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Autore: Ashleigh    18/12/2005    8 recensioni
Dopo la fine del suo sesto anno, Hermione Granger torna a casa. E, troppo presto, deve andarsene. Un momento tra madre e figlia. Spoiler Half-Blood Prince.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Tè verde

Tè verde

Le giornate a Winchester erano state stranamente offuscate dalla nebbia, la stessa nebbia che aveva offuscato ormai molte giornate, per quasi un anno.

I bambini non avevano giocato per strada, le persone non erano state viste passeggiare come solitamente facevano.

Non si erano visti nemmeno molti turisti.

E i pochi, nebbiosi, giorni a casa che Hermione Granger si era concessa erano ormai finiti.

Caro Ron,

verrò alla Tana oggi, alle cinque e mezza, di pomeriggio.

Spero che stiate tutti bene-e che Fleur non abbia fatto impazzire completamente Ginny-.

Con affetto,

Hermione’

Hermione rilesse di nuovo la copia della lettera che aveva spedito, e spinse la sedia all’indietro, chiudendo per un attimo gli occhi.

Una serie di confusi pensieri iniziarono a vorticare nella sua mente, come facevano ogni volta prima di andare a dormire, e come facevano ogni volta quando si svegliava.

E sopra tutti questi pensieri-che spaziavano dai suoi sentimenti per Ron all’enorme dolore di Harry- dominava la grande tristezza per la morte di Silente.

Il più grande protettore del mondo magico se n’era andato, per non tornare mai più.

Si ricordò dei momenti che lei e Luna avevano passato fuori dall’ufficio privato di Piton. Il traditore.

Non sapeva perché, ma ogni volta che ci pensava, nonostante le rassicurazioni di Lupin, veniva sopraffatta dal senso di colpa.

Aprì gli occhi e sospirò, mentre guardava, forse per l’ultima volta, la sua camera.

Era sempre stata molto ordinata, fin da bambina.

Il suo letto era sempre ben fatto, il suo orsetto di peluche sempre messo in bella vista.

La sua scrivania non era mai stata disordinata come quella di Ron, dove campeggiavano riviste sul Quidditch, fumetti babbani e magici, piume di gufo, calami più o meno vecchi, e una grossa macchia d’inchiostro: era di legno scuro, pulito e lucidato, su cui giacevano solamente un foglio di pergamena, una penna di fagiano, un album delle fotografie che aveva fatto ad Hogwarts, e la foto di suo fratello Tim, morto prima della sua nascita, a soli quattro anni, per leucemia.

Tutti i suoi libri erano riposti ordinatamente sugli scaffali di fronte al letto, libri d’incantesimi e libri sulla monarchia russa, libri sulla geografia, libri sulla matematica.

Per terra la vecchia moquette blu che i suoi genitori avevano fatto mettere quando aveva compiuto sei anni. In un angolo, la sua poltrona verde, quella che i suoi genitori le avevano comprato a dieci anni, e nell’altro la cesta di Grattastinchi, il suo enorme gatto fulvo-che, stranamente, alcuni giudicavano brutto-.

Quasi tutta la sua vita era lì, e adesso doveva andarsene.

Stavolta sarebbe stato tutto diverso, però.

Non sarebbe andata a Hogwarts per il suo settimo anno.

Sarebbe andata assieme a Harry, e a Ron, alla caccia dei frammenti d’anima di Lord Voldemort.

Cosa avrebbero dovuto fare, se ci fossero riusciti, e in quanto tempo, era ancora un mistero per lei.

Sospirò una seconda volta, e uscì dalla sua stanza, seguita da Grattastinchi.

Scese le scale, e si diresse verso il salotto, dove probabilmente i  suoi genitori erano impegnati nel loro solito tè pomeridiano.

Nel salotto, però, c’era solo la madre, seduta sul divano, con davanti un vassoio con una teiera e un piattino di biscotti.

‘Ciao,’ disse piano Hermione, sentendosi all’improvviso nervosa.

Jane Granger alzò lo sguardo dalla sua tazza di tè e le sorrise. ‘Ah, eccoti qui, tesoro. Stavo appunto bevendo il tè. Vieni, siediti.’

Hermione obbedì.

Nella stanza regnò il silenzio, mentre la signora Granger riempiva una seconda tazza di tè.

‘Dov’è…dov’è papà?’ chiese Hermione tristemente. Avrebbe tanto voluto salutare suo padre.

‘Oh, lo sai com’è papà. Doveva lavorare,’ rispose la madre, posando la teiera. ‘Sistemare le cartelle dei suoi pazienti, ecco. E’ ammirevole, sai.’

‘Cosa?’ chiese Hermione distrattamente, prendendo la sua tazza da tè.

‘Che a cinquantatrè anni voglia ancora fare il dentista. Penso di ritirarmi, quest’anno. Ormai ho cinquantun anni, voglio riposarmi..’

‘Ah.’ Era strano che i suoi genitori avessero già superato la cinquantina. Un’onda di tristezza si fece strada dentro di lei, mentre pensava a quel giorno, prima del suo secondo anno, quando erano ancora così attivi, e senza capelli bianchi.

‘Non ti piace il tè?’ chiese la madre. ‘E’ il tè verde, quello che piace a te.’

Hermione si rese conto che non aveva ancora bevuto nulla, e si affrettò a farlo: sua madre era sempre stata molto sensibile su quel genere di cose.

‘Mmm…buono,’ mormorò Hermione, nonostante in quel momento il tè era l’ultima cosa nei suoi pensieri. ‘Grazie, mamma.’

La madre le sorrise, e bevve l’ultimo sorso della sua tazza, posandola sul vassoio.

‘E’ stato…è stato un bell’anno a scuola, tesoro?’ chiese la madre, per rompere il pesante silenzio fra loro, nonostante avesse posto questa domanda a Hermione ormai più volte.

Hermione posò la sua tazza di tè e non rispose.

‘Non era una buona domanda, vero?’ disse la madre. ‘Ci hai detto che il vostro preside…Siliente…è morto.’

Hermione annuì lentamente.

Tra le due donne cadde di nuovo il silenzio. Sembrava che tutti gli argomenti di conversazione fossero inappropriati.

Era strano, riflettè Hermione, come le cose fossero tese tra loro. In fondo, i suoi genitori sapevano solo che stava per ritornare a scuola, non che stava per lanciarsi in una pericolosa avventura in cui aveva buone probabilità di morire.

Doveva essere come tutte le altre volte: saluti, baci, e auguri di buon anno scolastico, con le solite raccomandazioni: ‘divertiti’, ‘fai la brava’, ‘stai lontana dai guai’.

Invece, sembrava che sua madre avesse capito qualcosa.

‘Adesso…te ne vai?’ domandò la madre, guardando l’orologio a pendolo, che segnava le cinque e un quarto.

‘Sì, mamma,’ rispose Hermione. ‘Vado da Harry e alla Tana. Fra poco meno di un mese ci sarà un matrimonio, sai.’

‘Un matrimonio?’ ripetè sorpresa la madre.

‘Sì…si sposa il fratello maggiore di Ron…e una francese, Fleur Delacour.’

‘Ah. Sarà…interessante, credo.’

‘Mmm hmm.’

Hermione bevve un altro sorso di tè.

‘E poi andrai a Hogwarts,’ constatò la madre.

Hermione sentì che i palmi delle sue mani iniziavano a sudare per il nervosismo. Doveva dire a sua madre quello che stava facendo, o continuare a mentire?

Guardò sua madre.

Jane Granger era molto simile alla figlia: avevano gli stessi capelli crespi, un viso molto simile, un corpo molto simile. Aveva anche gli stessi occhi. E aveva, soprattutto, la stessa mente intelligentissima e perspicace di sua figlia.

Hermione riflettè per un attimo sul fatto che forse sua madre aveva già capito…molto di ciò che stava succedendo. La nebbia, Harry, la profezia, forse immaginava che sua figlia non sarebbe tornata a Hogwarts.

Al solo pensiero una fresca ondata di sensi di colpa la investì.

Stava mentendo a sua madre su una cosa così importante…

‘Vuoi dirmi qualcosa, Hermione?’ chiese la madre, avvicinandosi a lei e guardandola insistentemente. ‘Sembri indecisa su qualcosa.’

Hermione trattenne inconsapevolmente il fiato. Quello era il momento che avrebbe tanto voluto evitare.

Doveva dirle la verità. Doveva dirle tutto, tutto quello che sapeva. Il desiderio di sfogarsi, di confidarsi, come non aveva più fatto negli ultimi sette anni diventò incredibilmente forte, davanti a quei profondi occhi castani, in cui poteva vedere il suo riflesso.

Eppure…

Lasciò andare il fiato, producendosi in un profondo sospiro.

La madre si avvicinò ancora di più.

‘C’è qualcosa che vorresti dirmi, tesoro?’ripetè, il suo tono leggermente impaziente.

‘No, mamma. Davvero.’

La signora Granger sembrò per un momento delusa, poi sorrise-un sorriso privo d’allegria-.

‘Meglio così,’ disse piano.

Hermione annuì inconsapevolmente e bevve un sorso del suo tè.

La madre mangiò uno dei biscotti. ‘Provane uno, cara,’ disse. ‘Biscotti allo zenzero, della signora Wilkins, sai. Me li ha portati oggi, brava donna.’

Hermione sorrise, ma non mangiò.

Sapeva cosa doveva fare adesso: doveva rassicurare sua madre. Sapeva che era preoccupata, sapeva che sua madre era preoccupata per lei. In qualche strano modo, nel modo in cui fanno le madri, pensò Hermione, sua madre sapeva che stava per succedere qualcosa di molto importante. Qualcosa che era collegato a tutte le strane cose che erano successe a sua figlia a scuola, qualcosa che era collegato a quella nebbia strana, che appannava ancora le finestre.

‘Sai mamma, sarà…sarà un anno interessante questo.’

‘Ah sì?’

‘Penso proprio di sì. Sai, faremo cose molto…molto avanzate. E poi, poi sarà tutto finito, non ti pare?’

‘Tutto finito…eh, sì.’

‘E magari…magari faremo un altro viaggio, io, te e papà, come abbiamo fatto qualche anno fa.’

‘Ottima idea, tesoro,’ disse la madre, sorridendo. ‘Magari in Austria, e faremo mangiare al papà i crauti, finalmente.’

Hermione rise. La prima vera risata da quando era tornata a casa. La sensazione fu così rigenerante che pensò di ridere ancora.

‘A che ore te ne devi andare, Hermione?’ domandò la madre, alzandosi.

‘Alle cinque e mezza, mamma,’ rispose Hermione, guardando l’orologio. ‘Mancano ancora cinque minuti.’

‘E quando tornerai?’

Hermione sentì un groppo alla gola mentre le diceva ‘Per i primi di Luglio. Vi manderò un gufo quando saprò la data. ’

Anche Hermione si alzò, e la madre le si avvicinò.

‘Ti voglio bene, Hermione,’ le mormorò nell’orecchio, mentre l’abbracciava. ‘Divertiti, quest’anno, e fai la brava.’

Poi la madre le sorrise dolcemente, e se ne andò dal salotto.

Hermione rimase lì, malinconica, pensando alle parole della madre. Ci sarebbe stato ben poco divertimento quell’anno, e probabilmente non sarebbe stata sempre ‘brava’ nel senso che intendeva la madre.

Eppure, sorrise al pensiero che forse, e solo forse, quando sarebbe arrivato di nuovo Luglio, tutto, da Voldemort alla profezia di Harry, sarebbe finalmente finito.

Prima però, doveva fare una cosa.

Prese uno dei fogli che i suoi genitori tenevano sempre nella credenza, e con la bacchetta fece apparire velocemente una penna.

‘Cara mamma,

ti spiegherò molte cose quando tornerò a casa.

Nel frattempo, ricorda-come ti ho già detto- che se dovessi tornare a casa, dovrai chiedermi qual’era il mio nomignolo da bambina.

Ti ricordo che era Minnie.

Dillo anche anche a papà, e digli che lo saluto.

Con amore,

Hermione

 

P.S.

Ricordatevi che vi voglio bene.’

Posò il foglio sul tavolino, bevve l’ultimo sorso di tè verde, e con quella solita multitudine di pensieri, lontani dall’essere più chiari, o meno spaventosi, si Smaterializzò.

 

 

 

 

 

 

 

  
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