Questa è la triste storia di un
amore sorto troppo presto.
Un amore senza eguali, forte,
indissolubile.
Vi prego di leggere questo racconto
ascoltando in sottofondo la canzone “Kiss the
rain”, perché è con essa che queste
parole sono uscite dal mio corpo, dalla mia anima e si sono unite,
formando questa malinconica storia.
Ecco il link : http://www.youtube.com/watch?v=so6ExplQlaY.
Vi ringrazio in anticipo, spero che vi
piaccia.
Bye, guys ! *.*
Hermione Granger si svegliò di
soprassalto.
Qualcosa le diceva che quella giornata
sarebbe stata indimenticabile.
Non sapeva ancora che da giorno la sua vita
sarebbe cambiata, irrimediabilmente.
E il motivo di tutto ciò era
lì di fianco a lei, ancora addormentato.
Era passato poco dalla serata in cui lei e
Ron Weasley avevano dichiarato ufficialmente il loro fidanzamento: le
nozze si sarebbero svolte un mese dopo, a Maggio, per volere di lei,
amante della primavera.
Hermione si alzò dal letto e
andò a farsi una doccia veloce.
Amava sentire l’acqua calda
scorrere sul suo corpo, sul viso, sugli gli occhi rigorosamente chiusi,
la faceva rilassare, la faceva estraniare per qualche minuto dal mondo
esterno.
Quella volta però non riusciva a
scacciarsi di dosso quella fastidiosa sensazione che l’aveva
svegliata di soprassalto.
Si vestì ed andò a
preparare la colazione, senza bacchetta : amava cucinare alla
“babbana”.
Le faceva ricordare la mamma, scomparsa
qualche anno prima per un tragico incidente.
Preparò un toast per lei e per
Ron, e riempì i loro bicchieri di succo di zucca, il suo
preferito.
Proprio in quel momento Ron entrò
in cucina, ancora in pigiama, sbadigliando.
“Sei sempre il solito, Ron,
immagino che ti abbia svegliato il profumino dei toast!” lo
sbeffeggiò Hermione, scoccandogli un bacio sulle labbra.
“Cofa te lo fa penfare?”
chiese lui, la bocca piena.
Hermione scoppiò a ridere : Ron
non sarebbe mai cambiato e lei, dopotutto, lo amava così
com’era.
“Niente, niente…
Piuttosto, che orario hai oggi? Perché non so se
sarò a casa per pranzo, devo sbrigare delle pratiche urgenti
che penso mi terranno impegnata qualche ora in più in
ufficio…” mormorò, sbuffando, Hermione.
“Oggi esco prima, ti ricordi che ho
la visita al San Mungo per lo svenimento dell’altro giorno?
Chi me lo fa fare, ma sai mamma com’è…
Ha insistito, ha detto che sennò non sarebbe stata
tranquilla… Secondo me non è nulla,
però mi ha già prenotato la visita”
rispose lui.
“Ah, è vero…
Si vede che sto facendo molti straordinari, è ovvio che
avevi la visita… Ma dove ho la testa?”
“Herm, tranquilla, non
c’è nessuno più che ti valuta, puoi
anche fare a meno di imparare a
memoria tutti i miei impegni, oltre che i tuoi, le ricette che ti da la
mamma, e gli orari dei tran, tras…tram… Insomma,
quei cosi” la sbeffeggiò Ron.
Per tutta risposta, Hermione gli fece la
linguaccia e sparì nella camera da letto per vestirsi.
Fu immediatamente raggiunta dal fidanzato.
“Cosa credevi che me ne stavo di
là solo soletto, mentre tu ti cambi? “
domandò malizioso il rosso, abbracciandola da dietro e
scoccandole un bacio sul collo nudo, che le provocò un
inevitabile brivido.
“Ron, per favore… Devo
andare a lavoro… Ron, no, cosa fai…
Roon!”
Hermione quella mattina arrivò in
ritardo al lavoro.
“Signor Weasley, la prego si sieda,
cerchi di stare tranquillo” esordì il medico del
San Mungo, dopo aver ricevuto i risultati delle analisi del rosso.
La sua faccia non prometteva niente di buono.
“La prego, dottore, mi dica.
“ ribattè Ron preoccupato, rosso in viso.
“Io amo il mio mestiere”
cominciò il medico “ ma a volte mi pento di averlo
scelto. Sa, essere dottore non significa solo visitare i pazienti, fare
una diagnosi e arrivederci. No, noi gioiamo, soffriamo con loro,
entriamo nelle loro storie, nelle loro vite. “ fece una
piccola pausa, emettendo un leggero sospiro, come se quel discorso gli
stesse costando una enorme fatica.
“Dottore, per favore.”
Ron non riusciva a stare fermo al posto, sapeva che ciò che
lo attendeva non era nulla di buono.
“Vede, lei è affetto da
qualche mese da una rarissima malattia, i cui studi sono appena
cominciati, ma sono arrivati a tal punto da poter affermare che
è molto grave. E’ quasi estranea da sintomi,
qualche svenimento al massimo, per questo che quasi nessuno sa di
esserne affetto. Il fatto è che…” la
voce del medico si incrina.
“Miseriaccia, dottore, parli!
“ urlò Ron, disperato dalla notizia appena
ricevuta.
“Il fatto è
che… Se trascurata, si rivela mortale entro pochi mesi. E
noi… Noi non abbiamo ancora trovato nessuna cura. ”
Silenzio.
Nessun sentimento è adatto per
descrivere ciò che Ron Weasley sentiva nel cuore.
Silenzio.
Nessuna parola.
Niente.
Nessun movimento d’aria.
Il vuoto, l’oblio, nel quale Ron
sprofondò.
Furono dieci giorni e dieci notti che
Hermione Granger non smise di piangere.
Furono dieci giorni e dieci notti che Ron
Weasley non aprì bocca.
“Hermione.” Un sussurro,
la voce roca, non più abituata a parlare.
Uno sguardo.
In esso, mille parole.
Tutto il dolore che il destino ha deciso di
arrecare a questa giovane coppia.
“Ron” un singhiozzo.
Un altro.
Ancora un altro.
Hermione si gettò per terra,
incurante del dolore che la botta col pavimento le aveva procurato.
Si prese la testa tra le mani, e
iniziò a parlare, parlare, a sfogarsi.
“Perché…
Perché… Non abbiamo fatto
niente…” una sorta di preghiera a quel Dio che
forse si era dimenticato di lei.
Hermione era molto credente, ma in quei dieci
giorni neanche la religione aveva avuto il potere
di farla uscire di casa, di darle la forza di affrontare la
realtà.
“Hermione.” Di nuovo quel
sussurro.
Un grido di aiuto.
Poi, un abbraccio.
Il primo, dopo dieci giorni.
“Amami, Hermione. Come non mai. Ti
prego, fammi vivere, fammi amare, come mai prima d’ora.
“
Una lacrima.
La prima di Ron Weasley.
“Sposami.
Sposami subito. Partiamo, viaggiamo. Andiamo lontani, io e te. Dove
nessun problema, nessuna malattia, ci può raggiungere. In un
posto sconosciuto, andiamo via da qui. Ti prego Hermione, guardami
negli occhi e accetta ciò che ti chiedo.”
Hermione alzò lo sguardo, ma non
riusciva a trattenersi dal non pensare che tutto ciò sarebbe
presto finito.
Che entro pochi mesi, settimane, giorni, non
avrebbe più rivisto quegli occhi.
Quei dannati occhi azzurri.
“Io… Ron, non ce la
faccio… Non posso sopportare la tua assenza… Non
posso vivere senza di te… Cosa ne sarà di me?
Stronzo, brutto stronzo perché mi fai questo!”
così dicendo, Hermione prese a picchiarlo.
Pugni, schiaffi.
Sfogando tutto il dolore.
Quell’insopportabile
realtà che si faceva ogni giorno più vicina.
Ron non si mosse, non cercò di
fermarla.
Non sarebbe stato giusto.
Dentro di sé si odiava, si
disgustava, per ciò che le stava facendo, pensando al mondo
nel quale l’avrebbe lasciata vivere, senza di lui, persa e
disorientata.
“Stai fermo, certo! Non sei tu che
dovrai rimanere qui, a vivere, da solo… Oh, Ron ti odio!!
Non vorrei mai averti conosciuto… Ti odio, ti odio
cazzo… La mia vita non avrà più un
senso…” Hermione si gettò sul divano,
singhiozzando disperatamente, mentre Ron desiderava solo svegliarsi da
quell’incubo.
Non gli importava di lui.
Del fatto che aveva poco tempo ancora da
passare in quel mondo.
Ma gli importava di lei.
Lei, che avrebbe lasciato sola, ad affrontare
la vita, senza di lui.
Voleva eliminare tutto questo, voleva che
Hermione non si fosse mai innamorata di lui, cosi che ora sarebbe stata
felice con un altro, avrebbe avuto un’altra vita, lontano da
questo dolore.
Ad un certo punto lui crollò.
Svenne, cadendo a terra con un tonfo.
“Rooon! “
Un urlo straziante.
“Ron, ti prego, non ora…
Sposami…
Ti prego, dammi la possibilità di diventare tua
moglie… “
Il destino non volle ancora la scomparsa di
Ron.
Forse quel Dio si era ricordato di Hermione
ed aveva deciso di ascoltare la sua ultima perghiera.
Una corsa al San Mungo, dove Ron
passò la notte, mano nella mano di Hermione, che aveva
smesso di piangere.
Le nozze furono anticipate di due settimane.
Hermione quel giorno si guardò
allo specchio : era felice.
Poco importava se quello poteva essere
l’ultimo, il penultimo giorno con Ron.
La cosa importante è che stavano
per unirsi, definitivamente.
Stava per diventare sua moglie.
Quando entrò in chiesa non fu
attratta dalle spettacolari decorazioni, dai migliaia di fiori, dalla
musica, ma da lui.
Dai suoi occhi.
Dal suo viso.
Da lui, che la stava aspettando, col sorriso
in volto.
Quel sorriso che aveva imparato a conoscere e
ad amare, fin da quel 1 Settembre sull’Hogwarts Express,
quando era alle prese con un buffo ragazzino incapace di cambiare
colore ad un topo.
Aveva imparato ad amarlo col tempo, con i
litigi, con le gelosie.
Non importa se ci hanno messo del tempo per
capire il loro sentimento e dichiararsi.
L’importante è che ora
stanno per suggellare il loro patto d’amore.
I loro occhi non si persero per un istante,
fino a che li chiusero per baciarsi, quando il prete diede loro
l’invito.
Un bacio lento, ma
intenso.
Non seppero dire quanto durò, ma
il suo ricordo rimase impresso nella loro vita.
Per sempre.
“Ti amo.”
“Ti amo.”
Quello fu l’ultimo giorno di Ron
Weasley.
Una sola ed ultima lacrima scese sul volto di
Hermione, ma nonostante ciò lei era serena : ciò
che le permise di andare avanti fu la sicurezza che lui,
dall’alto, non l’avrebbe mai abbandonata.