Storie originali > Introspettivo
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Autore: Mattia Zadra    08/01/2011    0 recensioni
I pensieri di una persona si snocciolano all'interno della doccia.
Introspettivo è la parola giusta, ed è la prima che viene in mente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho lasciato l’ospedale da circa 10 minuti. Sto camminando sul marciapiede pieno di gente che esce in questo momento dal proprio posto di lavoro.
Nessuno di loro ha in viso un’espressione felice, benché sia venerdì.
Camminare diventa difficile. Mi arrivano spallate da ogni dove. Io proseguo imperterrito senza guardare in faccia nessuno.
Sono quasi arrivato al bar dove ci eravamo dati appuntamento con Mark ed i suoi amici.
Passo dopo passo, a testa bassa, proseguo la mia avanzata, inarrestabile, finchè non mi sento strattonare per la camicia.
Mi volto convinto che si tratti di un barbone. Non potevo essere più lontano dalla verità.
Non appena il mio viso si gira di quel tanto che basta per guardare da sopra la spalla vedo una strana luce.
Tutto intorno a me è sparito. Ci sono solo questa luce abbagliante e lei.
La ragazza rossa.
Era da mercoledì scorso che non la vedevo, ma ancora non me l’ero dimenticata. Ed ora eccola qui.
Questa volta non sorride, sembra quasi preoccupata.
Chiudo gli occhi per un secondo e la luce misteriosa è sparita. Ma lei no.
Mi trascina per un braccio dentro ad un vicolo.
Alla nostra sinistra migliaia di persone ci passano vicino senza degnarci di uno sguardo.
Meglio così.
Lei mi spinge contro un muro. Mi fissa negli occhi, e poi comincia a parlare.
“Ho poco tempo prima che arrivino e mi trovino qui. E se possibile vorrei evitarlo, almeno ancora per un po’”
“Prima che arrivi chi?”
“Non si sono accorti ancora di nulla. Per fortuna ti limiti ad aprire gli occhi un attimo, altrimenti mi avrebbero già scoperta da un pezzo”
“Chi ti avrebbe scoper…”
Lei mi zittisce con una mano sulla bocca.
“Per favore non parlare. Potrebbero sentirti. A breve aprirai gli occhi definitivamente, e tutto ti sarà più chiaro. L’unica cosa che possiamo fare ora è sperare che quando succederà la prima persona che ti troverai davanti sia io.”
“Aspetta, non ci sto capendo nulla. Aprire gli occhi? Di che…”
Un’altra volta mi zittisce.
“Adesso devo scappare. Tornerò presto a controllare che tutto vada bene. Tu aspettami.”
Io chiudo gli occhi. Quando li riapro lei è sparita.
Resto fermo per altri cinque minuti.
Oggi di certo è stata una giornata movimentata. Prima le voci in ospedale, ed ora questo. Una ragazza che mi preleva dal marciapiede facendomi discorsi che non stanno né in cielo né in terra, per poi andarsene così, in un secondo.
Non può essere una coincidenza. Mi è successo qualcosa. Sto impazzendo.
Dopo alcuni istanti mi rendo conto di avere il fiatone.
Cerco di calmarmi respirando a pieni polmoni.
Dopo un paio di minuti sono tornato in me, almeno per quanto sia lecito sostenere di esserlo mai stato.
Riprendo il mio cammino verso il bar. Sono in ritardo.
Dopo cinque minuti eccomi davanti alla porta.
La spalanco e mi trovo davanti Mark, Eric e Tommy in avanzato stato di ubriachezza.
  
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