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Autore: gaeshi    10/01/2011    4 recensioni
I ragazzi dell'Organizzazione XIII sono riusciti ad avere un cuore. Tutto sembra andare bene, la vita scorre tranquilla... Ma una notte un nuovo, potentissimo nemico fa irruzione nel castello e compie un osceno rapimento.
Mentre gli ex-Nobodies rimasti corrono a salvare i propri compagni, la grande clessidra fa scorrere i suoi neri granelli...
Seguito di "Nobody's tears", riassunta brevemente all'inizio del testo.
Genere: Avventura, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Da quando erano arrivate in quel mondo il tempo sembrava essere diventato loro nemico: si era dilatato, allungato, immobilizzato. Sembravano passate ere dalla festa, ere durante le quali Dayax e Larxene avevano sperimentato sulla propria pelle il dolore e l’umiliazione, lo sconforto e la disperazione. Avevano provato a tenere il conto delle ore, ma avevano rinunciato quando si erano rese conto di quanto fosse inutile, e dell’ulteriore sofferenza che quel gesto procurava: infatti, ogni giorno che passava era un giorno in cui chi doveva salvarle tardava ad arrivare.

“Chi prenderà stavolta, secondo te?”
La voce di Larxene era roca per le urla; si stringeva le ginocchia al petto e fissava con sguardo spento il pavimento della cella che le conteneva, una spietata sfera immacolata dal diametro di circa due metri.
“Non lo so” fu la risposta, triste e stanca così come era Dayax in quel momento.
“Verranno a salvarci”
“Sì”
“Ma quando?”
“Presto”
“Sarà sempre troppo tardi.”
Come darle torto? La bionda aveva lividi sulle braccia e sul viso, e la sua camicia da notte era strappata e lasciava scoperto il seno sinistro. Per quanto riguardava la Sinfonia di Lame, sul suo pigiama nero le macchie di sangue si mescolavano agli ideogrammi cinesi che lo decoravano; inoltre aveva perso tutti i bottoni ed era bruciato ai bordi, da quella volta in cui Yaru aveva assunto le sembianze di Axel per fare i suoi porci comodi.

Sì aprì una finestra, e subito una serie di tentacoli vegetali, simili a rampicanti, strisciarono all’interno della cella. Larxene si alzò in piedi, tremante, cercando di indietreggiare ma finendo presto con la schiena aderente alla parete.
“No... Non anche lui...”
La tecnica era quella di Marluxia, entrambe le ragazze lo sapevano; le piante si mossero esitanti, ed infine agguantarono le caviglie di Larxene.
“No! No! Non con lui! No! Bastardo!”
La Ninfa Selvaggia provò a divincolarsi, ma con poca convinzione; aveva già verificato quanto fosse inutile provare a ribellarsi, e i loro poteri erano stati resi inattivabili dalle catene che cingevano polsi e caviglie.
Dayax si strinse i gomiti cercando di non guardare mentre la sua compagna veniva portata via, lanciando grida tanto disperate quanto rassegnate.
-Fino a quando dovremo sopportare tutto questo?-
La cella era isolata dall’esterno; non una luce, non un suono raggiungeva le orecchie di Dayax, rannicchiata a terra con la testa fra le braccia ricoperte di graffi.

Yaru aveva programmato tutto; il suo mondo seguiva un tempo diverso da quello di tutti gli altri, in particolar modo da quello da dove provenivano le due ex-Nobodies. Sapeva che Zexion l’aveva marchiato con una traccia, e non aveva fatto nulla per impedire che essa venisse seguita; il suo intento, infatti, non era quello di nascondersi dall’Organizzazione...
Quei poveri stolti sarebbero caduti nella sua trappola; li avrebbe combattuti uno per uno o anche tutti insieme, avrebbe giocato con loro finché non avessero avuto che una stilla di coscienza... Ed infine si sarebbe preso ciò che voleva. Come sempre.

A questo pensava l'essere malefico, mentre il suo corpo, nella forma che aveva scelto appositamente per quell’occasione per causare il massimo dolore possibile, si muoveva senza alcun ritegno su quello della giovane bionda, incatenata al letto da tralci di liane verdi che tuttavia non le impedivano di agitarsi e cercare di morderlo ad ogni occasione.
Sogghignò, l’istante prima di raggiungere il piacere massimo; la scarica d’energia che generò in quel momento attraversò Larxene per intero, facendola inarcare e gemere dal dolore.
“Ehehe... Sono poche le donne che sopravvivono all’orgasmo di un demone... Tu e quell’altra siete le più resistenti che abbia mai avuto. Spero non vi rompiate presto...”
Boccheggiando alla ricerca di aria, la fanciulla riuscì a lanciargli un ultimo insulto, prima di perdere conoscenza.

Il pannello scorrevole si aprì; la figura di Larxene si stagliò sullo sfondo luminoso per un istante, prima di crollare a terra una volta perso il sostegno che evidentemente le impediva di assecondare la forza di gravità. Dayax scattò in piedi e le si avvicinò velocemente, in tempo per udire il mellifluo sussurro di Yaru.
“Ci vediamo domani, bambolina...”
Lo ignorò, concentrandosi sull’amica svenuta; i polsi, il collo e le caviglie erano segnati da strisce violacee, e la camicia da notte aveva acquistato un altro strappo sul fianco. Perdeva sangue dalla parte sinistra del labbro inferiore, e un graffio piuttosto profondo le attraversava la coscia.
La ragazza la prese tra le braccia, stringendola a sé con tenerezza.
“Verranno a salvarci... Verranno a salvarci... Verranno... Demyx... Ti prego fai presto...”
  
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