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Autore: giulla    08/01/2011    3 recensioni
Io sono Giorgia ho 18 anni, sono all’ultimo anno del liceo classico, sono una persona abbastanza testarda e parecchio acida e sono un autentico maschiaccio.Si, lui era Guido Romano.E capisco anche che era un figo assurdo. Alto, moro, capelli corti con una leggera cresta e occhi castani molto intensi, ma io ero una persona e non il suo zerbino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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un amore nato per puro caso

Capitolo 14

Fuori il cielo è celeste, un celeste molto acceso e c’è il sole, così carico, pieno di vita. Nonostante siamo ancora agli inizi di aprile sembra di essere vicini all’estate. Ogni anno l’aspetto con impazienza, il mare, gli amici, le feste, la totale assenza di scuola, ma quest’anno è diverso, è tutto diverso. Quest’anno ci sono gli esami, la tanto spaventosa maturità.

Sono sempre stata una persona nostalgica, sono sicura che quel posto, nonostante abbia segnato oltre ad eventi belli, anche alcuni molto brutti, mi mancherà da impazzire. E poi è come uscire un po’ dalla crisalide, dal nido. Nel momento stesso in cui varcherò per l’ultima volta quella famosa soglia tutta la mia vita cambierà, sotto tutti i punti di vista. Arriverà il momento di mettere da parte il lato bambinesco e allora si che mi dovrò rimboccare le maniche.

Ma per essere davvero sincera con me stessa è inutile elencare tutti questi motivi, certo sono importanti, importantissimi per il mio futuro, ma non sono loro che più mi preoccupano.

Come molto spesso ormai, è Guido ad occupare la maggior parte dei miei pensieri. Lui non appartiene al Lecce, è qui in prestito per un anno. L’anno ormai è a buon punto, l’estate non è proprio dietro l’angolo ma quasi, e lui potrebbe ripartire.

Mi faccio tutti questi problemi che sono inutili alla fine. Io ho diciotto anni, lui venti. Se anche ci fosse qualcosa di serio e profondo tra di noi, comunque sarebbe un qualcosa circoscritto ad ora, qui a Lecce. Non potrei mai pensare di stare con qualcuno a centinaia di kilometri da me. Sarebbe stupido e masochista.

 

È una settimana che sono fuori dall’ospedale. Nonostante ci sia rimasta solo un paio di giorni per osservazione sembrava che non passassero mai.

Guido l’ho rivisto il giorno dopo. Mi è venuto a trovare e mi ha dato il bacio che non mi ha dato il primo giorno, per la gioia della mia compagna di stanza che non aspettava altro.

È da ieri che non lo vedo, non è potuto passare da sotto la scuola, in vista del derby stanno organizzando degli allenamenti più lunghi e completi. Non si vogliono far trovare impreparati. E fanno bene, dobbiamo vincere!

I miei dopo l’incidente hanno deciso di interrompere la punizione. Non dovrò più lavorare al ristorante la sera, per mia grande gioia. Però ho pensato che magari qualche volta potrei anche andare a dare una mano, naturalmente essendo retribuita questa volta, così per arrotondare, in questo modo potrei anche contribuire io stessa alle spese universitarie senza dover dipendere completamente da loro.

Il rumore del telefono mi risveglia da quei pensieri non molto felici. Sorrido notando chi è, il suo nome compare sul display.

-Dimmi tutto! – sono estremamente felice di sentirlo, mi manca. Gira e rigira non è che poi sono molto diversa da quelle ragazze super smielose che tanto disprezzavo. Predico bene e razzolo male!

-che fai?- continuo a guardare fuori dalla porta-finestra. Vedo lo stadio in tutta la sua grandezza, e penso che quel pomeriggio la squadra si è proprio allenata allo stadio, e non al solito campetto sintetico destinato agli allenamenti. Guido è lì. Posso vedere il luogo in cui si trova.

-prima che chiamassi ero concentrata ad osservare il sole, adesso invece sono concentrata sullo stadio- sorrido, posso risultare pesante, noiosa ma non mi importa, è quello che penso, punto.

-ah, guardavi lo stadio, eh- lo sento ridere – hai da fare oggi? – sul mio volto si dipinge un sorriso a trentadue denti – no veramente no - - bene – è entusiasta, si sente dal tono della voce – due secondi e ti passo a prendere, tanto sto praticamente di fronte – diciamo che l’ultima idea non è proprio delle migliori. Se lui venisse a casa mia dovrei spiegare a mia madre chi è lo sconosciuto con cui sono salita in macchina, e poi dubito che lui farebbe salire la mia adorata Gildina nella sua macchina.

- che ne dici se vengo io lì? Sarebbe più facile – Giorgia sei una fifona, hai paura che incontri i tuoi, ammettilo!

- ok, non c’è problema, io comunque qui ho finito, quando vuoi – il più velocemente possibile scendo dal letto e mi infilo una scarpa stando in equilibrio su un solo piede, rieseguo l’operazione per l’altro piede, prendo la tracolla di jeans e mi catapulto giù per le scale.

- sono sull’uscio di casa –

- ok ma non andare di fretta, caso mai si ripete quello che è successo la settimana scorsa e poi vai a dire in giro che è colpa mia –

-haha simpatico – non lo farei mai. Non per lui per carità, ma di nuovo ci sarebbe dovuta essere una spiegazione a mia madre, e adesso non ne ho proprio la testa.

Metto giù, non aspetto nemmeno una sua risposta. Entro come una furia in cucina per prendere il guinzaglio di Gilda. Mia madre mi guarda confusa – perché tutta questa fretta? –

-niente sono in ritardo, mi devo vedere con Ica e Luca. Prendo la tua macchina– al suono di quei due nomi sembra rianimarsi – a proposito, proprio ieri sono passata sotto casa di Ica, mi dovevo vedere con sua madre nel bar lì a fianco, e l’ho vista con Luca – ha una faccia palesemente stupita

Alzo le spalle poco convinta – allora? Luca sarà passato per restituirle o per prendersi qualche cd. Che c’è di strano? –

-no non hai capito – ed ecco uscire fuori il suo lato pettegolo – si stavano baciando – la guardo scioccata. Credo che la mia mascella sia arrivata a toccare terra – mamma sei sicura? Non è che hai scambiato qualcun’altro per Luca? – oh mio Dio, Ica con Luca, sembrava una cosa talmente assurda quando Ica aveva una cotta per lui a sei anni, figuriamoci adesso! Appena ritorno a casa la prima cosa che farò è chiamarla. Ma tu guarda, succede una cosa del genere e non pensa neppure di avvertirmi.

- secondo te non riconosco Luca? È come se fosse mio figlio – mi guarda come se avessi detto un eresia.

Non le rispondo, me ne esco da casa sorridente, con appresso Gilda.

Lei apre di scatto la porta della cucina – mi raccomando Giorgia stai attenta – le sbuffo come una bambina. – mamma quello che è successo la settimana scorsa non si ripeterà, pioveva a dirotto. Oggi invece è una giornata fantastica –

Fa una faccia preoccupata e annuisce – ok ma fa comunque attenzione – le accarezzo una spalla ed esco sorridente.

 

Arrivo allo stadio, mi metto nel parcheggio e gli mando un messaggio, per avvisarlo del mio arrivo. Dopo nemmeno due minuti sento lo sportello del passeggero aprirsi. Mi saluta con un bacio, lo vorrei approfondire, ma il tutto risulta impossibile. Gilda si è praticamente infilata tra di noi, e spinge col muso Guido. Inizio a ridere, a crepapelle. Lui è stranito dalla situazione, guarda scioccato Gilda – e questo chi è? – lo guardo male. – è una lei, si chiama Gilda, ed è il mio amore – mi sporgo verso di lei e le schiocco un bacio sulla testa pelosa.

-ah! Vedo che è piccolo il tuo amore! – gli sorrido – trovi? – metto in moto, anche se non ho la più pallida idea di dive voglia andare.

Inizia a guardarsi intorno, nell’abitacolo, fa una faccia strana – di chi è quest’auto? La tua?–

- di mia madre, la mia è dal carrozziere per lo spiacevole incidente della settimana scorsa – annuisce e si guarda attorno pensieroso.

- allora, dove ti porto? – esco dai parcheggi e mi metto nella strada principale – lascio la borsa a casa e poi ci facciamo un giro in centro? – lo guardo titubante, non sono molto convinta della sua idea, in centro c’è un sacco di gente, questo vorrebbe dire che ci vedrebbero tutti.

-in centro?- guardo dritta la strada, ma il mio tono non è molto convinto. –non ti va di fare un giro? – che carino, si preoccupa caso mai qualcosa non mi sta bene.

- si si certo che mi va, solo che sicuramente incontreremo un sacco di persone – mi fermo al semaforo rosso. – allora? Che fa se ci vede qualcuno? – non gli rispondo, mi sporgo e lo bacio, ma vengo completamente ricoperta dalla bava di Gilda.

- Gilda fai davvero schifo! – lui si mette a ridere, si diverte il signorino..

- gira di qua, perfetto, è qui casa mia. Poso dentro il borsone e poi andiamo a piedi tanto stiamo a due passi dal centro ok? – gli sorrido e annuisco.

Attacco il guinzaglio a Gilda e scendo dall’auto, lui mi è subito accanto.

-che gigante che è! È tua? – si accovaccia sulle ginocchia e l’accarezza. Gilda sembra molto a suo agio. Non sempre le persone le piacciono al primo impatto, invece con lui sembra esserci subito feeling. – certo, è la mia bambina – mi abbasso e le do un bacio sulla sua testa pelosa.

Ci dirigiamo tutti e tre verso il centro. Non posso davvero desiderare di più, io lui e pure la mia Gilda. Sembra la cosa più strana del mondo, ma nello stesso tempo anche così naturale. Mi sento bene, davvero molto bene.

 

-allora mio caro capiamoci, la prossima partita è il derby! Non te la caverai come l’ultima volta, non basta fare un gol, quella partita va vinta! – passeggiamo tranquillamente per una strada centrale, fortunatamente nessuno sembra riconoscerlo, e fortunatamente nemmeno io vedo qualche faccia conosciuta.

- cercheremo di impegnarci al massimo – cerca di sviare il discorso. Questa è una classica risposta che si usa quando si vuole chiudere un discorso. Lo guardo male.

- il condizionale non esiste, voi dovete fare il massimo, altrimenti sarete banditi da Lecce, ed io non farò assolutamente nulla per aiutarti –

- oh molte grazie, davvero – gli faccio una linguaccia. Io lo faccio solo ed esclusivamente per il suo bene. Se mai un giorno conoscerà mio padre, e quella partita non sarà vinta, penso che lo fredderebbe sul posto, nelle migliori delle ipotesi.

 

- nah, guarda chi c’è, Romano! Non è che ci possiamo fare una foto? – un ragazzo sulla trentina ha in mano una macchinetta,e attende trepidante una risposta. E meno male che avevo detto che non l’aveva riconosciuto nessuno.

A Guido quelle attenzioni sembrano piacere, anche se lo vedo un po’ impacciato, cerco di rompere il ghiaccio – scatto io? – il ragazzo mi sorride ammiccante e mi porge la macchinetta. Si mette vicino a Guido, pronto per essere immortalato – sorridete, anche tu Guido! Ed ecco fatto! – ridò la macchinetta al ragazzo che si rivolge a Guido – ma cce beddha vagnona, mi raccomando non te la fare scappare, l’avessi io una così– mi sento bollente, ed anche un po’ incazzata. Che maleducato a parlare come se io non ci fossi.

Lo sento bisbigliare al suo amico – poi mi devono spiegare com’è che tutte quelle carine stanno coi calciatori -  anche Guido sente quel commento, lo vedo irritarsi. Lo trascino via subito, non ha senso fare discussioni.

Riprendiamo a camminare, Guido mi passa un braccio intorno al collo per avvicinarmi e mi bacia una tempia.

-quel tipo prima ha detto una cosa incomprensibile – ha lo sguardo puntato dritto di fronte a lui, sembra che guardi il panorama.

- sei tu che non capisci nulla, ha detto che sono una bella ragazza, anche se io l’avrei volentieri preso a calci nel sedere-

-ti avrei fatto molta compagnia – gli sorrido. Del resto cosa fare se non sorridergli? Non ho mai sorriso tanto come con lui.

Toglie il braccio dalla mia spalla e controlla l’orologio – ti va di venire a casa mia? – mi guarda dritta negli occhi. Quel verde castano mi incanta, come potergli dire di no?

-certo – sussurro appena. Mi sorride e mi toglie di mano Gilda – la porto io fino a casa -.

 

 

 

 

 

ANGOLINO MIO:

Non vi ho abbandonate, non lo farei mai..

Le vacanze sono sempre troppo corte, non c’è mai il tempo per fare ciò che si vuole. Mi dispiace.

Vi piace il capitolo? A me no! Parecchio scontato, scusatemi anche per questo.

Scrivetemi poi quanto vi ha fatto schifo senza preoccupazioni, tanto lo so.

Scusatemi di nuovo, ma non ho proprio la testa, sono triste, delusa e molto incazzata, quindi mi vorrei distrarre con voi.

Siamo riusciti a perdere persino il Derby. Scontentezza al massimo.

Ah dimenticavo, marty complimenti a voi.

Sono tristissima al massimo, vabbè la vita va avanti!

Vi piace questa foto? È San Cataldo, il “posto” di Giorgia e Guido. Da tutti i leccesi questo è considerato il mare più brutto, io non ne capisco il motivo, voi?

L’ho fatta il giorno dell’epifania questa foto, c’era il sole, faceva caldo. Da voi com’è stato il tempo? quel bianco che vedete all'orizzonte è l'Albania, la riusciamo persino a vedere

Vi saluto ragazze mie, vi adoro

Un bacione grande

Giulla

  
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