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Autore: Elelovett    08/01/2011    2 recensioni
Questo è il sequel della mia altra storia "Sweeney Todd, cosa sarebbe successo se..." perciò vi prego di leggere prima quella fic e poi questa! Sono passati anni dalla tragica notte ed Emily e Claudia cercano di dimenticare. Ma il ricordo di Sweeney è duro a morire e darà loro del filo da torcere ancora una volta...Specie se Anthony Hope è veramente deciso a risolvere il mistero del barbiere. Riuscirà Emily a tenere all'oscuro di tutto la figlia di Pirelli?
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony Hope, Johanna Barker, Nuovo personaggio, Tobias Ragg
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweeney Todd, cosa sarebbe successo se...'
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- Edmund!!! È arrivato il giornale!!!

Era stata Sarah a gridare dal piano di sotto, e Toby si precipitò giù per le scale. Nei tre giorni che erano stati lì, Serafine e il suo compagno erano stati subito presi in simpatia dai locandieri, che ormai li chiamavano per nome e conoscevano ogni loro abitudine. Per esempio Toby, da loro conosciuto come Edmund, era molto interessato alle notizie provenienti da Londra. Quella mattina Sam era tornato da uno dei suoi viaggi, ed era stato proprio i città. Aveva portato il giornale, sul quale già tutti i clienti si erano ammassati per leggere. Quando il ragazzo arrivò al piano di sotto Sarah spiegò:

- È appena arrivato, portato da Sam. Ti interessa?

- Certo, grazie!- esclamò Toby.

Si avvicinò verso il tavolo sul quale era stato disteso, ma non riusciva neppure a vederlo, nascosto com’era da tutte quelle persone. In punta di piedi cercò di sbirciare. Ad un tratto sentì dire un uomo:

- Sentite questa, gente! Esecuzione pubblica fra tre giorni. Catturate le assassine e svelato il mistero, sembra interessante!

- Varrebbe la pena fare una capatina a Londra solo per questo!- commentò un altro.

Toby si allarmò. Il titolo non gli piaceva per niente…E se…

Si fece largo tra la piccola folla e sfilò il giornale dalle mani dell’uomo, che protestò. Il ragazzo si scusò:

- Scusate, è molto importante, potete lasciarmelo un secondo?

Sbuffando, glielo concessero. Toby avanzò col giornale in mano fino ad una poltrona, nella quale sprofondò leggendo. E diventò di colpo pallido realizzando che era accaduto il peggio. Con le mani che gli tremavano proseguì a leggere: svelato il mistero dell’omicidio di Sweeney Todd. Colpevole la proprietaria di un negozio di pasticci noto in città, Emily Baldett. Suoi complici la signorina Claudia Raven e Tobias Ragg, che la polizia sta ancora cercando per giustiziare. Di lui non si sono ancora trovate tracce. Pare che i tre siano stati visti uscire dal negozio della signora Lovett quella fatidica notte, e durante il processo la signorina Baldett ha confessato. Possibile movente la vendetta per la morte del noto barbiere Adolfo Pirelli da parte di Sweeney Todd. Le due donne sono state condannate alla forca, e l’esecuzione si svolgerà tra tre giorni nella piazza del mercato di St. Dunstan.

- Oh mio Dio!- esclamò una voce.

Toby si voltò, e se già era sconvolto divenne terrorizzato. Alle sue spalle, vicinissima, era arrivata Serafine. Non sapeva da quanto era lì, però una cosa era certa: aveva letto l’articolo dal giornale che lui teneva in mano. Senza riuscire ad emettere una sillaba, Toby la guardò con gli occhi sgranati. Aveva un’aria veramente ridicola. La ragazza esclamò pallida:

- Allora è così che stanno le cose!

Si voltò di scatto e salì le scale, velocissima. Doveva essere furiosa, confusa e spaventata. Toby ritrovò l’uso della parola e le corse dietro, abbandonando il giornale.

- Aspetta!- gridò.

Entrò nella loro stanza, e la trovò girata di spalle.

- Serafine- tentò di dire- non fare così…Io…

La ragazza si voltò furiosa, ma aveva le lacrime agli occhi e la voce le tremava:

- Avevi detto che saresti stato sincero con me, che mi avresti detto tutto.

Il ragazzo disse:

- E l’ho fatto, tutto quello che ti ho detto è vero!

Serafine tentò di assumere un tono calmo, ma si sentiva che fremeva di rabbia:

- C’è qualcosa che dovresti dirmi, Tobias? E per favore, stavolta voglio sapere ogni singola cosa. Voglio sapere cosa mi avete sempre nascosto.

Toby si sedette sul letto scoraggiato. Il momento era venuto, e non come sperava lui. La ragazza stava aspettando, in piedi. Così le raccontò di come veramente era andata quella notte, la morte di suo padre, e l’omicidio…Poi le indagini di Anthony, e la partenza.

Alla fine del racconto Serafine si era calmata, ma sembrava ancora shockata per la notizia. Singhiozzò:

- Non può essere vero! Mia madre non è un’assassina, non ne sarebbe capace!

- L’ha fatto, Serafine. L’ho vista mentre uccideva Sweeney Todd. E…Devo ammetterlo…Non posso che capirla. Aveva appena perso l’uomo che amava, il padre della bambina che stava per nascere. Quell’assassino aveva ucciso persone innocenti, e se ne stava lì, immobile. Emily ha dovuto farlo. Ha vendicato tuo padre.- spiegò Toby.

Serafine piangeva, mentre diceva:

- Non può finire così…Lei e zia Claudia…Stanno per morire! Dobbiamo impedirlo!

- E come possiamo? Ti hanno affidata a me perché ti portassi lontano da Londra, proprio per paura che accadesse una cosa simile. Hanno detto che dobbiamo stare lontani dalla città, ad ogni costo. Vogliono proteggerci! E non dimenticare che sono ricercato, se mi vedessero finirei anch’io sulla forca, e tu chissà dove…- obiettò il ragazzo.

Serafine disse decisa, asciugandosi gli occhi:

- Non me ne starò con le mani in mano mentre mia madre muore. Andrò là e farò qualcosa, con o senza di te! È mia madre, non posso perderla.

Si alzò, ma Toby la trattenne per una mano. Anche lei si sedette sul letto.

- Seafine- disse il ragazzo piano- io ti amo. Non puoi nemmeno immaginare quanto. Non ti lascerò andare da sola. Qualunque cosa tu faccia, dovunque vada, io ti seguirò.

Serafine lo guardò negli occhi:

- Allora vieni con me.

Poco dopo correvano giù per le scale, facendo voltare tutti i presenti.

Sarah chiese:

- Ma dove state andando? Edmund, Mary!

Il ragazzo rispose:

- Non c’è tempo, lasciamo tutte le nostre cose qui, dobbiamo partire immediatamente. Torneremo presto. Sam, che data porta quel giornale?

L’uomo al quale era stata rivolta la domanda esclamò:

- È di ieri, il tempo di arrivare qui.

Toby mormorò tra sé e sé:

- Questo significa che verranno giustiziate domani pomeriggio…

Poi chiese di nuovo a Sam:

- E quanto dista Londra da qui?

- Lo sai benissimo ragazzo, non ricordi? Col carro quasi una giornata e mezzo!- rispose Sam confuso.

- Troppo!- disse preoccupata Serafine.

Toby ci pensò su, poi si rivolse a tutta la sala:

- Dobbiamo arrivare a Londra in meno di una giornata. Come potremmo fare?

Rispose Sigfried:

- Be’, potreste andare a cavallo. Galoppando veloci ci impieghereste una giornata esatta. Ma senza mai far sostare la bestia… È molto difficile, Edmund!

Serafine esclamò:

- Ci proveremo, è l’unico modo! Cavalcheremo anche di notte se necessario!

- C’è qualche problema?- chiese Sarah preoccupata.

Toby mentì:

- Niente di grave…Torneremo il prima possibile! Avete un cavallo da prestarci?

Fu dato loro un magnifico stallone che apparteneva ad uno dei clienti abituali. Quello fece mille raccomandazioni, poi Toby prese con sé del denaro e ringraziò i presenti. Montò in sella e caricò Serafine dietro di sé. Li videro sparire oltre la curva.

Dovevano farcela, dovevano arrivare prima del tramonto del giorno dopo. Toby non aveva mai cavalcato, ma reggendosi alla criniera della bestia, che di natura era molto docile, se la cavava abbastanza bene. Serafine si teneva stretta a lui, col cuore che le batteva a mille. In realtà non sapeva cosa avrebbe fatto una volta arrivata a Londra. Ma la paura per la morte della madre la spingeva ad andare avanti. Cavalcarono tutto il giorno, tutto il pomeriggio, senza mai fermarsi. Quando calava la sera Toby le gridò da davanti:

- Sento che il cavallo si sta stancando! Dovremmo fermarci per un po’! Solo per farlo riposare, o non riuscirà a portarci fino alla fine! Siamo vicini ad un ruscello dove potrebbe bere!

- No- gridò Serafine di rimando- che tenga duro ancora un po’! Si tratta di mia madre, una questione di vita o di morte! Dobbiamo dare il massimo, continuiamo!

Toby scosse la testa preoccupato, ma spronò lo stallone a proseguire al galoppo. Quando la stradina ormai era buia e nemmeno il ragazzo riusciva più a distinguere niente, il cavallo cominciò a rallentare. Toby esclamò:

- Serafine, non possiamo più insistere! L’animale è stanco, sta per cedere se non ci fermiamo. In più è notte fonda, rischiamo di perderci!

La ragazza disse:

- E va bene, va bene!

Fermarono il cavallo e lo legarono ad un albero della radura, vicino ad un corso d’acqua. Mentre la bestia si rifocillava, i due si sedettero sull’erba. Anche Toby temeva per la sorte delle due donne e voleva arrivare in tempo, ma trovava quella corsa folle e inutile, se non si fossero fermati almeno una volta. Non ce l’avrebbero fatta senza far riposare il cavallo. Serafine sembrava ansiosa e innervosita. Cercò di rassicurarla:

- Ce la faremo comunque…Se ci riposiamo per un po’, saremo ugualmente in tempo, fidati.

- Per quanto potremmo riposare?- chiese la ragazza improvvisamente allettata da un po’ di sonno.

Toby rispose:

- Un’oretta sarà più che sufficiente.

Però Serafine ripensò alla madre e cambiò idea:

- No, tu dormi pure se vuoi. Io non riuscirei a chiudere occhio. Ti sveglierò tra un’ora, tanto mi riposerò anche rimanendo sveglia.

Il ragazzo la baciò e si stese, voltato dalla parte opposta. Si addormentò immediatamente. Serafine guardò le stelle e pregò suo padre di salvare Claudia e sua madre in ogni modo. Ma mentre fissava quei minuscoli punti bianchi le si chiusero gli occhi…

Quando li riaprì era sempre buio, ma all’orizzonte stava sorgendo il sole. Oh no. Non poteva essere successo. La stanchezza l’aveva vinta. Si era addormentata!

Svegliò Toby in preda al panico:

- Oh mio Dio, Toby, è tardi! Mi sono addormentata, quanto tempo sarà passato?

Il ragazzo balzò subito in piedi. Rispose, dopo aver osservato il cielo:

- Suppongo quattro o cinque ore. Parecchio.

- Ce la faremo?!- chiese Serafine angosciata.

Non osava dire che non avrebbero dovuto fermarsi, perché anche lei riconosceva che senza quella sosta il cavallo sarebbe stramazzato pochi metri più avanti. Ma si era addormentata! Toby slegò il cavallo, salì sopra e caricò la ragazza dietro di sé. Rispose:

- Cavalcheremo il più velocemente possibile, dovremmo farcela!

Spronò l’animale che si mise a correre a tutta velocità.

Poche ore prima che il sole stesse per tramontare, Emily e Claudia sentirono la porta in cima alle scale aprirsi, poi un rumore di passi. Ma rimasero immobili, nel buio delle loro celle, senza sapere più cosa fare. Piangere? Urlare? Tentare di scappare? Le avevano provate tutte, tutte le lacrime erano svanite, erano inermi, stanche. Si erano rassegnate. Non si mossero neppure quando sentirono le porte delle loro celle aprirsi, non opposero resistenza alle mani che le prendevano e le tiravano in piedi con la forza. Solo Claudia emise una specie di singhiozzo quando la toccarono. Per il resto sembravano veramente assenti. Camminarono su per le scale, sorrette dai due uomini incaricati di prelevarle e portarle al patibolo. Poco prima un prete era venuto a confessarle un’ultima volta, ma erano rimaste in silenzio, troppo angosciate e disilluse per emettere un suono. Dopo le scale, rividero la luce, alla quale già non erano più abituate, e socchiusero gli occhi, ma nient’altro. Stavolta non tentarono nemmeno di gettare acqua sui loro visi, le presero così com’erano, spettinate, sporche e pallide. I due uomini legarono i loro polsi con una stretta corda in modo che non potessero usare le mani. Uscirono dall’Old Bailey, scesero la gradinata e furono messe su un carro. Era come un’enorme carrozza trainata da cavalli, solo che non era coperta, e tutti potevano vederle. La gente si ammassò intorno interessata. Quando anche i due uomini salirono, il mezzo si mise in moto. Le due donne erano sedute dallo stesso lato, ma non potevano muoversi per via delle mani legate, e perché avrebbero fermato ogni loro tentativo di fuga. Guardavano la folla sfilare accanto a loro, per le strade, con uno sguardo vacuo e malinconico. Poi Emily allungò debolmente le mani legate verso quelle di Claudia, e gliele strinse. L'amica sorrise guardandola.

Il cavallo stava rallentando, ormai sfinito, Toby e Serafine non sentivano la fame, che in realtà li stava divorando, per l’agitazione.

- Vai stupida bestia, vai!!!- gridò Serafine spaventata da quel rallentare improvviso, ora che erano così vicini.

Cercava di battere i piedi sul posteriore del povero animale, e a Toby venne in mente Pirelli, quando lo frustava. Gli fece paura la somiglianza del tono di voce di Serafine con quello del suo padrone, e anche la stessa rabbia. Ma non poteva che capirla, era quasi il tramonto, e anche lui aveva una gran paura. Così piantò i talloni nei fianchi del cavallo e lo spronò ancora di più. Ancora una mezz’oretta e sarebbero arrivati.

Il carro rallentò entrando nella piazza del mercato. Era diversa dal giorno in cui Emily e Claudia erano arrivate, il carro di Pirelli non c’era più. Emily ripensò a quando l’aveva visto sul palco, a quando aveva assistito alla sua gara…Memorie lontane. Al posto dei banchetti adesso c’era una pedana di legno piuttosto alta, alla quale si accedeva per mezzo di alcuni gradini. Era la forca, i cappi pendevano in modo sinistro, già pronti. Accanto ad una leva stava in piedi il boia. Intorno una folla di gente eccitata e impaurita, ma rigorosamente in silenzio.

Appena il carro si fermò, i due uomini presero le donne per le spalle e le fecero scendere. La folla si allargò per farle passare. Nonostante si sentissero mille sguardi addosso, Emily e Claudia non sollevarono i loro.

Le fecero salire sulla pedana, e un brivido percorse le loro schiene. Emily pensava a Serafine, e desiderò con tutto il cuore che non le accadesse mai niente. Un uomo spiegò una pergamena e lesse ad alta voce:

- Emily Baldett, accusata dell’omicidio di Sweeney Todd, e Claudia Raven, sua complice! Condannate ad essere appese per il collo!

Gli uomini fecero avanzare ognuna davanti ad un cappio, e sistemarono la corda intorno ai loro colli. Le due erano serie, ma tremendamente impaurite, mentre le gambe tremavano. Mentre l’uomo continuava a leggere sulla pergamena, Emily e Claudia si guardarono. Il loro sguardo triste ma ancora complice significava più di mille parole. Era un addio, ma anche una promessa di ritrovarsi libere al più presto, insieme, e un modo di infondere coraggio. In quello sguardo ripensavano a tutto quello che avevano passato, i dolori e le gioie che avevano provato insieme. Era l’ultima volta che si guardavano.

-…E che il Signore abbia pietà di voi.- stava dicendo l’uomo.

Arrotolò nuovamente la pergamena. Emily e Claudia tornarono a guardare dritto di fronte a loro. L’uomo fece un cenno al boia dicendo:

- Bene, procediamo.

Il boia avanzò verso la leva e la impugnò con entrambe le mani. Emily chiuse gli occhi. La leva scattò, le botole si aprirono. Fu un colpo secco.

La folla emise un grido misto fra orrore ed eccitazione. Alcuni non guardarono, altri sì. Rimasero lì per un po’, poi lentamente se ne andarono tutti.

Ma non prima di essersi voltati un’ultima volta ad osservare quei due corpi penzolanti.
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Capitolo triste per questo nuovo anno... :( 
Eccoci arrivati al culmine della climax.

  
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