XXXIII
CAPITOLO
La
mattina dopo un pallido sole illuminava la sonnacchiosa Milano.
C’era
chi aveva dormito molto, c’era chi si era alzato già da un po’ per andare a lavorare,
chi aveva passato una notte di passione.. e c’era chi aveva passato una notte
di puro inferno.
Sia
Francesca che Giovanni non avevano dormito per niente quella notte. Al primo le
parole della madre rimbombarono nella testa per molte ore, la seconda era
troppo agitata e in colpa per poter dormire.
Giovanni
non trovò la madre a casa che faceva normalmente la colazione: si era alzata
prima ed era andata al lavoro in anticipo. Preparò la colazione a Silvia. La
sera prima, fortunatamente la bambina dormiva già e quindi non aveva sentito
nulla… o quasi.
-cos’erano
quelle urla ieri sera Gio? mi sembrava la mamma….- chiese Silvia. Inzuppando
una quantità enorme di cornflakes nel latte.
-la
mamma?- chiese con finto stupore il fratello.- ah no, era la televisione..-
-ah…-disse
la sorella.
In
effetti si sentiva un po’ in colpa di lasciare Silvia e la madre da sola. Ma
d’altra parte non c’era più motivo di stare li: perfino Francesca l’aveva
deluso.
La
mattina Giovanni dovette schivare varie volte Francesca: prima davanti al
bagno, poi davanti l’armadietto, poi al bar.. non voleva proprio incontrarla.
Però,
per quel poco che l’aveva potuta osservare, notò che aveva una faccia
pallidissima ed un’espressione di dolore infinito.
Durante
l’ultima ora chiese di andare in bagno. Era da tre ore che non si muoveva e
ormai sentiva il proprio sedere intorpidito sopra la sedia.
Si
avviò al bagno dove avrebbe bevuto un po’.
Passò
davanti al bagno femminile. Passando velocemente notò una figura con lunghi
capelli scuri girata verso la finestra. Sembrava che stesse piangendo, perché
noto un fazzoletto in mano alla ragazza.
La
ragazza sentì che c’era qualcuno dietro di sé. Si girò di scatto. Era
Francesca.
La
ragazza vedendo Giovanni si asciugò velocemente le lacrime, sembrava che
non volesse farsi vedere in quello
stato e si appoggiò ad un lavandino.
Giovanni
esitò davanti alla porta senza dire nulla. Gli venne la tentazione di entrare
ma si allontanò velocemente.
Francesca
emise un gemito e ricominciò a piangere violentemente.
Perché
stava piangendo?
Era in
colpa? Si era pentita? Quel ragazzo l’aveva lasciata, lasciandola sola? Oppure
era tutto come diceva lei, un fraintendimento?
Giovanni
non capiva, ma si rese conto che la sua rabbia si affievolì e il suo umore
migliorò.
Per fortuna
non avrebbe visto la madre fino a sera, e poi? Cosa le avrebbe detto?
Mentre
ci ripensava Giovanni serrò le labbra e sospirò. Ora però doveva andare a
prendere a scuola la sorella.
Era
già uscita da un pezzo e aspettava mano per la mano con un altro bambino il
fratello, che evidentemente aspettava pure lui la propria madre.
-sei
in ritardo- gli disse severa la sorellina
-scusa
Silvia, c’era traffico lo sai che è lontana da…-
-si si
ho capito, andiamo andiamo…- gli rispose seccata lasciando il bambino che
teneva per mano.
-e
lui??- disse Giovanni –sta qua solo??-
-non
lo so- rispose lei.
Giovanni
si avvicinò al bimbo e gli chiese chi stava aspettando. Il bambino disse che
stava per arrivare la sorella.
Giovanni
decise di aspettarla con lui, ormai fuori dalla scuola non c’era più nessuno e
non poteva lasciarlo li da solo.
Dopo
pochi min. arrivò a tutta velocità un motorino rosa con sopra una ragazza
bionda.
Scese
velocemente. Non sembrava tanto grande, avrà avuto 17 anni al massimo.
Le
corse in contro il bambino
-Elisa
Elisa- le urlò abbracciandola. Lei rispose all’abbraccio poi guardò Silvia e
poi Giovanni.
-ciao
Silvia- le disse dolcemente
-ciao…-
rispose la bambina
-sono
rimasti qui ad aspettarti perché non arrivavi…- le spiegò il bambino.
-ah
si?? Oh grazie mille veramente- disse guardando Giovanni.
Era
molto carina. Molto.
-bè
noi andiamo- disse la ragazza mettendo un casco al fratello e issandolo sul
motorino
-ciao…-
urlò mentre partiva.
Giovanni
e Silvia le risposero con un cenno.
Era
proprio carina quella ragazza…
-
ma è proprio la sorella del tuo
amichetto quella li?- chiese con falsa indifferenza Giovanni.
-
-si certo..- rispose Silvia.
-sai
dove va a scuola??-
-nooooo- gli rispose la sorella facendo spallucce –perché me
lo chiedi? Ti interessa?- chiese al fratello con uno sguardo alquanto furbo.
-ma no, è che non l’ho mai vista e quindi….- cercò di
arrampicarsi sugli specchi
-si si certo…-disse Silvia
sorridendo.