Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Slytheringirl093    07/01/2011    1 recensioni
Una shot nata in un giorno qualunque, dedicata alla mia migliore amica.Se vi va, leggetela.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tra le cose che vivi, io per sempre vivrò


Guardo il mio Nixon sul braccio, che segna le 6 del mattino. Mi sa che è giunta l’ora. Sposto lo sguardo verso la valigia al mio fianco, ricolma e pesante. Una valigia piena di sogni, di speranze, di me. Una valigia da portare via. Una valigia di ricordi, di momenti, di persone. Mi alzo dal letto su cui ero seduta e mi avvicino cauta allo specchio scrutandomi piano. Mi guardo e non mi comprendo, non riuscendo a capire come mi vedo. Sono cambiata. Sono cresciuta. Adesso non sono più la ragazzetta di 16 anni, tutte chiacchiere e fantasie. Adesso ce li ho questi agognati 18 anni, e adesso ho preso finalmente in mano le redini della mia vita. Me ne vado. Da qui, da dove ho sempre ho sempre voluto fuggire. Adesso ne ho la facoltà. Ma non vado via per fuggire, vado via per i miei sogni, per le mie speranze, e per il mio futuro. Mi sistemo la coda di cavallo dei miei capelli castani, e la mia camicetta celeste a quadrettoni a mezze maniche sul mio jeans. Fa un caldo boia, qui fuori. E vorrei vedere: sono a Napoli ed è il 23 agosto! Dei passi mi distraggono dal guardare la mia figura allo specchio. Mio padre compare sulla soglia della porta, la faccia ancora addormentata fissandomi.
“ Che ore sono?” mi chiede confuso.
“ Le sei. Io dovrei andare, altrimenti faccio tardi” dico fissandolo. Lui annuisce e va in bagno a lavarsi. Oggi mi accompagna lui. Eh, si. Mi trasferisco a Roma. Ho trovato un appartamento, non proprio in centro diciamo, ma va bene lo stesso, che divido con una studentessa universitaria. Non pago poi molto, o almeno non molto rispetto ai prezzi di Roma centro, e per cominciare la mia nuova ‘vita’ va bene. Agli inizi di Settembre ho i test per l’ammissione al DAMS, ma fondamentalmente Roma in realtà mi offre un’altra possibilità enorme: quella di realizzare il mio più grande sogno. Musica. Cantare. Fare della mia passione il mio mestiere.
Brr . Il suono del cellulare, abbandonato sulla scrivania mi distrae. Mi avvicino prendendolo tra le mani, e apro la schermata dei messaggi, e poi ricevuti. Sorrido, un po’ malinconica. Si è svegliata. Alzo gli occhi al cielo, scrivendo velocemente una risposta e poi lo infilo in tasca, e mi preparo per andare via. Infilo gli occhiali, prendo il mio trolley enorme e pesantissimo, la borsa e mi avvio verso l’ingresso. Mia madre e mia sorella non ci sono, perché sono ancora al mare,e quindi non devo salutare nessuno, o almeno nessuno qui a casa mia. Aspetto mio padre, pazientemente, che deve accompagnarmi alla stazione, e mi appoggio al muretto, riflettendo. La parte difficile deve ancora arrivare …
“ Pronta?” mi chiede mio padre infilandosi una giacca leggera. Annuisco. Lui prende le chiavi e io esco fuori da casa mia, cominciando a scendere le scale. Il trolley me lo porta lui, e così faccio più veloce , aprendo di scatto il portoncino di casa mia. Il sole sta nascendo, e l’alba è visibile. Bellissima. Dopo aver caricato i bagagli in macchina, salgo e metto la cinta. Mette in moto, e poi ci allontaniamo lasciandoci alle spalle la mia ‘casa’. Forse un po’ mi mancherà, lo ammetto. Ma è giusto che sia così. E poi, ripeto: non è questa la parte più difficile. Mi volto verso mio padre, e sospiro.
“ Devi portarmi da lei. La devo salutare. Si è svegliata apposta” gli dico tutto d’un fiato. Lui non dice nulla. Annuisce. Mi capisce, anzi ci capisce. E comincia a guidare per fare la mia ultima tappa , prima di andare via. Volto il capo a fissare fuori dal finestrino, e lascio che la mia mente vaghi , lasciandosi trasportare da pensieri malinconici, nostalgici.

Quando l’amicizia ti attraversa il cuore
Lascia un emozione che non se ne va ..

< E’ iniziato tutto in un modo così assurdo, che solo pensarci mi fa ridere. Litigando. Si, assurdo. Litigando , o meglio lei che mi da esplicitamente a scuola della apparente ‘raccomandata’. Abbiamo frequentato infatti il liceo classico, entrambe e eravamo nella stessa classe. Il primo anno, lei mi odiava tipo, e io .. beh, per me era inesistente, proprio. Il secondo anno, è cominciato allo stesso modo, ma poi, appunto con un ‘litigio’ e grazie a un repentino cambiamento di banco abbiamo cominciato a scambiarci qualche parola. Una parola, un giorno, una parola un altro, ma nessuna delle due si aspettava che da lì sarebbe nato , insomma, sta cosa così. Semplici compagne di classe. Poi un giorno lei mi chiama a casa. Io ero sconvolta, quando mi dissero chi c’era al telefono, anche perché poi non pensavo fosse Simona la mia compagna di classe, ma la mia amica di danza, con la quale per altro non è che avessi poi tutta questa confidenza del numero di casa. Per cui risposi al telefono già sorpresa, e poi praticamente sconvolta scoprendo che si trattava di quella più improbabile delle due. Mi chiese di controllare insieme le frasi di greco, assegnateci per casa. Forse lì, sono stata io a prendere la decisione che ci ha cambiato la vita. A volte mi capita di pensare a cosa sarebbe successo se invece di dire ‘si’ avessi semplicemente detto una bugia, magari dicendo di non averle fatte e avessi troncato quella telefonata. Si, perché poi, quella che era partita coma una telefonata di studio, si trasformò molto rapidamente in una telefonata tra ‘amiche’, quasi. Da lì è cominciato tutto, credo. Poi in seguito è stato un continuo scoprirsi, conoscersi, che ci ha portato a stringere un amicizia così forte da resistere a tutto e a tutti. Sono passati ben quattro anni. A pensarci quasi non ci credo. Quattro anni.

Non so dirti come può succeder solo
Quando due persone fanno insieme un volo


Credo ancora di non riuscire bene a capire come questo fenomeno si sia abbattuto sulla mia vita. Sono ancora un po’ confusa , al riguardo. E’ strano, pensare adesso, a una vita senza lei accanto a me. Cioè, lei ci sarà sempre, chiariamo, ma se non viene con me , e la lontananza, e so cazzi.
“ Sei sicura?” mi chiede mio padre, imboccando la strada verso casa sua. So che mi capisce. So cosa mi sta chiedendo. Ma io so quello che faccio.
“ Papà, si è svegliata alle sei di mattina, solo per salutarmi. Questo è il minimo” dico cercando di fare un sorriso. Lui annuisce e parte, sorridendo a sua volta. Eh, già. Perché anche lui, come me, si è legato molto a quella piccoletta, e la chiamo così perché in confronto a me è uno scricciolo di donna, che a quanto pare ci ha sconvolto un po’ a tutti la quotidianità. Attraversiamo le strade, mentre butto qui e lì un occhio tramite il vetro del mio finestrino. Le strade sono deserte, come logico. Guardo le case, susseguirsi e sorrido ripensando a quante volte abbiamo fatto questa strada a piedi, parlando sempre degli argomenti più impensabili. Immediatamente mi vengono in mente tutte quelle discussioni profonde, fatte nel corso delle notti, notti stanche passate insonni, e notti da ricordare per avvenimenti speciali. Mi vengono in mente tutti i nostri diverbi, battibecchi, e mi viene da sorridere, semplicemente perché noi, due stupide ragazzine, sono riuscite ad andare oltre e a diventare le donne, che siamo ora, o meglio ragazze più mature, e consapevoli.

Che ci porta in alto, oltre l'altra gente,
Come fare un salto nell'immensità


Penso che noi non abbiamo mai avuto bisogno di nulla, per stare bene insieme. Uscire, stare in casa, studiare, mangiare una tavoletta di cioccolato, fissare il soffitto, guardare un film, stare su face book, per noi era ed è uguale. Forse il segreto è proprio questo. Se io ho bisogno di lei, lei ha bisogno di me. Non importa se dobbiamo solo sentirci al telefono, o mandarci un sms, o vederci. La consapevolezza che l’altra c’è, è la cosa fondamentale. Quante volte è capitato che ci siamo dovute separare per un po’ di tempo: del tipo i miei stage, fuori, o anche le vacanze. Niente è stato capace di spezzare quel filo sospeso sulle distanze che ci unisce. Certo, la lontananza è brutta, questo si. A volte quando sei legato ad una persona nel modo in cui , come per esempio, lo siamo noi, è difficile staccarsi anche solo per pochi giorni. Sapere di averla qui, a un paesino di distanza da te è diverso da saperla lontana chilometri, e inevitabilmente pesa. Per non parlare del tempo, dannato tempo, che non è mai abbastanza. Che scivola via in fretta, troppo in fretta e non ci lascia il tempo di riuscire a fare tutto quello che vorremmo fare, e finiamo così per soffrire, anche solo la lontananza di un gesto. Odio, non riuscire a trovare il tempo per lei, e odio a volte non riuscire a renderla totalmente partecipa della mia vita anche dal lato artistico. Odio trascorrere una giornata intera senza sentirla per almeno un minuto, giusto per dire ‘ Ehi, come stai? Novità?’ . Eppure è capitato. Ma poi mi convinco che a volte è anche giusto che sia così. Penso che adesso siamo ancora insieme, ci sarà un perché. Penso che se siamo ancora così dipendenti l’una dall’altra , è perché è destino sia così. E , come dice Tiziano, ‘ciò che non uccide , fortifica’. Credo di stare costruendo una roccaforte, con lei. E penso che nonostante tutto, almeno da parte mia, non sarà facile poi buttarla giù. Ma poi, perché buttarla giù, non capisco.. Io voglio che in quella roccaforte, ci sia anche lei. Anche se devo vederla dall’altra parte della torre, io la voglio lì.

E non c'è distanza, non c'è mai non ce n'è abbastanza, se
Se tu sei già dentro di me, per sempre


Il rumore del motore della macchina che si spegne, mi riporta al presente. Alzo gli occhi e mi trovo fuori casa sua. Sospiro. Che malinconia. E pensare che fino a pochi giorni fa eravamo al mare, tutte e due, a casa sua in Puglia. Poi due giorni fa io me ne sono tornata, perché dovevo prepararmi per partire e lei è voluta scendere con me, e quindi ora è a casa sua, da sola. Apro la portiera della macchina, mentre mio padre, accende il cellulare probabilmente comiciando con le solite chiamate di rito, mattiniere , da imprenditore quale è. Chiudo la portiera e mi avvicino al citofono , sollevandomi gli occhiali scuri e portandomeli fra i capelli. Busso. Mi guardo intorno, osservando lo spazio circostante e sorrido, ripensando alle uscite , alle attese dei passaggi, a tutto. Non pensavo sarebbe stato così.. triste. Il portoncino viene aperto, e io entro, chiudendomelo alle spalle. Faccio quei pochi gradini che mi portano fino al portone principale e noto che la porta è socchiusa. La apro, biascicando un permesso, più che altro per abitudine. Entro e percorro il piccolo corridoio, ormai conosciuto a memoria e mi dirigo verso la stanza da letto. La apro, ma la trovo vuota. Lei non c’è. Accendo la luce, e poi rimango un po’ sorpresa. Sul letto ci sono una montagna di quaderni di scuola, tutti con pagine strappate, diari, magliette sgualcite sul piccolo divanetto, che riconosco come quelle che abbiamo rubato a quei ragazzi pugliesi nelle docce della spiaggia libera. Richiudo la porta della stanza e comincio a chiamarla. Poi lo scatto della porta di dietro, risuona. Dei passi si avvicinano a me dal corridoio di fianco, finchè non me la ritrovo di fronte. Espressione vaga. Mi guarda.
“ Oh” mi dice solo. Indietreggio per farla passare e lei mi invita a seguirla, implicitamente. La seguo in silenzio, e mi lascio condurre da lei in cucina.
“ Perché siamo qui?” le chiedo. Lei ride.
“ Perché prima di andartene devi bere il mio caffè” mi dice. Alzo gli occhi al cielo.
“ Vabbè che non vuoi che parta, ma farmi morire è un po’ un tentativo estremo, no?” chiedo, sedendomi sulla sedia, al tavolo poco distante. Lei non risponde armeggiando con la caffettiera.
“ Ti ha chiamata?” gli chiedo, poi dando una sguardo di sfuggita all’orologio.
“ Si. Ha detto che torna dopodomani” mi risponde.
“ Ma non doveva tornare oggi?” le chiedo.
“ Eh, si. Ma Antonio e Giuseppe volevano andare a Mirabilandia, e lui si è lasciato convincere” dice ridendo. Sorrido. Fabrizio a Mirabilandia. Che numeri!
“ Te lo immagini..?” dico pensando ad alta voce. Lei comincia a ridere, mentre si allunga per prendere due tazzine.
“ Ma quanto è scemo.. quella la scemitaggine è che mi ha conquistato, che ti credi?” dice lei. Rido, annuendo.
“ Eh, no ma infatti..” asserisco, portando le mani sul tavolo e allungandomi. Restiamo per qualche minuto in silenzio finchè non sentiamo il caffè salire. Armeggia in cucina, e prepara i fantomatici caffè, mentre io aspetto tranquilla al mio posto. Ecco. Anche questo tavolo stupidissimo, mi mancherà. E anche il suo caffè insapore , incolore e inodore.

In qualunque posto sarai, in qualunque posto sarò,
Tra le cose che vivi, io per sempre vivrò.


Arriva accanto a me, e si siede porgendomi l’altra tazzina. La prendo e ci metto un cucchiaino di zucchero, per poi assaggiarlo. Noto con stupore estremo che il caffè è buono! Sbarro gli occhi fissandola, mentre lei mi guarda e improvvisamente scoppia a ridere.
“ Ti prego! Non mi dire che hai imparato a fare il caffè?!?” le dico ridendo. Lei annuisce, bevendo il suo.
“ E i provini per X-factor? Quando stanno?” chiede.
“ Domani. Sai che sfacchinata sotto il sole a Roma” dico io.
“ Vabbè, ma poi ci vai da sola?” chiede. Annuisco.
“ Penso di si, poi boh..”
Annuisce, poi distrattamente. Segue un secondo di silenzio, e poi lei improvvisamente posa la sua tazzina. Guarda il pavimento, e sospira. Segno che sta cominciando un discorso serio.
“ Sai, non pensavo davvero che saresti partita. Pensavo che era una di quelle stronzate che si dicono, del tipo ‘io a 18 anni me ne vado’ e poi rimango a casa con i miei fino a 30 anni. Non ci ho mai pensato più di tanto, e invece tu , anzi noi, abbiamo fatto 18 anni, e tu adesso te ne vai. Vai a Roma. Vai a cercare di realizzare il tuo sogno, quello a cui io ho assistito da vicino, quello che .. vabbè, insomma, vai a Roma” dice fermandosi. Aspetto qualche secondo prima di rispondere , o meglio di cercare di dire qualcosa.
“ Guarda che da Napoli a Roma, non è che ci vuole tanto..” le dico. Lei scuote la testa.
“ No, no. Non centra questo. Centra che tu vai a Roma, perché hai le idee chiare, la tua vita, hai tutto chiaro e preciso. E te ne vai da qua. E io? Io che ci rimango a fare qua? “ dice improvvisamente alzando lo sguardo verso di me. La guardo, cercando di capire dove vuole andare a parare, ma non capisco.
“ Che vuoi dire?” chiedo.
“ Non lo so, ma se tu te ne vai, dammi un buon motivo per restare qui in questo paesino sperduto della Campania.” Dice. La butto lì.
“ Non so. Fabrizio?” le dico. Scuote la testa.
“ Fabrizio vuole andarsene da qui, da sempre”
“ Potreste andarvene insieme” propongo.
“ E per andare dove?” chiede alzando un tono di voce.
“ Che ne so?!” le rispondo io alzando la voce. Lei si blocca. Abbassa lo sguardo. Restiamo in silenzio per qualche secondo , prima che sia io a interromperlo. “ Di che hai paura, Simo?” le chiedo diretta. Lei fa un mezzo sorriso, malinconico.
“ Di tutto” dice poi, quasi sussurrandolo. E qui istantaneamente sorrido.

In qualunque posto sarai, ci ritroveremo vicino,
Stretti l'uno nell'altro, oltre il destino

Eccola qua. La ragazza timorosa, fragile. Quella che ha paura di tutto , ma più di tutto di se stessa. Dei suoi sentimenti, delle sue emozioni. No quella tosta, che fa finta di essere, quella che se ne sbatte di tutto e tutti. D’un tratto il suo cellulare squilla. Lo prende tra le mani e risponde al telefono , allontanandosi, in attimo in cucina. Mio padre là fuori starà aspettando. La conversazione non è molto lunga. Simona torna velocemente da me, ma stavolta ha un piccolo sorriso sulla labbra. Mi guarda, tornando seria e poi mi viene incontro abbracciandomi. Rimango un attimo stordita. La abbraccio anche io, stringendola a mia volta.

Su qualunque strada, in qualunque cielo,
E comunque vada noi non ci perderemo.

Poi si stacca e mi sorride.
“ Sta Lello in macchina?” chiede. Annuisco. Mio padre, noi l’abbiamo sempre chiamato per nome. Spegne la luce e poi mi segue , mentre saliamo, e ci dirigiamo verso l’uscita. Non capisco perché questo repentino cambio di espressione, ma mi fido lo stesso. Arriviamo alla porta. Apro e le viene dietro di me, uscendo fuori fino ad arrivare alla macchina. Mio padre si volta verso di lei e ride.
“ Simo!” dice ridendo.
“ Buongiorno” esclama lei , sempre con quel sorriso da ebete sul viso che può lasciarle solo il suo fidanzato. Io faccio il giro dell’auto salendo dall’altra parte mentre lei rimane ferma accanto al cancelletto.
“ Allora?” chiede mio padre.
“ Allora niente!” dice lei ridendo.
“ Vi siete salutate?” chiede. Annuiamo sorridendo.
“ Simo, e adesso come fai senza questa scema qua?” dice indicandomi. Lei ride.
“ Eh.. mo vediamo” dice. Non capisco la risposta, e dall’espressione nemmeno mio padre.
“ Che cosa?” domanda.
“ Niente! Dico, adesso vediamo come dobbiamo fare..” dice precisando. Mmm.. qualcosa lo stesso non mi quadra.
“ Vabbè. Allora noi andiamo” dice mio padre. Lei annuisce.
“Buon viaggio” dice e poi ride. Ci salutiamo, con un cenno della mano, perché le parole non servono. E poi partiamo. La guardo scomparire dallo specchietto retrovisore. Sembra quasi la scena di un film. E , come da copione , una piccola lacrima mi scende dal viso. Ma io sono certa, che non la perderò. E poi, qualcosa ha in mente la ragazza..


*******
Apri le tue braccia, mandami un segnale,
Non aver paura, che ti troverò
Non sarai mai solo ci sarò continuando in volo che,
Che mi riporta dentro te

Chiudo il frigo, poggiando sul tavolo lo yogurt. Come la deficiente ho dimenticato di fare la spesa, e di conseguenza il mio frigo è vuoto. La mia coinquilina non c’è perché sta in vacanza dal fidanzato, e io muoio di fame. Per di più, quella cretina di Simona non risponde da due giorni! Dire che sono preoccupata è poco! Ho provato a chiamare anche la sorella, ma niente! Io, poco ci manca , che chiamo a Fabrizio,eh? Cioè .. io ieri , dopo ore e ore, sono riuscita a passare la prima selezione di X-Factor, e ora fra tre giorni mi aspettano a Milano per i provini finali, cioè ho sta bella notizia e non gliela sono riuscita ancora a dire! Ma vi sembra normale? Cioè.. aaaah! Toh! Stavo pure cadendo, cè! Ma che caspita è oggi. Lo squillo del telefono improvvisamente mi distrae. Lo prendo tra le mani, leggendo il messaggio. “Credi in me, Non avere dubbi mai, Tutte le cose che vivi Se sono vere come noi, Lo so, tu lo sai Che non finiranno mai. Eh, hai visto come sono diventata anche io poetessa? Vabbè, comunque, anche se non te lo dico spesso, sappi che ti voglio bene. Non mi importa che sei una stronza, io ti amo uguale. E la distanza non ci dividerà nemmeno stavolta, anche perché se tu sei lì è per il tuo sogno, e in quel sogno ci credo anche io. Perciò sappi che io sarò sempre con te. P.s Mi piacciono i tulipani sul balcone del tuo appartamento”
Non finisco nemmeno di leggere che corro al balcone spalancando tutto. Mi affaccio e sotto di me, la figura di Simona mi sorride, reggendo in mano un piccolo trolley. “ Affacciati alla finestra, bella miaaaaaa” improvvisamente sento una voce. Mi giro e la presenza di Fabrizio, con tanto di occhiali da sole, che mi sorride è lì davanti a me.
“ Fabriiiiii” urlo.
“ Ci fai salire, o ce ne andiamo?” mi urla ridendo. Come una furia entro dentro, rischiando di rompermi l’osso del collo e scendo le scale velocemente fino ad arrivare al portoncino. Lo apro e mi blocco sulla soglia, ridendo.
“ Ma che ci fate qua?” chiedo curiosa e emozionata. Lei mi guarda, sorride, ma non risponde.
“ Te l’ho portata. Non è che me la puoi tenere per qualche giorno?” mi dice ridendo. Annuisco.
“ Fabrizio deve fare un lavoro qui, a Viterbo e io ne ho approfittato” mi dice sorridendo. Vado verso Fabrizio e lo abbraccio.
“ Grazie, Fabri” gli sussurro.
“ Di niente” mi dice sorridendo sincero e staccandosi da me. Rimango impallata per qualche altro secondo ancora, e poi mi faccio da parte per lasciarli salire. Li seguo al piano di sopra e una volta arrivati mi richiudo la porta alle spalle.
“ Vi offrirei qualcosa, ma il frigo è vuoto” dico subito.
“ Gentilissima” commenta sarcastico Fabrizio, sedendosi. Simona ‘parcheggia’ il suo trolley e poi guarda a Fabrizio. Mi distraggo un secondo, guardando fuori. “ Vabbè ho capito. Vado a prendere una pizza. Ci sta qualcuno qua che fa le pizze?” mi chiede. Annuisco e gli spiego velocemente la strada della pizzeria che mi ha indicato Monia, la mia coinquilina. Lui , dopo aver capito, va e ci lascia sole. Io ancora non ci credo.
“ Perché non mi hai risposto al telefono?” chiedo. Lei non dice niente. Si alza e poi apre il suo trolley. Ne estrae una busta piatta e me la porge. La prendo e la apro. Dentro c’è una di quelle cornici digitali nelle quali si possono mettere più foto. Alzo lo sguardo , ma lei continua a guardarmi.
“ Lo accendi si, o no?” dice. Poso la cornice sul comodino e la collego alla corrente accendendolo. E d’un tratto il led si illumina facendo scorrere tutte le nostre foto. Spalanco gli occhi vedendo tutte, ma proprio , tutte le foto fatte insieme , fin dal primo anno!
“ Così pure se non sto sempre a Roma, almeno non pensi troppo a te stessa e ti ricordi un po’ anche di me” dice imbronciata. Mi volto verso di lei, mentre una lacrima di commozione mi scende. Lei alza gli occhi al cielo.
“ E jaaaa. Marò, e basta! Che palle..” dice buttandosi sul divano. Scoppio a ridere, e lei insieme a me. E sono in questi momenti, assurdi, che mi rendo conto che questa ragazza davvero è importante per me, e che la nostra amicizia non è una di quelle che si buttano al vento. Noi questa amicizia l’abbiamo cercata, scovata, sofferta e guadagnata! E nessuno, ha il diritto di togliercela..
“Grazie, scè” gli dico, poggiando la busta sula tavolo.
“ Si, si. Parliamo di cose serie, io dove dormo?” chiede. E di nuovo finiamo a ridere. A volte basta veramente poco per essere felici, per fare un sorriso. Forse devi solo essere con le persone giuste. E se sono convinta di una cosa, e che lei lo è: lei è una delle persone giuste per me. E mi viene in mente la canzone di Laura Pausini : In qualunque posto sarai, In qualunque posto sarò, Tra le cose che vivi ,Io per sempre vivrò. Eh, già. Quando vuoi bene a una persona, ma bene quello vero, gliene continuerai a volere , nonostante tutto. E basta. Punto.




Spazio Autrice
Spero che ti sia piaciuta.
Spero davvero, che andrà così
Ti voglio bene
Mariateresa
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Slytheringirl093