederla sorridere come solo lei sapeva fare e nessuna scommessa valeva la metà di quel sorriso così dolce e meraviglioso. Niente era più importante di quella ragazza. Niente. “Richard, guarda che la fine dell’anno si avvicina!” lo redarguì Oliver “Se vuoi vincere la scommessa, devi darti da fare!”. “Avanti, Ric! Ma cos’hai per la testa?” chiese Eric, cercando di comprendere lo strano comportamento dell’amico. Il ragazzo li lasciava parlare senza ascoltarli e di tanto in tanto lanciava delle strizzate d’occhio a Karl, l’unico che conoscesse il motivo di tanta riluttanza.
 
La notte prima della partenza, Megan non riuscì quasi a chiudere occhio per l’emozione ed il nervosismo. Il suo trolley lilla era pronto accanto al letto, il cellulare totalmente carico. Le pastiglie contro eventuali malesseri erano nel suo zaino, come tutte le altre cose di prima necessità, come l’acqua. Inoltre, aveva comprato un paio di rullini da cinquanta foto l’uno, per poter conservare più ricordi possibili di quella gita strepitosa. Aveva con sé anche due libri tascabili, per non annoiarsi durante i vari viaggi, nel caso le sue amiche si fossero tutte addormentate. Nel marsupio aveva anche un bel gruzzoletto di risparmi: voleva portare a tutti un ricordo di quel fantastico viaggio che stava per iniziare. Quella che aveva davanti si preannunciava la gita più emozionante di tutta la sua vita. Sette giorni di divertimento assoluto mixato a cultura e sapere, che avrebbe trascorso con tutti i suoi amici. Ma lei non poteva sapere che il vero viaggio, quello che il destino aveva deciso per la sua vita e di chi le stava intorno, era già cominciato.
Quando la sveglia lanciò il suo trillo insistente, la ragazza era completamente sveglia. Si sentiva anche riposata, nonostante avesse avuto l’impressione di non aver chiuso occhio per tutto il tempo. Si alzò subito e corse in bagno per prepararsi ed avere un aspetto più presentabile. La sera prima, era rimasta ore davanti all’armadio per scegliere gli abiti da indossare per quel giorno. In Italia avrebbe fatto decisamente più caldo e quindi aveva preso con sé degli abiti leggeri. S’infilò gli immancabili jeans ed una maglietta rosa chiaro a maniche corte, che coprì con una felpa dello stesso colore. Guardandosi nello specchio, raccolse i capelli nel suo berretto preferito, in modo che non le dessero impiccio e corse di sotto. Suo padre era già pronto quando uscì, pronto ad accompagnarla all’aereoporto, anche se aveva l’aria un po’ stanca. Forse non era stata l’unica a non dormire…  La giovane diede un bacio alla madre ed a Miguel, che le augurarono buon viaggio e schioccò un altro bacio sulla fronte della sorellina. Ines piagnucolava triste tra le braccia del fratello, rivolgendole uno sguardo da cucciolo abbandonato. Era la prima volta che separava dalla sorella mentre era ancora sveglia. Quando i suoi genitori erano partiti per Dallas, lei era profondamente addormentata e non si era resa conto di nulla. “Non fare così, fiorellino!” sussurrò Megan, tenendola in braccio ed accarezzandole la testolina ricciuta “Ti chiamerò tutti i giorni e ti porterò un bel regalino, te lo prometto! Ma tu non devi piangere, hai capito?”. La piccola la guardò seria e disse “Tonnerai presto? Me lo pometti, Meg?”, “Sì, piccolina mia” la rassicurò lei. Le rivolse un sorriso ed aggiunse “Tu occupati di Miguel e non fargli fare scemenze, ok? Conto su di te!”. Ines rise e le poggiò la mano sulla guancia “Te lo pommetto. Miguel farà il bavo!”. Il fratello le abbracciò entrambe e disse “Sta’ attenta, Meggie. Vedi di non perderti! Ti rivoglio qui presto”. “Tranquillo, so badare a ma stessa” sussurrò la ragazza. La madre l’abbracciò con forza e le diede un grosso bacio, senza riuscire a dire niente.
Dopo altre frasi di commiato ed un forte abbraccio a tutti, Megan salì sull’auto del padre e si diressero verso l’aereoporto cittadino. Il viaggio fu relativamente silenzioso, anche se intervallato di tanto in tanto da piccoli consigli paterni. La ragazza arrivò all’entrata del grande complesso, dove vide le sue amiche, che si sbracciavano nel tentativo di farsi notare, ed alcuni ragazzi. Fece un cenno alle amiche, facendo capire loro che stava arrivando e si volse un po’ intorno ad osservare il grande aereoporto. Era davvero enorme, anche se sapeva che rispetto a Dallas ed ad altre grandi città, quello era niente. Notò che Richard era già lì, con un borsone da ginnastica sulla spalla ed un trolley rosso di medie dimensioni accanto ai piedi. Stava discutendo qualcosa con Karl e William, ma aveva un’espressione serena. La cosa la tranquillizzò, anche se non riuscì a spiegarsi il motivo. Forse le piaceva vederlo allegro, tutto qui. La giovane abbracciò di nuovo il padre e disse “Ti chiamo appena arrivo a Roma”, “Sta’ attenta, scricciolo. Non allontanarti mai dalla tua classe, per nessun motivo”. “Tranquillo, papà. Starò attenta” lo rassicurò lei “Non farò cavolate di nessun tipo, promesso”. Fece per andarsene, ma Alan la trattene “Meg, dimmi una cosa. Hai avuto problemi con dei ragazzi, ultimamente?”. “No” rispose la figlia, guardandolo sbalordita “Perché?”. Il padre si strinse nelle spalle “Ho avuto quest’impressione”, poi le fece un sorriso complice e le sfilò il berretto, sorridendo scherzoso. Improvvisamente, tornò serio e disse “Se devi dare un pugno ad un ragazzo, chiudi bene la mano e tieni il pollice dentro, ok?”. Le mostrò come doveva fare ed aggiunse “Mira alla mascella. È lì che fa più male. E punta preferibilmente dal basso”. “Non so cosa ti stia passando per la testa, ma me lo ricorderò” disse Megan, ancora sbalordita. “Bene” mormorò il padre, abbracciandola “Divertiti, piccola. E non scordarti quello che ti ho detto. Ho la strana impressione che ti servirà presto”. La ragazza rise e gli mostrò la mano, perfettamente chiusa a pugno e pronta a colpire un nemico immaginario. Alan rise orgoglioso e le arruffò i capelli “Perfetto. Hai capito al volo. Ci sentiamo tra qualche ora”. “Non scordarti del fuso orario, papà. Ci sono cinque ore di differenza tra qui e l’Italia” gli ricordò la figlia ammiccando “Finiresti per svegliare l’intera camerata”.
Era ancora buio pesto, ma la giovane sapeva che da lì a poco avrebbe visto il sole spuntare dietro l’orizzonte, prima di arrivare in Italia. Rise al pensiero che lì sarebbero state le 9.00 del mattino! Salutò il padre ancora un’ultima volta e si avvicinò alle sue amiche, che l’abbracciarono emozionate, cosa anche piuttosto difficile a causa degli zaini che portavano sulla schiena. “Ancora non ci credo! Andiamo in Italia!” esultò Miriam, “A chi lo dici!” le fece eco Wendy. “Allora svegliatevi, perché è tutto vero” disse Nicky, dando un pizzicotto a Susan. Erano così contente che non si accorsero di Jennifer, arrivata in quel momento alle loro spalle. “Megan, ma che scenetta commovente… Prima con tuo padre e adesso con le tue amichette! Sei davvero patetica!” disse con voce meliflua e canzonatoria. Lei si girò e disse con voce tagliente e velata di disprezzo “Ciò che faccio non ti riguarda minimamente, Jennifer”. Il suo sguardo s’incupì, mentre aggiungeva “Ora, se non ti dispiace, vorrei parlare con le mie amiche, quindi prendi le tue valigie e sparisci!”. Jennifer la guardò come se fosse una gomma da masticare attaccata alla suola delle sue scarpe. “Vorrei tanto, ma ho così tante cose che non vorrei spezzarmi un’unghia, mentre le sposto” disse sarcastica “Ma che parlo a fare con te?! Tanto non capisci niente di moda”. La ragazza non si degnò nemmeno di rispondere alla sua provocazione, ma si girò quando Dalia esclamò “Ma quanta roba ti sei portata?! Dobbiamo stare via una settimana, non un anno intero!!”. Jennifer si era portata dietro non una, ma ben tre valigie extra-large rosa shocking, più un bauletto per il trucco (grande come lo zaino da viaggio di Miriam). “Questa roba non entrerà mai e poi mai sull’aereo!” esclamò Wendy “Men che mai sul pullman, oppure in una stanza!”. “Ma se questo è il minimo indispensabile per una gita!” ribatté la proprietaria, piccata. Poi fece un gesto di disprezzo “Ah! Parlare con voi non ha senso! Non conoscete neanche la differenza tra un cappotto di velluto o di pelliccia di visone! Specialmente la selvaggia”. Megan s’irrigidì e si voltò verso la ragazza bionda, pronta a mettere in pratica i recenti insegnamenti del padre. Sentiva la rabbia ribollirle nelle vene e sapeva che stavolta non sarebbe riuscita a trattenersi. Tutto aveva un limite, ma la situazione fu salvata dall’arrivo della professoressa “Ragazze iniziate a portare le vostre valigie al controllo bagagli”. Poi vide tutte le poche cose di Jennifer e disse “Ragazza mia! Dove vuoi andare con tutta questa roba? Prendi una valigia e vai con le tue compagne!”. “Ma professoressa! Questo è il minimo indispensabile per me!” esclamò la ragazza, terrorizzata all’idea di lasciare lì i suoi preziosi vestiti. “Una valigia! Chiama i tuoi e fa venire a prendere le altre” ribatté la professoressa, prima di sparire tra gli altri ragazzi. Crystal trascinò le sue amiche lontano da Jennifer e disse “Quella è tutta matta! La prossima volta che osa insultarci, la prendo a pugni!”. “Se non arrivava l’insegnante, ci avrei pensato io a farla tacere!” ringhiò Megan furibonda. “Pace, ragazze!” ribatté Dalia, posando una mano sulla spalla della sorella “Così non risolviamo niente!”. “Non m’importa!” esclamò Crystal, scuotendo la testa con forza “Io l’ammazzo!”. Susan sospirò. Dalia era sempre stata più riflessiva e calma della sorella, ma era sicura che anche lei volesse far tacere Jennifer una volta per tutte. Chi di loro non lo voleva, infondo? Nicky poggiò una mano sul proprio trolley e le disse “Dalia ha ragione, ma anch’io sarei felice di vedere quella smorfiosa nei guai”, “O con qualche livido!” borbottò Megan. Wendy diede un pizzicotto a Susan, che era rimasta piuttosto sorpresa dalla reazione dell’amica. Era sempre stata così pacifica! Doveva odiarla sul serio se riusciva a dire certe cose! La ragazza si riprese e ritrasse il braccio, arrossendo senza un motivo apparente. Forse voleva cambiare argomento. Miriam la guardò per un attimo e disse “Sai, Sue? È da un po’ di tempo che mi sembri strana. È forse successo qualcosa?”. Lei annuì, arrossendo ancora di più, mentre cercava di non incrociare lo sguardo delle sue compagne. “Vuoi dircelo?” chiese ancora Miriam e Susan annuì “Sì, credo sia ora di dirvelo…”. Le amiche si calmarono all’istante e, dimenticandosi di Jennifer, si fecero più vicine per ascoltarla meglio. Alcune si liberarono degli zaini per potersi avvicinare e sentire meglio quello che Susan voleva dire. “Spara, dai!” disse impaziente Crystal “Cosa c’è? Avanti, non tenerci sulle spine!”. Al cambiamento di espressione della loro compagna, chiesero emozionate “Che c’è? Ti sei innamorata, per caso?”. “Giuratemi che non urlerete!” le implorò Susan, arrossendo visibilmente. “Oh! Ma… Allora è una cosa seria!” mormorò Dalia eccitata, “Giuratelo!” ripeté Susan. “Tranquilla, lo giuriamo” la rassicurò Crystal, “Avanti dicci di che cosa si tratta” la incitò Wendy. “Beh, ricordate la festa di Richard a marzo?”, “Ovvio!” rispose Megan, guardandola incuriosita. “La nostra Megan poi, la ricorda particolarmente bene, non è vero?” la stuzzicò Nicky, dandole una gomitata giocosa e lei si ritrasse ridendo. “Io ho ballato tutta la serata con Karl” sorrise Susan, diventando rossa come un peperone “E lui, mi ha… confessato che aveva una cotta per me. Fin dal primo anno”. “Esattamente come me…” aggiunse in un sussurro, mentre si sistemava una ciocca che le era finita davanti agli occhi. Guardò le sue amiche e per poco non scoppiò a ridere alla vista delle loro facce incredule. Erano così stupite che avevano tutte gli occhi spalancati e la bocca aperta. “Stai dicendo sul serio?” chiese Wendy in un sussurro, “Sì. Mai stata più seria di così”. “Oh, cavolo!” disse Dalia con gli occhi sgranati, mentre la sorella si limitava ad annuire. “Abbiamo parlato tutta la sera ed è stato dolcissimo” continuò poi Susan, diventando sempre più rossa in volto. Crystal non ebbe bisogno d’altro per capire cosa volesse spiegare la loro compagna. “Ti ha baciata o ti ha chiesto di uscire con lui?”, “Entrambe le cose…” ammise la compagna. Megan fu la prima a riprendere l’uso della parola dopo che Susan tacque, “Wow! Accidenti, Susan! Che colpo!”. Le altre si limitarono ad annuire, incapaci di parlare. “Quindi ora state insieme ufficialmente?” chiese Wendy con un filo di voce, “Sì” rispose l’amica. Le ragazze si coprirono la bocca con le mani per non lanciare gridolini di gioia e sorpresa e lanciarono una fugace occhiata a Karl. Il ragazzo si voltò improvvisamente verso di loro e sorrise a Susan, facendola arrossire ancora di più. “Ok, è vero. Questa è una notizia bomba. Ma adesso dobbiamo andare al controllo bagagli” disse la ragazza, trascinando il suo trolley. Se continuavano a ridere in quel modo, avrebbero finito per farla assomigliare ad un gambero al vapore. Le altre si sbrigarono a seguirla verso i metal detector, ridendo eccitate per la sua conquista. Mentre stavano per passare sotto l’arco d’acciaio, Megan si bloccò ad osservare il tabellone luminoso sopra di loro. Se lo stava osservando bene, voleva dire che avevano solo altri venti minuti per salire sull’aereo delle 4.00, in partenza per l’Italia. Si riscosse e accelerò il passo per seguire le sue amiche, ma si scontrò in pieno con qualcuno più alto di lei. Rimbalzò all’indietro ed inciampò nel trolley, cadendo di schiena sul pavimento freddo dell’aereoporto. Scosse la testa per riprendersi e si alzò a sedere, poggiandosi una mano sulla fronte. “Va tutto bene, Megan?” chiese Richard, aiutandola ad alzarsi e porgendole il berretto che le era caduto. “Sì. Tutto ok, grazie” borbottò lei, riprendendo il suo bagaglio e scuotendo i capelli per sistemare il cappello. Quell’episodio fu un flashback per entrambi, un ricordo del loro primo incontro. Al ragazzo venne da ridere, mentre i ricordi gli balenavano nella mente.
Pochi minuti dopo, erano tutti sul volo Lain City - Roma, i bagagli erano stati riposti nella stiva dell’aereo e molti ragazzi approfittarono dei morbidi schienali per riposarsi e riprendere le forze dopo l’alzataccia di quella mattina. Megan si sedette accanto a Nicky, mentre Susan si era accomodata al fianco di Karl. La ragazza messicana sorrise, felice per l’amica. Si rilassò contro lo schienale, avvolta nei propri pensieri mentre la sua vicina sprofondava dolcemente nel sonno. Lei rise e cercò di non disturbarla, limitandosi a sporgersi appena per guardare fuori dall’oblò. Quando si era trasferita negli Stati Uniti, avevano varcato il confine in macchina. Era la prima volta che saliva su di un aereo e la cosa la riempiva di euforia. Nella fila dietro la sua, Richard si era infilato gli auricolari dell’hypod nelle orecchie ed ascoltava beatamente della musica hip-hop. Robert si era addormentato accanto a lui ed il suo lieve russare non gli dava fastidio, anzi lo aiutava a rilassarsi. Quando la signorina Winkest passò accanto a loro, gli disse “Richard, per favore, togliti gli auricolari, altrimenti non sentirai quando dovrai allacciarti la cintura”. Il ragazzo annuì e spense l’hypod; l’avrebbe ascoltato più tardi. Davanti a sé scorse la chioma scura di Megan e si chiese cosa stesse facendo. Si alzò appena per capire se stesse dormendo come la sua amica e la vide osservare entusiasta fuori dall’oblò. Le diede un colpetto sulla spalla e la vide trasalire, prima che si voltasse di scatto. Fissò i suoi occhi stupefatti e, incrociando le braccia sul sedile di Nicky, chiese “Mai salita in aereo prima d’ora?”. “Si nota così tanto?” chiese lei imbarazzata, “Abbastanza” ammise il ragazzo, sorridendo. Poi osservò Nicky, ormai profondamente addormentata, e le domandò “Dato che anche Robert dorme come un sasso e non possiamo parlare così, ti dispiace venire al suo posto?”. “Io dubito di riuscire a spostarlo. È un colosso!” replicò la ragazza, osservando il compagno addormentato. Il giovane sghignazzò divertito e la rassicurò “Ci penso io, non preoccuparti”. Uscì dalla fila e passò la testa sotto il braccio dell’amico, sollevandolo senza apparente fatica. Robert continuò a dormire beatamente anche quando Megan si alzò dal proprio posto, lasciando che Richard lo facesse sedere al fianco di Nicky. La ragazza rise nel vederlo dormire a bocca aperta, poi il compagno la fece accomodare sul sedile accanto all’oblò. “Grazie” sussurrò con un filo di voce, per non disturbare i ragazzi davanti e dietro di loro, “Figurati, è un piacere” sorrise lui. “Sono contenta che tu sia sveglio, così posso parlare con qualcuno” ammise la compagna divertita “Altrimenti mi sarebbe toccato prendere uno dei miei libri per passare il tempo”. “Hai portato dei libri?” chiese il giovane, inarcando un sopracciglio, “Sì, lo trovi così strano?” domandò lei, “No! Al contrario! Non credevo che avessimo tanto in comune”. Un sorriso gli incurvò le labbra “Anch’io ho un paio di libri con me. È il modo migliore per combattere la noia, quando non si può parlare con nessuno”. Quella frase le riportò la mente alle sue conversazioni con il <<Viaggiatore solitario>>, che poi altri non era che Richard.
“Non ti ho più trovato su MSN, Viaggiatore. Ti sei per caso dato alla macchia?” chiese la giovane pungente. Lui scoppiò a ridere e tentò di soffocare il rumore, coprendosi la bocca con un pugno. Quando riuscì a calmarsi, chiese divertito “Ancora te lo ricordi?”, “Io ho una buona memoria, te ne sei scordato?” ribatté l’amica. “Hai ragione. Devo ammettere che mi sono divertito un sacco in quel periodo” mormorò il ragazzo. Lei storse la bocca in una smorfia seccata, “Già, me ne se sono accorta anch’io” borbottò ironica. “Mi ha fatto piacere scoprire cosa pensavi di me e sarei curioso di sapere se hai cambiato idea” disse il giovane. Megan inclinò la testa in un lato e lo squadrò a lungo prima di dire “No, temo di no”. Per parlare aveva dovuto evitare accuratamente di incontrare i suoi occhi; ogni volta che incrociava il suo sguardo, si sentiva come ipnotizzata e finiva con il dire quello che pensava davvero. E non era proprio il caso di dirgli che ultimamente si sentiva strana accanto a lui, che sentiva migliaia di emozioni attraversarla se solo si sfioravano. Di sicuro, l’avrebbe presa per scema… “Né in bene, né in male?” chiese lui incuriosito, “Né in bene, né in male” ripeté la ragazza arrossendo. Richard trattenne a stento un altro attacco di risate “Neanche io ho cambiato idea sul tuo conto. Quando ti parlavo, ero sincero”. Nonostante i suoi sforzi, non riuscì a reprimere un sorriso quando la vide arrossire vistosamente a quelle parole. La giovane si sentì il cuore in gola nel sentirlo parlare in quel modo. Più di una volta, da quando le aveva detto di averla vista, le aveva fatto numerosi complimenti. L’aveva definita carina
“Beh” replicò, cercando di mantenere un tono di voce normale e distaccato “Anch’io ero sincera”, “Non ne dubito” ridacchiò il compagno, vedendola così imbarazzata. In quel momento, un’assistente di volo prese il microfono e disse “Allacciatevi le cinture, l’aereo sta per partire”. I due ragazzi si guardarono in faccia e fecero un cenno d’intesa. Si alzarono ed allacciarono le cinture a Robert e Nicky, ormai profondamente addormentati. Per Megan fu più difficile, perché dovette passare oltre il ragazzo per raggiungere l’amica. Poi tornarono ai propri posti e fecero quanto richiesto dall’hostess. La giovane si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando sentì il click della sicura e appoggiò la testa sullo schienale. “Ti avverto, quando l’aereo parte o atterra, si balla un po’. Quindi non spaventarti” le disse Richard, “Grazie di avermelo detto” mormorò lei. La voce le si era spezzata alla fine della frase, facendogli intuire il suo nervosismo. Il ragazzo le strinse la mano e disse “Vuoi sentire un po’ di musica? Così puoi calmarti”. La vide annuire appena e prendere l’auricolare che le porgeva. Quando sentì la canzone, chiese “Ti piace ascoltare anche Robbie Williams?”, “Sì, perché?” chiese il compagno. “Mi piace molto come canta. Non credevo che avessimo in comune anche la passione per la musica” ammise la ragazza. Inarcò un sopracciglio quando il compagno le porse una gomma da masticare, dicendo “Mentre saliamo, potresti sentire un po’ di fastidio alle orecchie. Con questa, risolvi il problema”. La giovane lo ringraziò con un sorriso “Non lo sapevo. Devi aver preso l’aereo piuttosto spesso, per sapere tutte queste cose”. Lui sorrise “In effetti”, poi chiuse gli occhi, rilassandosi tra quelle note dolci e lente, per ignorare gli scossoni della partenza, ma, non appena la compagna lo scosse dolcemente, aprì gli occhi e si voltò verso di lei. “Guarda!” gli sussurrò Megan, indicando l’oblò, “Siamo in mezzo alle nuvole!”. In effetti, erano in mezzo ad un banco di nuvole soffici e bianche, attraverso le quali si riusciva ancora a vedere la città, nonostante il buio. “Da qui non si vede quasi niente. Tendo sempre a dimenticarmi quanto saliamo in alto” mormorò Richard. Poi indicò la distesa di case minuscole e microscopici giardini che si estendeva sotto di loro, illuminata appena dai lampioni. Sembrava una città delle bambole. “Già! Peccato, speravo tanto di riuscire a vedere casa mia” esclamò lei, un po’ delusa. “Speravi di vedere i tuoi familiari?” chiese il ragazzo, “No, però almeno la casa” spiegò la giovane con una smorfia. Il suo compagno scoppiò a ridere alla sua espressione, coinvolgendola nella sua improvvisa allegria. Risero entrambi, poi la ragazza si appoggiò nuovamente allo schienale del sedile e chiuse docilmente gli occhi, ascoltando le canzoni di Robbie Williams. Il giovane si soffermò a guardarla, restando incantato da quello che vedeva; era semplicemente bellissima. La fronte liscia non era coperta che da qualche ciocca ribelle, sfuggita alla coda di cavallo in cui aveva raccolto i capelli. Seguì il profilo delicato del naso e delle labbra, così morbide ed invitanti, fino alla dolce curva della gola, che spariva nella felpa rosa che indossava. Di tanto in tanto, la vedeva aprire gli occhi ed osservare fuori. Sorrise, vedendo il suo volto sprizzare gioia pura quando avvistarono l’oceano Atlantico e la costa statunitense, che spariva all’orizzonte e si fondeva con il mare, mentre il sole iniziava ad illuminare l’oceano, tingendolo di mille colori. Si divertirono ad osservare le varie forme delle nubi che apparivano davanti a loro, in tutte le tonalità di bianco possibile, cercando di dare un nome alle figure che formavano. Quando lei richiudeva gli occhi, Richard la guardava con più attenzione, approfittando di quei piccoli, dolci momenti. Una decina di minuti dopo, sentì il suo respiro farsi più regolare e si accorse che Megan si era addormentata a metà del viaggio. Rise piano, per non svegliarla, e le sfiorò delicatamente una guancia: era morbida e calda e, al suo contatto, lei si mosse. Il ragazzo la osservò stupito, mentre la giovane appoggiava la testa sulla sua spalla e sorrideva. Chissà cosa stava sognando in quel momento…
La guardò con dolcezza e le cinse le spalle con un braccio, assaporando quel momento così dolce e meraviglioso. Osservando il suo viso così delicato e magnetico, il suo sorriso si allargò quando la ragazza si mosse di nuovo e la sua piccola mano color miele s’intrecciò alla sua. Sarebbe potuto rimanere così per sempre, senza desiderare che il tempo continuasse il suo corso…
Quando avvistò le coste dell’Italia oltre le nubi candide, ritirò a malincuore il braccio e la scosse appena. La vide aprire gli occhi e sbattere più volte le palpebre per schiarirsi la vista. Megan si risollevò sul sedile e chiese “Siamo arrivati?”, poi borbottò “Mi sono addormentata come una scema e non ho visto l’Italia dall’alto!”. “Veramente le coste italiane sono ora in vista” la informò Richard con un sorriso. Aveva fatto bene a svegliarla in quel momento, lo capì dal sorriso che le fiorì sulle labbra. “Grazie di avermi svegliato. Non volevo perdermi lo spettacolo” disse lei sorridendogli, per poi osservare la costa delinearsi sempre meglio all’orizzonte. Lo guardò entusiasta ed aggiunse “È meraviglioso, non trovi?”, “Puoi giurarci” rispose lui, chiedendosi per un attimo se si stesse riferendo al paesaggio oppure al suo volto.
 
L’aereo atterrò dieci minuti dopo all’aereoporto di Fiumicino, a Roma, e tutti i ragazzi, che durante il viaggio si erano addormentati, furono svegliati dai piccoli, ma onnipresenti sobbalzi del carrello sulla pista d’atterraggio. Nicky e Robert rimasero stupiti nel trovarsi l’uno accanto all’altra, per di più con le cinture allacciate. Rimasero ancora più sconcertati quando videro Richard e Megan, dietro di loro, ridere delle loro facce stupite. Tutti presero velocemente le loro cose e scesero dal camion-scala, che intanto si era avvicinato all’aereo. Gli insegnanti li fecero radunare intorno all’uscita e si assicurarono che tutti fossero scesi. L’eccitazione dei ragazzi era tangibile nell’aria e non fu facile raggrupparli. Alla fine, li condussero verso il deposito-bagagli, dove ognuno prese le proprie valigie dal nastro trasportatore, e li condussero fuori dalla struttura dell’aereoporto. I ragazzi rimasero momentaneamente abbagliati dalla luce del sole e rimasero stupiti nel vedere il fermento delle strade intorno a loro. Erano finalmente arrivati in Italia. 


Fatto, e anke questa è andato. vi kiederete xké ho impiegato un intero cappy sl per un volo in aereo, ma nn saprei cosa dire. la parole mi sn venute così... Adesso ke sn arrivati, si prennuncia una gita cn i fiocchi! ne succederanno delle belle! bacioni a tutte! bye bye!
   
 
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