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Autore: Berenike    08/01/2011    28 recensioni
FANFICTION VINCITRICE DEI NESA 2010 TURNO SPECIAL NATALIZIO NELLE SEZIONI BEST KISS E BEST READER'S CHOISE
Richard Castle e Kate Beckett partono per un viaggio del tutto inaspettato verso Venezia: quattro giorni, una città magica, ed una sola camera.
Riusciranno Richard e Kate a rimanere professionalmente solo "colleghi" senza lasciarsi andare alle emozioni?
Decisamente, l'atmosfera Natalizia non sarà di loro aiuto.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: Capitolo Finale. E' consigliata la vicinanza ad un pacchetto di fazzoletti e ad un barattolo di Nutella.

Insieme a Venezia




Capitolo 11: Di nuovo Insieme

Nemmeno quel Natale la detective Kate Beckett era riuscita a godersi le vacanze. Era stata infatti chiamata dal Capitano in persona che, con urgenza, aveva richiesto la sua presenza in centrale.
Mancavano ancora due giorni al suo ritorno al lavoro e la detective si domandò se proprio in quei due giorni la sua vita avrebbe potuto cambiare radicalmente.
Lo scrittore che le aveva regalato tre giorni da favola nell'incantevole città di Venezia non era tornato con lei, al contrario, avrebbe fatto ritorno solo il giorno successivo.
Le cose non erano andate proprio secondo i piani: dopo aver trascorso delle giornate regali, come dentro ad una favola della Disney, la realtà era tornata burrascosa a farsi sentire, trasformando il sogno in incubo.
La detective però non ebbe il tempo di pensare a tutto questo: una volta atterrata a New York, nemmeno il tempo di portare a casa il suo bagaglio e rinfrescarsi un po', che era già al distretto ad interrogare i testimoni. Nella grande Mela era ancora ora di pranzo: la detective era nauseata per il fuso orario e per aver dormito così poco.
C'era stato un delitto spaventoso, e Kate capì subito perché era stata richiesta la sua presenza: era stato brutalmente ucciso un poliziotto di colore del loro distretto ed, accanto al corpo, era stato trovato un antico simbolo razzista, appartenente al Ku Klux Klan. Il corpo era ridotto così male che, per la prima volta dopo anni in servizio, perfino la forte detective Beckett provò orrore per quell'omicidio. In questo caso si scontravano più problemi contemporaneamente: l'omicidio di un pubblico ufficiale, l'omicidio di una persona di colore ed il razzismo; per non parlare di un possibile ritorno delle brutali azioni del Klan: era un delitto solitario, o sarebbe stato seguito da altri?
Gli assassini andavano fermati prima che ci fosse un ulteriore corpo massacrato a terra.
La stampa importunava la detective ogni pochi minuti, cercando nuove informazioni da rivelare al mondo... Il caso aveva suscitato molto scalpore. Così tanto scalpore che la notizia arrivò fino a Venezia...
Più di 7000 km di distanza, lo scrittore Richard Castle seguiva il caso in diretta televisiva; e nonostante la cronaca fosse in italiano, Rick osservava comunque cosa stavo succedendo, accanto alla figlia e alla madre, entrambe molto preoccupate.
-Sembra molto stanca – disse Alexis, mettendosi il pigiama. Castle annuì; la donna sembrava stanca e depressa, come non l'aveva vista da tempo.
Non guardava mai la telecamera direttamente, e parlava del caso distaccatamente, come se non le appartenesse. Cosa le era successo?


-Beckett, posso parlarti? - il Capitano chiamò la sua miglior detective nel proprio ufficio.
-Certo, Capitano – acconsentì lei, entrando e chiudendo la porta dietro di sé.
-Beckett, cosa ti sta succedendo? Non sei concentrata, non sei focalizzata... - Beckett piegò la testa verso il basso, concentrandosi sulle proprie scarpe. Per un attimo vide le magnifiche scarpe con tacco che aveva indossato quella sera al Casinò e si lasciò andare al ricordo di quella sera così magica... Il Capitano attirò di nuovo la sua attenzione, stava parlando di qualcosa che riguardava la stampa.
-... davanti a milioni di persone, capisci? Non possiamo fallire, né dare l'impressione di non impegnarci abbastanza. Sai cosa devi fare. Pensi di farcela? -
-Si Signore – rispose decisa.
Non poteva crederci: in tutti quegli anni era la prima volta in cui veniva accusata di essere poco professionale. Tutta colpa di Richard... Nemmeno ora che non c'era la lasciava lavorare in santa pace.
Mentre, lontano anni luce, lo scrittore di gialli spegneva la televisione e si dirigeva verso la propria camera per andare a dormire, Kate riuniva tutta la propria forza di volontà e le proprie energie per concentrarle sul caso in corso.
Non corse mai così tanto come quel pomeriggio, non interrogò mai tanti sospettati, testimoni, famigliari ed amici; l'America intera era testimone del suo impegno.
Ma mentre chiedeva informazioni a coloro che erano nei paraggi dell'omicidio, mentre limitava le ore dell'azione nella lavagna bianca e durante le sue continue chiamate a Lanie per scoprire sempre nuove informazioni riguardo il brutale scempio del corpo, la sua testa era altrove. Era con Richard, al Mulino Stucky, era con lui a Venezia, in piazza San Marco, nei negozi, in centro... Era ovunque, a patto che fosse con lui.
Ogni cosa le ricordava la collaborazione con lo scrittore, ogni angolo della centrale le ricordava una battuta, una risata, un battibecco che negli ultimi due anni aveva avuto con Rick.
Come aveva potuto trattarlo così? Come aveva potuto ferirlo, dopo tutto ciò che lui aveva fatto per lei?
Guardò l'orologio: Venezia aveva sei ore di differenza con New York.
Richard stava dormendo; nel loro letto, nella loro camera, nel loro hotel.


Ma Richard Castle non stava affatto dormendo. Continuava a rigirarsi nelle coperte, inquieto, metà tra la veglia ed il sonno. A tratti chiudeva gli occhi, e gli incubi prendevano possesso della sua mente, poi aveva caldo e si svegliava, e poi freddo, e poi ancora incubi, e poi ancora caldo...
Fino a che non si svegliò del tutto.
Si guardò intorno, cercò l'orologio accanto al letto... Erano le cinque del mattino.
Per una frazione di secondo cercò Kate accanto a sé, allungò il braccio pensando di sentire il suo corpo freddo ancora lì con lui...
Ma non trovò nessuno.
Era solo come mai prima d'ora: Kate non solo era partita, ma si era anche allontanata da lui forse per sempre.
Rick si abbracciò al cuscino, come fosse un bambino in cerca di protezione. Nella sua mente, complice del buio e della tristezza tipica della notte, albergavano pensieri disperati di solitudine, di speranze spezzate, di fraintendimenti.
Lo scrittore, prima di addormentarsi l'ultima volta, si domandò se sarebbe mai più riuscito a dormire senza l'amore della propria vita accanto.


Il caso occupò tutto il pomeriggio della detective, ed ancora la sera fino a notte fonda. I giornalisti non davano segno di volersene andare, mentre fuori dal distretto si riunivano sempre più persone che protestavano contro il razzismo.
La detective non vedeva più la fine di quell'incubo: contando il fuso orario, era sveglia da quasi 24 ore e mancava poco che si accasciasse al suolo, stremata.
Il Capitano riuscì infine ad allontanare fanatici e giornalisti, liberando la detective a mezzanotte passata.
Questa entrò nella propria auto quasi meccanicamente, senza nemmeno riuscire a pensare a cosa stesse facendo. Girò la chiave del motore e partì, la mente offuscata e lo stomaco in subbuglio.
Un quarto d'ora dopo si domandò dove il suo corpo stanco la stesse portando: non stava guidando verso casa sua, la sua mente era così stanca che aveva lasciato la guida al corpo che eseguiva le mansioni meccanicamente, come un robot.
La detective si fermò, esausta. Dov'era? Perché non era andata direttamente a casa?
Guardò fuori dal finestrino appannato, ed ebbe un sussulto.
Quel quartiere era decisamente troppo lussuoso perché fosse il proprio; era davanti al condominio di Castle.
Scese dalla macchina ed i suoi sensi si svegliarono con il freddo di Dicembre. Non si era nemmeno accorta che stava nevicando.
Guardò su, verso la finestra senza luci dell'appartamento dell scrittore. Si appoggiò alla macchina e rimase lì, per quelle che le sembrarono ore, in contemplazione di quella finestra da cui, sperava, prima o poi si sarebbe affacciato Richard.
-Cosa ho fatto? - sussurrò appena, sentendo le lacrime che le stavano salendo agli occhi.
Le ricacciò dentro, sperando che non tornassero a farle visita.
Ma queste, traditrici, si ripresentarono e fu allora che la detective, forse per la prima volta, si lasciò andare.
Pianse davanti a quell'appartamento che rappresentava la vita che avrebbe potuto avere se solo non fosse stata così stupida, così prudente. Pianse davanti a quell'occasione di vita persa, pianse perché ora era più sola che mai...
Aveva cacciato l'unico uomo che aveva mai amato, l'unico che la comprendeva e che le era rimasto sempre accanto, nonostante tutto.
Pianse lacrime fredde come la neve che scendeva dal cielo e che andava a posarsi su quella finestra senza luci.
Perché Castle non era in casa. Non era a New York. Non era con lei.


La mattina del 28 Dicembre, la famiglia Castle prese il vaporetto e salutò con tristezza la città di Venezia. Alexis pianse dopo aver salutato il ragazzo per cui aveva preso una cotta quella sera in hotel, e pianse davanti alla casa del Modigliani, che non era riuscita a visitare.
Martha invece gioì di quel ritorno: se fosse rimasta un giorno in più avrebbe dovuto comprare un'altra valigia per farci stare tutti i propri acquisti. Secondo lei infatti:
-Una vacanza finisce quando le valigie sono piene! -
E nel suo caso, erano decisamente stracolme.
Richard Castle contava i minuti che lo separavano dell'arrivo a New York; dove sarebbe andato una volta arrivato nella metropoli?
Sicuramente sarebbe corso al distretto, da Kate. Doveva dirle che le dispiaceva, doveva dirle che non voleva perderla, che l'amava, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di renderla felice...
Anche di andarsene, se era questo che voleva davvero.
Il viaggio di ritorno fu decisamente più silenzioso di quello di andata: non c'era Kate ad allietare le loro conversazioni. Alexis dormì appena, poi scaricò le foto fatte nel computer.
Martha fece alcune telefonate e poi si concentrò sugli propri acquisti, dividendo i regali dalle spese personali.
Richard era come un'anima in pena: non riusciva a dormire, non poteva rimanere seduto, non riusciva a leggere né a scrivere... Passeggiava su e giù per l'aereo, nonostante questo gli facesse venire il voltastomaco.
-Vuoi stare fermo, per piacere? - gli chiese infine la madre. -Mi stai facendo venire l'ansia. -
Castle si sedette. Dopo pochi minuti era già in piedi, di nuovo.


Otto ore, due sonnellini ed un capitolo (da buttare) dopo, lo scrittore di gialli arrivò a New York.
Salutò la madre, baciò sulla fronte Alexis e si lanciò verso New York, con tutte le forze che aveva in corpo. Prese un taxi ed indicò come meta il distretto di polizia.
Guardò l'ora, erano appena le 10:48. Kate era sicuramente in centrale.
Spronò il taxi ad andare più veloce,come fosse un cavallo. Quell'uomo non poteva capire che c'era solo quella misera strada (a confronto delle otto ore d'aereo appena fatte) a separarlo da lei...
Destra, sinistra, il lungo viale, ancora destra...
Arrivati.
Lo scrittore pagò il taxista senza prendere il resto, non c'era tempo. Prese l'ascensore e nella salita verso l'undicesimo piano della centrale sentì il proprio cuore battere all'impazzata.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono, notò che la centrale brulicava di persone, molte delle quasi conosceva grazie alla propria carriera di scrittore di fama mondiale.
-Ciao Rick! - lo salutarono in molti, cercando di parlare con lui. Castle non badò a loro, ma cercò la detective in ogni stanza...
-Capitano! - lo trovò infine.
-Oh, Castle! Ben tornato... Scusami ma ho moltissimo lavoro da fare... - lo liquidò, chiudendo la porta del proprio ufficio. Rick la riaprì senza riserbo.
-Capitano, dov'è Beckett? - doveva aver fatto la domanda sbagliata, perché l'uomo diventò paonazzo e strinse i pugni.
-Si è presa la mattinata libera! Proprio oggi, proprio adesso, proprio quando tutti i giornalisti sono qui...! - Castle non ascoltò le lamentele ed uscì, veloce, diretto verso casa della detective.


Kate Beckett si svegliò con un male alla schiena ed al collo davvero impressionante. Aveva i piedi intorpiditi e si accorse solo successivamente di avere molto freddo. Si strizzò gli occhi, sentendo l'imbottitura del proprio giubbotto sfregarle il viso.
Non ricordava esattamente cosa fosse successo la notte prima, evidentemente però era troppo stanca per tornare a casa e si era addormentata, ancora con le lacrime che le rigavano il volto, nel sedile della propria macchina. Era ancora davanti a casa di Castle.
Istintivamente guardò verso la finestra che la sera prima le aveva tenuto compagnia: era ancora priva di luci e di vita. Non erano ancora tornati.
Guardò l'ora, sperando di avere il tempo di tornare a casa a cambiarsi prima di tornare al distretto.
10:02
Maledizione! Si guardò nello specchietto retrovisore: decisamente non poteva andare conciata così al distretto, non con tutti quei giornalisti avidi di riprenderla al lavoro.
Chiamò quindi il Capitano e domandò la mattinata libera. Sapeva che non era il momento, ma non aveva altra scelta. Aveva bisogno di una doccia, di vestiti puliti e di rilassarsi un po'.
Accese la macchina e tornò a casa, più triste che mai. La notte le aveva lasciato una tristezza nel cuore ed il fatto che Castle non l'avesse ancora chiamata, nonostante ormai dovesse essere arrivato a New York, non faceva che aumentare la sua disperazione.
Arrivò a casa alle dieci e mezza. Si buttò a letto, disfò la valigia e si infilò sotto la doccia.
Beep!
Qualcuno stava suonando al citofono.
Bepp!
Ancora.
Beep!
Beckett non poteva sentirlo.
Chiunque fosse sembrò desistere perché non suonò più.
La detective uscì dalla doccia, decisamente più rilassata e felice. Come sempre, l'acqua calda sulla pelle le dava quel senso di lavare via ogni pensiero negativo. E così fu anche quella volta.
Si diresse in cucina per mangiare qualcosa, ancora con l'asciugamano nei capelli e l'accappatoio sopra il corpo nudo.
Tum tum!
Qualcuno bussò violentemente alla sua porta.
Tum, tum!
Questo qualcuno sembrò non avere molta pazienza.
Kate si allarmò, andò verso la porta e l'aprì, preparandosi alla difesa personale.
-Tu! - le disse l'uomo davanti a sé, urlando – sono due ore che sono il campanello! Perché non mi hai aperto? -
Kate sorrise raggiante. Era Richard. Richard Castle.
Lui si riprese appena, si sistemò la giacca tutta stropicciata dal viaggio e la guardò.
-Oh, si, doccia. - chiuse subito. Lei lo guardò con occhi teneri e gli disse:
-Vuoi entrare? - Lo scrittore fece un passo avanti, poi si fermò.
-No. - la detective non sembrò capire le intenzioni dello scrittore.
Era ancora arrabbiato con lei? Perché era andato fino a li allora?
Aspettò una sua risposta.
-Prima – disse, ancora con il fiatone – devo capire cosa provi per me. Entrare significherebbe entrare nella tua vita e non so se è questo ciò che vuoi. -
-Lo voglio. - gli disse prontamente lei, sorridendogli. Castle sembrò riprendersi appena.
-Cos'è che vuoi? - Fece un ulteriore passo avanti, come se entrare in quella casa rappresentasse penetrare il cuore della detective, un passo alla volta, stando attendo a non calpestare nulla.
-Voglio te, voglio un noi, voglio... - non fece ora a finire.
Richard Castle l'abbracciò con forza, entrando in casa e chiudendo la porta dietro di sé.
I due si guardarono negli occhi, come se fosse la prima volta che i loro sguardi si incrociavano: poi Richard si avvicinò lentamente alla sua bocca, la baciò, le accarezzò le labbra con la lingua e poi la baciò ancora, e ancora...
Kate aiutò lo scrittore a togliersi la giacca, e poi la maglietta ed ancora a slacciarsi i pantaloni; le loro bocche si cercavano e durante tutto ciò non si staccarono mai, come se ora che si erano ritrovate, non avrebbero mai più potuto allontanarsi.
Kate fece per togliersi l'accappatoio, desiderosa di sentire il corpo caldo dell'uomo che amava nella sua pelle, fino a fondersi con lui in un abbraccio d'amore...
Ma Richard la fermò, continuando a baciarle il viso, il naso, la bocca, la fronte...
L'asciugamano che teneva i capelli della detective cadde a terra, sciogliendo i capelli bagnati sulle sue spalle e su quelle dello scrittore.
-Ferma, ferma, ferma... - sussurrò appena lui, cercando di fermarsi ma facendosi trasportare dalla propria eccitazione.
Kate non si fermò. Lo strinse a sé e gli fece toccare il proprio collo, e poi il proprio corpo, introducendolo alla propria pelle liscia e alle proprie forme sensuali.
-No, Kate...- disse lui, distanziandosi appena...
-Cosa c'è? - riuscì a domandare la detective, tra un bacio e l'altro. Lo scrittore rispose appena la donna iniziò a baciargli il collo, facendo eccitare ancora di più...
-Kate io ti desidero... tanto... - la allontanò da sé, e la guardò negli occhi – ma non così. -
La detective sembrò vergognarsi appena, stringendosi nel proprio accappatoio, poi però sembrò capire a cosa lo scrittore si riferiva.
-Non voglio andare troppo di fretta... Abbiamo tutta la vita... per questo. - disse, dandole un bacio sulla fronte.
Kate lo guardò: era così sensuale senza camicia, così maschile, così selvaggio, così Castle.
-Kate, - continuò, guardandola negli occhi – ti andrebbe di uscire con me, questa sera? -
Kate si strinse a lui, come una bambina.
-Si, se mi prometti una cosa. - Castle la guardò sorpreso.
-Qualsiasi cosa per il mio Amore. - A Kate scese una lacrima, ma non se ne vergognò.
-Non mi lascerai mai più? -
-Tecnicamente sei tu che te ne sei andata ma... - disse lo scrittore, lasciandola in sospeso... - Mai Amore Mio. Sarò sempre qui con te. - attimo di silenzio. -Non qui qui, insomma questa è casa tua, intendo qui vicino a te però sai, preferisco qui casa mia e non qui qui... -
-Stai zitto! - gli disse lei, tornando a baciarlo ed ad accarezzare i suoi addominali ben formati.
Dopo qualche minuto (in cui la passione si stava per impadronire di nuovo delle loro menti e dei loro corpi), si staccarono e la detective chiese:
-Cosa facciamo adesso? - Castle sorrise.
-Adesso abbiamo un omicidio da risolvere. - Kate sorrise.
-Insieme. -








ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti, miei adorati lettori... Ecco a voi l'ultimo capitolo di questa fanfiction: Di nuovo Insieme.
Non avevo previsto che si sarebbe arrivati alla fine così presto, pensavo ci fossero almeno altri due capitoli prima della fine...
Questi in effetti sarebbero i due capitoli FINALI: li ho uniti però e pubblicati insieme perchè mi sembrava davvero un peccato lasciarvi (ancora una volta) con il fiato sospeso...
Prima di passare ai ringraziamenti vorrei parlare di questo ultimo episodio (come sapete, adoro commentare i miei stessi capitoli!): prima di tutto vorrei rivolgermi a coloro che non fossero sufficientemente infomati riguardo i fusorari e i voli aerei, così che non ci siano dubbi riguardo gli orari e le tempistiche nella storia.
Venezia e New York distano 7200 km (circa) ed hanno 6 ore esatte di differenza di fuso orario (Venezia è, per essere precisi 6 ore avanti rispetto a New York). Il volo di questa tratta dura circa 8 ore, però se si considera il fuso orario, in realtà dura 2 ore. Ecco perchè:
Kate è partita alle 10.30 del mattino dall'aeroporto di Venezia. Il volo dura 8 ore (per cui arriva alle 18:30 ora italiana), però togliendo le sei ore di fuso orario a New York sono le 12:30. Ecco come fa Kate a partire la mattina dall'Italia ed arrivare in America per pranzo...
Spero di non avervi annoiato, pensavo fosse importante essere precisa.
Per quanto riguarda il caso, l'ho reso il più tragico possibile... Fosse stato un caso semplice, non ci sarebbe stato bisogno di chaiamre Kate da Venezia...
Che dire... Sono davvero triste che questa serie sia finita, non potete sapere quanto! Mettere il tic sulla casella "Completa" mi ha riempito insieme di orgoglio e di malinconia...
Prima però di farmi prendere dalla disperazione (non manca molto) vorrei ringraziare davvero di cuore tutti coloro che hanno letto e recensito questa fanfiction... ognuno di voi è stato fondamentale per questa storia... Per cui Grazie.
Un grazie speciale va anche a tutti i lettori silenziosi che leggono le mie storie e mi seguono dal principio... Anche se non ho mai avuto l'onore di conoscervi personalmente, vi ringrazio.

Parto quindi dando un abbraccio stritolante a tutti coloro che hanno inserito Insieme a Venezia tra le storie Preferite:
1 - 4everBasketball 
2 - Becka_ 
3 - beckett4ever 
4 - Blah 
5 - daddyna 
6 - DesdemonaMalfoy 
7 - Fall 
8 - Giset 
9 - gy_93 
10 - IagoLily 
11 - KittyNikkiHeat_ 
12 - letisxD 
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17 - nana1827 
18 - Nomad609 
19 - sapphire 
20 - shedar86 
21 - titina 
22 - tomis 


Un bacio speciale a tutti coloro che l'hanno inserita tra le storie da Ricordare:
1 - bambola_e_bibola 
2 - Luli87 
3 - Penn 
4 - zac7957
 

E tra le Seguite:
1 - Angol 
2 - babi19 
3 - Cristie 
4 - Curtaz92 
5 - ecchanLOL 
6 - Giset 
7 - IagoLily 
8 - ketax 
9 - KittyNikkiHeat_ 
10 - Lady_Ginevra Black_ 
11 - LazioNelCuore 1711 
12 - lud_194 
13 - Luli87 
14 - Martysquit 
15 - NemesiS_ 
16 - noemi s 
17 - piccy6 
18 - sabb3 
19 - tomis 
20 - Veronica91
 

Siete stati davvero tantissimi!
Vorrei potervi ringraziare uno ad uno, offrirvi un thè con i pasticcini, o una cioccolata (rigorosamente con panna!) per farvi capire quanto tutti voi siate stati importanti per me e per questa storia...
Ringrazio in particolare coloro che hanno seguito e recensito questa storia fin dall'inizio e chi ha creduto in me più di quando non avessi fatto io stessa!
Non vi nascondo che sono un pò triste, è la seconda long-fiction che termino ed ogni volta è come se salutassi un figlio!
Spero che questa storia vi sia piaciuta, e che questo finale sia stato all'altezza delle vostre aspettative...
Vi chiedo un ultimo sforzo: scrivete un commento a questo capitolo, chiunque voi siate; amici, nemici, lettori silenziosi, commentatori costanti... E' l'ultimo capitolo, la vostra ultima possibilità per dirmi la vostra opinione.
Per fortuna questo non è un addio! Ci leggiamo presto con i nuovi capitoli di CENERENTOLA VA AL BALLO
e con le mie mille one-shot... Ne ho moltissime in mente!
Un bacio grande e grazie ancora a tutti...
Berenike






La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE.
Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



   
 
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