Angeli del cuore
La scheletrica conduttrice era evidentemente sull'orlo di una crisi isterica.
“Dove-diavolo-è-la-ragazza?”
Undici
dicembre, sera, precisamente l'ora della prima serata nei palinsesti
statunitensi.
L'ora dell'attesissima ultima puntata del reality più seguito negli USA.
Tanti
erano i pensieri che affollavano la mente dei fan(meglio, delle
fan):
'Ma Takeru l'ama
davvero?'
'E che ci troverà in quel topo di biblioteca?'
'Oh, è così romantico!'
'Chissà se le chiederà la mano, stasera!'
Inoltre, sapevo che uno sparuto gruppo si poneva domande anche su Hikari; immaginavo già le fervide fantasie giovanili nel creare strani e improbabili ménages-à-trois.
Invece, in particolar modo in quei dieci giorni che Frida se n'era andata, il ménage era esclusivamente à deux. Sì, con mia grande gioia, ultimamente c'erano solo Takeru e Hikari. Come una coppia collaudata.
La scusa, la versione ufficiale, usata quasi unicamente da Hikari, era che dovevano prepararsi all'ultima puntata, ricontrollare le foto, misurare le parole, scegliere persino i vestiti adatti.
Quella sera, Hikari aveva scelto una pratica e calda mise, completata da stivali imbottiti; in studio, cominciò antiesteticamente a sudare, costringendosi a rivedere tutto l'abbinamento e a scegliere ciò che lo staff metteva a disposizione, con sua somma disperazione.
Takeru, che nel frattempo, col suo fascino navigato, aveva rassicurato la conduttrice, non poté davvero fare a meno di fischiare per l'approvazione, quando vide il vestito striminzito che le avevano fatto indossare.
Hikari si morse un labbro, affiancandolo, pronta all'ingresso.
“Gli spettatori si chiederanno perché non ho scelto te”le sussurrò lui, portandole una mano dietro la schiena.
Lei rabbrividì.
“Spiritoso”borbottò.
“Io me lo chiedo”replicò lui, serissimo.
Hikari finse di non ascoltarlo.
“Ma vedi se devono sprecare tutta quest'energia per riscaldare così tanto!”si lamentò, la voce acuta.
Takeru non fece in tempo a rispondere che le luci della ribalta li richiesero, quasi intimidatorie, pronte all'ultimo round.
“Cari
telespettatori”cinguettò la conduttrice, improvvisamente tornata
dolce e cordiale-era sicuramente
sotto sedativi-“quest'oggi,
l'ultima puntata di '20 gals 4 100 days' sembra regalarci sorprese a
non finire! Dove sarà la nostra Frida? Il nostro Takeru, che, mi
dispiace ricordarlo, da oggi ci saluterà, sembra in ottima
forma...Dove la nascondi, eh?”
Il tentativo di simpatia non
riuscì assolutamente a scalfire l'ondata di dolore del pubblico al
'da oggi ci saluterà'.
Takeru si alzò dalla sua poltrona, raggiungendo quella di Hikari, e le rimase accanto, in piedi.
“Non
la nascondo”iniziò con calma, scandendo bene le parole. “Cari
amici, è giunto il momento di dirvi tutta la verità...”
A
Hikari costò un grosso sforzo non alzare gli occhi al cielo.
Takeru si lanciò in una lunghissima e dettagliata descrizione di come aveva ingannato tutta l'audience, di come lui e Frida non avevano fatto insieme la metà delle cose che tutti credevano avessero fatto, di come Hikari non ne fosse in alcun modo responsabile- già alcuni, nel pubblico presente, vociavano sulla veridicità delle foto.
“Frida
è stata una carissima amica, e mi ha lasciato tanti insegnamenti. Mi
ha insegnato che non è possibile mentirsi troppo a lungo, che prima
o poi l'amore ti trova e che, in fondo, è meglio così, perché
vivere senza l'amore va contro natura. Frida ha ritrovato un amore,
l'amore,
che credeva di dover dimenticare, e che invece la voleva ancora
prepotentemente. Così tanto che lei ha solo potuto soccombere. E,
tuttavia, malgrado questo verbo possa avere un sapore negativo, di
sconfitta, credo sia stata per lei la disfatta più bella. Talmente
bella che non ha voluto aspettare nemmeno un secondo per viverla
appieno, talmente bella che è tornata in Norvegia, senza di me.
Perché non è me che ama e non è lei che io amo, e mi dispiace
avervi illuso. Ma è più romantica la favola che è toccata a lei,
ed ha il vantaggio non indifferente di essere reale. Mi dispiace
anche per voi”si voltò verso le diciannove ragazze escluse, divise
tra la rabbia inviperita, il rammarico e l'indifferenza. “...anche
se non credo sarebbe stato molto diverso. Con tutto il rispetto per
questo format, è sbagliato dalle origini. Potrò anche essere il più
valente cestista degli States(Hikari si lasciò andare un leggero
sbuffo), ma non sono nessuno per scegliere tra venti bellissime
ragazze, non sono nessuno per illuderle così, e non ci si innamora
di qualcuno se sai che la vostra storia è costantemente registrata e
commentata.”
Mi ritrovavo a dissentire sull'ultimo punto, ma ero
tranquillo...Non mi avrebbero mai visto.
Seguì il silenzio, la bionda conduttrice non sapeva palesemente cosa fare.
Finché Hikari non si alzò e non cominciò a battere le mani.
E fu uno scroscio continuo di applausi a quella inusitata e appassionata ode all'amore.
“Incredibile, hai mentito a mezza America, eppure ti amano ancora tutti.”
Hikari era tornata alla sua pelliccia sintetica, e adesso Takeru la stava accompagnando a piedi nello studio.
“Sottovaluti la bellezza”sorrise Takeru, sorreggendola nell'evitare una buca.
“Mh”Lei aggrottò un sopracciglio. “Non mi puoi cadere sull'aspetto fisico, non ora che hai dimostrato un animo sentimentale che farà impazzire tutte le teenagers, nonché le loro mamme.”
“E tu non puoi cadere dovunque”la riprese lui, sorridendo e aiutandola di nuovo.
“Ma tu non devi fare i conti con i piani all'urbanistica da migliorare”
Takeru si strinse nel cappotto.
Stavano congelando, eppure avevano optato per camminare a piedi.
Era in vista una perfetta ricaduta dei loro sintomi influenzali.
“Dormi allo studio, oggi?”
Hikari annuì.
“Beh,
domani chiamo Miyako, così stiliamo una tabella dei miei
appuntamenti fino a Natale. E magari mi vedo con David. Se dormissi a
casa, perderei solo tempo.”
“Saresti potuta rimanere a dormire
da me, come hai fatto in questi giorni.”
Non
sembrò aver sentito il piccolo accenno a David.
All'ennesimo
quasi scivolone di Hikari, Takeru la prese sottobraccio.
“Pensa a quando le strade saranno bloccate e ghiacciate per la neve!”la canzonò.
Hikari gli fece la linguaccia, ma non disdegnò l'aiuto.
“Ma no, oramai non ha più senso”
Takeru annuì.
Non dissero nulla sino all'arrivo a destinazione.
Hikari si sciolse dalla stretta.
“Grazie per...non avermi fatto cadere.” Hikari deglutì.
“Dovere”
“E...Per
avermi accompagnata.”
“Dovere anche questo”
Hikari sorrise. “È la prima volta, in un nostro commiato, in cui non c'è niente in sospeso tra di noi!”esclamò, insolitamente allegra.
Takeru tentò di abbozzare anche lui un sorriso.
“Allora, addio”
“Ehi!”protestò lei, con le braccia conserte. “Non si dice addio, potrebbe portare sfortuna”
Takeru
fece spallucce. “L'hai detto tu stessa, ora non c'è più niente
che ci accomuni.”
“ E il gatto??”strillò Chris. “Non
posshono scoddae Ayame!”
Nuvolette, meno male, meno male, che esisteva quel baby angelo! Mi stavo già disperando nel cercare ancora punti d'incontro.
Mi avvicinai a Hikari, sussurrandole più volte 'Ayame', in modo che le sembrasse una voce dall'inconscio.
“A parte il gatto”sembrò ricordarsi lei all'improvviso.
Fui lieto di constatare come i trucchetti di Wu si rivelassero preziosi.
Takeru si rilassò.
“A parte Ayame”concesse. “Puoi venire a trovarlo quando vuoi.”
“Così vedrò anche Margareth, cominciava a starmi simpatica. E Baptist, e quei tuoi buffi bodyguard...”
“E me”
Takeru alzò lo sguardo, imprigionandola con il suo.
“Sì, beh, ovvio, sei il padrone di casa, no? A proposito...”
Hikari spezzò il contatto visivo, portando il suo viso verso il basso. “Vorresti...salire?”
Cosa?!
Rimasi spiazzato.
Felice.
Aveva agito senza di me.
Ma Takeru, inspiegabilmente, rifiutò.
“No, Hikari.”
Lei rialzò lo sguardo, confusa almeno quanto me.
“Nemmeno un the, o qualcosa di caldo? Si congela, qui fuori”
Lui le prese le mani, ghiacciate malgrado i guanti.
“Un invito da te, soli, noi due, freddo fuori. Hai veramente un'ammirevole fiducia nei miei confronti. So che tu non hai intenzione di spingerti con me oltre un determinato limite...”
Takeru continuò, nonostante la cosa sembrasse costargli fatica.
“...Ma
domani mattina non te lo perdoneresti. Non me lo perdoneresti. Non me
lo perdonerei io.”
“Non è...Dai, non sei un animale, puoi
controllarti”sorrise imbarazzata lei.
“Hikari...Sei una donna, e sei bellissima, e se ti guardo non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di te col vestito che ti hanno scelto oggi in studio. E io sono un uomo e...E David”deglutì, infine. “David”ripeté, per darsi forza.
Hikari rise.
“Ti
ho insegnato a pensare troppo, temo. Non avevo in mente la metà
delle cose che hai detto”sostenne, ma la sua voce era malferma.
“Comunque, come vuoi.”
Giocherellò un attimo con le chiavi,
prima di infilare quella giusta nella toppa.
Si sporse in avanti per baciarlo sulla guancia, Takeru stava già compiendo lo stesso gesto, e così si ritrovarono a condividere un bacio a fior di labbra.
Sorpresi, si staccarono subito.
“Allora,
ciao.”
“Ciao”fece Takeru. “Fammi gli auguri il
quattordici, eh!”
Hikari aprì il portone. “Certo, stai
tranquillo. Buonanotte”
“Buonanotte, Hikari”
“Che bello rivederti qui! Ho finalmente qualcuno con cui parlare!”
Miyako si stiracchiò, massaggiandosi il ventre.
“Sembra
che io ti schiavizzi...”
“Non dico questo”sorrise Miyako.
“Solo che, ammetterai, ultimamente eri un po' troppo a casa
Takaishi!”
“Quei
tempi sono finiti, non preoccuparti.”rispose con voce fioca Hikari.
“Questo l'hai messo tu?”
Indicò un vaso ricolmo di strane
palline colorate.
Miyako, alle prese con la rubrica telefonica, annuì.
“Volevo
dirti che l'appuntamento in quella scuola, per le foto del Christmas
Ball, è stato confermato.”
“Perfetto”rispose stancamente
Hikari, ancora catturata da quelle sferette traslucide.
“Che cosa sono, esattamente?”
Miyako sorrise.
“Me le ha comprate Ken ieri. Le ha prese di tutti i colori, anche se c'erano monocromatiche perché...”
Miyako si fermò, sognante. “Perché tu hai reso la mia vita così variegata e ricca di sfumature, e non è possibile assegnarti un solo colore, ma un'intera gamma, come le Miyako che conosco io...Arrabbiata, triste, innamorata, felice, matta.”
“Ti ha detto così?”sorrise Hikari.
Tipico di quel romanticone.
“Sai
perché me le ha comprate?”
Hikari scosse la testa, stappando
una bottiglietta d'acqua naturale.
“Perché queste maledette”si alzò di scatto, puntandole come se avessero partecipato a un omicidio “ci mettono ore e ore a diventare così!”
“Eh?”fece Hikari, sconcertata.
“Vengono vendute come una sorta di perline, e devono stare in acqua ore e ore, prima di assumere questa consistenza gelatinosa e di ingrandirsi. Io speravo che la trasformazione fosse istantanea!”s'immusonì.
Hikari aggrottò le sopracciglia.
“Metafora per dirti di farti partorire in acqua?”
“No!
Era un modo per dirmi di avere pazienza. Lui è preoccupato che io
lavori troppo...Non appena tu non avrai più bisogno di me e questo
bimbo sarà nato, tornerò a fare l'infermiera”
“Non che tu
qui faccia qualcosa di diverso. Non sai quanta cura ti prendi di me.”
Hikari le sfiorò i capelli con la mano, e Miyako sorrise.
“Ma lui è sempre preoccupato per me”sbuffò.
Potevo controfirmare l'affermazione.
“Vorrei
ben vedere!”
“Sostiene che dovrei stare tranquilla a
sferruzzare. A parte che io non so cucire, ma mi ci vedi ferma a
tentare di creare sciarpine e corredini per il bambino?”
“Non riesco nemmeno a immaginarti ferma!”
“Ecco, appunto. Mi ha regalato queste strane palline perché...Perché dalle cose più piccole, con un po' di attesa e amore, nascono delle cose meravigliose, come loro, grandi e colorate. E così sarà per il nostro bambino, lo so”
Miyako afferrò una pallina, porgendola a Hikari.
“Il
vostro bambino sarà bellissimo, ne sono certa. Ma come mai hai
deciso di portarle anche qui? Voglio dire, è un regalo...”
“Ah”fece
spallucce. “L'ho costretto a comprarne delle altre, è stata una
fortuna che il negozio non fosse già chiuso”
Hikari si portò una mano al viso, sorridendo incredula.
“Poverino”
“Povera
me! Hai idea del dolore che dovrò affrontare?”
“Miyako,
mancano mesi.”
“E
con questo? Una deve arrivare al parto preparata. E poi, ho pensato
che avrebbero portato un po' di colore. E che ti avrebbero tirato un
po' su, ora che il reality è finito.”
Hikari non sorrideva più.
“Non appartengo più alle adolescenti in calore, per fortuna.”
“Ora
non dirmi che non sei triste. Non ti crederei”
“Non sono
triste!”protestò Hikari. “E puoi credermi. Sapevo che sarebbe
successo, e sono grande e vaccinata! Vado in bagno”annunciò
bruscamente.
Miyako sospirò.
Forse potevo...
Miyako represse un urlo a fatica.
“Daisuke!”sillabò arrabbiata. “Non lo sai che non si fanno spaventare le donne incinte?!”
Avevo deciso di mostrarmi per pochissimo, in modo da poterle parlare un attimo.
“Ma
piantala, sapevi che ero qui!”
“Senti, tu, mica posso vivere
con l'ansia che uno stupido angelo del cuore possa seguire in
tutto...”
Feci segno di zittirla. “Non ho molto tempo. Miya,
devi aiutarmi. Convincila a lasciare David.”
Miyako corrugò la
fronte. “David chi?”
“Miyako...”la ripresi.
“Oh,
quello! Mi ero quasi dimenticata che persino
esistesse!”
“Magari!”sospirai. “Devono lasciarsi, ieri
sera per poco...”
Sentii la porta del bagno aprirsi, e mi
dileguai.
“Parlavi con qualcuno, Miya?”fece Hikari, riordinando dei fascicoli per un cliente che avrebbe ricevuto nel pomeriggio.
“Oh! Certo, col bambino! Se è femmina, mi piacerebbe chiamarla Natsumi, e poi nascerà in estate, non è perfetto?”
“Natsuko,
se proprio vuoi usare la radice di 'estate'.”
Miyako
s'insospettì. “Perché proprio Natsuko?”
“Oh, niente. È
giusto il nome della madre di Takeru, mi è venuto in mente così.
Non ci leggere niente, per
favore.”aggiunse, notando
l'espressione di Miyako.
“E se è maschio?”
“Se
è maschio...”
Miyako alzò gli occhi al cielo.
“Ci piacerebbe chiamarlo Daisuke.”
Avvertii un leggero pizzicore agli angoli degli occhi.
Non potevano farmi questo...
“Con
che kanji?”
“Mi piacerebbero quelli di 'grande' e 'aiuto'. Per
me, il nome Daisuke significa 'qualcuno che è di grande aiuto'.”
La
volevo abbracciare, tanto mi stavo commuovendo. Era una fortuna che
Chris non mi avesse vicino in quel momento, avrei perso tutta la mia
credibilità come angelo più grande.
I miei migliori amici...A dare il mio nome al loro bambino.
Eh sì, la terra sarebbe stata inondata di rubini. Anche per Wu la pietra preziosa designata per le lacrime erano i rubini, mi ritrovai a pensare, cercando di detergermi velocemente le stille salate.
“Bel nome”acconsentì Hikari, con un tono di voce distratto. “Miya, quand'è il Christmas Ball? Non il quattordici, vero?”
“Mmm” Miyako abbassò il viso. “No, se non ricordo male il ventidue. Perché?”
“Oh”fece spallucce Hikari. “Niente.”
Miyako
sospirò. “Cos'è il quattordici?”
“Niente, davvero.”
“Certo,
come no.”
“Oh!”sbuffò Hikari, imbarazzata. “Il compleanno
di Takeru.”
“Capisco”replicò Miyako sorniona. “Beh, questo cambia tante cose.”
“Per esempio?”
“Perché
non gli compri un regalo?”
Hikari incrociò le braccia.
“Cosa
si può regalare ad uno che ha già tutto?”
Il sorriso di Miyako si allargò.
“La
premura con cui ci pensi non è già di per sé un regalo, una
vittoria per lui?”
Hikari sospirò. “Non so nemmeno se
prenderglielo, voglio dire, non conosco i suoi gusti e...”
“Io,
per questo Natale, credo che regalerò a Ken un paio di boxer e
basta.”
“Boxer?”ridacchiò Hikari.
“Beh?
Sono utili, carini, glieli prendo anche rossi in tema.”
“Tu
sei matta!”rise la mia protetta. “Secondo te, posso mai fare un
regalo del genere a Takeru? Cosa andrebbe a pensare?!”
“E
David? Lui cosa andrebbe a pensare?”
La domanda di Miyako- era
ora che il discorso vertesse su David!-fu un doloroso promemoria per
Hikari.
“Miya...”
Hikari
si accoccolò sul divano, stringendo un cuscino. Miyako, cautamente,
si sedette vicino a lei.
“Vuoi
un the e ne parliamo?”
Hikari annuì timidamente.
“La domanda è questa.”esordì Hikari, rigirando nervosamente la tazza. “Un bacio è tradimento?”
“Dipende dal tipo di bacio”sentenziò seria Miyako. “Se accidentale ed è solo uno sfiorarsi, no, certo che no!”
Hikari sospirò.
“Miya...E'
successo il giorno del Ringraziamento, ero a casa di Takeru
e...”
“Ah, ma se alludi al ragazzino, no, io non lo
definirei...”
“No, Miya-chan.”la interruppe con fermezza
lei, tormentando i disegni in rilievo sulla tazza. “Non si tratta
di Sven, questo non te l'ho raccontato. Era mattina presto, ed ero
andata a casa di lui perché, beh, non avevamo finito la torta e...Ed
era tardi, ok? Non si svegliava, dorme più di
Ayame!”
“Ayame?”s'intromise gentilmente Miyako, cercando di
raccapezzarvisi.
“Sì,
il su...mio...il gatto, insomma! Io, naturalmente, avevo finito di
preparare tutto e ho pensato 'Beh, potrei portargliela di sopra, così
lo sveglio e andiamo a vedere la parata, visto che gli altri non
hanno mai avuto l'occasione di poterla ammirare dal vivo e...'”
“Hai
pensato tutto questo mentre andavi da lui in camera?”sorrise
Miyako.
Hikari annuì.
“Ok, e poi?”la incitò Miyako.
“E poi...Oh, davvero, non so come sia potuto accadere! Un attimo prima lui divide la fetta di torta a metà, perché, non so come, sa già che non l'ho ancora mangiata...un attimo dopo mi ritrovo a chiudere gli occhi e...e, stringermi a lui e...”
Miyako sgranò gli occhi.
“Cos'altro
è successo?”
“NULLA! Oltre il bacio, nulla! Frida è entrata,
seguita da Sven. David era appena arrivato a casa.”
Hikari posò
la tazza sulla scrivania, confusa.
“Responso?”chiese ansiosamente, posando la tazza.
Miya
espirò, prendendo tempo. “Hikari...Conosci già la
risposta.”
Hikari sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
“Sono sempre stata dall'altra parte, Miya. Ero io quella tradita, ero io quella ferita, ero io...E adesso sto infliggendo tutto questo ad un'altra persona, che non se lo merita.”
Si prese il viso tra le mani.
“Su.”Miya
le passò un braccio attorno alle spalle. “Non è niente di così
irreparabile. Devi solo essere sincera con te stessa...Hikari, tu
cosa provi per David?”
Hikari si morse un labbro.
“David
è...è una delle persone più straordinarie che abbia mai
conosciuto. È dolce, gentile, un cavaliere, sembra sempre capirmi al
volo, non mi opprime ma mi cerca, sa quando tacere, sa quando
lasciarmi in pace...”
“Un principe azzurro, in
breve.”sentenziò la mia amica.
“Miya-chan,
lui rappresenta tutto quello che ho sempre cercato in una relazione.
Ha un lavoro di successo, è brillante, mi compra sempre un sacco di
regali, è presente, ma io non...”
“Non si sceglie di
innamorarsi, Hikari.”
Hikari sembrò voler sprofondare nel divano.
“Il n'y a point de déguisement qui puisse longtemps cacher l'amour où il est, ni le feindre où il n'est pas”mormorò Miya.
“Cosa,
scusa?”
“Oh, niente, un vecchio aforisma francese del
Seicento.”
Colta da un déjà-vu, Hikari deglutì. “Potresti
scriverlo?”
Fantastico, Miyako. Quello era proprio l'aforisma che Véronique aveva scritto sul gesso a Takeru, e che io avevo prontamente riferito a lei e Ken, affinché un giorno Hikari chiedesse loro la traduzione, ancora rimasta ignota per lei.
Miyako afferrò un pezzo di carta, componendo la frase.
“Ma
questo aforisma...”
“Famoso, vero? Leggo troppe citazioni
romantiche, forse ha ragione Ken.”si scusò Miya, per nulla
imbarazzata.
“Miya-chan,
tu sai il francese?”
“Sì, certo.”
Retaggio dell'essere
stati angeli.
Hikari
tremava quasi. “Me lo potresti tradurre?”
Miya sorrise. Dovevo
ammettere che era diventata un'ottima attrice, perché sembrava
sinceramente colpita e stupita.
“Non c'è travestimento che possa alla lunga nascondere amore dov'è, né fingerlo dove non è.”
Hikari aprì la bocca, senza per questo emettere alcun suono.
Aggrottò la fronte.
“Mai frase fu più azzeccata, oserei dire!” cinguettò Miyako.
“Perché
Véro gliel'ha scritta? E chissà Frida cosa...”Hikari fu colta da
un altro pensiero improvviso. “Miya, conosci qualche parola di
norvegese?”
“Qualcuna”sorrise Miya.
“Mi
tradurresti anche questo, allora?”
Hikari scrisse esattamente
ciò che Frida aveva scritto sul gesso di Takeru, prima che
quest'ultimo lo togliesse.
“Når
du er aleine med deg, du ikke kjenner til løng? Mmm,
dovrebbe essere 'Quando sei solo con te stesso, non puoi
mentire'.”
Hikari l'abbracciò. “Ma dove sei stata tutto
questo tempo? Sei un...”
“Aiutante straordinaria? Sì, lo so!”
Miyako intervenne in fretta, per paura che lei dicesse 'angelo'. “Ma ora dimmi cosa sono queste due frasi.”
“Oh...Le
hanno scritte rispettivamente Véronique e Frida sul gesso di
Takeru.”
Miyako scosse la testa, incredula.
“Sei
sicura di essere una donna, Hikari-chan?”
Hikari la guardò
sconcertata. “Che domanda è?”
“E allora come puoi essere
così cieca?!”
Hikari
aggrottò la fronte. “Cieca?”
“Tu stai con
David.”
“Giusto”s'immusonì l'altra.
“Ma
baci Takeru. A te piace David e odi Takeru.”
“Non è che lo
odi”puntualizzò Hikari. “Stiamo diventando amici, forse.”
“Ok,
ok, ricapitoliamo. Stai con David e lo consideri un partito
eccezionale, ma ti imbarazzano le sue effusioni in pubblico. Non hai
mai visto casa sua né lui la tua, né tantomeno lo studio. A te lui
ha colpito subito, come fosse un colpo di fulmine. Lui sa di te tutto
quel che è riuscito a carpire da Takeru, tu di lui sai a stento il
segno zodiacale.”
Hikari annuì.
“Vediamo
un po'...Sei quasi
amica di Takeru, ma non sopporti la sua disinvoltura nei rapporti
sentimentali e il suo menefreghismo per le sorti del pianeta. Detesti
che abbia tutta quella servitù e quegli ormoni ai suoi piedi. Hai
dormito a casa sua. Sai quand'è il suo compleanno, sai come si
chiama sua madre, ti lasci irretire completamente da lui al punto di
volerlo baciare, ti ricordi
le frasi che altre donne scrivono sul suo gesso!”
Hikari
annuì di nuovo, pendendo dalle sue labbra.
“E la cosa non ti turba affatto? Secondo te, tutto ciò è normale?!”
“No?”fece lei con voce fievole.
Miyako stralunò gli occhi.
“Te
lo devo dire io cos'è l'amore? Se tu amassi David, se ti piacesse un
minimo, non...Oh!”sbottò di frustrazione. “Hikari...Lascia
David. È così palese che non provi un bel niente per lui.”
“Ma...Ma
è perfetto!”
“Non per te. Non finché penserai così tanto a
Takeru.”
Hikari arrossì.
“Pensaci”continuò
Miyako. “Non credo che tu voglia vedere David soffrire, giusto? Ma
se continui a ingannarlo, sarà peggio. Non si sta con una persona
per compassione, o perché si pensa che, idealmente, quella persona
sia giusta. Lo devi sentire che è la persona giusta. Devi fremere
ogni volta che senti la sua voce, devi soffrire ogni volta che lo
lasci, non temi di farti vedere in pubblico, non ti viene nemmeno in
mente di vedere le altre persone, figurati di baciarle!”
Lacrime
rigavano le guance di Hikari.
“Quando sei solo con te stesso, non puoi mentire”citò, calma. “Hikari...”
“Mi
sono solo ricordata della prima volta che l'ho visto. Alla festa di
Halloween. Mi ha subito colpito, era così...perfetto.
E il primo appuntamento. Eccessivo, ma romantico. Sai che, la prima
volta, mi ha chiesto di potermi baciare?”
“Odio quando fanno
così. Sono uomini, e se fanno questa domanda, beh, vuol dire solo
che dovevano già baciare la ragazza con cui sono da molto tempo!”
“Ma...Hai ragione, Miyako. Già quando ci ha fatto da guida, avrei dovuto capire qualcosa.”
Miyako l'abbracciò, comprensiva. “Analizzeremo il ruolo di Takeru in questa storia un'altra volta.”
Il
telefono di Hikari già squillava.
“David”
Miyako glielo
porse. “Devi essere sincera.”
Non avrei mai, mai ringraziato Miyako abbastanza. Supponevo si fosse anche divertita, ma, nel complesso, mi aveva fatto un favore enorme.
Altrimenti, non avrei mai visto Hikari tamburellare le dita, nervosa, sul tavolino di un bar, in attesa di chiarimenti. Non avrei mai visto l'espressione di David dolorosamente stupita, a chiedersi se e dove avesse sbagliato. Non avrei visto Hikari scadere nei luoghi comuni “Non sei tu, sono io” e “Potremmo rimanere amici', cosa che le costava fatica. “Sei perfetto” gli disse, ricalcando le parole di Miyako. “Ma non per me.”
David fu gentile fino alla fine. Lasciò parlare Hikari, non la interruppe se non all'inizio, ma osservai la gamma di sensazioni che gli attraversavano la mente. Una penosa consapevolezza, che sembrava superare quella di Hikari stessa, prevalse.
Quando Hikari ebbe finito- e non gli raccontò del bacio con Takeru, per evitare che litigassero tra di loro-, lui semplicemente si alzò, pagò il conto, la baciò sulla guancia, augurandole di trovare chi fosse perfetto per lei.
“Vorrei solo averti conosciuto prima io di Takeru.”
E lasciò la scena.
Quattordici dicembre.
Per due giorni, Hikari era sprofondata in una sorta di apatia. Miyako doveva fare dei controlli, perciò era rimasta completamente sola.
Volevo che metabolizzasse l'idea di aver ferito David, ma quel giorno doveva reagire! Era il compleanno di Takeru!
Feci cadere il calendario, dove la data era stata segnata con un pennarello.
Hikari si alzò, in silenzio, per riappenderlo.
Si fermò, in trance, notando la data.
Chiuse gli occhi, alzando gli occhi al cielo.
Il campanello la prese alla sprovvista.
Si lisciò la gonna e i capelli, avviandosi decisa alla porta.
“Sora!
Cosa...”
L'amica era entrata con un pacco voluminoso.
“È un regalo di Natale anticipato?”tentò di scherzare Hikari, ma fu subito frenata dagli occhi rossi dell'altra. Il mio pensiero volò immediatamente a Yamato.
Cosa poteva essere successo?
Sora si richiuse la porta dietro, prendendo a singhiozzare. Ebbi l'impressione che non facesse altro da giorni.
“Sora!”ripeté
Hikari, abbracciandola. “Siediti, su. E spiegami subito che ti è
preso!”
“Quelli sono vestiti per te...Li lascerò qui, tanto
vale darli a te.”
Sora
tirò su col naso. “Torno in Giappone, Hikari-chan.”
A Hikari
crollarono le ginocchia. “Ma...Il lavoro che hai qui? TAICHI?!”
Sora si strofinò gli occhi ripetutamente.
“L'ho
lasciato.”
Queste lapidarie parole sembrarono avere un effetto
terribile anche per Hikari.
Non condivisi la tristezza, perché per me significava solo che Yamato e Sora avevano fatto un passo in avanti. Non conoscevo granché Taichi, ma sentivo che non meritava menzogne e che, se Sora avesse potuto, gli avrebbe raccontato tutta la storia. Perché capire tutto, sapere i moventi di una determinata scelta, non aiuta a condividere, certo, ma almeno a comprendere e perdonare parzialmente.
“...Perché?”riuscì solo a sussurrare Hikari, pallida come un lenzuolo.
“L'ho tradito, Hikari.”
Hikari sembrò, per un momento, infuriata. Poi la sua rabbia scemò, ricordandosi di David.
“Puoi insultarmi e picchiarmi, se vuoi. Ma sei mia amica, e sentivo il bisogno di dirtelo.”
Hikari le poggiò il viso sulla spalla.
“Taichi
è mio fratello, Sora.” mormorò, senza apparente forza. “Ma ti
capisco. Anche io ho lasciato David perché ho baciato Takeru, e
perché non era quel di cui ho bisogno.”
Sora sorrise
debolmente.
“Ma tu ci hai messo un mese. Io stavo insieme a Taichi da anni...”
Ricominciò a piangere, seguita a ruota da Hikari.
Era un'immagine triste, lacerante, ma allo stesso tempo sentita, profonda. Hikari e Sora sembravano due sorelle, unite inconsapevolmente dalla stessa sorte. Hikari non sospettava della profondità dei sentimenti di Sora per Yamato, Sora sicuramente sospettava che il vero motivo alla base della scelta di Hikari erano le sensazioni verso Takeru che lei ancora non accettava. Eppure, non si dissero niente per molto tempo. Piansero solo, rimanendo abbracciate.
Quando Miyako entrò nello studio, si precipitò a preparare cioccolata calda per tutte.
Conosceva Sora veramente poco, e solo come oggetto dell'amore incondizionato di Yamato, ma la solidarietà femminile è una qualità straordinaria, e ben presto si ritrovarono lei e Hikari a consolare Sora.
“In verità, è Taichi che avrebbe bisogno di voi. Io sono solo una stronza approfittatrice.”
Sora si pulì le labbra con un fazzoletto.
Hikari abbassò lo sguardo.
“Dovrei
odiarti per il male che stai procurando a mio fratello, ma so per
esperienza...”sorrise debolmente a Miyako “...che, se non provi
più niente per lui, è meglio così.”
“Amo tuo fratello, sul
serio”si affrettò a specificare Sora, con gli occhi gonfi. “Ma
quando...Quando ho conosciuto Yamato...”
“Si chiama Yamato? È
giapponese, dunque.”esclamò Hikari.
“Sì”si affrettò a dire Sora. Mi domandai quante cose sapesse su Yamato, cose di cui io non ero a conoscenza.
“Cos'hai provato?”domandò Miyako, sviando ogni possibile domanda su Yamato. Lei sapeva benissimo chi fosse Yamato, sapeva che amava Sora e voleva evitarle troppe bugie.
“Era
come se non avessi mai provato l'amore. L'ho guardato negli occhi, ha
gli occhi azzurri, sapete?”
Miyako annuì, bloccandosi però
all'istante. Sora non sapeva che lei fosse stata un angelo.
Ma
lei non sembrò badarci molto. “Ed è stato come se non avessi mai
guardato niente davvero. Dopo, ha tutto assunto un colore, un
significato. Io e Taichi c'eravamo già lasciati una volta per lui,
ma Yamato poi...”
Sora s'interruppe. “Poi, Yamato è tornato
nella mia vita quando meno me l'aspettavo. E mi rendo conto di essere
innamorata di lui più che mai, più di prima. Vorrei solo averlo
conosciuto prima, vorrei solo aver evitato tanta sofferenza a Taichi.
Sono solo un'egoista.”
“Sei innamorata!”disse con forza
Miyako.
Hikari
fissava il vuoto. “Come l'ha presa mio fratello?”
Sora si
strinse nelle spalle. “Ha detto che sapeva che c'era qualcosa che
non andava, che si vedeva da tempo.”
“Beh, mi aveva confidato
dei timori ad Halloween...”
Sora continuò. “Ho dato fondo ai
suoi peggiori incubi. È partito, non sa quando tornerà, mi ha
detto. Ho impacchettato tutto, parto tra un paio di giorni. Non mi
vorrà più vedere per anni.”
Lo
sguardo di Hikari era vitreo. “Nemmeno io lo farei, Sora. Ti voglio
bene, ma...”
“Taichi è tuo fratello, Hikari. Dovresti
prendermi a schiaffi, dovresti dirmi che potevo pensarci prima, ai
suoi sentimenti. Dovresti cacciarmi di qui.”
Hikari la accarezzò i capelli.
“Io
voglio solo che siate felici. Pensavo che lo foste, insieme. Pensavo
che sareste rimasti insieme per sempre.”
“Hikari...Solo quando
incontri il tuo vero amore, capisci cos'è il vero amore. E Yamato lo
è per me.”Sora stirò gli angoli della bocca in un sorriso. “Il
mio unico desiderio è che Taichi possa perdonarmi. Che possa
conoscere Yamato e incontrare la persona giusta per lui.”
“Non puoi schioccare le dita e aspettarti che questo accada.”disse Hikari duramente.
“Lo so”rispose mortificata Sora. “Ti prego solo di non giudicarmi, non capiresti.”
Sora si alzò in fretta. “Se torni in Giappone a Capodanno, ci si vede lì. Grazie di tutto. Anche a te, Miyako.”
Miyako sorrise. Hikari abbracciò Sora a lungo.
Sora scoppiò di nuovo in lacrime.
Hikari le rifilò uno schiaffo.
“Questo è per Taichi”spiegò, quando l'altra la fissò attonita, massaggiandosi la guancia. “Sai che sono pacifista, ma...Ma smettila di piangere e vai da questo straordinario Yamato, no?”
Hikari le sorrise, Sora la baciò sulla guancia e scese le scale.
“Dicembre
non sembra essere un periodo felice per le coppie.”sospirò Hikari,
chiudendosi la porta. “Taichi sarà distrutto.”
“Tutto
questo dovrebbe insegnarti qualcosa, Hikari.”
“Cioè? Che
niente è destinato a durare?”
“No, miss ottimismo. Che quando
l'amore arriva, devi accoglierlo. Che il vero amore è raro, ma
smuove le montagne e ti fa cambiare, ti fa rinnegare anche tutto ciò
in cui hai precedentemente creduto. E, comunque, non è vero che
dicembre è un periodo infelice per le coppie. Ti va di vedere la mia
prima ecografia?”
Hikari sorrise. “Tu e Ken siete la mia nuova prova vivente che l'amore esiste.”
Miyako estrasse le lastre, fissandole emozionata. “L'ho fatta ieri, volevo che la vedessi anche tu.”
Hikari
la raggiunse. “Forse un giorno capiterà anche a me...”
“Beh”
fece Miyako subdola “Le probabilità aumentano se chiami una certa
persona che oggi invecchia.”
“Ehi,
io e lui siamo coetanei, cosa vorresti insinuare?”
“Proprio
niente, visto che ho un anno più di te.”
“Provo prima a chiamare Taichi”
Hikari compose il numero, in attesa.
“Come
immaginavo, è staccato.”
Miyako fece un sorriso inquietante.
“Bene. Non hai scuse, ora.”
“Non gli ho nemmeno comprato un pensierino!”piagnucolò Hikari.
“Invitalo a bere qualcosa, a pattinare, ma, per l'amor del cielo, FA QUALCOSA!”
“Pattinare.
Buona idea. Tranne il semplice fatto che io non ho
mai...”
“HIKARI!”
Lei si zittì, digitando il numero di
Takeru.
“Takeru!”esclamò in un soffio.
“Metti il vivavoce”sillabò Miyako.
Hikari premette un tasto del proprio telefonino, e la voce di Takeru risuonò nello studio.
“A
cosa devo questa telefonata?”domandò pigramente. “Devo passare
allo stadio, i ragazzi pare mi vogliano...”
“Farti gli auguri.
Volevo solo farti gli auguri”espresse lei tutto d'un fiato. “Ma
noto che sei impegnato, perciò, forse...”
Le parole le morirono
in gola, Takeru stesso dall'altro capo rimase in silenzio per qualche
secondo.
“Oh,
no, mai avuto così poco da fare come in questi giorni. Dovrei
riprendere la palestra, sai, credo...”
“Beh, con l'anno
nuovo!”
“Ah,
sì, certo.”
“Quindi...Auguri. Buon compleanno!”
“Grazie”
Hikari deglutì, riavviandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
“Allora, festeggi allo stadio con i tuoi amici?”chiese con disinvoltura, ad un cenno di Miyako.
“Per
ora sì. Ci sarà anche David, suppongo, perciò potresti venire
anche tu.”
“Meglio di no”
La voce le tremò impercettibilmente.
“Sì? Strano. Stasera, ad ogni modo, non ho la benché minima idea di cosa organizzare. Penso che starò steso sul divano a vedere un film in francese, o a leggere un po'. La mia idea personale di relax, ora che tutta questa storia del reality è finita.”
“Vuoi-proporre-qualcosa?”scandì minacciosamente Miyako.
Hikari si tormentava le mani. “Senti...Non che voglia nuocere alla tua cultura cinematografica, né tantomeno a quella letteraria...Però...Ecco, vorrei tanto andare a pattinare. Mi accompagneresti?”
Si ventilò, cercando di riprendere fiato.
“Alle piste della città? Con miliardi di persone che non ci lascerebbero in pace? E se cadessi di nuovo addosso ad un bambino? Scordatelo”
“Bene, fa quel che vuoi.”
Hikari stava per chiudere la chiamata, quando Takeru la fermò. “Aspetta. Questo non vuol dire che non accetto il tuo invito. Però...Ho una sorpresa per te, a casa mia. Se vuoi raggiungermi stasera...”
Hikari
sorrise. “Dovrei fartela io la sorpresa.”
“Non fa
niente.”Takeru aveva un tono allegro. “Detesto gli imprevisti e
le sorprese. Ti verrà a prendere Ed per le 20.30 circa.”
“Certo.”
Hikari chiuse la conversazione, e Miyako alzò un pollice in segno di vittoria.
“Anche stavolta curerò io il tuo abbigliamento e il tuo trucco. E non si discute.”
La vettura privata di Takeru la raggiunse perfettamente in orario. Miyako le aveva lasciato mille raccomandazioni,l'aveva trattata come una sorellina minore al primo vero appuntamento. Hikari aveva solo insistito per tenere con sé i paraorecchie, visto il freddo incredibile.
Non c'era niente di inusuale a casa Takaishi. Non esternamente, almeno. Quei cagnacci erano ancora lì; Baptist accolse Hikari con la solita deferenza.
Maggie aveva preparato qualcosa, lo si desumeva dal buon odorino che si espandeva dalla cucina.
Takeru scese le scale con allegria e dolcezza. Doveva fargli bene invecchiare. O forse era solo l'amore.
“Ciao”
Le baciò una guancia, fresco com'era di doccia e dopobarba.
“Ciao. Ancora auguri”tentò di sorridere Hikari.
“Grazie”
Takeru
le regalò un largo sorriso, facendole quasi cedere le gambe.
E lei era quella che non era assolutamente innamorata.
La prese per mano.
“Chiudi gli occhi”
“Che...”
“Tu
chiudili. È il mio compleanno, almeno per una volta nella tua vita
puoi assecondarmi?”
Hikari dovette cedere; Takeru la scortò
fuori dalla sua residenza, coprendole gli occhi.
“Rischio di cadere”gli ricordò Hikari.
“Il
tuo equilibrio non migliora di molto se apri gli occhi. E, nel caso
dovessi cadere, ti prenderei io.”
Suonava così rassicurante.
D'un tratto, Takeru si fermò.
“Ora
puoi guardare.”
Hikari aprì lentamente gli occhi.
Lo spettacolo che le si offrì davanti fu una strana commistione.
Da un lato, la piscina, quella della foto d'agosto. E, vicina ad essa, una piccola pista artificiale di pattinaggio sul ghiaccio.
“L'hai
fatta costruire tu?”
Takeru annuì.
“Ci
sono voluti tre giorni per allestirla.”
“Ecco perché sei
sparito, dalla fine del reality.”
Takeru la fissò con
un'occhiata penetrante. “Aspettavi che mi facessi sentire?”
“No!”si
affrettò a giustificarsi lei.
Takeru tornò ad osservare la pista.
“Come facevi già a sapere che volevo andare a pattinare?”gli domandò Hikari, sistemandosi i paraorecchie bianchi.
“Me
l'ha detto David. Era già mia intenzione costruirla da tempo, in
modo da evitare la calca e i media. Poi, David è intervenuto dicendo
che ti voleva portare al palaghiaccio, che tu non hai mai veramente
imparato a pattinare e...E niente, un giorno o l'altro ti avrei
invitata qui. Mi hai solo preceduto sul tempo.”
Takeru si alzò
il bavero del colletto.
“Cos'altro
ti ha detto David?”
Hikari sospirò, appoggiandosi al recinto
della mini pista.
“Tutto”
Takeru
non si nascose.
“Ecco
perché mi hai invitata qui.”
“Anche.”ammise lui,
rassettandosi il cappello.
“Così, vi siete lasciati.”cominciò Takeru, ciondolando in giro, buttandola lì come un'affermazione casuale, ma sapevo che il tono e le parole erano misurati appositamente.
“No”rettificò
Hikari, lo sguardo distante nel vuoto. “Io
ho
lasciato lui.”
“La
sostanza e il risultato non cambiano”
Takeru si allontanò a prendere i pattini.
“Sei sadico? Cos'è, ti diverti?”
Takeru le rivolse un grosso sorriso.
“Senti,
non era giusto per te.”fece, infilandosi il suo paio.
Lei
incrociò le braccia.
“Ma
come fate tutti a dire che non è giusto? Cosa ne sapete voi?!”
“Io
so solo che, se te l'avessi detto prima che non era giusto per te,
come minimo mi avresti sbranato. Tieni”
Takeru le indicò tre paia di pattini. “Non ho idea di quale sia la tua misura, scegli tra queste tre. Ad occhio e croce, dovrebbe essere questa, ma non si sa mai.” Le consegnò un paio di pattini, quelli intermedi.
“Hai
così tanta esperienza di calzature femminili?”
“Quanto
basta”mormorò, senza ombra di malizia.
“Sì, sono giusti” comunicò Hikari, dopo un po'.
“Visto?”
Takeru le porse una mano.
“Non sai reggerti sulla terra ferma, figurati sul ghiaccio. Provo ad insegnarti qualcosa.”
Hikari
sbuffò. “So reggermi in piedi anche sul ghiaccio. Non riesco ad
andare fluida e a comporre delle figure, però.”
Takeru rimaneva
imperterrito col braccio teso.
Hikari lo ignorò, ma mise subito un piede in fallo, coprendosi di ghiaccio artificiale.
Takeru roteò gli occhi, arrivando dolcemente da lei.
“Su”la issò, e lei gli crollò addosso.
“Sai
reggerti in piedi anche sul ghiaccio, eh?”
Le guance di Hikari
erano in fiamme.
“Ok.
Insegnami ciò che sai, si dice così in questi casi?”
Takeru le
strinse una mano.
“Non
devi aver paura di cadere, altrimenti è peggio.”
L'abbracciò
da dietro.
“Ehi,
non tentare strani avvicinamenti.”
“Voglio solo mantenerti per
evitarti brutte cadute.”
“Come no”rispose ironica Hikari.
“Devi
solo scivolare in avanti. Non è difficile. Prova prima a battere i
piedi, come se stessi andando a passo marziale. Poi, tenta di
allungare di poco i passi.”
Hikari ubbidì.
“Ci sto riuscendo!”strillò di gioia. “Quasi” si aggrappò a Takeru, dopo aver tentato una mossa troppo azzardata.
“Prova
ad andare da sola, adesso.”
Pur reggendosi al recinto di tanto
in tanto, Hikari riusciva a compiere piccoli tragitti da sola. Takeru
non la perdeva mai di vista.
Era uno scenario così perfetto.
“Puoi
anche interrompere la relazione col recinto e scoprire le meraviglie
del centro pista.”
“Ma vuoi scherzare? Un passo alla
volta!”
Takeru scosse la testa e le afferrò le mani, portandola
al centro e facendola volteggiare-nonché strillare dal terrore.
Lui le cinse la vita, tornando a girare regolarmente.
“Tu sei pazzo!”
“Hikari...”
“Sì?”mormorò lei, senza fiato, tra un 'pazzo' e l'altro.
“David
non mi ha detto esattamente tutto.”
Lei strinse le labbra.
“Pensavo che l'argomento fosse esaurito.”
“Solo
perché ho indovinato la tua misura di piede?”
Hikari si fermò,
appoggiandosi al recinto.
“Come hai sottolineato tu, non era giusto per me.”
“Ma
perché?”
Takeru la raggiunse, fermandosi anche lui.
“David
è praticamente perfetto! E non è nemmeno un dongiovanni, se è per
questo.”
“So benissimo anche da me che è il tuo perfetto
opposto!”lo rimbeccò Hikari. “Solo che...Non mi batteva forte il
cuore, non sentivo niente per lui sul fronte puramente sentimentale.
Ecco, lo considero un potenziale grande amico, se proprio vuoi
saperla tutta!”
“E
allora perché ci stai così male?”
“Perché?”ripeté sarcastica. “Ah, già. Tu non hai idea di cosa sia lasciare e dispiacersi per la sorte dell'altra persona.”
“Touché”mormorò Takeru con voce asciutta.
Hikari
guardò altrove. “Non ne hai davvero idea...Essere traditi,
bistrattati, presi in giro, usati. Io ho provato tutto questo, ma tu,
Takeru?”
Hikari scese dalla pista, sfilandosi i pattini.
“Ehi! Ok, sono sempre stato un grandissimo bastardo, lo ammetto!”
“Io credo solo che tu non veda la cosa dalla giusta prospettiva.”
Hikari estrasse un proprio documento d'identità dalla borsa, quasi schiacciandolo sul naso di Takeru, non appena lui la raggiunse a bordo pista.
“Ahia!”
“Così
lo vedi distintamente?”
“Ovviamente no!”farfugliò lui,
massaggiandosi il viso e allontanando la carta d'identità.
“Ma
che diavolo...?”
Hikari si allontanò di diversi metri. “No,
stai fermo lì! E così lo vedi?”
“Certo che no, Hikari!”le
urlò.
“Ok, ora puoi muoverti.”
Takeru aveva l'espressione perplessa.
“Con questo, volevo solo dirti che né io né te possiamo parlare della mia situazione con David.”fece cupamente Hikari.
“Ah,
no?”
“No. Perché io sono troppo interna e di parte. E quando
le cose ti sono troppo vicine, non riesci a distinguerle
perfettamente, a coglierne ogni sfumatura. Tu nemmeno, perché ne sei
esterno. Ed è troppo facile giudicare se non si conoscono i fatti.
Perciò, chiudiamo il discorso 'David' una volta per tutte.”
Takeru rimase in silenzio ad osservarla, poi le accarezzò i capelli.
“Sto
congelando”comunicò Hikari, accendendosi. “Possiamo almeno
rientrare in casa?”
“D'accordo. Ti ho fatto preparare la
vellutata di zucchine da Maggie.”
“Cos'è?”
“Stufato
di coniglio. Veleno per te.”
Hikari fece una strana smorfia,
quasi a indicare un conato di vomito, e seguitò a mangiare la sua
zuppa.
“Non
vengono mai i tuoi a festeggiarti?”
“Oh, no, no.”
“Che
tristezza...”
Takeru fece spallucce. “Mio padre vive in Giappone, mia madre in Francia. Sarebbero troppe ore di viaggio per loro, considerato che hanno i loro begli acciacchi. Ma non lo dire a mia madre, sa essere estremamente suscettibile al riguardo.”
“Mi dispiace”sussurrò d'un tratto Hikari, evitando accuratamente lo sguardo di Takeru.
“Di mia madre e di mio padre?”domandò stupito Takeru, facendo arrivare un cheesecake. “Non ce n'è bisogno, è passato tanto tempo.”
“No...Di non avere un regalo per te. Non avevo proprio idea e...”
Takeru le strinse una mano.
“La tua presenza è già un ottimo regalo.”
“Ti va di tornare a pattinare?”
Takeru annuì, stringendole ancora la mano.
C'era, tuttavia, ancora qualcosa che mancava.
A parte, naturalmente, l'ammissione dei sentimenti di entrambi.
Eppure, in quel momento, sentivo di non dover forzare le cose. L'amore sembrava essere nell'aria, quella sera, come da molto tempo a quella parte.
Improvvisamente, una musica natalizia riecheggiò dall'interno di casa Takaishi.
“Devono
essere Margareth e Baptist, adorano questo genere di cose.”la
rassicurò Takeru. “Ti va di dare loro un'occhiata?”
Hikari
annuì timidamente.
Entrando in casa, vide Edward e Nathaniel alle prese con le decorazioni dell'albero di Natale.
Normalmente, spiegò Takeru a Hikari, lui aveva sempre preparato l'albero di Natale il giorno del suo compleanno, e dal giorno dopo sarebbero cominciate le ferie delle sue guardie del corpo, mentre Margareth e Baptist avrebbero aspettato fino al ventitré, giorno della sua partenza per Parigi.
“Diamo
loro una mano!”mormorò eccitata Hikari. “Noi non prepariamo mai
l'albero, sai che in Giappone non è una tradizione propriamente
familiare.”
“Oh, sì, ma io sono per metà francese, e vivo
negli USA da tantissimo tempo. Inoltre, adoro l'albero di
Natale.”
Così, mentre Margareth e Baptist ballavano insieme- né
io né Hikari avremmo mai sospettato che erano sposati da oltre
vent'anni!- ed Ed e Nat litigavano sull'effettiva migliore
disposizione delle luci, Takeru aveva preso in braccio Hikari per
aiutarla a posizionare i decori nei punti più alti dell'albero.
Ecco cosa mancava!
Una folgorazione mi raggiunse.
La neve.
C'era, c'era una formula per la neve! L'avevo imparata, tempo addietro.
“Let it snow...”cantai gioioso.
E voilà, il bianco manto pronto ad inondare Chicago.
Hikari strillò come una bambina, coprendosi ed uscendo a bearsi di quella sensazione.
Takeru la raggiunse subito, e non appena i mucchietti bianchi cominciarono a farsi più consistenti, iniziarono a tirarseli addosso.
Hikari lo colpì ripetutamente, facendogli persino scivolare del ghiaccio per la schiena. Takeru era leggermente svantaggiato per il braccio, ma riuscì comunque a farla diventare candida.
Non avevo mai visto Hikari e Takeru ridere così di gioia tanto a lungo.
Finché Takeru non scivolò sulla neve, battendo quasi la testa.
Hikari gli si inginocchiò vicino. “Ma guarda un po' mister equilibrio!”
“Aiutami a rialzarmi”la incitò Takeru, ma lei lo bloccò.
“Non è ancora mezzanotte, faccio ancora in tempo a farti il mio regalo.”sussurrò accaldata, stringendosi le ginocchia al petto.
“Cosa, un pupazzo di neve?” replicò ironico lui. “Dai!”fece per rialzarsi, quando...
Hikari lo prese per il collo del giubbotto, premendo le labbra contro le sue.
Non riuscivo ad immaginare scenario più romantico per un bacio. All'approfondirsi del contatto, Takeru le strinse le mani, totalmente perso in lei.
Quando l'incanto si dissolse, Hikari lo aiutò a rialzarsi, e lui era rimasto completamente senza parole.
Hikari fece per avviarsi dentro casa.
“Hikari!”Takeru la richiamò, correndo verso di lei.
“Hikari”
Lei si voltò. Mai, credo, gli era sembrata più bella, rossa in viso per il freddo e per l'amore.
“Credo che mezzanotte sia passata...”sussurrò.
Takeru le prese il volto, poggiando la propria fronte contro quella di lei.
“Parti con me il ventitré. Vieni con me, a Natale, a Parigi.”
Scusate
il ritardo! ^^' Queste feste sono state particolarmente inclementi
con me -.- Ma eccomi qui, ad augurarvi buon 2011( da quando ho
iniziato Angeli del Cuore, sarà la quinta volta che faccio gli
auguri di buon anno xD) Spero davvero che il capitolo vi
piaccia...Oramai, non mi meraviglio più di quanto ci metto davvero
di mio o.O Solo che io non ho ancora Takeru xD Che è sempre più un
amore!
Per quanto riguarda le vostre recensioni(grazie, grazie,
grazie!), proverò a usare la nuova funzione di EFP per rispondervi
:D Il che preannuncia tempi biblici di attesa xD Così come per il
prossimo capitolo, gli esami si avvicinano...Temo che ci rivedremo a
marzo xD
Yours HikariKanna ♥