Inspira,espira.
Fermarmi
proprio non posso. Continuo a correre,voltandomi per guardare la strada
dietro
di me.
La mia
pelle,rossa e sudata,brucia così tanto da sfiorare la
sensazione di un freddo
pungente;brucia così tanto da sembrare lava solida,da
rendermi un elemento morto.
Ed io
corro.Corro.Corro.
L’aria
graffia la mia gola come una lama
mentre
l’unico suono che riesco a sentire è quello dei
miei rantoli,disperato eco
della mia fuga.
Inspira,Espira.
Farlo a tempo ti permetterà di respirare nella maniera
adeguata,durante la
corsa.
Ma né
l’asfalto
duro sotto i piedi,né il scoppia e quel dolore atroce al
fianco mi impediscono
di realizzare che ogni anno và sempre peggio.
Ogni anno,la
meta si allontana. Ogni anno,le promesse non vengono rispettate.
Ogni
anno,promette la salvezza ma non ci salverà.
Questo mio
povero cervello malato,provato dalla violenza di questo gioco
crudele,ogni anno
si ritrova a fare le stesse riflessioni.
Ogni anno si
chiede se mai proverà la gioia immensa di avere un figlio.
Ogni
anno,ogni mese e ogni giorno si chiede se si prova davvero del piacere
universale nel vedere i propri figli ,pieni di illusioni,impazzire
nell’attesa
dello schianto finale.
Inspira,Espira.
Questo mio
cervello in decomposizione ha sempre una voglia matta di chiedere:
Perché ci
odi così tanto,Signore?
E poi:
E’
veramente così ingiusto,Padre,intervenire nelle faccende
umane?
Che cosa ti
aspetti da noi? Perché ci doni la vita se non la meritiamo?
Inspira,espira.
Questo mio
cervello non dimentica di
chiedere a suo
Padre se c’è veramente scritto da qualche parte
che per tutto
c’è una cosa giusta e una sbagliata. Se quella
di abbandonare se stessi è veramente una soluzione felice.
Ma intanto
corro,corro.
Corro a
nascondermi,poiché i miei fratelli hanno deciso anche per me
che c’è un amore
giusto e uno sbagliato,e che i sentimenti,quelli veri,si pagano con la
forca.
Cosa pensi di
questo,Padre?
Il mio
cervello è veramente andato,sicuro. Adesso si mette anche a
parlare da solo.