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Autore: dreamer_is    09/01/2011    1 recensioni
E la pioggia continua a cadere, sembra che le nuvole abbiano accumulato troppa acqua per potersi fermare anche solo un istante.
Spero solo che l’arcobaleno sorga presto. Che salvi la notte e combatta con l’alba. Perché l’alba è indiscreta, rivela tutto.
La notte no.
Che salvi la notte e combatta l’alba.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Clè?”mi riscosse la mia compagna di banco. Guardai i ghirigori che avevo distrattamente tracciato sul quaderno di latino e sbadigliai. Insofferenza. Acuta insofferenza verso dei complessati mentali che hanno bisogno di più di sei casi e formano una proposizione in tanti modi che nemmeno l’Elfo riusciva a ricordarli tutti. O forse sì. Ma lei è un Elfo.
“Bentornata,eh!”continuò Sara, sistemando le matite nell’astuccio. “Ti sei persa tutta la struttura dei verbaimpedienda, se proprio vuoi saperlo.”
“Ah beh, grazie! Avvisarmi che aveva smesso di interrogare no,eh?”risposi un po’ irritata. Non che mi importasse molto, avrei studiato sul libro. Però dopo sei anni di scuola insieme ricordarsi di farmi un cenno quando sono tanto persa nel mio mondo personale non dovrebbe essere difficile.
“Se ti avessi dato un pizzicotto l’Elfo si sarebbe immediatamente accorto della tua assenza”asserì incontestabile. Beh, in effetti non aveva tutti i torti…La settimana scorsa aveva attraversato la classe correndo in maniera tanto silenziosa, che la povera zanzara non aveva avuto nemmeno il tempo di accorgersi della sua presenza da aver già lasciato una macchia cremisi sull’intonaco giallognolo.
“Clelia!”arrivò raggiante il Cespuglio griffato. La persona più insopportabile dell’intero universo. La solita ricca sfondata con agganci ovunque, genitori più influenti di Obama e incapace di usare un congiuntivo l’anno.
“Giorgia”sorrisi educata.
Squadrò la mia maglietta dei Sex Pistols come se stesse contemplando una macchia di dentifricio sulla sua scollatissima maglietta Guess e si accorgesse di non poterla eliminare. Peccato. Sarebbe stata costretta ad aprire gli occhi entro i prossimi tre anni. Il mio piano di risveglio della ragione prima o poi avrebbe dovuto…
“Dimmi che hai studiato inglese!”arrestò le mie congetture in tono adulatorio.
“Non ne vedo l’utilità”risposi fredda, stendendo le gambe dopo due ore di immobilità forzata.
“Per favore la mia cagna ieri sera ha partorito e…”aveva iniziato a parlare a raffica e la mia mente implorava la sua interruzione per conservarsi in un accettabile stato di salute.
“Scusa, ma non vedo il nesso tra te e il parto” risposi seccata. “Sei diventata forse veterinaria e hai dovuto estrarre i…”
“Non dire sciocchezze!” mi interruppe capricciosa.”Sono rimasta lì tutta la notte per vedere!”
“Bene,” conclusi, “allora fa’ un bel temino sulla tua edificante esperienza,ok?”
Quanto odiavo quelle scuse tanto puerili e patetiche…la cagna! Al massimo lei si era comportata come tale!
Uscii dalla classe e mi scontrai con il prof di inglese.
 “May I go out?” chiesiseccata.
“Sure, mydarling!”rispose lui smielato.
Quanto odiavo quel nomignolo! Preferivo quasi quando in primo mi tiranneggiava e dovevo sudarmi gli 8, piuttosto che subirmi elogi o simili ogni volta che aprivo bocca mentre con gli altri era un despota lunatico.
Mi puntellai al termosifone, sbuffando. Si prospettava un intenso pomeriggio e non ero proprio dell’umore di far nulla. Fosse stato per me sarei andata alle prove di Sami a scattare le foto per l’articolo. Uffa.
Mi sciacquai il viso per riprendere un po’ di lucidità e svegliarmi. Fuggire sarebbe stato troppo grave, giusto? Dovevo tenere a mente le conseguenze, cantilenai. Mi venne in mente la settimana enigmistica che diceva “Non lo considera l’incosciente” per indicare il Poi. Dovevo stare attenta al Poi…
Trascinai i piedi in classe e assistetti all’interrogazione di Giorgia , che stava andando di…beh, non ci sono termini molto diversi per un’interrogazione simile... Ma come diavolo poteva una persona trascorrere tutte le estati a Londra e avere una simile pronuncia?
I misteri della vita…
Mentre mi interrogavo sulle ingiustizie del mondo, tanto evidenti quanto incontestabili, l’ora trascorse. E così, dopo correzioni che il prof costringeva “obviously” me a farle e un passo dei Canterbury Tales…Libertà!!!
Indossai il bellissimo cappellino che si reggeva sul capo per un’illogica magia che andava contro ogni legge della fisica e volai fuori dalla classe, giù per le scale, corridoio, scale, oh! Il profumo del bar! Scappa che sei a dieta!, porta doppia, nebbia dei fumatori cronici, cortile, parcheggio, bici!
Oh, affrancata! Dovevo più Assi alla campanella che tutti gli schiavi romani resi liberi messi assieme…
Riproduzione casuale…Aerosmith che mi incitano con “Walk this way!”e gambe che sembrano slogarsi per uscire prima di quei dementi ammazza - ecosistemi in moto e lattine.
E sono fuori…fuori fuori…
Li sentite i coretti celesti? Le melodiose voci angeliche che intonano canti di gioia? Non sono grandiosi?
Chiusi gli occhi per un istante, ebbra di entusiasmo. Mah…forse in biblioteca ci vado...5 minuti non cambiano la vita,no?
E allora salita sui san pietrini!!!
Ok, non ce la faccio. Risi di me stessa e proseguii a piedi, inerpicandomi verso l’apice della cultura, il nirvana dell’Intelletto…ok, meno pippe mentali.
Poggiai la bici alla vetrata che ante cedeva le scale e mi precipitai dentro.
“Rientrato Notti Bianche?”chiedo a Lucio, ormai mio consulente di fiducia.
“Appena due minuti fa.” mi informò con un sorriso radioso.”Guarda, il ragazzo che sta salendo le scale lo sta per rimettere a posto.”
Lo squadrai: il privilegio di rimettere i libri a posto era solo per i veterani. Cioè me. Non sapevo di altri. Ok, recuperiamo il libro che mi scappa da tre settimane.
Mi issai sui gradoni alti, cercando di aumentare il ritmo, ma il tizio faceva gli scalini a due alla volta. Assurdo. Io ero alta e non ci riuscivo..era un gigante o cosa?
A metà scalinata avevo il fiatone.
“Hei!”mi arresi.
Il tizio continuava.
Bene.
“Heiii!!!”alzai il tono. Non rispondeva. Bene. O è sordo o ha le cuffiette. O non crede che mi stia rivolgendo a lui.
“Scusa, tu! Con Notti bianche!”riprovai. Si fermò un attimo, poi continuò.
Ok, è idiota allora.
Ripresi la scalata e lo raggiunsi. O meglio, mi ci scontrai visto che il tizio si era fermato appena arrivato in cima alle scale, di colpo, e per poco non ruzzolavo giù dopo aver fatto un’inutile faticaccia.
Lo stomacò brontolò dalla fame: quella mattina ero riuscita a racimolare solo tè e biscotti. La Nutella era vietata. Crying!
Il tizio si girò. Finalmente, aggiungerei.
“Scusa”disse.
Senza neanche guardarlo presi il libro che aveva tra le mani e dissi “Scusa, sono di fretta, mi serve il libro, GRAZIE!”
Mi girai e iniziai la discesa, quando qualcosa mi afferrò per un braccio, facendomi perdere l’equilibro e…ahia!
Il sedere iniziò a prendere gradini su gradini, finchè non sentii qualcosa travolgermi da dietro…e allora non capii assolutamente nulla di ciò che stava accadendo.
Alla fine mi ritrovai con la testa su qualcosa di morbido e nero, una gamba schiacciata sul marmo grigio e…beh, il resto non riuscivo a localizzarlo.
Poi Lucio urlò qualcosa e iniziai a ridere. Come una totale, completa, idiota, iniziai a ridere senza riuscire a fermarmi. E poi arrivò un crack, indefinito. Ok, lo divenne,  dopo poco meno di un istante. Ora ero consapevolissima del peso di almeno una bambino sulla mia caviglia. Ahia.
“Stai bene?”la stessa voce di prima. Ah, già. L’idiota di Notti bianche.
Non ci potevo credere. Ero caduta su, sotto, OK, non lo so come, di lui. Risi, di nuovo.
“Trauma cranico?”ipotizzò Lucio.
“Ma se ha la testa adagiata sulla mia tracolla?”rispose lui. Arrossii di brutto. Ecco. Una figuraccia al primo incontro. Ti pare che non riesco a non ridere?
Comunque…mai sentita una voce così…strana. Ma quanti anni aveva?
 “Ok, direi che dovremmo disincastrarvi…”rispose Lucio.
“Io non so dove siano le mie braccia”mi affrettai a dire. “Ma sono quasi sicura di essermi rotta una caviglia.”
“Io…”iniziò lui. Lui. Non sapevo neanche come si chiamava.“penso di avere una mano su un’anca…l’altra…”
Strinse quella zona imprendibile che sta tra il fianco e il costato e…saltai. Ovviamente ridendo.
“Ahi!”bofonchiò quando ricaddi su di lui.
“Scusa”risposi con le guance ormai a fuoco. “Zona sensibile.”
Alla fine riuscimmo a rialzarci, lui da solo, io con l’aiuto di Lucio, perché la caviglia proprio non era in ottime condizioni.
“Comunque piacere, Fabrizio”mi porse la mano.
“Clelia”risposi con un’occhiataccia. Fortunatamente il libro era indenne sul parquet, a mezzo metro dalle scale.
“Come la Certosa di Parma!”esclamò Lucio, sorbendosi due sguardi non certo augurabili.
“Vuoi che chiami i tuoi? O un’ambulanza?” chiese poi nel suo sommesso tono da vecchietto gentile ma vivace.
“No,grazie Lucio” risposi tranquilla. “L’auto passa tra 5 minuti, mi appoggio alla bici e sono casa.”
“Ma sei matta?!?”mi accusò dagli occhi grigi. “Ora andiamo all’ospedale! Subito!”
Il tizio semi-sconosciuto, che nel frattempo stava spolverandosi i vestiti, mi guardò stralunato. Lucio lo guardò e si avviò verso l’uscita, poi si fermò.
“Fabrizio, ascolta, io non posso lasciare la biblioteca vuota, non potresti…”iniziò Lucio, ma le smorfie di disgusto sui nostri volti lo fecero fermare.
“No, davvero, prendo il bus…” ”Guarda, io dovrei già essere a casa…”
“Fabrizio, non ti credevo tanto insensibile!”esclamò Lucio, dalla sua cavalleria dei sessanta superati.
“Ma tutto ciò non sarebbe neanche successo se questa pazza non avesse preso così il libro!”esclamò irritato.
“Io?!? Ma se eri tu che non rispondevi e poi mi hai presa per il braccio e mi hai fatta cadere?!?” risposi incredula.
“Ma come pretendi che io mi giri se mi chiami con un “Ehi tu!”?!?”replicò sarcastico.
Sorrisi sbigottita. “Come avrei dovuto chiamarti, “Gigante sordo che fa i gradini 1000 alla volta”?”
“Ma quanto sei melodrammatica!”alzò gli occhi al cielo.
Sgranai gli occhi.
Bene, questo era troppo.
Mi spostai dalle braccia di Lucio e feci un passo e mezzo verso la porta…rovinando a terra sulla caviglia malandata.
“Va bene, va bene, l’accompagno io!”esclamò lui raccogliendomi come gelatina. Feci per allontanarmi ma mi tenne stretta a sé, portandomi fuori.
“Beh, un grazie no?”esclamò quando finimmo i gradini.
Gli scoccai un’occhiata furibonda.
“Guarda che t’ho capito, sai!”sorrise beffardo. Gli occhi gelidi e sicuri mi innervosirono notevolmente.
“Cos’avresti capito, Gigante?”chiesi irritata.
“Che è tutta una scusa per aggrapparti a me!”si mise a ridere.
Alzai gli occhi al cielo e agguantai la bici.
“Bene, il tuo compito è finito”risposi, iniziando a zoppicare via.
“Ahahah! Bella battuta!”afferrò il manubrio, bloccandomi.
“Vattene, per favore”dissi col tono più calmo che la situazione concedeva.
“No”rispose. Cocciuto. Peggio di un bambino.
“Ti ho detto di andartene.”ripetei chiudendo gli occhi, fremente.
“No”cantilenò.
“Perché no? Ti aspettano a casa,no?”chiesi ormai nera. Ecco. 5 minuti un tubo. E ora come facevo con i compiti?
“Perché voglio scoprire qualcosa di te, ora.”disse.
Non credo che avesse mai ricevuto un’occhiata peggiore.
“Beh”continuò canzonatorio “dove trovi una ragazza che va in giro in bici e poi crolla sulle scale senza neanche un briciolo di spinta?”
Bene. Il mio limite di pazienza era stato superato da quando si era dimostrato un idiota sulle scale. Un altro istante e avrei scontato il resto dei miei anni dietro delle sbarre corrose dal tempo. Forzai il manubrio e riuscii a spostarlo, poi saltai in sella e iniziai a pedalare con un piede solo.
“Hei aspetta!”urlò. “Ho il tuo iPod!”
Oh cavoletto di Bruxelles! Imprecai disperata, ma ormai ero partita sulla discesa e se avessi frenato…beh non sarebbe stata una gran bella cosa.
“Non riesco a girare!”urlai di rimando, disperata.
“Allora ti aspetto domani, stessa ora.”urlò.
“Ma…”iniziai, poi dovetti curvare o mi sarei sfracellata sull’autobus.
DamnIt! Il mio iPod!!!
Dopotutto un po’ di isolamento dal resto del mondo non sarebbe stato tanto male,no?
  
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