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Autore: Darling Eleonora    08/01/2011    2 recensioni
Nella prestigiosa Accademia San Margot, dove vi è difficile entrare, si iscrive Leonard, un ragazzo all’apparenza duro e associale ma dentro di sé nasconde un ’innato talento per la poesia, che da sempre il ragazzo ha tenuto segreto a tutti fuorché alla sua dolce sorellina Winnie, nata da pochi anni e causa del trasferimento della sua famiglia. La vita nell’accademia si scopre sorprendentemente piacevole per il nostro semiprotagonista, ma per ben poco perché inaspettatamente qualcuno viene a sapere della sua passione segreta cambiandogli la vita…
Dal secondo capitolo "La primavera":
Lei raddrizzandosi si tolse la polvere dai vestiti e in un secondo momento, si accorse che un fiore di ciliegiolo le era caduto sul viso. Lo prese candidamente e lo adagiò sul palmo mano, assumendo un’espressione tenera. Leonard capì che l’albero con la sua sfera non attirava solo cose pure ma soprattutto cose belle.
-Io mi chiamo…
Cercò di parlare nervosamente ma la ragazza non se ne accorse neppure e senza staccare lo sguardo dal fiore disse con una voce melodiosa:
-Sai che giorno è oggi?
Lui era sbalordito.
-Marte…
Lei lo interruppe nuovamente e un sorriso ironico le si dipinse in volto:
-Non in quel senso, e comunque è venerdì…
Lui arrossì e non aggiunse altro per paura di fare un’altra figuraccia. Lei si avvicinò alla sua finestra e sorridendo allungò il palmo della mano verso il suo. Lui d’impulso glielo offrì.
-Oggi è il 21 marzo…
Prese tra le dita affusolate la sua mano e vi posò sopra il fiorellino rosa con delicatezza. Poi finalmente intrecciò lo sguardo al suo con delle iridi verdi e sorrise.
-….l’equinozio di primavera.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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-Mamma? Mamma!
Erano già le 7:30 e per arrivare alla San Margot occorrevano quindici minuti buoni di macchina.
-Mamma, dove sono le mie scarpe?!
Urlò per l'ennesima volta.
-Leonard per favore cercale da solo! Devo sistemare Winnie, non la senti come piange?
La sentiva. Eccome se la sentiva. La notte scorsa non aveva chiuso occhio da quanto frignava. Doveva trovare assolutamente quelle dannate scarpe, era il primo giorno di scuola e come chiunque altro nella sua situazione, non voleva arrivare in ritardo proprio quel giorno, le valigie le aveva preparate la sera prima. Aveva controllato centinaia di volte la lista:
- pigiama, spazzolino
- vestiti per le ore extrascolastiche
- quaderni, matite
e in fine,
- il suo adorato mp3 con più di mille canzoni
Già sapeva ancor prima di iniziare a vivere al dormitorio maschile della San Margot, che quell’oggetto sarebbe stato ancora una volta il suo miglior amico. Tutta colpa del suo aspetto e del suo carattere. Solo perché teneva qualche ciocca di capelli castani in più sul viso e quell’aria distaccata. Non era vero. lui non era una persona tanto fredda, anzi. Non aveva mai avuto nessun amico così intimo a tal punto da rivelargli il suo più nascosto e tenero segreto: scriveva poesie. Ogni tanto, si fermava a riflettere e sembrava che il mondo gli desse una mano, tutte le volte che prendeva carta e penna davanti ai suoi occhi appariva qualcosa, a cui lui non aveva fatto caso fino a quel momento, come un merlo che si posava sul prato dalla finestra da dove osservava il mondo. Peccato però. La sua finestra sarebbe dovuta cambiare. In un dormitorio maschile, con troppe persone e quindi anche troppo rumore e troppa poca pace. Forse neanche ce l'aveva una finestra la sua nuova camera.
7.35, era davvero tardi. Si voltò e si ricordò di aver dimenticato il blocchetto dove scriveva le sue poesie, si guardò per la stanza e lo trovò caduto a terra dalla libreria dove lo teneva. Lo prese e vide che sotto di esso c'erano le sue scarpe. Infilò il quaderno nello zaino di fretta e furia, non c'era tempo per metterlo in valigia, si infilò le scarpe.
-Allora Leonard, sei pronto?
Chiese la voce di suo padre dal salotto.
-Sì arrivo.
Si avviò con la valigia, la divisa nel tipico stile scozzese , con la camicia ben stirata e l'mp3 nella tasca della giacca, pronto a salire in macchina.
-Leo se ne va?
Mugugnò Winnie dal sedile posteriore in braccio alla mamma. Lei sorrise per rassicurarla, ma si vedeva che era triste.
- Non preoccuparti amore, tornerà presto a trovarci. E poi lo sentirai tutte le sere al telefono!
Il ragazzo si voltò dal sedile anteriore.
-Facciamo tutte le settimane!
Suo padre, al volante, rise.
-Non vedi l'ora di sbarazzarti dei tuoi eh?
Il viaggio sembrò durare troppo poco, in fondo, gli sarebbero mancati tutti quanti. I coniugi Mercle e soprattutto la piccola Winnie. La macchina parcheggiò nella via prima del viale che portava alla San Margot. Il ragazzo, insieme a tutta la sua famiglia scese di macchina. Era arrivato il cruciale momento degli addii. Winnie aveva pianto per buona parte del tragitto con la mamma che cercava di consolarla, ma ora anche a lei scendeva qualche lacrima. Il ragazzo le guardò e sorrise ad entrambe.
-Mamma, dai, non parto mica per la guerra!
Le abbracciò.
-Scemo lo so. Ma mi mancherai moltissimo, chi è che ti rimboccherà le coperte di nascosto mentre dormi? Chi è che ti sgriderà se farai qualcosa di stupido come camminare a piedi scalzi e beccarti un raffreddore?
Lui rise e sciolse l'abbraccio, scostò una ciocca di capelli mossi dal viso di sua madre e aggiunse:

-Me la caverò mamma.
Suo padre intervenne e gli diede una pacca sulla schiena.
-Ha ragione, ha quindici anni ormai e noi siamo fieri di lui.
Sorrise.
-Grazie papà.
-Leo...
Lo chiamò.
-Winnie…
Lei ripeté il suo nome piangendo mentre si strusciava gli occhietti bagnati con i pugni chiusi. Chi in lacrime e chi no tutti le sorrisero. Il ragazzo prese la testolina di quell'insopportabile di sua sorella e le diede un tenero bacio sulla fronte.
-Ora è meglio che vada. Ci sentiamo stasera al telefono. Ciao.
E con un ultimo sorriso malinconico si avviò.
Appena girato l'angolo si aprì davanti a lui un largo viale alberato e, come aveva visto sulla guida dell’accademia, in fondo,
la San Margot. Era tre volte più grande di quanto si era immaginato: maestosa e regale, con giardini di aiuole fresche, al centro una fontana e più vicina all’ingresso la statua che, aveva letto nella guida, raffigurava la nobildonna Giselle Margot che, per le sue opere di bene in tempo di guerra, nell’anno 1963 fondarono l’accademia in suo onore. “Da ricconi” pensò in poche parole. Raggiunse il cancello principale, spalancato. C'era tanta gente, tanti ragazzi e alcuni adulti che a intuito erano i genitori e forse qualche insegnante. Dopotutto c’erano appena state le vacante natalizie e quello era il giorno di rientro. Ad un certo punto sentì dietro di lui:
-Scusa...?
Si voltò. C'era una ragazza dall'aria cordiale, dentro l'uniforme della scuola, aveva un cerchietto tra i capelli castani . Accanto a lei incuriositi c'erano una ragazza con uno chignon color caramello e un ragazzo dall'aria sportiva.
-Tu devi essere Leonard Mercle, lo studente nuovo.
Lui sorpreso sussurrò un sì.
-Benvenuto alla Margot! Io mi chiamo Selen e sono la rappresentante delle classi seconde e loro sono Rina e Marc. Siamo tuoi compagni di classe.
-Benvenuto allora!
Disse il ragazzo di nome Marc sorridendo.
-Non vedevamo l'ora di conoscerti!
Aggiunse l'altra ragazza eccitata.
Lui accennò un lieve sorriso:
-Piacere di conoscervi, sapete dove posso lasciare i miei bagagli, prima che inizino le lezioni?
La "capogruppo" di nome Selen sorrise come se la domanda fosse scontata.
-Ora ti accompagneremo all'ingresso, ci penserà la segretaria a contattare una delle inservienti per farti portare i bagagli nella tua stanza.

"Dannati riccastri" pensò, ma sorrise e ringraziò.
-Scusa Leonard, come mai ti sei trasferito a metà anno alla San Margot?
Chiese Rina, la ragazza con lo chignon, avvicinandosi, mentre si avviavano all’ingresso.
-I miei genitori hanno avuto una bambina e la casa dove abitavamo prima era troppo piccola, così dopo qualche anno abbiamo deciso di trasferirci, ho visto che ne parlavano molto bene di questa accademia e ho deciso di provare a entrare, ed eccomi qua.
Lei sorrise sorpresa.

-Come si chiama la tua sorellina?
-Si chiama Winnie.
Disse con un certo tono d’affetto una nota nostalgica.
-Winnie? Che nome carino!
Arrivati dalla segretaria dell'ingresso che sedeva dietro un'enorme e lunga cattedra in marmo, la solita bella donna occhialuta che si vede nei film, il ragazzo lasciò le valige ad un'inserviente. La scuola era molto spaziosa anche dentro e anche molto lussuosa. I suoi nuovi compagni lo accompagnarono in classe, l'insegnante di matematica lo presentò, tra sguardi stupiti e incuriositi non si sentiva a proprio agio. Le lezioni erano tranquille da quello che vide e Selen la "capogruppo", gli presentò molte compagne di cui non ricordava nemmeno un nome, tranne la ragazzina simpatica di nome Rina che, con sua sorpresa, lo tempestò di domande insieme ad altre compagne; mentre dei ragazzi ricordava: Marc, il suo compagno di banco che era venuto a riceverlo, Gregory, il classico ragazzo preso di mira dagli insegnanti e simpatico a tutti, e Philippe, un ragazzo tranquillo amico dei due.

Dopo poche ore di lezione lo accompagnarono in mensa, constatò l’ottimo cibo, “Punti in più per
la Margot" si disse rincuorato. Mentre erano nella tavolata della mensa Marc, accanto a lui gli parlò dei club che offriva la scuola e di tutte le iniziative proposte agli studenti:
-Pensi di scriverti a qualche club Leonard?
Chiese mentre aspettavano la frutta, portata in cestini di vimini dalle cameriere.

-Io? No, non sono per lo sport. Tu si che sei uno portato, si vede.
Lui sorrise lusingato.
-Grazie, ma non ci sono solo di sport: c'è l'Informatic Club, il GameClub, il BookClub, il MeetClub, che organizza scambi culturali, il PoetryClub…

-Di poesia?
Lo interruppe.
-Certo e anche di tutta quella roba femminile tipo DomesticClub, BricolageClub, CeriseClub…
Ogni club aveva un nome, l'aveva capito. "Persino un club delle ciliege, che cosa strana". Stava per chiedere a Marc ma lui aveva incominciato a prendere in giro Philippe, vicino a lui, perché era nel GameClub e giocava a scacchi, lui gli diede una spallata e rincominciarono a scherzare.
Il pomeriggio visitò il dormitorio maschile, la sua era la camera 408. Quando aprì la porta della sua stanza notò subito le sue valigie. Per sua fortuna la camera era una singola che si collegava a quella di Gragory, aveva ben due finestre e il bagno in comune, un letto ad una piazza e mezzo, una scrivania con sopra un telefono e un armadio. Soddisfatto andò a guardare il panorama dalle sue due nuove finestre. La prima dava sul cortile dell’accademia, alla fontana e tutto il resto e con suo grande stupore la seconda finestra dava sul retro dove nel bel mezzo di un prato sorgeva un unico albero: un ciliegio.
 

  
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