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Autore: Sasita    09/01/2011    7 recensioni
Tutto inizia nel miglio. Jane ha ucciso John e non l'ha fatto per legittima difesa. Qual'è la pena per questi omicidi se non la morte? Così inizia una corsa contro tutto, contro tempo e legalità perché Jane e Lisbon possano finalmente vivere la loro vita. Scappando da tutto ciò che è loro noto, si ritrovano a vivere con nomi di altri, e ad amarsi come prima non avevano mai potuto fare. E cosa succederà loro? Riusciranno a scampare i pericoli? E potranno mai tornare a fare quel che amano di più al mondo, nella loro meravigliosa Sacramento? Leggere per sapere! E recensire per piacere! :)
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Long Fic Jisbon'
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L’INIZIO

 
Due cuori all’unisono sono una melodia troppo difficile per essere riprodotta da strumenti di umana concezione, neppure le arpe delle fate potrebbero definire un suono tanto dolce e penetrante come quello, niente può essere paragonabile all’amore che ti infiamma le vene e annebbia la mente.
Bè, questo Jane e Lisbon lo sapevano, ma era molto, troppo tempo, che non lo provavano…
Forse Lisbon non lo aveva nemmeno mai provato veramente, ma era sicura che quello che stava sentendo in quel momento fosse troppo forte e profondo per essere contenuto da una sola persona, o, almeno, era troppo in quel momento tanto tranquillo.
Non aveva idea del perché, ma appena aveva visto Patrick con i capelli scuri e sbarazzini il suo cuore si era fermato, bloccato in un attimo di sospensione, tra una pompata di sangue e l’altra. Era sicura che quel suo sangue che correva lento si stesse riempendo un po’ troppo di anidride carbonica, perché iniziava a vedere a chiazze nere e sentire la testa girare come una trottola.
Solo in quel momento, a un passo dal cadere per terra, si ricordò di respirare, lasciando entrare l’aria nei polmoni con un sibilo.
Non solo era l’uomo più bello che avesse mai visto, era anche totalmente versatile...
Con i suoi reali riccioli biondo ambra era semplicemente divino, con i boccoli castano mogano era totalmente una divinità.
Non poteva che riportargli alla mente eroi come Odisseo, Pericle, Leonida...
Gli occhi azzurri abbaglianti, più luminosi e vistosi che mai, incorniciati in quella cascata di capelli bruni, le labbra, e la pelle, abbronzata in quel tono caramellato, simile a oro liquido mescolato allo zucchero, con qualche spruzzo di un rosa tenue.

Apollo. No, meglio, Eros. Decisamente Eros.
Non sapeva dirsi se lo preferisse biondo o bruno, ma di certo lo trovava tremendamente affascinante come nessuno gli era mai apparso.
E, con quel peso palesemente lontano dal suo cuore, era tornato la persona straordinaria che un giorno, prima di trasformarsi nel “Bambino Prodigio” del circo, era pronto a diventare.
Era libero dalla cecità della truffa e dei soldi, era libero da Red John, e nei suoi occhi si leggeva tutta la leggerezza del suo animo, unita alla profondità dettata da anni di sofferenze e dalla grande intelligenza che Jane possedeva, e sapeva di possedere, suo malgrado.
E, in quegli abiti così inusuali per “Patrick Jane il Consulente”, era una visione strana, quei jeans scuri, stretti, che gli fasciavano i muscoli ben definiti della gamba, i mocassini e la camicia completata dal golfino lo rendevano una persona totalmente irriconoscibile, per chi non lo conoscesse.
Anche Lisbon, d’altro canto, non era certo da buttare, anzi Jane era sicuro che non fosse mai stata più suo agio e felice come in quel momento.
I capelli castano rossi le facevano risaltare gli occhi verdi da cerbiatta, e il viso piccolo e sempre corrucciato era, adesso, dolce come una mela fresca.
Le guance rosse rosse per gli sguardi penetranti di Patrick, che la riscuotevano nel profondo, donavano un aria ancora più signorile alla sua esile figura...
E Jane doveva ammettere a se stesso che non le era mai sembrata tanto bella come lo era con il viso arrossito per i suoi sguardi e arrossato per la fatica di correre per negozi alla ricerca di vestiti adatti al suo personaggio, i capelli appena fatti lasciati liberi di respirare con il vento che li scompigliava lievemente le davano un tocco principesco e elegante...
Jane era certo che tutto si posse pensare di Lisbon, tranne che non fosse una donna elegante, perché anche nei vestiti da lavoro, con una pistola alla cintola, era una donna piena di femminilità e eleganza...
Perché, come si dice, non è l’abito che fa il monaco, anche se tutto il completo fa la sua “porca” figura.
Alla fine Jane l’aveva convita a prendersi un completo bianco e marrone, con dei pantaloni candidi e una camicetta di entrambi i colori, completata da una fascia nei capelli uguale alla camicia e un paio di orecchini tondi color neve.
Nessuna principessa, aveva pensato Patrick, sarebbe potuta essere più bella dentro e fuori come lo era Teresa, perché nessuna di loro sarebbe mai riuscita a contenere tanta forza e bellezza, cresciuta come poteva essere dentro a una reggia, con persone intorno pronte a fare tutto al suo posto; Lisbon, invece, si era fatta da sola, ed era diventata una donna meravigliosa, perfetta in ogni suo particolare...
Forse un po’ troppo controllata e suscettibile, ma senz’altro una donna straordinaria.
Ad entrambi era passato per la mente che forse erano loro a vedersi tanto belli e interessanti, per via dei sentimenti che provavano l’uno verso l’altra, ma a nessuno dei due erano sfuggiti gli sguardi sognanti, invidiosi e ammiranti delle persone che incrociavano sulla strada verso la stazione.
Era una sensazione strana, per entrambi, essere guardati da tutti non per colpa di qualche trovata geniale/pazzoide di Jane, ma semplicemente per quello che erano.
Due cuori, due essenze, due anime. Due persone unite nella stessa pazza fuga, un’avventura tutta da pregustare e vivere, una vita insieme con nomi, storie, età diverse. Ma loro sapevano che era solo una facciata, sotto quella maschera effimera e ghiacciata erano sempre gli stessi, sempre loro due. Dakota e Axel, per quanto sarebbero stati conosciuti con quei nomi, non sarebbero che rimasti Teresa e Patrick, due persone che avevano lottato ed erano cadute innumerevoli volte, prima di riuscire a raggiungere il loro scopo.
Entrambi avevano ambizioni diverse, che avrebbero continuato a pregustare e ricercare, ma la loro comune meta era il loro amore, ed avevano già sofferto abbastanza per farsi scappare anche quello.
 
Una meta, la loro, interamente sconosciuta, per entrambi.
Le uniche cose che sapevano, al momento, erano la loro imminente partenza per New Orlenas e il loro desiderio di amarsi, in ogni modo umanamente concepibile.
Camminavano mano nella mano, in quella città così caotica e vibrante, vicini tanto da sentire ognuno il battito e il respiro dell’altro, non riuscendo però a distinguerlo dal proprio.
Non si erano baciati, non si erano sfiorati, solo sguardi fuggenti e mani come saldate insieme. E le flebili parole “Ti amo” sussurrate debolmente, perché nessuno dei due credeva più in un sentimento tanto volubile e strano.
Fu quando si trovarono davanti alla biglietteria che il primo accenno di tremarella si fece sentire, entrambi con le mani intrecciate, in quella stazione affollata e sovraeccitata di persone e movimenti frenetici e stressanti, si sentirono spaesati e si resero conto di quanto fossero liberi.
-Andrà tutto bene, te lo giuro.- soffiò Patrick, piegandosi leggermente verso l’orecchio di Teresa, sfiorandole sensualmente i capelli con il respiro.
Avrebbe voluto esserne totalmente certo. Non lo era, ma aveva trasmesso a Lisbon tutta la forza che lui sapeva di possedere, e tutta la capacità di persuasione che gli avevano sempre attribuito, forse Teresa non si accorse che Jane non era totalmente certo di quello che le diceva ma sorrise e volse certa lo sguardo al capostazione, annuendo con vigore.
Strinse la mano di Patrick e gli rivolse un sorriso indorato, trascinandolo tra le persone, facendolo quasi inciampare sui bagagli dei viaggiatori, finché non furono davanti all’uomo.
-Salve, è questo il treno per New Orleans?- chiese, con voce ferma e cristallina.
L’uomo parve ammaliato e per un momento si perse negli occhi verdi della piccola leonessa dai capelli castani.
-Sì.- disse infine –Io controllo biglietti e documenti.- e poi deglutì a vuoto
Jane avrebbe voluto ridere, per le abilità suadenti di Lisbon, e prendere per il collo la guardia, che guardava con occhi un po’ troppo curiosi le curve ben definite della sua donna...
Stava provando un sentimento recluso nel suo cuore per anni, sapeva che la forza distruttiva che sentiva prudere sulla pelle era la gelosia.
Fremeva da dentro, anche se sapeva che era totalmente inutile e distruttiva, e le sue dita formicolavano.
Tentava di distrarsi guardando ciò che aveva intorno, ma non vedeva che famiglie felici e sorridenti e coppie abbracciate.
Doveva avere fiducia, ma come averne, avendo un’autostima sotto zero? Simile a una cicca buttata nel bel mezzo dell’autostrada e schiacciata per anni dal passaggio di milioni di auto.
Come averne, essendo perfettamente a conoscenza dell’avvenenza della piccola Lisbon?
-Bene...- disse di nuovo sorridendo Teresa -... Io sono Dakota McKenzey.- mostrò la carta di identità e il biglietto –E lui è il mio caro amico Axel Simmons. Axel dove sono i tuoi documenti?- disse, guardando quegli occhi celesti limpidi e puliti.
Patrick tirò fuori la sua faccia di cera e sorrise raggiante, mostrando al capostazione gli stessi documenti di Lisbon e aggiungendo un complimento alla città che stavano per visitare, essendosi reso conto che “agente-capello-nero-appiccicaticcio-impiastricciato-dal-gel” veniva proprio da lì.
Quando furono soli nello scompartimento a loro riservato si guardarono a lungo, sorridendosi e studiandosi.
La stanzetta era piuttosto semplice e accogliente, di un rosso castano decorato con delle rifiniture in legno scuro, i sedili imbottiti erano comodi e puliti. Una lampada illuminava l’abitacolo e un finestrino alto e lungo mostrava la ferrovia gremita di gente.
-Provo gelosia.- disse Jane, mentre il treno stava partendo, ricordando a Teresa la sensazione provata durante il loro piccolo e breve incontro con la guardia.
Lì per lì Teresa gongolò, felice di scoprire di essere la causa scatenante di un tale sentimento, sopito e addormentato nel cuore di Patrick, e di essere soggetto del suo possesso.
Poi si ricordò di ciò che provava lei ogni benedetto giorno, ad ogni benedetto sorriso regalato a una maledetta donna che non era lei.
-Io l’ho provata anche prima di capire di amarti.- disse flebilmente, attenta alle reazioni di Jane, ma mantenendo lo sguardo verso la finestra, incapace di guardarlo negli occhi; non voleva che Jane si rendesse conto di quanto avesse aspettato in silenzio -Ogni volta che dedicavi un sorriso a una donna che non fossi io, ribollivo. Non hai idea di come mi sono sentita quando ti ho visto baciare quella sciacquetta della Miller, qualche... tempo fa.- finì.
-Oh, ma lo so bene come ti sei sentita. L’ho capito subito. Ma era un bacio d’addio, solo che per non turbare la tua quiete non te lo ho detto, non volevo litigare con te in quel momento, il tuo corpo non faceva che urlarmi contro cose come “STRONZO IMBECILLE CHE VAI A BACIARE LA PSICHIATRA PAZZA, deficiente, bastardo e stupido. Demente!” Sul serio, fa venire il mal di testa la tua chiarezza. Uff.- finì, mimando il gesto di pulirsi il sudore dalla fronte, come dopo un immenso sforzo.
Lisbon, se pur arrossita fino alle punte dei capelli, non poté non ridere.
-Tu sei pazzo.- disse
-Mai sostenuto il contrario.- fu la risposa soffiata e suadente di Jane.
E lei lo vide avvicinarsi, piano, lentamente, il loro cuore iniziò a battere furiosamente, come un cavallo impazzito, al galoppo. E Lisbon si sentì leggera e spaesata, e quell’abitacolo si fece improvvisamente piccolo e caldo.
Poi Jane chiuse gli occhi, dischiudendo le labbra bagnate con la punta della lingua...
Quanto tempo era che non baciava una donna neppure se lo ricordava, per quel che ne sapeva, se non era stato ipnotizzato, ma era improbabile, non aveva mai baciato neppure Kristina.
Non ce l’aveva fatta.
Ma adesso lo sentiva, il cuore al galoppo, il brusio profondo nello stomaco, la testa lontana, le labbra bollenti, gli occhi tremolanti e il corpo in fermento.
Una sensazione stranamente riscaldante, ma allo stesso tempo fastidiosa, perché richiedeva un veloce appagamento.
E più veniva appagata più chiedeva.
In quella, mentre si stavano per baciare, la porta dello scomparto si aprì e un giovane uomo carico di borse e oggetti strani, con una maglia hippie e i pantaloni strappati, infradito e trombone alla mano, si bloccò di colpo sulla porta.
-Scusate tanto.- iniziò, e Lisbon e Jane si affrettarono ad annuire, sperando che avesse un po’ di tatto e se ne andasse. Ma si sbagliavano, non era una scusa, era l’inizio di una domanda, infatti si schiarì la voce, fece un piccolo gorgheggio in stile opera lirica e ricominciò –Scusate tanto, posso sedermi in questo scomparto? Sembra che siano tutti pieni.- e, senza aspettare una risposta si sedette davanti a loro due. -Oh, ma voi continuate pure, adoro le coppie.-
Ma loro si allontanarono, con il volto di pietra, il cuore impazzito e il corpo nuovamente affamato.
Insomma, se già non era una giornata stravagante e enormemente pesante, nonostante tutti i bei avvenimenti, lo sarebbe diventata presto...
Vennero a sapere tutto di Bouregard, il giovane biondo cenere un po’ fatto d’erba, che aveva studiato all’istituto d’arte di Parigi, in Francia, e che era venuto in America a inseguire la sua unica vera aspirazione: la musica.
Scoprirono che aveva 27 anni e che era originario dell’Ontario, ma che i suoi si erano separati poco dopo la sua nascita e lui era stato allevato da suo padre, un hippie sfegatato con tanto di camper che si era voluto trasferire per forza in Francia per partecipare a tutte le feste sulle spiagge per nudisti.
Seppero che aveva problemi di erezione e che suo padre gli aveva insegnato che “una fumatina e una scopatina al giorno levan il medico di torno” e che la madre faceva la ballerina di Lap Dance in un localaccio a Twenty  King’s cross a Frisco e per questo era passato a salutarla prima di iniziare la sua avventura da trombettista.
Lo sentirono anche suonare e si dovettero ricredere sul fatto che forse potesse salvarsi la pellaccia con la musica, uscendo dal giro del fumo e della droga e evitandosi strani avvenimenti a New Orleans.
Ma non poteva essere così.
-Scusatemi, signori, ma adesso devo proprio andare. Però, la prossima volta che ci incontriamo spero di potervi raccontare della mia adolescenza, ho avuto una serie di prime volte molto emozionanti.- disse, e si congedò con un inchino e una steccante strombazzata.
Quando furono certi che fosse lontano Patrick e Teresa si guardarono, alzando le sopracciglia e sbuffando contemporaneamente, iniziando a ridere come bambini, alle spalle del povero un po’ pazzo Bouregard, che, se aveva fortuna, sarebbe finito a suonare in una band per le strade di New Orleans.
-Una serie di prime volte...- iniziò Lisbon, non riuscendo a finire la frase perché ricaduta in una crisi di riso
-Potrebbe essere quando ha dato il primo bacio e si è accorto di averlo dato al cane Elbengard. – disse Jane, scosso dalle risate che gli spezzavano le frasi a metà.
-La prima volta che ha fatto sesso...- riprovò Teresa, sovrastata dalla voce di Patrick che rideva
-... pensando di farlo con la bellissima Geltrudine, mentre alla fine si è rivelato lo zio Lorimbert della ragazza..- disse e con un  nuovo moto di riso si ritrovò con la schiena a terra e con Lisbon sul petto.
Ansimante dalla fatica della risata.
Lisbon non lo aveva mai visto ridere, ed era una visione e una musica magica, strana e gustosa. Gli occhi ridotti a fessure verdazzurre, le labbra aperte e tirate, la bocca invitante.
Non lo aveva mai visto ridere forse per via di John o perché pensava che ogni qual volta Jane ridesse significasse che era nervoso, ma lei avrebbe giurato che il suo sorriso non potesse essere battuto da niente, ma sicuramente si sbagliava di grosso.
La risata di Jane batteva mille a zero il sorriso.
Quando si ritrovò lunga distesa sul suo petto non poté fare a meno di ritrovarsi in preda a un desiderio morboso molto più penetrante di prima.
Si morse le labbra e senza neppure aspettare che finisse di ridere, si portò i capelli dietro l’orecchio e si chinò sulle sue.
Lo baciò prima gli angoli delle labbra, perché lui se ne accorgesse.
E quando si rese conto che Patrick aveva smesso di ridere (e che aveva già capito da un pezzo che lei lo stava per baciare) e la aspettava con le labbra schiuse, pronte e gli occhi socchiusi, anche se ancora tirati in una smorfia sorridente, si avvicinò ancora e sentì le sue labbra calde e morbide, dolci sulle sue.
Le sentì, che si iniziavano a muovere, esperte ma incerte sulle sue e lo aiutò, muovendole contemporaneamente e sentendole cambiare forma sulle sue, mescolarsi in un'unica cosa.
Quando le mani di Patrick andarono sulla sua schiena ebbe un tremito e approfondì il bacio, saggiando l’interno delle labbra di Jane e permettendo alle loro lingue di giocare insieme.
Quando si staccarono, istanti, o forse minuti, dopo si resero conto di essersi messi a sedere per terra e di essere totalmente avvinghiati l’uno all’altra.
Jane sorrise e prese una guancia di Lisbon in una sua mano e lei arrossì, poggiando il suo viso nel suo palmo grande.
Si era sbagliata di nuovo, se la risata batteva mille a zero il sorriso, il bacio la batteva diecimila a mille.
Una cosa era certa, non avevano mai provato, nessuno dei due, un baciò più bello e appassionato. Non avevano mai sentito il formicolio sulle labbra tanto a lungo, lo sfarfallio nello stomaco per tanto tempo.
E, pure se lo sentivano ancora, non potevano che essere felici di soddisfarlo, baciandosi nuovamente.




Dice l'autrice:

Ebbene, avevo detto che averi aggiornato prima Turning Time... non è stato così.
Ma, chi scrive lo sa, quando inizi una storia hai sempre le idee fresche. Dopo che l'hai iniziata, e dopo tanto che la scrivi le idee iniziano a scemare e l'ispirazione... Bé, torna quando vuole e se ne va più spesso. :D
Comunque, Spero che vi piaccia questo capitolo e che possa vedere tante recensioni! Vi voglio bene ragazze!

Sasy

   
 
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