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Autore: NevanMcRevolver    09/01/2011    1 recensioni
Il fatale suono dell’Atlantico del Sud.
La scia di sangue della Dolce Melodia di Requiem.
L’urlo muto di un’anima prodiga.
La seducente melodia dei mari, il cantore delle sirene.
“Mi chiamo Sorrento Seebacher. Sareste così gentili da voler ascoltare la mia storia?”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Rivalsa

 

 

Mi risvegliai in una stanza a me completamente nuova.

Era perfettamente quadrata, ampia: il pavimento era interamente di pietra levigata, mentre le pareti sembravano essere fatte solamente di coralli rossi e bianchi. La mobilia, ancora una volta, era esigua, ma di una raffinatezza milioni di volte superiore a quella della mia precedente abitazione: una cassapanca intarsiata d’oro ai piedi del letto e un enorme armadio, che occupava tutta la parete, decorato con gemme e avorio.

Una finestra offriva una vista mozzafiato di Atlantide.

Mi accorsi di essere steso in un enorme letto posto al centro della stanza.

Ricacciai le lenzuola di lino e mi alzai.

“Dove diamine sono?” pensai.

Uscii dalla stanza da letto, ritrovandomi in un ampio ingresso, illuminato e adornato di cuscini e basse panchine.

Al centro della sala c’era un tavolino di legno, sul quale c’era una statua d’argento raffigurante una sirena greca: aveva le ali spiegati, pronta per spiccare il volo, gli occhi chiusi e la bocca appena aperta, in estasi.

-Generale!- disse una voce alle mie spalle.

Mi voltai, e vidi una donna piuttosto bassa ma anche abbastanza avanti con l’età: la chioma era color ebano, esattamene come i suoi occhi, ma striata da qualche capello bianco. Portava una veste marrone scuro, come il cordoncino, anche se di una tonalità più chiara, in vita.

Il viso aveva un’espressione piuttosto dura, con qualche ruga a inciderle la pelle.

-Generale!- ripeté.

-Chi sei?- le chiesi.

-Poplia, da Atene per servirla. Sono la responsabile delle pulizie della vostra dimora, Generale!-

Annuii e le chiesi dove fossimo.

-Ovviamente presso la sua base: la colonna dell’Oceano Atlantico Meridionale!-

Come avevo fatto a dimenticarlo?

Ero diventato Generale degli Abissi, Cavaliere del Sommo Poseidone.

-Serve qualcosa, signore?- mi chiese Poplia.

-No…- mormorai, andandomene nella mia stanza.

“E così, il grande giorno è arrivato, Sorrento! Ora dovrai solo aspettare il momento per ammazzarti e sostenere il Kaioh” pensai, amareggiato.

Inutile mentire!

Avevo voglia di sostenere Poseidone, certo, ma avevo paura di morire!

Penso che questa sia una paura legittima per gli esseri umani.

Come sarei morto?

Velocemente? Lentamente?

Dolorosamente? Senza provare assolutamente nulla?

Come sarebbe stato morire?

Facile o difficile?

Una cosa, però, è certa. La vita non è uno scherzo, non è un gioco…e di conseguenza non è per niente facile. Forse la morte, invece, lo è.

In fin dei conti, annullarsi, smettere di respirare, essere passato da qualche lama da parte a parte è una cosa, in confronto, decisamente più semplice.

Che davvero, in quel momento, fossi percorso da un così forte e psicotico desiderio di morte?

Certo!

A volte non desideravo altro, ricongiungermi con mia madre e mio padre per lasciare a qualcun altro questo grosso affare.

Per favore, non biasimatemi per questo, ma avevo paura, tanta.

Pensavo a queste cose quando sentii la domestica chiamarmi.

-Signore, ci sono visite per lei-

-Sì- le rispose, distrattamente –un attimo e arrivo-

Mi sistemai velocemente, passando con noncuranza la spazzola sulla chioma decisamente allungatasi negli ultimi tempi.

“Forse dovrò tagliarli…” pensai, e uscii dalla stanza.

In soggiorno chi trovai?

Niente poco di meno ché…Kanon…

Quanto lo detestavo…

A pelle non mi infondeva fiducia. Sembrava nascondere qualcosa. Era decisamente strano, sotto questo punto di vista.

-Ciao, Kanon- lo salutai freddamente, lasciando qualche secondo di silenzio prima di nominarlo.

-Finalmente ti sei svegliato!-

Lo guardai storto, senza capire cosa intendesse.

Evidentemente capì che non afferravo il suo discorso.

-Sei rimasto incosciente per una quattro giorni, Sorrento!-

Quattro giorni?

Mai dormito così tanto in vita mia anche sé la circostanza in questo momento è decisamente diversa.

-Comunque- riprese Kanon, senza badare tanto alla situazione e accavallando le gambe come se fosse in casa propria –ora avrai, esattamente come me, una tua residenza privata, servitù, e, più o meno, tutto quello che vorrai-

L’idea di avere così tanto potere mi allettava e seduceva tremendamente.

Io, a quasi undici anni, potevo fare tutto quello che volevo!

-Capisco- dissi, cercando di mantenere freddezza e indifferenza. Anche se eccitato dalla notizia, la presenza di Kanon mi dava ancora fastidio. Diamine, quanto lo detestavo!

-E dimmi, Kanon, cosa dovresti dirmi? Sai, a questo ci sarei arrivato da solo, prima o poi!-

Sapevo che stavo sfiorando il limite dell’educazione: era pur sempre più grande di me, sia in età che di grado (purtroppo…), ma sul momento non me ne importava davvero più di tanto.

-Tanto per iniziare, prima di arrivare al dunque, ti do un piccolo consiglio, Sorrento: cambia tono quando parli con me. Chiaro?-

Appunto.

-Comunque, ora sei un Generale. Non riceverai alcun addestramento perché il tuo spirito, e di conseguenza il tuo corpo, conosce già tutto. Fra qualche tempo potrai avere un allievo, se la cosa ti aggrada- disse Kanon, alzandosi e facendo schioccare le dita.

-Un…allievo? Io? E’ uno scherzo, vero?- dissi, non credendo nemmeno ad una parola detta da Kanon. Era decisamente impossibile che io avessi un allievo a quell’età!

-E’ una possibilità. E la cosa si realizzerà solo se ne sei d’accordo, ovviamente- rispose l’altro, con un tono piuttosto gelido e autoritario.

Senza degnarmi di un altro sguardo, Kanon si alzò, mosse in modo millimetrico il capo in segno di una sorta di saluto e se ne andò.

Rimasi a pensare qualche istante.

Chissà come sarebbe stato avere un allievo. E cosa avrei mai potuto insegnargli, io?

L’unica cosa che conoscevo bene, sia per lo studio che per la mia “nuova” identità di Generale della Sirena, era la musica.

Come avrei mai potuto insegnare ad un ragazzo a combattere con la musica?

Certo, il canto e la melodia delle sirene erano di fatale bellezza e potenza (non osavo mettere in dubbio questa verità).

L’unica soluzione era che io prendessi un po’ di dimestichezza, nel frattempo, con me stesso, con la musica delle sirene, allenandomi, a prescindere da quello che dicesse Kanon, e poi cercare di adattare il tutto al mio ipotetico allievo, nel caso in cui avessi accettato l’offerta.

Che situazione!

-Signore- mi chiamò Poplia.

-Dimmi-

-Il bagno è pronto, so che non me lo ha chiesto, ma ho pensato che avrebbe voluto farne uno dopo tutto questo tempo in quello stato!-

Che gentile!

Sì, Poplia lo era, ma la sua presenza, al momento, forse perché ancora non mi ci ero abituato mi sembrava di troppo, un po’ stretta, a dire la verità!

Ringraziai la donna e la congedai, in modo da non averla davanti.

Mi lavai senza troppa fretta.

Ero teso, e un bagno mi avrebbe solo aiutato a sciogliere la spina dorsale estremamente rigida.

Dopo essere stato a mollo nell’acqua per quasi un’ora, me ne uscii con le mani tutte rattrappite. Mi asciugai velocemente e misi la prima toga che mi capitò fra le mani: marrone, di tela, semplice, grezza e per nulla vistosa.

Uscendo dalla stanza, mi voltai verso lo specchio, e, dopo tanto tempo, mi vidi.

I lineamenti si erano fatti più duri: i tratti infantili erano cominciati a sparire, mentre il viso cominciava a farsi un po’ più affilato.

Ero decisamente cambiato negli ultimi tempi.

Ormai della mia vita passata conservavo solo un amaro ricordo, e nient’altro, e ne avevo una nuova davanti, tutta da vivere, assaporare e far sanguinare, in veste di Generale.

Per prima cosa volli incontrare Thetis, la guerriera sirena.

Uscii dai miei alloggi, diretto alla sala delle Scale, per vestire la mia armatura e cercare di prendere familiarità il più presto possibile.

Per quella mia decisione, qualcosa, in me, esultò: lo spirito della Sirena.

Sul cammino trovai una guardia, alla quale ordinai di cercare Thetis e di farmi raggiungere nel Palazzo del Kaioh, affinché mi aiutasse a vestire le scaglie d’oro.

Arrivato a destinazione, salii rapidamente la gradinata che conduceva alla stanza e, ammirando le vestigia, aspettavo la ragazza.

-Ai vostri ordini, Generale!-

Mi voltai. Era inginocchiata, col capo chino, verso di me.

Sorrisi meccanicamente.

-Aiutami a vestire- le ordinai.

Quella si alzò e iniziò a smontare l’armatura, coprendo prima le gambe, poi il bacino, il petto, le braccia e infine l’elmo.

Il mio corpo aderiva perfettamente con l’armatura, tanto da darmi la massima mobilità, senza che le scaglie mi dessero fastidio.

Presi il flauto, che era rimasto sull’ara, e lo ammirai per qualche secondo: il mio braccio era finalmente completo, ora.

-Thetis?- chiamai.

-Mi dica- rispose lei, con tono intriso di rispetto.

Inavvertitamente mi girai, e le diedi un forte e sonoro schiaffo in pieno viso, in modo che venisse colpita dalle nocche.

Forse la colpii troppo forte, o forse perché la mano, vestita dall’armatura era diventata decisamente più pesante, fatto sta che da un angolo della bocca sbucò una gocciolina di sangue.

Automaticamente, lei si portò la mano sul viso, e le si inumidirono gli occhi.

-Mi dispiace comportarmi così, ma sei una mia sottoposta! Se prima ero ancora inesperto, non giustifica il fatto che tu abbia tiranneggiato su di me. Capito?-

Lei, in tutta risposta, rimase in silenzio, guardandomi fisso negli occhi.

Silenzio.

Silenzio.

Ancora silenzio.

-Esigo una risposta- le dissi, usando il tono più autoritario che potessi.

-Lei, signore, non può capire!- mi disse.

-Farò uno sforzo, allora. Parla!-

Si asciugò il viso dal sangue e prese allora a parlare.

-Non sa cosa significhi tutto questo per me! Ho vissuto al fianco del Sommo Poseidone da quando ne ho memoria. Le sembra giusto che dopo tutta questa fedeltà, questo amore verso la sua idea, dopo tutto il tempo trascorso qui, a vegliare sull’urna che lo teneva prigioniero, io non debba essere premiata? Anche io avrei voluto diventare un Generale degli abissi. E invece? Sono stata eletta al rango di cavaliere sirena. Un semplice soldato come tutti gli altri. Ma io valgo di più! Sono invidiosa di tutti voi Generali, Sorrento. Le sembra giusta come cosa?- mi rispose, gesticolando furiosamente e con gli occhi sgranati per la rabbia.

Non avevo mai pensato che Thetis potesse mai provare cose del genere.

Lei che provava invidia? Beh, la cosa mi sembrava davvero strana, ma a quanto pare, era proprio così.

-Mi dispiace per te, Thetis, ma non sei comunque giustificata! Più di una volta ti ho detto di cambiare i toni, ma vedo che questo non è successo, almeno finché lo spirito del Generale non si è risvegliato in me! E questo ti da molti punti a tuo sfavore. Per ora, che questa discussione, e quel mio sentito, schiaffo, ti siano di lezione, ma la prossima volta non esiterò a dartene due, se alzerai ancora la cresta. Ora vattene!- le dissi, secco.

Lei, testa china, se ne andò, senza voltarsi indietro e senza rialzare il capo finché non sparì dalla mia vista.

Dopo tanto tempo, mi ero ripreso il mio onore e avevo riscattato tutte le ferite del mio orgoglio.

Anche se mi ero posto male nei confronti di Thetis, ero decisamente soddisfatto di me stesso.

Sorridendo, accarezzai il flauto, che sembrava pulsare di vita propria.

Lo sentivo.

“Suonami, fai tornare in vita le sirene!” mi diceva.

Uscii dalla stanza, chiudendomi la porta alle spalle.

La Dolce Melodia di Requiem avrebbe presto riecheggiato negli abissi più oscuri e profondi.

L’Atlantico del Sud avrebbe cantato ancora: non sarebbe più rimasto in silenzio.

 

 

 

 

 

Meiou Hades parla:

Ciao ragazzi!

Scusate per l’orripilante ritardo con cui aggiorno!

Ecco. Vi propongo questo capitolo, dove Sorrento si è rivalso su Thetis.

Onestamente, non vedevo l’ora di scriverlo!

E, sempre seguendo la storyline dell’anime, si è accennato al fatto che Sorrento avrà un allievo, niente che poco di meno ché Mime di Asgard.

Ovviamente, Folken non sarà eliminato, e Mime, in sintesi, dovrà sostenere due allenamenti in parallelo.

Ora rispondo alla recensione del capitolo precedente.

 

A LuluXI: ciao! Come va? Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il capitolo di prima, e vedo che, in quanto a gusti letterari, andiamo d’accordo: l’Odissea è qualcosa di davvero sublime, a mio avviso! Il comportamento di Kanon, come vedi, non è per niente cambiato, ma quello di Thetis si è decisamente ammorbidito! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

 

Alla prossima!

  
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