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Autore: Il vecchio Totosai    16/12/2005    5 recensioni
Eccomi con una nuova, breve, one-shot, questa volta incentrata su Miroku. aiutatemi a migliorare commentando numerosi! vi ringrazio in anticipo. ciau
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie

Grazie

 

Kazaana!’ un forza spaventosa stava risucchiando una moltitudine di demoni minori verso un piccolo foro aperto sulla mano del monaco, facendoli semplicemente svanire nel nulla.

Una fitta sul palmo gli diede il segnale che aspettava, non poteva continuare oltre. Agilmente chiuse la mano destra a pugno e la avvolse con un rosario, bloccandone il devastante potere. Uccise i pochi demoni sopravvissuti con qualche colpo del suo bastone sacro. Improvvisamente, in una delle tante fredde notti del Sengoku jidai, tornò la pace. Momentanea, come sempre.  Si sedette a terra, dove ardeva un piccolo fuoco, acceso da lui stesso. Chiunque lo avrebbe incontrato avrebbe sicuramente saputo riconoscerlo per quello che era; il bastone, la veste, lo stesso aspetto del giovane, inducevano ad una conclusione: Miroku, il monaco deviato.

Era partito da un mese ormai. Non dormiva da tre giorni e non mangiava da due, e la sua faccia era piuttosto pallida e smunta, ma un monaco poteva benissimo sopportare mali minori e terreni come la fame e il sonno.

I suoi occhi per quanto poteva ricordare non avevano mai assaporato una vita comune, gioia e dolore, amore e odio, ed era sicuro che un uomo normale prima o poi sarebbe crollato di fronte al peso schiacciante del suo Fato, ma non lui. Resisteva, e combatteva, e si opponeva, ma ora non più. Ciò che lo rendeva diverso dal solito, in quel momento, era la consapevolezza della sua decisione, e la cosa più frustrante era che si sentiva quasi del tutto impotente di fronte a ciò che gli aveva riservato il destino. Ormai aveva smesso da tempo di chiedersi il perché, il come, il quando. Aveva imparato a convivere con la sua maledizione da solo, per questo giunse alla conclusione che era inutile e addirittura pericoloso esporre altri al pericolo che portava con sé. Ricordò la scelta che aveva compiuto per salvaguardare le persone a cui teneva di più, i suoi amici.

 

(flashback) Un mese prima…

 

- Sei sicuro di quello che stai facendo? Inuyasha, solitamente impulsivo e menefreghista, era stranamente serio. Seduto a gambe incrociate sulla riva del fiume, l’hanyou  osservò un momento il dolce viso addormentato di Kagome, candido come neve e soffice forse anche più della seta. I capelli corvini ricadevano su di lei, delicati, come un soffio leggero di vento. Gli occhi che tanto gli piacevano erano chiusi, ma anche così, non poteva che sentirsi meglio, rincuorato, come accadeva ogni volta che si soffermava ad ammirare quel volto. Lui lo reputava perfetto, ma naturalmente non glielo aveva mai detto. La ragazza dormiva beatamente in un sacco a pelo poco più in là, ignara. Poi lo sguardo di Inuyasha tornò a posarsi su Miroku.

- Certo. Come vi ho gia detto diventa ogni giorno più pericoloso stare insieme a me. – rispose Miroku. Era in piedi, aveva gli occhi spenti e guardava in basso, cercando a tutti i costi di non incrociare nessuno.

- Ma tu hai detto che se uccidiamo Naraku il vortice scomparirà! Come farai da solo… - disse  Sango, guardando il monaco intensamente. Sembrava decisa a tutti i costi a fargli cambiare idea.

- Io non voglio che nessuno subisca le conseguenze di un mio problema! Non voglio essere il fardello di nessuno… - Tantomeno il tuo, Sango-chan… ne hai fin troppi.’ Miroku era a conoscenza dei sentimenti che provava per Sango, ma proprio perché teneva a lei, aveva cercato di reprimerli, di nasconderli, per una semplice ragione: non voleva farla soffrire, visto che lui era destinato alla morte.

- Ma insieme possiamo risolvere tutto! – Sango si alzò e afferrò l’avambraccio del monaco, stringendolo a . Non voleva lasciarlo andare, era sconvolta. Gli occhi stavano diventando gonfi, le guance rosse. Lei era innamorata di Miroku, ma non aveva mai osato rivelarglielo. E lui non poteva andarsene prima di sapere…

- E’ una mia scelta. - Miroku lasciò la presa e si voltò, nascondendo agli altri i suoi occhi, ormai lucidi.

- Ma… - Sango si arrampicava sugli specchi, in cerca di un motivo valido per fermare Miroku. Intervenne Inuyasha.

- Sango, non hai il diritto di scegliere ciò che è giusto o no per Miroku. Spetta a lui decidere della sua vita. - Una frase molto saggia. Suonava strano sentirla fuoriuscire dalla bocca dell’hanyou.

Miroku, lentamente, fece per allontanarsi.

- … non è un addio… diciamo, arrivederci! - abbozzò un sorriso. Il sorriso più falso del mondo. Oltrepassò Sango, e, senza girarsi verso di lei, mormorò: - Mi dispiace… -

Sango non riuscì a trattenersi oltre, scoppiò in un pianto disperato, e quando alzò la testa per scorgere ancora un ultima volta quel viso che aveva saputo regalarle un infinita varietà di emozioni, si accorse che era già andato. Svanito. Come il suo cuore.

 

(fine flashback)

 

Il sole, ormai sorto da un pezzo, illuminava ampiamente il volto del giovane monaco, destandolo. Finalmente era riuscito a riposare qualche ora. I tizzoni del fuoco ormai spento ardevano ancora, e ci si scaldò appena le mani, prima di alzarsi. Si diede una spolverata alla veste, e prese a camminare. Per dove, non lo sapeva neanche lui, ma sicuramente sarebbe andato molto lontano, per sicurezza. Rallentò il passo, facendo mente locale.

Dunque, se non ho deviato troppo ad est, dovrei trovarmi all’incirca nelle lontane terre del nord, se non sbaglio…’

All’improvviso, un rumore ritmico alle sue spalle, seguito da una specie di squittio, e poi la sua vista venne completamente oscurata da qualcosa che nel frattempo stava cercando di strangolarlo.

- Lo sapevo che tornavi, lo sapevo! - era una voce fin troppo familiare per ignorarla.

- Ma… Sango, che ci fai qui !? - Miroku allontanò leggermente la ragazza da sé, per riprendere fiato, ma anche per poterla guardare in faccia.

- Cosa? - Sango guardò Miroku, interrogativa.

Solo allora il monaco si accorse di cosa si trovava alle spalle di Sango. Si scorgevano varie case costruite per lo più vicino ad un grande fiume. Vicino a loro, un modesto tempio accoglieva le preghiere dei fedeli. Il villaggio della vecchia Kaede. Terre del nord, eh? …E va bene...’

- Niente, lascia stare. Sono tornato… - la sua voce suonava molto flebile e bassa.

- Sarai stanco, vieni, ti porto a riposare. - Disse Sango con tenerezza, avvolgendo il braccio di Miroku sopra la sua spalla e incamminandosi verso casa di Kaede. Una volta dentro gli si parò davanti, parlando con aria decisa. – Troveremo Naraku e lo uccideremo, promesso. – dicendolo, Sango afferrò le mani di Miroku congiungendole con le sue, con un gesto spontaneo. Diventata improvvisamente rosso scarlatto, la ragazza farfugliò che andava a procurarsi del cibo, allontanandosi guardando fisso per terra. Un attimo dopo entrarono Inuyasha e Kagome.

- Miroku-sama! Finalmente sei tornato! Ero sicura che non avresti resistito a lungo senza Sangodico bene? - Kagome salutò allegramente il monaco ridendo, complice, come se non avesse dubitato un solo istante della sua ricomparsa.

 - … veramente io… - Miroku pensò che forse non era carino rivelare che era finito in quel villaggio solo per errore, così lasciò le parole in sospeso, alzando un braccio dietro la testa, a di scusa. Inuyasha invece non disse nulla, e aspettò che Kagome fosse uscita, per proferire parola.

- Voglio che tu sappia che qualunque scelta farai, noi ti appoggeremo. Non preoccuparti. - Inuyasha parlava velocemente, come se avesse paura di farsi sentire da qualcuno.  Fece per andarsene.

- Perché? per voi non sono un peso, un pericolo? - Miroku azzardò la domanda, lanciando un occhiata penetrante e afferrando l’hanyou per un braccio, bloccandolo sulla soglia.

- No. Tu sei… un amico. - Inuyasha fece un vago sorriso e varcò la porta, e uscendo trovò ad aspettarlo una radiosa Kagome. La ragazza aveva sentito tutto e inaspettatamente stampò un leggero bacio sulla guancia del suo mezzodemone preferito, facendolo arrossire.

Un amico… non un fastidio, o un problema. Un amico.

 ‘ Grazie. ’

Una piccola lacrima si lanciò, audace, verso la guancia di Miroku, infinitamente commosso.

  
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