Save me
-
Isabella...?-
-
Non si chiamava mica Solesi?-
-
Ti chiamo forse con il tuo cognome io?-
-
Cosa centra!Io e te ci conosciamo,siamo suore!Hai mai sentito
chiamare una suora: suor Rivolta?Poi lei sarà nobile..guardala!-
-
Beh allora chiamiamola per cognome,così si sveglierà sicuramente!-
-
Ma guarda tu che..-
-
Sorelle!-
Entrò
la madre superiora all'interno della sala dove sorella Loise e
sorella Serena cercavano di fare riprendere la giovane Isabella.
Si
dice che la madre superiora del convento fosse una donna di
inestimabile valore e generosità.
-
Sì,madre..- risposero le due suore facendosi di lato,lasciando che
la superiora potesse inginocchiarsi davanti al letto dove era
sdraiata priva di conoscenza la nostra ragazza fuggitiva.
-
Si è svegliata?- domandò posando la sua mano sulla fronte della
ragazza,che a quel contatto spalancò gli occhi limpidi,saltando a
sedere sul letto con il respiro affannato,gli occhi stanchi,il viso
pallido.
-D-dove
sono?- chiese spaventata guardando le tre suore davanti a sé.
Dopotutto avendo tre suore davanti si può solo essere dentro una
taverna..
-
Shh,sdraiati ragazza mia...- mormorò la superiora invitando la
giovane ad ascoltarla.
Isabella
annuì e si sedette sopra il letto,guardando quelle tre in cerca di
spiegazioni.
-
Sorella Loise ti ha aperto ieri notte,stavi scappando,eri
spaventata,sei entrata e sei svenuta..- spiegò con un breve sorriso
la superiora.
Isabella
annuì chiudendo per un istante gli occhi cercando di ricordare.
-
Sì,ora ricordo..- aggiunse sospirando – Sono Isabella Solesi.
Stavo scappando da dei soldati,volevano uccidermi..-
Le
tre donne rimasero sbigottite dalla risposta della giovane la quale
sembrava calma nonostante ciò che aveva divulgato.
-
Dove sono?- domandò Isabella senza curarsi della reazione alla sua
rivelazione delle tre donne.
-
Nel convento delle Sacre Pie Addolorate..- rispose sorella Loise.
Isabella
non disse nulla.
Un
convento le avrebbe fatto comodo.
Sicurezza,protezione,nessuno
avrebbe mai potuto immaginare che lei si fosse rintanata all'interno
di un convento sperduto nella campagna.
Un
piccolo problema sorgeva:lei non avrebbe mai e poi mai indossato le
vesti di una suora,mai avrebbe creduto in quella figura mistica che
tanto veneravano.
-
Posso rimanere qui madre?Farò quello che vuole..cucinerò,laverò,farò
ogni cosa..- chiese lei speranzosa guardando la superiora.
-
Sorelle lasciateci sole..-
Le
due annuirono e dopo un breve inchino uscirono dalla piccola stanza
illuminata da un misero raggio di sole.
-
Isabella non è cosa da poco indossare le vesti di una suora,di
servire il nostro signore..da cosa fuggi?Cosa ti spinge a rinunciare
alla tua vita?-
-
Non voglio diventare una suora..non credo più in Dio,madre. Farò
qualsiasi cosa possa servire le ho detto,qualsiasi cosa. Fuori ho
troppi nemici,troppe paure,non riesco ad affrontarle tutte..- rispose
lei abbassando lo sguardo.
-
Quali nemici Isabella?Da chi scappi?-
La
ragazza sospirò scuotendo il capo.
-
Uomini potenti..uomini ricchi,uomini di mondo..- rispose lei con una
smorfia.-
Fuggo dal mio padrone,e dal mio capo madre. Da Gerbino della Ratta e
Alessandro Felice..non chiedetemi troppo madre,non mi sento in grado
di raccontarle tutto. Le basti sapere che sono stata venduta per
saldare i debiti della mia famiglia..- disse Isabella seria guardando
la superiora.
La
superiora,non disse nulla,ed Isabella era certa che neanche
conoscesse quei due luridi uomini che sperava avessero breve vita,ed
era meglio così,altrimenti probabilmente,l'avrebbe rigettata in
mezzo a quel sentiero di campagna dove era riuscita a trovare le
porte aperte per la salvezza.
Sembrava
impietosita da quel racconto breve e coinciso,sembrava disposta ad
aiutarla.
Si
alzò con aria solenne avviandosi verso la porta della sala.
-
Puoi rimanere Isabella..- iniziò con un breve sorriso – Sorella
Loise ti porterà dove potrai iniziare a stabilirti,ti darà nuovi
vestiti..e potrai entrare in preghiera,se ne sentissi il bisogno..-
La
giovane ragazza sorrise raggiante annuendo.
Questo
significava che rimaneva,e non diventava una suora.
Addio
alle sacre leggi...
-
Grazie madre,grazie..-
La
vera storia di Isabella Solesi,era molto più ampia,molto più
complessa,una storia che preferiva tenersi per sé,una storia
terribile e disastrosa.
Iniziò
però un nuovo capitolo,e in questo nuovo capitolo Isabella abitava
all'interno del convento delle Sacre Pie Addolorate,in una camera
isolata dalla struttura,in una piccola casa di pietra,che un tempo
ospitava gli attrezzi del giardiniere.
Sorella
Loise andava a farle visita ogni giorno chiedendole del mondo esterno
e della sua vita.
Isabella
ogni tanto si dilungava in qualche sua esperienza,e alla fine
raccontò la sua storia a Loise.
Isabella
rimase lì per settimane,per mesi,occupandosi dell'arte
culinaria,delle pulizie del convento,il tutto senza indossare i
vestiti “sacri”.
Isabella
era una ragazza umile,non aveva mai alcuna richiesta da fare.
Rimaneva
nella sua casetta isolata dal resto,lavorando,passeggiando di tanto
in tanto dentro il giardino e il convento,nascondendosi dietro ad un
paio di pantaloni di cuoio,ed una maglietta ricavata da un sacco di
nylon.
I
suoi vestiti decorati da dolci fantasie li teneva dentro la propria
dimora,insieme ai vestiti donatole dalle suore,e raramente li
indossava.
Non
voleva dare molto nell'occhio,nonostante avesse capito che quel sacro
ordine fosse veramente tanto flessibile,non voleva scatenare le
domande delle molte altre suore sulla sua libertà.
Lei
non era vincolata dal regolamento di suore,lei era libera sotto un
certo aspetto.
Preferiva
girovagare per il convento vestita con indumenti poveri che celassero
la sua identità,raramente passeggiava con i suoi preziosi vestiti di
seta.
Si
celava dietro abiti poveri,e dietro l'enorme capello di paglia
intrecciata dove nascondeva i suoi lunghi boccoli dorati,dove
nascondeva il suo viso perlaceo,le sue labbra rosa e carnose,le sue
iridi limpide e gelide come lastre di ghiaccio.
Sembrava
tutto tranquillo,ma è risaputo che dopo la quiete scoppia la
tempesta.
-
Prendiamolo!-
-
Non deve fuggire questa volta!Gerbino lo vuole morto!-
Sempre
lui direte voi,ma sappiate che Gerbino della Ratta,è un uomo assai
famoso nel quattordicesimo secolo,o forse è famoso solo qui da noi,a
Firenze.
La
fortuna di avere personaggi del genere è rara,non credete anche voi?
Gli
zoccoli dei cavalli battevano su quei sentieri di campagna,e quelle
voci erano lontane per fortuna,anche se il fuggitivo sapeva che non
lo sarebbero state per molto.
Il
fuggitivo,questo giovane,Lorenzo,è sempre nei guai,sempre pronto a
sfidare la sorte,è uno che ama molto il rischio,ma questa volta
sembra che la fortuna gli abbia voltato le spalle,questa volta ha
sfidato la persona sbagliata,che ormai conoscete: Gerbino della
Ratta.
Gerbino
non ama essere un perdente,egli non amerebbe perdere nemmeno contro
quella piccola parte di escremento che resta nervosamente attaccata
al nostro deretano..così è fatto l'uomo.
Lorenzo
a cavallo del suo destriero,arrivò ad un bivio.
Dove
andare?
Che
strada prendere?
Un
segno!Ci voleva un segno,una folata di vento,una manciata di sassi
sul terriccio con scritto: "proseguire da questa parte se vuoi
salvarti il culo".
Ma
non c'era,questa volta il Signore aveva deciso di agire tramite un
povero contadino,dall'aria buffa che portava su un carretto di legno
qualcosa di altrettanto buffo,o forse preoccupante sta a voi
deciderlo.
-
Ehi aspetta fermati!Dove porta questo sentiero?- domandò Lorenzo
guardando l'uomo che forse era giunto al posto della manciata dei
sassolini.
-
Per me ti stai chiedendo quello che faccio..- disse l'uomo con un
sorrisetto sardonico appoggiandosi al carretto di legno dal contenuto
bizzarro.
-
No,no..non è così..- ribadì Lorenzo guardandosi alle spalle
nervoso.
-
Lui è un mio amico..- disse quello strano individuo indicando con un
cenno del capo un uomo disteso sul carretto.
L'uomo
era pallido,gli occhi chiusi,al suo fianco un arnese da giardinaggio.
-
Cosa gli è successo?E' ubriaco?-
-
No.- rispose l'ometto ridendo - è morto!-
-
Cosa?!E' morto?- domandò esterrefatto Lorenzo.
-
Bravo!- lo scimmiottò l'individuo sempre più bizzarro - Sei
sveglio!-
-
Ti prego:dimmi dove conduce questo sentiero!-
-
Avrai la risposta solo perchè non sai se resterai vivo o morto..-
Lorenzo
alzò gli occhi al cielo voltandosi alle spalle con preoccupazione.
-
Sì è quello che penso anch'io..- disse ironico.
E
in effetti gli uomini di Gerbino gli stavano ancora dietro,non poteva
perdersi in chiacchiere con un uomo che parla con un cadavere su un
carretto.
Per
Dio!
Non
dico che sarebbe tempo perso,chissà quali cose potrebbe mai
insegnare al nostro Lorenzo,ma il tempo è nemico dell'uomo.
-
Questo sentiero conduce senti,senti:al Sacro Convento delle Pie
Addolorate!-
-
Un convento?E lui che faceva nel convento?- domandò indicando l'uomo
deceduto sul carretto.
L'uomo
rise per poi ammiccare al cadavere sul carretto.
-
Che facevi nel convento?Dai su dammi una mano!-
Ok,forse
parlare con un morto non è una cosa che capita di vedere tutti i
giorni,ma c'è sempre la prima volta.
-
Lui faceva il..- e detto questo prese in mano il rastrello di legno
guardando Lorenzo.
-
Il giardiniere?-
-
Sei fuori strada!- disse ridendo - questo è più morto di te..-
mormorò al cadavere.
-
Allora c'è bisogno di un nuovo giardiniere?- chiese nuovamente
Lorenzo.
-
No,lui era speciale!Cambia la domanda,sei fuori strada!Lui era
speciale!-
-
A fare che?Il morto!?-
-
Nah!Aveva un'arnese speciale!-
-
Ma..non lo so,io che caspita..ma non..Come faccio a saperlo?- diceva
agitato Lorenzo,e direi che inizia ad innervosirsi,perchè
personalmente un tipo del genere lo avrei già spedito al Creatore.
I
cavalli correvano sui sentieri,mancava poco a raggiungere il ragazzo.
-
Non è difficile!Era come morto!Era muto!Te l'ho detto aveva delle
doti speciali!-
Eccoli:intravedeva
i cavalli neri e gli uomini sulle loro groppe all'orizzonte.
-
Sì,ma essere morti e muti non è un dono!- esclamò Lorenzo
iniziando a spronare il proprio cavallo a galoppare - è una
condanna!- finì alzando la voce per poi lasciarsi dietro le spalle
quello strano ometto.
Una
condanna..forse sì,forse no.
Molte
volte ho desiderato essere muto,per non dovere dire cose tremende,o
per non dover dire anche solo la semplice verità.
Probabilmente
esserlo per davvero era..brutto?
Si,probabilmente
era brutto,anche se non ho la massima certezza..beh non sono muto io!
Altrimenti
come potrei raccontarvi questa storia,come potrei continuare a fare
la voce fuori campo?
Sapete
come?
Non
potrei ecco tutto.
L'uomo
ha certi limiti, il potere parlare quando si è muti è uno di
questi.
Così
è stato deciso,e così sarà sempre.
Certo,potrei
dilungarmi sulle ingiustizie esistenziali,sulla penitenza,sul
purgatorio,su tanti di quegli argomenti da non finire più,ma così
lascerei Lorenzo da solo,e voi non sapreste mai se lo abbiano preso e
gli abbiano fatto il piacere di raggiungere il Creatore,quindi
torniamo a lui.
-
Prendiamolo,ci sta seminando!-
Il
cuore batteva dentro il petto furioso,il nostro giovane non poteva
continuare a scappare per sempre,doveva liberarsi di quei galoppini.
Saltò
il sentiero immergendosi nella prateria,dove l'erba cresceva
rigogliosa,dove veniva baciata dal caldo raggio del sole.
Si
fermò sotto una lunga fila di alberi secolari,che delimitavano
quella vasta distesa di verde.
Si
mise in piedi sul cavallo,e si tirò su con le forti
braccia,arrampicandosi su uno di quei grandi e forti arbusti.
Il
cavallo riprese la sua corsa,lasciando il giovane appeso ai rami
frondosi,mentre osservava sotto di lui i soldati di Gerbino correre a
cavallo,dietro al nulla.
Appena
furono lontani Lorenzo sorrise vittorioso sospirando,e quel sospiro
fu coperto dal rumore del legno spezzato,del ramo su cui già stava
festeggiando,che lo aveva tradito lasciandolo cadere contro il suolo.
Tirò
un urlo,che si spense non appena il suo corpo toccò terra.
Rimase
lì sdraiato,inerme sul prato verde,riparato dal sole grazie alle
chiome rigogliose di ulivo,un braccio verso l'alto,le gambe aperte e
gli occhi chiusi.
Morto.
Sarebe
interessante la sua morte,ma così finirebbe la storia quindi...
Il
dolce suono dei passeri del loro cinguettare,del lieve sfiorarsi di
spighe di grano,di fiori e foglie.
L'odore
del terriccio umido che saliva verso sera,mentre il sole dipingeva il
cielo di rosa,e..passi.
Piccoli
e leggerissimi passi.
Calpestava
l'erba con una innaturale delicatezza,il vestito azzurro
pallido,ricamato da fantasie bianche e rosastre,che strusciava al
suolo,che mostrava le caviglie ad ogni suo passo,che la stringeva in
vita,che risaltava il florido petto delicatamente impreziosito da una
catenella in oro bianco,e da un ciondolo che finiva tra i solchi dei
seni,il quale incastonava una gemma di quarzo bianco.
I
capelli ricadevano mossi sulla schiena,e sulla nuca,e sul capo erano
state fatte trecce elaborate che alternate a nastri bianchi creavano
una piccola corona di trecce che terminava dietro il capo ricadendo
con il resto dei lunghi biondi capelli.
Isabella
quella sera si era permessa di essere pienamente se stessa.
Tante
volte passeggiava per i campi vergini del convento,lo faceva sempre
sola,canticchiando,pensando,sdraiandosi sul prato per riposare.
Lo
faceva ogni sera,ed era una sorta di appuntamento il suo.
Un
appuntamento che le permetteva di essere la ragazza di sempre,la
ragazza nobile e bellissima,la ragazza che un tempo era felice,e che
ora si rifugiava in un convento,aspettando il momento propizio per
riprendersi la sua vita.
In
lontananza c'era il giardino,dove le suore erano riunite per il coro
serale,e vide Loise salutarla con un gesto della mano.
Isabella
sorrise ricambiando il saluto,mentre continuava a camminare.
Era
da mesi che ormai era chiusa lì,e tuttavia non sapeva che cosa fare.
Doveva
riprendersi la sua vita ma come?
Non
lo sapeva,e la cosa la rendeva molto triste.
Sbuffò
chiudendo per un istante gli occhi,mentre una brezza la colpì in
pieno.
I
capelli si mossero portandosi sulle sue spalle,e lei aprendo gli
occhi corrugò la fronte.
In
lontananza,sul prato..sembrava esserci qualcosa.
Si
avvicino con aria curiosa,tirandosi la gonna del vestito su per non
inciampare.
-
Oddio..- mormorò iniziando a correre non appena il suo sguardo
limpido aveva capito che cosa giaceva sul prato.
Si
avvicinò al ragazzo,chinandosi al suo fianco presa dalla paura.
Posò
la sua mano sulla fronte del ragazzo,mentre posava il proprio
orecchio sul suo torace.
-
Batte ancora..- mormorò a sè stessa nervosamente.
-
Mi sentite?- domandò lei al ragazzo sul prato.
Nessuna
risposta,il giovane rimase lì come lo aveva trovato.
Si
alzò di scatto agitando le braccia sopra la testa.
-
LOISE!SORELLE!VENITE QUI PRESTO C'E' UN RAGAZZO!- urlò lei per poi
avvicinarsi nuovamente al ragazzo in questione,che nell'udire quella
voce socchiuse appena gli occhi.
Isabella
gli sorrise,posandogli una mano sul cuore felice che non fosse morto.
-
Sei al sicuro ora..- mormorò lei spostandosi dal viso i capelli
portatole dal vento,mentre le sorelle si avvicinavano e Lorenzo
chiudeva nuovamente gli occhi.
Rainbow Line
secretdiary: Grazie tesoro!Sono contenta che ti sia piaciuto!Ahahah devi vederlo assolutamente!E' stupendo quel film,anche se un pò demenziale XD
Spero che ti piaccia anche questo capitolo,dimmi che ne pensi!
Bacioni!
Grazie anche a tutti i passanti lettori!=)