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Autore: MiaStonk    08/01/2011    15 recensioni
I miei genitori erano entrambi Grifoni, io sono una Serpe.
I miei genitori erano entrambi nella squadra di Quidditch di Grifondoro, io sono in quella dei Serpeverde.
Mio padre era un portiere.
Mi madre era una cacciatrice.
Io gioco nel ruolo di cercatrice.
Loro erano conosciuti come Oliver Baston e Katie Bell.
Io sono Elisabeth Katie Baston.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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                                                                                         cor


 

                                                                                                           

I miei genitori erano entrambi Grifoni, io sono una Serpe.

I miei genitori erano entrambi nella squadra di Quidditch di Grifondoro, io sono in quella dei Serpeverde.

Mio padre era un portiere.

Mi madre era una cacciatrice.

Io gioco nel ruolo di cercatrice.

Loro erano conosciuti come Oliver Baston e Katie Bell.

Io solo Elisabeth Katie Baston.

 

 

“..James Potter afferra il boccino, soffiandolo alla cercatrice di Serpeverde.. Grifondoro si aggiudica la vittoria,Signori !”

 

Urla di gioia si innalzano dagli spalti in cui due colori spiccano, il rosso e l’oro. Imprecazioni e grida di rabbia si odono dagli spalti opposti, quelli in cui a dominare sono il verde e l’argento.

 

Atterriamo al suolo, spintono chiunque cerchi di rifilarmi una parola di conforto. Desidero solo rintanarmi negli spogliatoi e imprecare contro quei rammolliti. Ma uno di loro mi impedisce di proseguire, fiondandosi davanti a me e bloccandomi la strada.

 

Ha ancora il boccino tra le mani, se lo rigira, facendogli fare piccoli saltelli e riafferrandolo prontamente. I suoi occhi brillano di una luce che sa di vittoria, di presunzione. Ed io, dentro di me, grido rivalsa.

 

“Piccola lezioncina Baston.. è questo che devi afferrare..”

Ghigna, avvicinandosi a me e mostrandomi il suo bottino.

“Vuoi che ti mostri com’è fatto un boccino? Non credo tu l’abbia mai visto da così vicino..”

 

Scatto in avanti con l’intenzione di infilargli lo stramaledetto oggetto in un posto dove non batte il sole, ma la mia migliore amica,  Angelica Nott, me lo impedisce, tenendomi stretta per le braccia. Potter indietreggia, continuando a sorridermi.

 

“Volevo solo essere gentile,piccola..”

 

“Ti consiglio di levarti dalle palle Potter prima che ti cruci qui sul campo di Quidditch!”

 

“Che foga.. la stessa che avevi quest’estate quando..”

 

“TACI BRUTTO IDIOTA!”

 

Gli urlo contro la mia rabbia, il mio disprezzo. Da quando sono ritornata qui ad Hogwarts mi sono sforzata di dimenticare quello che è accaduto a Grimmauld Place solo due mesi fa, ma ora senza che io lo voglia, ritorno con la mente a quello stramaledetto giorno.

 

 

E’ un’afosa giornata di agosto, i miei genitori mi hanno costretta ad accompagnarli in una delle loro visite ai Potter. Detesto intrattenermi con la loro cerchia di amici, tutti ex Grifondoro.

 Ginny ed Harry Potter ci accolgono nel loro salotto, sprecandosi in convenevoli e sorrisi.

 

“Lisa, tesoro.. ogni anno diventi più bella..”

 

Piego impercettibilmente le labbra, mostrando alla donna quello che dovrebbe somigliare ad un sorriso. Non aggiungo altro alle sue parole, mi guardo intorno, desiderando che questa stupida rimpatriata finisca il prima possibile.

 

“Albus e Lily sono a Diagon Alley con Rose.. ma James è nel giardino sul retro, raggiungilo pure..”

 

Probabilmente il Sig. Potter ha pensato di farmi un favore, allontanandomi dalle noiose chiacchiere tra adulti, non rendendosi conto che preferirei restarmene ad ascoltare stupidi aneddoti anche per tutto il giorno, piuttosto che passare anche un solo minuto in compagnia di quel decerebrato di suo figlio.

 

Nonostante la mia riluttanza, annuisco e congedandomi educatamente, mi incammino nella direzione indicatami. Conosco molto bene ogni piccolo angolo di questa casa,  solevo trascorrerci tutte le estati precedenti ai miei undici anni.

 

Esco sul giardino, fermandomi sui pochi gradini e poggiandomi al parapetto. James Potter è poco distante, è appena atterrato al suolo con una buona manovra. Ammetto a malincuore che vola in maniera impeccabile.

 

“Sorprendente..”         

Richiamo la sua attenzione, increspando le labbra in un ghigno. Riscendo gli ultimi gradini e tiro fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette, ne prendo una, accendendola col mio aggeggio babbano. Un oggetto che Arthur Weasley mi regalò che ero solo una bambina, non comprendendo a pieno le sue caratteristiche, probabilmente.

 

James si avvicina, sfilando la sigaretta dalle mie labbra e prendendone una boccata prima di gettarla a terra e calpestarla.

 

“Questa merda ti fa male..”

 

“Impicciati degli affari tuoi, Potter..”

 

Scrolla le spalle, dirigendosi verso un vecchio capanno dove ha di certo intenzione di posare la sua Firebolt. Lo seguo, pur non interessata a ciò che fa. Mi guardo intorno e noto con sorpresa che nulla è cambiato in questo vecchio casotto.

 

Con una mano accarezzo la superficie in legno delle pareti, soffermandomi su alcune scritte che portano ormai i segni del tempo. Alcune sono state cancellate, deturpate ma riesco ancora a leggerle, forse perché ricordo bene il giorno in cui furono scritte. Delineate da manine tremanti e poco attente alla giusta forma.

 

‘James odia Lisa perché gli ha appena dato un bacio sulla guancia’

‘Lisa ama Jamie perché è un adorabile musone’

‘Jamie & Lisa’

 

E una serie di risultati delle nostre prime partite a Quiddtch..

‘James 120  Lisa 110’

‘James 100 Lisa 130’…

 

E una foto prima strappata, poi rattoppata in malo modo con pezzetti di magicscotch. Ritrae due bambini, lei gli posa un bacio sulla guancia, lui ripulisce il viso sfregandolo con la manina, assumendo un’aria disgustata. Poi l’abbraccia ridendo e punzecchiandola.

 

James mi si avvicina, parlandomi ma tenendo gli occhi ben fissi sulla parete.

 

“Sono stato io a cancellarle.. l’estate successiva al nostro primo anno ad Hogwarst..l’anno in cui hai smesso di parlarmi, in cui ti sei allontanata.. l’anno in cui sei diventata una Serpe..”

 

Solo ora rialza gli occhi e per la prima volta dopo un’infinità di tempo, non leggo nel suo sguardo rancore o derisione. Intravedo un pizzico di tristezza e nella sua voce percepisco qualcosa simile al rimpianto.

Allontano la mia mano dalla parete, uscendo dal capanno e inspirando l’aria fresca del pomeriggio. Una brezza che sa di fiori ed erba appena tagliata. Chiudo gli occhi, perdendomi per un istante in quella sensazione di quiete e svuotando completamente la mia mente.

 

Qualche altro passo e mi ritrovo ai piedi dell’imponente quercia, testimone della nostra infanzia. Rialzo il capo ad osservare la verde chioma da cui filtra la luce del sole.

 

“C’è ancora?”

 

James che mi ha raggiunto non risponde subito, ma si allunga verso uno dei possenti rami, facendo scivolare le corde di un’altalena vecchia e malandata. Sorrido, pur senza rendermene conto e la sfioro, sedendomi sopra, dondolando lentamente.

 

“Sembra molto più piccola..”

 

“Attenta, sei ingrassata notevolmente dall’ultima volta in cui ti ci sei seduta.. potresti ritrovarti col tuo bel sederino per terra!”

 

“Brutto idiota..”    

Mi rialzo di scatto, colpendogli il petto con piccoli pugni ma lui,scaltro, mi afferra i polsi, posando i suoi occhi nei miei. E per un istante resto immobile, a perdermi nel marrone, contornato da piccole scaglie di verde che illumina le sue iridi.

 

Lentamente avvicina il viso al mio, non indietreggio.

La sua bocca sfiora le mie labbra, prima in un tocco delicato, poi irruento.

Mi bacia, tenendomi stretta e il mio corpo esile sembra scomparire tra le sue forti braccia.

Lascia i mie polsi quando mi arrendo a lui, e le mie mani sono libere di intrecciarsi coi suoi neri capelli.

Ma non trascorre molto tempo prima che mi renda conto di quello che sto facendo.

Riapro gli occhi, allontanandolo bruscamente.

 

“Che cazzo ti salta in mente?”

 

“Un attimo fa non mi sembrava che ti dispiacesse..”

Ghigna, affondando una mano nella tasca mentre con l’altra scompiglia la capigliatura corvina che solo un attimo prima avevo torturato.

 

“Una momentanea perdita di lucidità..”

Rispondo seccamente.

“E se ancora ci riprovi.. giuro che ti ammazzo!”

 

Non risponde, mi fissa con un cipiglio soddisfatto impresso sulla sua faccia da schiaffi. E la voglia di fargli del male fisico cresce in me a livelli inspiegabili.

 

“Ragazzi entrate?  Il the è pronto..”

Suo padre, fermo sui gradini ci richiama. Rivolgo un’ultima occhiata truce al bellimbusto, prima di prestare attenzione all’uomo. Gli sorrido, incamminandomi verso di lui. James è al mio fianco.

 

“Con piacere Sig. Potter..”      

Annuisce felice, prima di rientrare e farci strada.

 

“Ipocrita..”

 

“Coglione..”

 

 

Siamo seduti nell’ampio salotto, chi su alcune poltrone, chi sul divano. Sorseggio la mia bevanda, cercando di scacciare dalla mia mente quello che è successo poco fa. James, seduto accanto a me sembra tutto tranne che agitato. Ingurgita dei biscotti, incurante delle occhiatacce di sua madre.

 

“Lisa i tuoi genitori ci hanno detto che, finita la scuola, anche tu tenterai la carriera professionista nel Quidditch..seguirai le loro orme..”

 

Annuisco, sorridendo gentilmente a Ginevra Potter. In realtà non me ne frega una cippa di seguire le loro orme, se accadrà sarà perché sono stata io a volerlo.

 

James si avvicina al mio orecchio, sussurrandomi qualcosa.

 

“Non bisogna saper giocare a Quidditch per diventare un giocatore professionista?”

 

Gli mollo un calcio, mentre lui soffoca un gemito di dolore. Continuo a mantenere il sorriso sulle labbra augurandomi di non tornarmene a casa con una paralisi. Non ho mai riso tanto in tutta la mia vita. O forse si, forse fino ai mie undici anni non facevo altro, e proprio qui, in questa casa.

 

 

Scuoto il capo furiosamente, non voglio ricordare, cancellerò ogni traccia di quell’insignificante pomeriggio. Uno dei tanti di un’estate noiosa. Quando mi decido a tornare alla realtà, James non è più di fronte a me. Lo vedo esultare coi suoi compagni di squadra e borbottare qualche insulto contro noi Serpi.

 

Un respiro profondo e mi allontano, via dagli schiamazzi, dalle urla, ma soprattutto dalla sua voce.

 

                                                                                ***

 

“Cosa stava per dire James Potter prima che lo interrompessi?”

 

Angelica Nott mi fissa, mentre ci incamminiamo nei sotterranei, dirette alla nostra Sala Comune. Preferirei morire all’istante piuttosto che rivelarle lo spiacevole incidente che mi ha coinvolto pochi mesi prima. Scrollo le spalle, continuando a camminare.

 

“Non ne ho idea, tantomeno me ne frega qualcosa..”

 

Proseguo, mentre lei si intrattiene con alcune studentesse del sesto anno, facendosi bastare la mia replica. Il pettegolezzo non muore mai, e la mia migliore amica è un’esperta nel ficcanasare.

Mi accascio sulla poltrona, preceduta da Albus e Scorpius. Sospiro, posando le gambe sul tavolino basso di fronte al divano.

 

“Coraggio Lisa, ci rifaremo alla prossima partita!”

Al mi da una pacca sulla spalla ed io mi sforzo di ricambiare la sua premura con un sorriso. A volte mi domando perché quel bifolco di James non possa somigliare di più a suo fratello.

Angelica si unisce a noi poco dopo, sedendosi sulla nera poltrona e rivolgendosi a quei due.

 

“Rose Weasley vi sta cercando.. le sue urla si propagano per tutti i sotterranei.. fatela smettere, vi prego!”

Arriccia il naso in una smorfia di disgusto. A differenza mia, lei non tollera nessuno che non appartenga alla nostra stessa casata. Io, eccetto per Potter, non faccio simili discriminazioni.

 

“Te l’avevo detto che stavolta si sarebbe arrabbiata..”

Albus borbotta qualcosa all’amico, assumendo un’espressione seccata. Scorpius si limita a ghignare, evidentemente compiaciuto della sua impresa. Si rialzano, lasciandoci sole nell’ampia sala.

Quei due prima o poi faranno morire di crepacuore quella povera ragazza.

 

                                                                                 ***

 

Un altro giorno ha inizio. Un giorno scarno, senza senso per me, uguale a tutti gli altri. Ancora insonnolita mi siedo al mio banco nell’aula pozioni, pochi minuti dopo il vecchio Lumacorno ci costringe a preparare una delle inutili pozioni che tanto decanta: il Veritaserum.

 

Inizio a buttare nel calderone gli ingredienti necessari, distrattamente mi volto a guardarmi intorno. James Potter è seduto dietro di me, concentrato sulla sua miscela. Un’improvvisa illuminazione mi coglie.

Mi avvicino al suo tavolo, fingendo di aver finito la mia scorta di Asfodelo. Mi guarda scettico per alcuni secondi, ma quando finalmente si assenta per recuperarne dell’altro, ficco nel suo calderone un ingrediente a caso, che contribuirà certamente a rovinare la sua pozione.

 

Ritorno al mio posto, rendendomi conto che il mio intruglio ha assunto un colorito giallognolo, decisamente lontano dall’essere incolore e inodore. Mi volto di scatto verso quell’odioso Grifondoro, che si limita a ghignare strizzandomi l’occhio. A quanto pare ha avuto la mia stessa idea.

 

Naturalmente il vecchio professore non ha gradito il risultato del nostro lavoro e ci ha costretto a trattenerci dopo l’orario delle lezioni per preparare insieme una composto che sia quantomeno accettabile.

 

Io e Potter siamo soli nella fredda aula, sono seduta su una sedia, braccia incrociate e viso imbronciato. Non ho la minima intenzione di aiutarlo, dovrà sbrigarsela da solo quel fedifrago.

 

 

“Sei un maledetto bastardo,Potter..”

 

“Devo ricordarti Lisa, che tu hai agito nel mio identico modo?”

 

“Sono Baston per te.. non dimenticarlo!”

 

Sorride, scuotendo il capo, mentre getta nel calderone dello sciroppo di Elleboro, aggiungendoci l’attimo dopo del sangue di Salamandra.  Mi rialzo, sbuffando rumorosamente e unendomi alla preparazione della pozione. Prima finiamo, prima posso andarmene da qui.

 

Con la coda dell’occhio seguo i suoi movimenti, quando non si sforza di essere detestabile risulta anche carino. Sospiro, chiudendo gli occhi e pregando Morgana di non ripiombare ancora in questi futili pensieri.

 

Con fatica cerco di recuperare delle zanne di Serpente, ma James mi allontana delicatamente dal tavolo, prendendole lui stesso. Credo sia stato il primo gesto carino che mi concede da sei anni. Rialzo lo sguardo, poso i miei occhi su di lui e dalle mie labbra escono parole che non so trattenere.

 

“Quella foto..quella nel vecchio capanno..”

Balbetto e sono costretta a distogliere lo sguardo per evitare di arrossire, o sentirmi più stupida di quanto non lo sia già.

 

“L’avevi strappata e poi..”

 

“E poi ho riunito ogni pezzetto col magiscotch...non è perfetta, ma non volevo che andasse perduta..”

 

“Perché?”

 

Mi guarda, sul viso un’espressione perplessa come se avessi appena chiesto la cosa più ovvia al mondo. E prima che lui risponda so che in realtà è così.

 

“Quel giorno una bambina con le treccine e un vestitino davvero orrendo, disse di amarmi..”

 

Alle sue parole i ricordi sembrano prendere forma, ho l’impressione di essere ancora lì, nel giardino di Grimmauld place a rincorrere James.

 

Corro incontro al bambino seduto ai piedi dell’altissima quercia. Mi siedo accanto a lui, in mano ho qualcosa che subito gli mostro.

 

“Guarda Jamie, ho trovato un trifoglio ma è strano.. ha una foglionina in più!”

Il ragazzino afferra la piccola piantina, rigirandola tra le mani e dopo averla osservata attentamente, sul suo viso si delinea un’espressione sorpresa ed entusiasta.

 

“Lisa questo è un quadrifoglio!  Zia Hermione una volta mi ha raccontato che trovarlo porta fortuna..”

 

“Davvero?”

Spalanco gli occhietti, agitando le manine freneticamente, eccitata per la recente scoperta. Restiamo appoggiati al tronco dell’albero ancora a lungo, un dolce venticello ci culla. E dopo poco sono ancora io a parlare.

 

“Sai cosa vuol dire essere innamorati Jamie?”

 

“Mhh.. “

 

“Io lo so,vuoi saperlo?”

Il bambino annuisce, osservandomi con gli occhietti pieni di curiosità.

 

“Essere innamorati vuol dire rincorrersi tutto il giorno, dimenticandosi di avere fame.. e poi quando finalmente si mangia, lasciare all’altro l’ultimo pezzetto di torta di nonna Molly.. vuol dire spingere l’altro sull’altalena e anche se si desidera usarla, si  preferisce che sia lui a dondolarsi e ridere.. ridere tanto.. quando si adora la sua risata e si fanno le faccette buffe perché rida, e rida ancora..”

 

James mi fissa, colpito dalle mie parole.

 

“Perciò io ti amo Jamie e tu ami me..”

Il bambino sembra riflettere su qualcosa, poi finalmente si decide a replicare.

 

“Se è vero che mi ami devi farmi una promessa..”

Muovo la testolina,annuendo con decisione.

 

“Una volta che avremo finito la scuola e saremo dei giocatori di Quidditch come le nostre mamme ed il tuo papà.. tu mi sposerai e vivremo insieme qui, così potremo continuare a rincorrerci, potrò spingerti sull’altalena e quando andremo da nonna Molly ti lascerò l’ultimo pezzetto di torta..”

 

“Si..”

Appoggio la mia testolina al suo petto.

“Avevi ragione Jamie.. questo quadrifoglio porta fortuna..”

 

 

Mordo con forza il labbro inferiore, è l’unica cosa che può impedirmi di piangere. L’avevo dimenticato, avevo rimosso uno dei ricordi più belli che avevo. Per quanto le cose siano cambiate, come ho potuto cancellare così una parte della mia vita? Come ho potuto permettere che quel ragazzino lasciasse il posto che gli spettava nel mio cuore?

 

“E un bambino idiota le fece promettere che un giorno lei lo avrebbe sposato e che..

 

“..che avrebbero vissuto in quella casa, continuando a rincorrersi, a spingersi sull’altalena e mangiare l’ultimo pezzetto di torta di nonna Molly..”

 

Gli sorrido, dopo tanto, troppo tempo. Riposa gli ingredienti che rigirava tra le mani, sulla superficie del tavolo, e resta immobile a fissarmi. Sono io che mi muovo verso di lui, appoggio le mani sulle sue spalle e alzandomi sulle punte lo bacio. Non è irruento come quello di pochi mesi prima, è dolce, a fior di labbra.

 

Mi riallontano l’attimo dopo riprendendo a mescolare il viscido intruglio,a quanto pare nemmeno questa volta la pozione ha assunto un aspetto decente.

 

Il più grande errore degli ultimi anni è stato quello di guardarlo, ma non vederlo. Perché se mi fossi soffermata ad osservarlo sul serio, avrei rivisto quel ragazzino dolce e impacciato che mi lasciava l’ultimo pezzetto di dolce. Lo stesso che rivedo ora, in piedi dinanzi a me.

 

Avrei capito di aver riempito la mia vita di inutili parole, stupide illazioni e nient’altro evitando di pormi quelle domande a cui avevo timore di rispondere.  E soprattutto avrei inteso che non c’è nulla di peggio che lasciare qualcosa a metà.

 

E dopo essermi privata del superfluo, cos’è rimasto? L’amore, solo quello.

E avremmo dovuto ripeterci ogni giorno che ci amavamo, perché si sa, le persone dimenticano.

 

“Mi sposerai Elisabeth Katie Baston?”

 

“Vedremo James Sirius Potter..”

 

 

 

 

E’ una one-shot che ho scritto di getto, venuta fuori chissà perché!

Probabilmente perché adoro questi due, e chi ha letto le mie altre fanfic lo saprà bene!  ;)

Non è perfetta, ma spero di avervi comunque lasciato con un sorriso sulle labbra..

Il titolo è riferito al fatto che, negli anni, l’uno è rimasto ben nascosto in un ‘angolo del cuore’ dell’altro.. e l’orgoglio, la testardaggine hanno impedito loro di rendersene conto. Dovevano riscoprirsi bambini per ricordare.

 ‘La voce di un bambino per quanto onesta e sincera è insignificante per chi ha dimenticato come ascoltare”

Per ora è completa, ma nel caso in cui dovesse piacere, nel caso in cui me lo chiediate potrei anche decidere di continuarla!  ;)

 

   
 
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