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Autore: Maximus Lupin    09/01/2011    1 recensioni
In questa prima storia Maximus Lupin, un ragazzo di quattordici anni parente del famoso licantropo Remus Lupin, scopre di essere un mago e mentre si avvia verso Hogwarts viene morso da un lupo mannaro, che lo condanna ad una esistenza simile a quella del suo parente..
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Maximus, vieni qui velocemente!! -. Aprii gli occhi e mi alzai di scatto. Attraverso le finestre entravano i primi bagliori dell'alba. - Maximus, muoviti! -. Dal piano di sotto giungevano le urla di Mary, la neonata giunta da poco all'orfanotrofio. Mi vestii di corsa e scesi le scale. Giunto nel salone d'ingresso vidi Kristine, la direttrice, che parlottava con un signore dal naso adunco e dai capelli neri unti. Aveva una faccia severa e mi spaventai leggermente. - Oh eccolo qua - disse Kristine. Mormorai un - Salve - poco convinto. Il tipo mi squadrò dall'alto in basso. Dopo un minuto di silenzio disse - E così tu saresti il nipote di Remus -. Lo fissai. "Remus? Remus chi? Il "licantropo"?". Come se mi avesse letto nel pensiero disse - Sì, proprio lui -. Lo guardai sbalordito. Kristine si congedò dicendo che doveva andare a dare da mangiare agli altri ragazzi. Il tipo le sorrise freddamente e poi si rivolse a me - Vengo dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Sono il professore di pozioni, Severus Piton. Il primo settembre ti recherai al binario 9 e 3/4 di King's Cross dove troverai il treno che ti porterà ad Hogwarts -. Lo fissai ancora più sconcertato di prima e pensai "Pozioni? Magia? Ma che cavolo si è fumato questo qua? Si vuole approfittare di un ragazzino di 11 anni?". Visto che non sapevo che dire annuii lentamente con la testa. Piton mi squadrò un'ultima volta e poi andò via. Rimasi immobile. Dopo cinque minuti mi decisi ad andare a fare colazione. Quella calda giornata di fine agosto passò in fretta. La sera decisi di fare una passeggiata intorno all'orfanotrofio. Giunsi nel parco giochi e mi dondolai su un'altalena. Il crepuscolo era passato da circa dieci minuti e la pallida luce lunare illuminava il prato dell'orfanotrofio. Mi persi guardando la bellezza delle stelle quando ad un tratto sentii un rumore. Mi alzai di scatto e mi girai. Nulla. Assolutamente nulla. Tornai tranquillamente sull'altalena, girandomi di tanto in tanto. Forse mi ero solo sognato quel rumore. Ma dopo poco lo risentii e stavolta ne ero sicuro. Raccolsi un bastone, un pò di coraggio e, rivolto verso gli alberi, urlai - Chi è là? -. Ovviamente non rispose nessuno. Riformulai la domanda. Silenzio. E poi, improvvisamente, lo vidi. Era alto circa due metri e mezzo, muscoloso, pieno di peli. Non riuscii a vedere il volto. Si avvicinò sempre più velocemente a me. D'un tratto grazie al chiarore lunare vidi il viso. Non era umano. Il muso sporgente era pieno di cicatrici, gli occhi erano gialli, assetati di sangue. Non ebbi la forza di urlare. Indietreggiai di qualche passo ma inciampai su una buca. Il mostro era sempre più vicino. Giunto di fronte a me si inginocchiò. Chiusi gli occhi; non volevo vedere la morte in faccia. D'un tratto sentii che mi alzava il braccio destro. "Che vuole fare?" pensai. E dopo cinque secondo la risposta mi arrivò. Un dolore lancinante si protrasse dal braccio a tutto il resto del corpo. Urlai. Urlai come non avevo mai fatto in vita mia. Aprii gli occhi. Il mostro rimase vicino a me. Guardai la ferita; era piena di sangue. Ebbi un conato; mi girai verso la parte sinistra del corpo e vomitai. Continuai ad urlare come un forsennato mentre il dolore si estendeva fino al cuore e da lì al cervello. Mi contrassi, misi la mano sinistra sulla testa e credetti di esplodere. Continuai ad urlare. D'un tratto la vista mi si annebbiò. Il dolore iniziò a placarsi sempre di più. "Sto morendo" pensai "E' tutto finito, sto morendo". Guardai un'ultima volta l'artefice della mia morte. Mi fissava con uno sguardo perso, mentre un filo di bava gli scendeva per la bocca sporca di sangue. Prima di chiudere definitivamente gli occhi vidi un lampo di luce rossa. Poi, il nulla.
  
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