Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: GaTTaRa PaZZa    10/01/2011    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Ryou e Keiichiro avessero scelto altre ragazze con il DNA compatibile a quello degli animali codice rosso? Se invece di Ichigo, Minto, Zakuro, Purin e Retasu avvesero trovato altre candidate?
Questa fiction è un adattamento delle puntate dell' anime secondo il carattere di queste altre mew mew (vedrete moltissime similitudini e citazioni, le battute a volte sono anche le stesse, a volte con varianti). Noterete che le mew mew non saranno cinque, ma ben sette. Sono ispirate alle mie amiche più intime, non potevo tralasciarle!!
Spero vi piaccia, commentate negativamente o positivamente, voglio sincerità! :)
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sakuranbo era veramente triste. Ma proprio tanto tanto.
Non era vero che la notte portava consiglio, proprio per nulla: infatti, la mattina dopo, era totalmente in trance pensando allo stupro ricevuto il pomeriggio precedente.
Si vestì senza neanche rendersene conto, e si muoveva come uno spirito in pena per la casa senza nemmeno pensare a cosa stava facendo o dove mettere i piedi (e questo comportò parecchie cadute per via del tappeto messo male) e prese il tram giusto per miracolo divino.
"Sono stata baciata da uno sconosciuto... da uno sconosciuto alieno, per di più..." pensò, almeno per la milionesima volta, rossa e con lo sguardo basso.
Durante la notte i boccoli artificiali erano spariti e ora si ritrovava i soliti capelli incredibilmente lisci a coprirle il viso purpureo. "...perché è dovuto capitare proprio a me? E non a Jundo, per esempio?" sospirò, immersa completamente nello sconforto.
«Qualcosa non va? Ti vedo pensierosa...» commentò Satō preoccupata mentre uscivano insieme da scuola.
«Chukonen, sei tutta rossa in volto. Hai la febbre?» chiese subito Kurumi, al fianco dell' orsetta, assottigliando lo sguardo con diffidenza.
«Beh? Perché non rispondi?» domandarono Kurumi e Satō in coro.
«Eh?! Ah no, no ero solo sovrappensiero!! Sto bene, benissimo!» rispose Sakura alla fine, sorridendo in una maniera così falsa che poteva concorrere come la peggior attrice giapponese del secolo.
«SAKU-CHAAAAAAAAAAAAAAAAAN!» urlò una voce maschile, interrompendo la discussione delle ragazze.
Tutte e tre si voltarono in contemporanea: un motorino rosso fiammante frenò di fianco a loro con una sgommata pazzesca, che lasciò scuri segni sull' asfalto.
Saltarono tutte indietro di un paio di metri; mancava poco perché le investisse!
«Ouuu Itsuki, ma cosa faiiii?!?! Vuoi ammazzarci tutti quanti?!» strillò Sakuranbo in risposta, con un tuffo al cuore.
Perciò, aveva verniciato la moto di rosso... esattamente il colore che la bionda gli aveva suggerito...
Il ragazzo si tolse il casco in tinta con il motorino, sorridendo amichevolmente al trio.
Aveva pelle abbronzata, decisamente inusuale per un giapponese, occhi marrone scuro, e capelli di un tono più scuro delle iridi. I denti bianchi contrastavano perfettamente con l' abbronzatura, rendendoli ancor più splendenti. Aveva un che di insolitamente meditteraneo.
«Non mi permetterei mai di fare del male alla mia cucciolotta!» ribadì, ironico, sotto lo sguardo sbalordito di Kurumi e Satō. «Ma è il tuo ragazzo?!» bisbigliò quest' ultima, perplessa. Non le piaceva molto, quel tipo.
«No che non lo è, diamine!» ribadì sottovoce l' interessata, colorandosi di bordeaux in viso. Non lo era, certo che no, ma quanto le sarebbe piaciuto che lo fosse? Sospirò, riacquistando il controllo di sé.
«Beh, dato che la principessina non si perde in presentazioni, dovrò fare da me... Konnichiwa, sono Itsuki Funsui, del primo anno alla Hikirazaka!» esclamò radioso, piegando lievemente la testa in un cenno di rispetto.
«Mi chiamo Satō Kona, primo anno all' Akamura, in classe con Sakuranbo».
«Kurumi Sheru! Stessa classe di loro due!»
Itsuki guardava fisso la moretta; perché lo guardava come se fosse una grossa viscida lumaca?!
«Ah, si è dimenticato di aggiungere che è un completo imbecille che si diverte a fare fuori tutti a bordo di una minacciosa moto rossa!!» s' intromise la biondina, per scherzare. In realtà, era un contorto stratagemma per chiedere al ragazzo perché aveva seguito il suo consiglio...
«Visto? L' ho verniciata come piace a te! Sono stato bravo, koneko-chan?» domandò retorico, sbruffone.
Quel vezzeggiativo... Sakuranbo si sentì inabissare nella vergogna. Era lo stesso che aveva usato l' alieno. Quell' alieno che aveva impedito di dare il suo primo bacio a Funsui... Distolse immediatamente lo sguardo da quegli occhi color cioccolato fondente, imbarazzata e a disagio.
Come poteva parlare con lui come se niente fosse? Come se non avesse mai ricevuto un bacio da Kisshu? Certo, non stavano insieme e quindi nessuno aveva tradito nessuno, ma la ragazza si sentiva così impura, così sleale!
Vero anche che Itsuki aveva una schiera di ammiratrici ai suoi piedi -come per esempio la stravagante amica Yuki Hinata- e quindi non aveva molte speranze per un fidanzamento... ma lui era così comprensivo e giocoso, e poi la chiamava con tantissimi nomignoli carini...
«Beh sono arrivati i miei genitori! Devo andare! A domani!» salutò Kurumi con un sorriso accennato, infilandosi nella macchina argentata del padre -un omone grande e grosso che contrastava decisamente con l' esile figuretta della figlia-.
«Mmm, il tram parte tra pochissimo devo scappare anche io! Ah, Chukonen, non fare idiozie e arriva al Caffé in tempo...» disse Satō, con un' occhiata eloquente a Funsui.
Senza dar loro il tempo di rispondere, l' orsetta si dileguò via svelta e silenziosa.
«Beh, a quanto pare siamo rimasti solo noi due. Dai, salta su: ti avevo promesso che ti davo un passaggio un giorno o l' altro, no? Dai, ho qui un casco anche per te» propose entusiasta il ragazzo, porgendole l' oggetto.
«Non so se me la sento...» mugugnò la mew mew, in ansia per la sua incolumità. E se si fossero spiaccicati su un palo? E se fosse arrivato un Chimero?
«Oh andiamo! Non mi interessa se è la tua giornata "no"! Anzi, magari ti aiuta a tirarti su il morale» insistette Itsuki con uno sguardo supplichevole.
«Ma no sono in ottima forma! Andiamo!» si decise infine la ragazza, con un sospiro. "Se soltanto potesse sapere..." pensò, infilandosi il casco e sedendosi dietro di lui, abbracciandolo saldamente a sé.
Lui mise in moto il mezzo, partedo a razzo per le strade stracolme di studenti, mentre Sakura desiderava di poter essere allacciata così per sempre.

***


Nell' atmosfera aleggiavano arcane luci azzurre, luci che circondavano quello spazio angusto proiettando ombre oscure e tenebrose.
Una figura inginocchiata guardava basso, davanti a un' accecante sfera di luce celeste, circondata da anelli di gas e vapori simili a quelli di Saturno.
«Kisshu!»cominciò la voce, la voce suadente e angelica di donna, eterea e micidiale.
«Sì?» rispose la figura, senza alzare lo sguardo, rispettoso, mentre tanti parassiti simili a orrende meduse fosforescenti gli svolazzavano intorno.
«Hai raccolto i dati che ti ho chiesto, su coloro che vogliono ostacolare i nostri piani?».
«Ci sto lavorando» rispose secco il ragazzetto, con un tono stranamente irritato.
«I terrestri sono degli esseri inferiori, hanno popolato a dismisura il pianeta...» riprese la voce cristallina, determinata e glaciale.
Il volto di Kisshu si scompose in una smorfia annoiata; lo sapeva a memoria il discorsetto. «Lo so, continuerò con le mie ricerche» borbottò corrucciato, alzando finalmente lo sguardo.
«Kisshu, voglio che ti sbrighi. Devi eliminare quelle creature, che con la loro superficialità rischiano di trasformare il nostro pianeta in un luogo di desolazione».

***


CRAAAAAAAAAAASH!
Kanzō si diresse a passo di marcia verso le cucine, con un' espressione decisamente seccata.
Ai piedi del bancone, la bionda Sakuranbo Chukonen stava raccogliendo pezzi dell' ennesima tazza andata distrutta.
Aveva un' espressione inebetita, e quel giorno era decisamente taciturna e vacua. Nulla a che vedere che con l' energica, pimpante dittatrice del giorni scorso.
«Senti, prima me ne sono stata zitta perché un incidente capita a tutti, ma insomma! Non potresti stare un po' più attenta? Guarda che cos'hai combinato!» chiese la pipistrellina, sbuffando. Chukonen stava distruggendo tutto quello che le mettevano in mano.
L' interpellata si girò indifferente, fissando un mucchio di piatti polverizzati alto fino al soffitto.
Satō stava sorreggiendo la pila con un' espressione imbronciata e concentrata.
«Oh Kona,devi fare più attenzione» affermò la bionda sovrappensiero, apparentemente distratta.
La camerierina vestita di bianco cadde all' indietro, simulando uno svenimento. «Eeeeeeeh??Veramente sei stata tu, sai! Io ho solamente cercato di mettere un po' a posto raccogliendo i cocci!» protestò, offesa.
«I coooooocciiiiiiii!!!!! Come i cocci del mio cuore infrantooo!» esplose Sakuranbo, scoppiando in un irrazionale pianto di dolore.
Kanzō la guardò come se fosse un' emerita imbecille, poi guardò la compare in cerca di aiuto. «ma che cos'ha oggi? Tu per caso ne sai qualcosa?» sussurrò, avvicinandosi all' amica.
«No, ma si comporta così da stamattina! Ci sarà un motivo!» mormorò in risposta Satō, perplessa.
«Perché piangi? Che cosa ti è successo?» chiese la mew mew nera, cercando di psicanalizzare un po' quella problematica fanciulla.
«UNA COSA ORRIBILE,ORRIBILE! ITSUKI MI HA CHIESTO DI USCIRE CON LUI, MA HO DOVUTO RIFIUTARE L' INVITO, GLI HO RISPOSTO DI NO, CAPITE?????» gridò, sdraiandosi lamentosa sul pavimento, continuando a frignare. Le due indietreggiarono allarmate, pronte a chiamare qualcuno, in caso di esaurimento nervoso. «E perché?» domandò timidamente la bruna, insicura di voler sentire la risposta.
«Beh perchè un tizio che non conosco nemmeno mi ha...» attaccò, ma s' interruppe, mettendosi le mani sulla bocca. «Ora basta, non voglio annoiarvi! Mettiamoci al lavoro,su, avanti!» esclamò, iniziando ad agitarsi in modo piuttosto fuori dal comune.
Kanzō e Satō si lanciarono un' occhiata penetrante: qui c' era qualcosa che non andava, che l' eccentrica biondina teneva nascosta.
Decisero perciò di tenerla costantemente d' occhio tra un cliente e l' altro, e constatarono che il suo umore di certo non era migliorato.
«Si vede lontano un miglio che non vede l' ora di andare all' appuntamento!» affermò la pipistrellina, mentre serviva una sconsolata donna preoccupata. "Certo che però, comportandosi così, appare veramente egocentrica... che bambina viziata! Meno male che è simpatica..." pensò, distrattamente.
«Si capisce dal fatto che non ha ancora assaggiato un dolce!» replicò Satō in apprensione, portando un vassoio di piattini da pulire in cucina.
Kanzō rimase ad osservare la scena:tanto per completare l' opera, Ryou decise di complicare ancora di più la situazione: si avvicinò a Sakuranbo con Mash in mano, e lo appoggiò sul tavolino dove la ragazza stava bevendo della cioccolata calda. «Ecco, tieni, l'ho aggiustato» disse, impassibile. Lei alzò lo sguardo, triste in quegli occhi verde brillante. «oh?» mormorò l' altra, spaesata. «Scusa ma se non hai nulla da fare, potresti andare a cercare gli alieni» osservò il biondo cautamente.
«Sì! Andiamo!» trillò Mash entusiasta, fremendo le alette.
«Ma come osi? Trattare così una ragazza fragile in un momento di debolezza? Sei cattivo, aveva ragione Satō!» ansimò allibita la mew mew rossa, prendendo il robottino un braccio e correndo via senza aggiungere nulla.
La mora guardò senza commentare; poi, andò da Shirogane: «Dovresti fare più attenzione a quello che le dici».
Circa due ore e mezza dopo, all' ora di chiusura...
«Oh, sono così in pensiero per Sakuranbo! Chissà come sta... potrebbe combinare di tutto in giro per la città da sola... beh almeno c' è Mash che può avvisarla dei pericoli...» rimuginava Satō con apprensione, mentre versava del thè bollente in due tazzine di ceramica lavorata; Kanzō sedeva su una delle serie con lo schienale a forma di cuore, davanti al tavolino dove l' amica preparava la bevanda. Guardava fisso fisso le delicate roselline blu dipinte ai bordi della tazza fumante, la mente immersa nei propri pensieri. «Tsk, con tutte le lacrime che ha versato dubito che si senta di buon umore... speriamo che non le accada nulla mentre non ci siamo...» rispose monocorde, ancora con lo sguardo perso nel blu oceano dei fiorellini dipinti.
Dopo essersi sedute e aver sorseggiato il thè, le due sbirciarono verso Ryou, che, impassibile, lavava i piatti.
Bevvero in fretta, scottandosi la lingua, ognuna immersa nelle proprie meditazioni, e non si scambiarono una parola.
«Jundo, mi sembra il caso di andare a cercare Chukonen» mormorò infine Satō, guardando la compagna con quegli occhioni marroni colmi di preoccupazione e affetto: sembrava che ci tenesse molto a quella bionda!
«D'accordo. Andiamo» accettò la cameriera nera. Si alzò dalla sedia, portò il vassoio con le tazze e la zucchieriera in cucina e si diresse in spogliatoio con la bruna al fianco.
Ma non sapevano cosa avrebbero incontrato...!

***


Nel frattempo, Sakuranbo camminava con aria offesa e triste stringendo Mash come un pupazzo di peluche. Non riusciva a rendersi conto della villania dei ragazzi: doveva rendersene conto, la cavalleria era proprio morta!
Pareva che Itsuki fosse il solo ad aver conservato un minimo di cortesia con le ragazze... ma era semplice gentilezza, oppure faceva il galletto per mettersi in buona luce?!?!
La ragazza si rese conto di non aver mai considerato a fondo quell' opzione: sì, lui piaceva a tutte, ma a lui piacevano tutte?!?!
«Ma guarda un po' chi si può incontrare quando sei in cerca di un negozio di CD!». Quella voce ironica ed entusiasta non poteva essere che di Funsui!
La biondina si voltò, incredula. Che razza di coincidenza!
«Ma sei pessimo! Non... non puoi girare con una biciclietta arancione fosforescente!!!!» strillò, guardando disgustata la bici alquanto appariscente dell' amico.
Lui sorrideva, rilassato e a suo agio come sempre. «We amore mio sta' shalla!» esclamò, scendendo dal suo mezzo, avvicinandosi tranquillamente all' amica, che lo fissava storto. «Non. Osare. Chiamarmi. Così!» sibilò, atteggiandosi da irritata. "... che ci sto male!" aggiunse mentalmente, con un sospiro.
«Ehhhh che esagerata, Saku-chan! Non posso nemmeno giocarci un po'...» ribadì, di buon umore come sempre.
«Ma la gente pensa male!!! Già chiamarsi "chan" e "kun" è sospetto, mancano solo i tuoi melensi nomignoli e poi siamo a posto... E POI NON VOGLIO ESSERE "SHALLA"!!!» protestò Sakuranbo, ringalluzzendosi tutta, con il suo solito gesticolare e la sua tipicissima espressione indignata.
«Sai quanto poco me ne sbatte quello che pensa la gente? Comunque non c'è nulla di male nel prendere la vita shalla, anzi, si sta molto meglio... tu sei troppo nervosa, accidenti, non comprendi la bellezza della shallezza...»
«Ouuu cocco!!! "Nervosa" a chi?!?! Io posso essere come mi pare e piace! Tsk!».
I due erano talmente presi dal loro litigio giocoso per rendersi conto di un ragazzo dalla pelle candida che sedeva tranquillo su un tetto, a fissare la scena sarcastico... «ma come? esci con un altro ragazzo? Non si fanno queste cose... ti ricordo che tu sei la mia bambolina!» sussurrò tra sé, la guancia poggiata sulla mano, rivolto alla bella ragazza che rideva e strillava in compagnia di un tipo che non aveva mai visto prima.
Intanto, più sotto di una decina di metri, il robottino rosa mugugnava sottovoce alla padrona: «Sakuranbo, c'è un alieno!».
Subito, lei sentì un' ondata di irritazione invaderla da capo a piedi. Eh no!! Rovinare quell' incontro con Itsuki no! Non poteva fargli anche questa!!!!!!!! "E va bene, lo devo affrontare una volta per tutte... però devo allontanare itsuki-kun..." rimuginò in fretta, volgendosi lo sguardo tutt' intorno, alla ricerca di Kisshu. «Ehmmmm... beh, itsuki... devoandarecisentiamopresto ciaaaaaaaao!» salutò, non avendo a disposizione una balla credibile. Mentre si congedava con un agitarsi di mano, Chukonen corse via a tutta velocità, sfrecciando in vicoli appartati per sfuggire al probabile tentativo dell' amico di pedinarla con la bicicletta fosforescente.
Corse più che poteva, ansimando per la fatica, e alla fine si sedette per terra, in un vicolo stretto e inutilizzato, in compagnia di gatti e cadaveri di topi.
«fiuuu... l'ho seminato... mi spiace per Itsuki, davvero, ma l'ho fatto per il suo bene... non può sapere il mio segreto, e io devo fare il mio dovere...» sospirò, riprendendo a respirare normalmente, controllandosi un pò.
«Ehilà! Ci si rivede, dolce tesoro!»mormorò una voce maliziosa al suo orecchio.
La ragazza si rizzò in piedi, addossandosi a una parete del vicolo, il cuore a mille e gli occhi terrorizzati.
Kisshu, l' alieno dai capelli verdi e le orecchie a punta, era lì seduto con un ghigno lascivo sulle labbra.
Doveva darsela a gambe... ma non riusciva a muoversi. Era lì impalata, i muscoli congelati e il cervello che le urlava di reagire. Perché la sua presenza le provocava sempre quella immobilità?!
«AAAAAAAAARGH!!!!!!! Che cosa vuoi?!» strillò, allontanandosi lentamente verso l' uscita della stretta stradina cieca. Subito la sua mente le illustrò l' immagine del loro bacio, e in quel vicolo malamente illuminato la cosa assumeva un aspetto molto più inquietante.
«Mi è piaciuto il bacio di ieri,sai? Sei bravina! Ci ho pensato così tante volte che sono venuto appositamente a cercarti! Vale lo stesso per te? Sei contenta?» spiegò con voce suadente la creatura, gli occhi gialli fiammeggianti.
«Ma... ma cosa dici! Tu... tu... è stata la mia prima volta!» mugugnò col cuore in gola la ragazza, mentre si spostava con indifferenza, cercando di sembrare sicura di sé... o almeno tranquilla...
«Ma davvero?? Una sorta di talento naturale, allora.. ma, piccola, perché sei così tesa? Ahhh ho capito, sei emozionata all' idea di baciarmi di nuovo!» disse lui, materializzandosi a un millimetro di distanza dalle labbra della ragazza... «Non temere, ti accontento subito!» continuò, prendendole delicatamente il mento, per poterla baciare con un po' più di fermezza.
«Tsk, maddove?! Col cavolo, ciccio!» si ribellò la mew mew, cercando di tirare una ginocchiata alle parti delicate dei ragazzi... lui, con agilità, si smaterializzò in fretta, per riapparire a un metro dal suolo, distante dalla bionda.
«Mancato! Che delusione... ti credevo più dolce, mia koneko... invece sei un maschiaccio!»
«Non mi va di essere violentata!!! E poi,allora??? Potrò anche essere una boara ed un maschiaccio ma io, cocco, ho carattere!! E si può sapere chi sei esattamente?!» ribatté la tigrotta, riprendendo velocemente il controllo di sé e la sua abituale parlata scorrevole.
«Mmm, te l' ho già detto ieri! Il mio nome è Kisshu!», e così dicendo, il verdino fece apparire sul suo palmo aperto una medusa luminescente, che Sakuranbo non riconobbe.
«Tieniti pronta, voglio mettere alla prova le tue capacità... vai all' attacco, parassita!» ordinò l' alieno, e l' essere che teneva mano svolazzò etereo nell' aria, fino ad intaccarsi a uno dei mici che dormivano tranquilli nell' angolino.
Il bel gattino in un battibaleno si trasformò in una creatura gigantesca con zanne da far invidia a un macairodonte, che soffiava e rizzava il pelo infuriato.
«Oddioooooooo! Quello è un Chimero?! E io come diamine faccio a sconfiggerlo?!» si disperò, e senza pensarci corse via dal vicolo e dalle stradine sfigate dove si era imbucata, con la belva che la rincorreva e Kisshu che si godeva la scena divertito.
«AIUTOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!» gridò, con una sensazione di puro terrore mai provata prima. Una piccola distrazione, ed era morta.
Se lo sentiva alle spalle, opprimente e feroce, consapevole del fatto che prima o poi l' avrebbe colpita. Infatti, una zampata forte come una carica di elefanti colpì la fragile schiena della fanciulla, che cadde per terra con un urlo involontario.
"Sto per morire. Devo pensare in fretta alle mie ultime parole... oh, non ha senso... addio,mondo" pensò, e chiuse gli occhi mentre sbatteva la testa per terra, cadendo in uno stato di incoscienza totale.

***


Satō si aggirava con Kanzō per la grande via vicino al caffé: scelsero la strada più affollata e più praticata, quella con tanti negozi e centri commerciali, certe che Sakura avesse preso quella per trovare una fermata del tram comoda, che portasse proprio vicino a casa sua.
«Scusami Jundo de ti costringo a venire con me, ma ho un brutto presentimento... non so, sono certa che succederà qualcosa di brutto!» commentò l' orsetta, incapace di rilassare alcun muscolo del viso.
«Figurati... tanto i compiti li ho già fatti, studierò stasera»
«Gomenasai» ripeté, sinceramente dispiaciuta, chinando leggermente il capo in segno di scusa.
«Al massimo mi giustifico, dai non c'è problema. Per trovare una Chukonen dobbiamo pensare come una Chukonen: cosa fa lei per farsi tornare il buonumore? Hai qualche idea?» rispose la pipistrellina, cortese.
«Non so, la conosco solo da inizio scuola. E' già tanto che a volte ci chiamiamo per nome!» si difese Satō, nervosa. Quel senso di pericolo proprio non l' abbandonava.
«Ehi... lo senti? Questo gridolino?» l' interruppe la mora, facendo un gesto con la mano, intimando il silenzio.
«Tsk, sono solo gals eccitate! Le vedi che indicano quella tamarreria zebrata?» le fece notare la compagna, indicandole un trio infiocchettato sbavare davanti a una vetrina stracolma di abiti degni dei tamarri dei '70.
«No, non loro! Uno più lontano... dai, più lieve e meno eccitato... da dove proveniva?» continuò cocciuta Jundo, iniziando a camminare più velocemente, imboccando una laterale meno popolata.
SHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!
Un penetrante soffio di gatto arrabbiato sembrava provenire dalle mille diramificazioni della via che avevano preso, strano quanto preoccupante.
Poi, silenzio, mentre la mora seguiva il suo finissimo udito da pipistrello vampiro.
E infine, un' inconfondibile richiesta di soccorso: «AIUTOOOOOOOOOOOOOOOO!».
Le due si arrestarono, paralizzate da quello strillo. Si guardarono in faccia perplesse: sicuramente era la voce di Sakuranbo!
«Dobbiamo muoverci! Forza, come a casa tua! Mew Satō Metamorphosis!» esclamò seria la bruna, mentre tirava fuori il ciondolo d'oro e gli dava un bacio.
Subito, il simbolo intriso sopra cominciò ad emanare un bagliore bianco, che scaturì con più potenza avvolgendo l' intero corpo della ragazza, che si trasformava con la solita agilità ed avvenenza.
Lo stesso accadde per Kanzō, che veniva nascosta da una coltre nera come la pece.
Una volta terminata la metamorfosi, le ragazze vestite con colori opposti si infilarono nelle viuzze via via più strette, agitate e ansiose di vedere come stava la bionda.
«Ehi Kona, ho portato anche la capsula dorata di Chukonen! Se l' era dimenticata in spogliatoio. Credo proprio che le servirà» annunciò la vampiresca mew mew mentre correva, la gonna lunga che le svolazzava sulle caviglie coperte dalle scarpe scure.
«Il problema è che lei non ha mai provato l'attacco!» rispose dubbiosa la candida Satō, che cercava di reggere la velocità dell' amica. Da mew mew grazie al cielo, erano molto più svelte e resistenti alla fatica.
«Se l'ho imparato io ce la fa anche lei..oooops!». Jundo inciampò in qualcosa di duro e lungo, e quasi le venne da strillare: era il corpo disteso, sporco e ammaccato di Sakuranbo.
Era caduta di faccia; le si potevano solo vedere i capelli biondi ricadevano tristamente sull' asfalto nero, i vestiti strappati facevano intravedere pelle rossa e ferita il volto coperto dalla chioma dorata.
Piccolissimo, insignificante dettaglio era un gatto grande quanto il Buckingham Palace che vegliava sulla esanime tigrotta, con canini terribilmente acuminati.
«SAKURANBO!!!!!!!» gridò mew Satō, correndo a soccorrere la compagna. La alzò alla bell' e meglio, accollandosi il suo peso addosso, gli occhi color ghiaccio lucidi e tremanti. «Chi... chi può essere così crudele?!» balbettò, sorreggendo l' amica per la vita, lasciandole le gambe stese. Era immobile, e sembrava un fantoccio di stoffa terribilmente realistico creato da un sadico creatore di bambole.
«Guarda , chimero! Abbiamo addirittura delle visite!». Una voce sarcastica, altezzosa e irritante commentava la scena con curiosità e velenosa ironia.
La ragazza-orso alzò lo sguardo dal volto privo di vita di Chukonen: un ragazzo con capelli verdi, pelle bianca e orecchie elfiche vestito con stranissimi abiti inusuali anche per Tokyo, se ne stava a mezz' aria di fianco al grande felino tigrato, ignorando Mash che strillava come impazzito "SOS! UN ALIENO! UN ALIENO!".
«Osi fare del sarcasmo con noi?! Ma ti rendi conto chi stai sfidando,alieno sibilò una voce femminile, acida e fredda: era mew Kanzō, infastidita da quella creatura sfrontata.
Il tipo spostò lo sguardo da mew Satō per guardare l' oscura ragazza che digrignava i denti infuriata.
«Ah voi siete le colleghe di Sakuranbo! Ci state rovinando l' appuntamento, sapete? Però è un peccato che lei sia svenuta... avrei voluto vederla combattere, ma a quanto pare dovrò aspettare!» si lamentò l' alieno con un sorrisino, mostrando canini appuntiti perfettamente bianchi.
«Vedrai combatterenoi allora, brutto stronzo!!» reagì la bruna, poggiando delicatamente l' infortunata per terra, rigirandola supina.
«Ehi carina, modera i termini!» protestò il verdino offeso, incrociando le braccia con fare spazientito.
«No Kona, prenditi cura di Chukonen, falla rinvenire. Ci penso io a questo bastardo che mi ha rovinato ulteriormente la vita!» l' interruppe la pipistrella brusca, brandendo la sua mistica ascia da boia.
Seccato, il ragazzo la guardò con un' intensità elettrica, come volesse fulminarla con lo sguardo. Si scambiarono occhiatacce silenziose per un minuto intero, cercando di uccidersi vicendevolmente con il pensiero.
«Tu mi ricordi una nostra vecchia sovrana, una di cui ho letto in un libro. Principessa Kraehe. Finì impiccata...» affermò dopo un po', pensieroso. Poi sorrise. «Ho proprio voglia di mettervi alla prova. Mi avete un po' deluso... se non vi trasformate siete uguali in tutto per tutto agli umani! Vi credevo diverse. Mi annoiate. Chimero, attacca!» aggiunse lanciando un' occhiata a Sakuranbo a terra.
Il felino si gettò subito su Kanzō, che si difese prontamente con la cruenta mannaia: colpì la zampa della bestia, creando una profonda ferita sanguinante.
"Non è un animale, non è un animale! E' uno schifosissimo alieno di quell' idiota, non devo pentirmi di ciò che ho fatto. Non è un gatto, non più" pensò la mew mew, in preda ai sensi di colpa, accompagnata dal guaito della creatura dolorante. «Mew Satō, resta dove sei e aiuta quell' incosciente.. a quest' essere spregevole ci penso io!» proclamò, lanciando un' occhiataccia all' amica che stava venendo a darle man forte.
«Caspita! Certo che anche le altre bamboline non sono male... sembrano anche più abili. Meno male! Credevo di aver perso l' opportunità di avere una mia dolce terrestre, invece eccone altre due!»esclamò l' alieno, con un sorrisetto malizioso, guardando fisso fisso la pipistrellina che combatteva contro il Chimero, più furioso e aggressivo di prima.
«Non dire idiozie che mi distrai!! Ribbon Kanzō Fury!» disse, ed ecco scaturire dalla lama concentrazioni di luci simili a boomerang che rotearono in tutta la lunghezza del mostro, che soffriva emettendo miagolii spaventosi.
«Appunto coso, non dire scemenze!! Ribbon Satō Snowflake!» l' aiutò la mew mew bianca, facendo apparire come per magia il decoratissimo flauto di ghiaccio. Iniziò a suonarlo con precisione e determinazione, le dita che scivolavano velocemente sui tasti freddi e micidiali: tantissime affilate scheggie di ghiaccio colpirono il Chimero, sofferente e impotente.
«Insieme,Satō!!» decise la mora, e in un coro di attacchi la bestiola venne sconfitta da una supernova di luce e ghiaccio: la medusa si staccò dal corpo del micio, e subito venne inghiottita da Mash, soddisfatto dell' esito della missione.
«Oh bene, ce l' abbiamo fatta, collega!» trillò l' orsetta contenta, dando il cinque a Kanzō: guanto nero su guanto bianco... opposte ed unite in un solo scopo. Difendere la terra. (tipo i ringooo ^W^)
«Va bene bellezze, ammetto la sconfitta, ma solo per oggi. Avete vinto la battaglia, non la guerra. Perciò rivedremo molto presto, mie care!» concesse il verdino, scoccando uno sguardo eloquente a una disgustata ragazza con le ali e le orecchie da pipistrello. «Non avrai intenzione di tornare ancora!» protestò quest' ultima, innervosita e diffidente da tutta quella confidenza.
«Certo, ma questa volta per te, principessa!» rispose l' altro, ghignando. E svanì nel nulla.
«MA COSA DIAVOLO FA?! E' UN PAZZO MANIACO O COSA?!?!» strillò incredula la vittima delle attenzioni, rossa in volto (di rabbia o di imbarazzo? :shifty: ).
«Jundo, sei proprio messa male...» la compatì l' amica annuendo con rassegnazione, per ironizzare la tetra situazione.
«Mmmm...»mugugnò una vocina intorpidita, completamente ignara di tutto.
«SAKU-SAAAAAN!» gridò subito l' algida Satō, correndo a sorreggerla. L' altra mew mew si tenne un po' a distanza.
«Che succede...?AH, ricordo!! KISSHU! Dov'è? Il chimero?! Che succede? E' rimasto ferito nessuno?» scattò in piedi la bionda, agitata, guardandosi in giro... e poi si bloccò di botto, cadendo per terra in stato di shock.
«Chukonen! Che succede? Chi è Kisshu?» domandò Jundo preoccupata, sedendosi per terra di fianco alla cagionevole ragazza.
«I... miei... vestiti... tutti rovinatiiiiii! Tutta colpa di quell' infame odioso di Kisshu! E' lui il nostro nemico, un alieno! Dovete vederlo, è... è... ha i capelli VERDI!!!!!!!!!!!» si disperò la tigrotta, indicandosi gli stracci semidistrutti che portava.
«Oh sì! L' abbiamo incontrato!»
«E' pazzo!»
«Sembra un bimbo capriccioso!»
«E' un maniaco!!!»
Ed inveendo contro Kisshu, Sakuranbo scoprì di non doverlo più temere perché avrebbe molestato Kanzō,Satō si rese conto che le loro vite erano sicuramente le più strane della Terra, e tutte e tre constatarono che, nonostante tutti gli innumerevoli problemi, era bello poter avere delle amiche così su cui contare...

 
  
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